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Autore: CieloSenzaLuna    23/03/2011    1 recensioni
"A cosa ti serve un’anima, a cosa ti serve un cuore, quando hai la vita, viandante?"
Storia di un viaggio infinito, storia di una ricerca, storia di un uomo che ha perduto il suo cuore e della sua vita, affiancato dalla sua compagna, la sua maestra di vita: la notte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In the night I hear him call,
The coldest story ever told,
Somewhere far along this road
He lost his soul,
To a woman so heartless
How could you be so heartless?


[The Fray - Heartless]


Heartless - Il viandante senza cuore

Dopo anni e anni passati a viaggiare, il giovane si fermò sotto il cielo nero e levò il capo verso l’alto.

“Che cos’hai, viaggiatore?”

“Ho perso la mia anima, signora”

“E il cuore?, ce l’hai ancora, il cuore?”

“No, signora, nemmeno quello ho più. Lo vede, qui nel petto? Lo vede che c’è un buco?”

E vide che c’era proprio un foro, in mezzo al petto.

“Dove vai, viaggiatore?”

“Seguo le stelle, signora. Cerco il mio cuore”

“Ma dove l’hai perso, il tuo cuore, viandante?”

“Me l’hanno strappato, signora. Strappato dalla carne e gettato lontano”

Il cerchio d’argento disegnato in cielo ghignava.

“La vede, lassù? Anche la luna ride delle mie sventure”

“La luna ci sbeffeggia, questo non lo sai? Lo fa con tutti, non temere”

“E nessuno le potrà mai strappare il cuore, vero, signora?”

“No, nessuno. Mai”

Rimasero in silenzio, mentre il fumo della città corrodeva l’asfalto.

“Scusi signora, ora riprendo il mio viaggio”

“No, non andartene”

“Devo, signora, devo. Mi lasci andare, la prego”

“Te ne posso trovare un altro, di cuore. Te lo cercherò”

“Sul serio?”

“Se tu rimarrai a parlare con me”

“Non posso, signora, davvero”

“Il tuo corpo potrà riposare, le tue ferite rimarginare. Dormirai sotto il mio tetto, se vorrai”

“Mi rimetto in cammino, signora. La strada è lunga, sa”

“Torna qui da me, quando vorrai. Ti aspetterò, ma non dimenticare queste mie parole”

“D’accordo, signora. Arrivederci, signora”

“Arrivederci, viandante”

E il viaggiatore ricominciò a camminare, seguendo le strade che si perdevano all’orizzonte, tracciate lungo un sentiero infinito. Mentre la polvere si levava dai marciapiedi e la terra era inghiottita dalle tenebre, il giovane ormai uomo camminava.

Probabilmente, probabilmente non finirà mai di camminare, il viaggiatore. Continuerà a spingersi lontano, sempre più lontano. Stringerà per mano le stelle e la signora che veglia su di noi, la notte, si prenderà cura di lui.

Con le mani in tasca camminava, l’uomo camminava. Gli abiti ormai rotti, le suole delle scarpe consumate, lui viaggiava. Cercava il suo cuore, chiamava la sua anima per nome e si perdeva tra le stelle.

Quando il sole sorgeva, l’uomo si coricava, fino al tramonto successivo, nel momento in cui il cielo sembrava colorato col sangue. Forse era quello, il sangue del suo cuore? Certe volte il viaggiatore si concedeva un pensiero. Che gli avessero spremuto il cuore tra le pieghe del firmamento? Era per questo che faceva tanto male, continuare a camminare, continuare a respirare?

Un secondo giorno soltanto, un secondo giorno soltanto l’uomo ormai stanco, fermò il suo viaggio. Nel deserto rallentò, dopo miglia e miglia percorse a piedi sotto lo sguardo vigile della notte. Si bloccò tra le dune di sabbia, gli occhi stanchi, i capelli ormai grigi, le gambe rigide. Si fermò e pianse lacrime mai versate, tanto che quelle, a sgorgare fuori dagli occhi, gli fecero male, come mille graffi sulla faccia.

“Perché, signora? Perché fa così male?”

“Perché mai prima d’ora hai pianto così”

“E come posso fare, signora?, come posso fermare quest’acqua che mi bagna la pelle?”

“Finirà, mio viaggiatore. Tra poco finirà”

“Ma fa male, signora, quest’acqua mi brucia il volto!”

Il giovane ormai uomo ormai anziano, ingrigito dal tempo, cadde in ginocchio tra i granelli di sabbia.

“Perché piangi, viaggiatore?”

“Non sono riuscito, signora. Non ce l’ho fatta”

“A fare cosa?”

“A ritrovare il mio cuore. Neppure la mia anima è tornata”

“Io ti avevo fatto un’offerta, molto, molto tempo fa”

“Avrei dovuto accettare, signora, lo so”

“Ma ormai è troppo tardi”

“No, non lo è, non lo è! Riesce a cercare un cuore per me?”

“Manca poco tempo, non so se ce la farò”

“Poco tempo? Poco tempo a cosa?”

Non si udì risposta.

“Mi dica, mia signora, ho bisogno di sapere”

“Non posso darti io una risposta. Posso dirti però che il tuo cuore non tornerà”

“Mai più?” disse l’uomo balbettando, e in quel momento parve ancora un bambino.

“Mai più”

Il vecchio si strofinò i palmi delle mani sulle braccia. Faceva freddo, lì nel deserto, un freddo che gli attraversava le ossa.

“Me lo può trovare lei, un cuore, allora? La prego”

Il vento soffiava tra i pochi capelli che gli rimanevano, e quando ecco che attraversava il foro nel petto, si udiva un fischio, che si prolungava per interi minuti, finché l’aria non si stendeva un po’ a terra.

“E’ questo il tuo desiderio?”

“Sì, signora. La aspetterò”

Allora d’un tratto venne giorno, il sole sorse e non tramontò più, per interi giorni. La notte era come fuggita, mentre la luce s’irradiava per ogni dove e il caldo picchiava sulla pelle.

L’uomo, invece, aspettò. Rimase sveglio, rannicchiato su se stesso, senza muoversi più – ormai non ne aveva più nemmeno le forze, l’uomo, per camminare – ad attendere il ritorno della notte.

Quando esse ricomparve, col fresco e con le stelle, ormai erano passati cinque giorni.

“Eccomi, viandante. Sono tornata”

Il vecchio cercò di sorridere, ma anche quello non gli riusciva.

“Ecco il cuore che volevi” disse la signora notte, e glielo porse.

L’altro allungò le braccia verso l’alto e lo raccolse tra le mani.

“La ringrazio infinitamente, signora”

“Prego, viandante, prego”

“Ma di chi è?”

“Di una bambina di nome Anita”

Il vecchio stava sistemandolo or ora nel suo petto, il cuore, quando si fermò, esterrefatto.

“Come sarebbe a dire?”

“Era questo che volevi, giusto? Un altro cuore, giusto?”

“Sì, ma...”

“Era il tuo più grande desiderio, non è così? Ecco, io ho portato a te un cuore”

“Non posso, signora, non posso...”

“E’ un cuore giovane, sai, mio viandante, un cuore giovane che batterà forte se lo vorrai”

L’uomo scosse la testa pesante, senza più forze.

“Non lo voglio, non questo, signora. Un altro cuore, posso chiederle un altro cuore?”

“Non si può fare, viandante, non si può fare. Questo è il tuo nuovo cuore, tienilo”

“Ma l’ho rubato ad una bambina, signora! Una bambina!”

“E rubarlo ad un vecchio?, rubarlo ad un vecchio non sarebbe stata la stessa cosa?”

“No, signora... un vecchio è alla fine della sua vita, capisce, un vecchio non avrebbe problemi a rimanere senza cuore...”

“E allora perché tu ne vuoi tanto uno? Anche tu sei vecchio, anche tu sei alla fine della tua vita, caro viandante”

“No, signora. Non mi vede? Sono ancora giovane, io, non posso mica stare senza cuore!”

Poi improvvisamente cominciò ad avere dei dubbi. Lo corrodevano dentro, quei dubbi. Avvicinò allora le mani deboli al volto, perché non vedeva nemmeno più tanto bene, non vedeva le sue mani! Le avvicinò agli occhi e le accarezzò, se le tastò, l’una nell’altra, scoprendole rugose e bianchissime, quasi trasparenti. Passò le dita tra i capelli, e alcuni gli rimasero in mano. Fece scivolare i polpastrelli sulla fronte e lungo tutto il profilo del viso; qualcosa era mutato, e la pelle era diventata floscia.

“Non... non è possibile. Sono ancora giovane, signora, ne sono sicuro!”

“E’ passato tanto tempo dal nostro primo incontro, viandante. Sei cambiato”

“No! Io posso ancora correre, come una volta; aspetti un attimo che glielo mostro...”

Tentò di alzarsi, ma sembrava i muscoli non volessero rispondere. Cercò di mettersi in piedi con tutte le sue forze, facendo leva sulle braccia gracili, ma non riuscì a smuoversi.

Ancorato a terra, come una vecchia nave alla deriva, ricominciò a piangere, il giovane ormai uomo ormai anziano, rendendosi conto di aver passato l’intera vita a cercare il suo cuore, e di non esser riuscito a ritrovarlo. Si afflosciò a terra, distrutto, affranto, il volto umido di lacrime di una vita intera.

La signora notte, commossa dalla scena straziante, cominciò a piangere assieme al viandante, l’unico che si fosse fermato a parlare con lei. Le gocce di pioggia caddero sulla schiena del vecchio, piegato a terra, e poi scivolarono più giù, bagnando l’arido deserto. Per la prima volta da tanto, tanto tempo, le poche piante, abitanti di quel luogo desolato, trovarono ristoro nelle lacrime del cielo.

“Oh, signora, come posso fare? Mi rivolgo a lei, che tutto sa: come posso?”

“Lasciare che ogni cosa si tramuti nel tempo, ecco cosa devi fare. Lascia che ogni cosa vada avanti, viandante, che ogni cosa percorra la sua strada. Tu hai fatto lo stesso, anni orsono”

Con fatica, il viandante prese la testa tra le mani, gemendo.

“Ho sbagliato proprio tutto, signora?”

“Sei stato testardo e non ti sei mai fermato, nemmeno ad accettare la mia proposta. Hai voluto un cuore, anche se un cuore non ti serviva; non hai visto come sei riuscito a vivere lo stesso? A cosa ti serve un’anima, a cosa ti serve un cuore, quando hai la vita, viandante? Quando hai la notte per compagna, il mondo come amico? Non hai però accettato il cuore di una bambina, e questa è una cosa buona”

“Non voglio morire, signora!”

“Devi, viandante, devi”

“E’ a questo che si riferiva cinque giorni fa, allora? Alla mia fine, signora?”

E un’altra volta, per l’ultima volta, non vi fu risposta alcuna.

“La prego, signora, mi risponda!”

“Arrivederci, viandante. Continua a seguire le stelle”

"Arrivederci, signora. Arrivederci" riuscì a mormorare, con un filo di voce roca.

Il vecchio chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare dal vento freddo del deserto, su, su, fino alle luci brillanti che tanto aveva osservato. La notte l’avrebbe protetto, lui lo sapeva, anche se, in fondo, non era altro che un viandante senza cuore.






Dall'autrice:
Scavate, in questa storia, scavate molto, tanto il fondo non lo toccherete tanto facilmente. Ragionate, lettori, ragionate :)
Grazie per aver letto ^^ Spero di postare qualcos'altro prossimamente.
Vi saluto,
Cielo
  
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