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Autore: csgiovanna    23/03/2011    4 recensioni
Il dolore per la perdita della sua famiglia potrebbe davvero aver spinto Patrick Jane a compiere un folle gesto? E' questo il dilemma che Teresa Lisbon dovrà affrontare mettendo in discussione molte delle sue certezze.
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Rieccomi con una piccola sorpresa... Spero vi piaccia!! Il W Jane & Lisbon!



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Correva Lisbon, correva veloce tra i corridoi del Mercy Hospital, con il cuore che le batteva all’impazzata in petto e con un unico pensiero nella mente. Era talmente agitata che si aspettava che il cuore potesse scoppiarle da un momento all’altro.
Prese un profondo respiro, rallentò e sorrise a Rigsby che le stava venendo incontro lungo il corridoio, con un’espressione esasperata sul volto.
“Finalmente capo!” – sospirò lui alzando gli occhi al cielo – stavo rischiando di diventare matto!” – e accompagnò la frase con un gesto eloquente della mano. Poi notò il cerotto sulla fronte ed esitò.
“Tutto bene, Boss?” – chiese alzando un sopracciglio.
“Sì, è tutto a posto, ora. Non è nulla di grave” – si affrettò a rispondere con noncuranza, non aveva voglia di dare spiegazioni, adesso la sua priorità era un’altra.
“Come sta? Riesce a parlare?” –  lo incalzò poi.
“Se riesce a parlare?!? – ridacchiò lui – ho avuto la tentazione di sparagli, un paio di volte!”
“Ma non  mi dire …” – rise lei seguendolo all’interno della stanza.
“Eccola qua! Hai visto? E’ tutta intera!” – sbottò lui indicando Teresa – sei tranquillo ora, Jane?”
“Lisbon! – esclamò lui sorridendole appena la vide – stai … stai bene?”
Teresa sorrise dolcemente “Se IO sto bene?” – chiese fissandolo. Doveva avere un’espressione idiota, si disse, mentre si avvicinava al letto continuando a sorridere.
Era pallido Jane, con i capelli biondi spettinati e gli occhi cerchiati di scuro. Sul suo volto non c’era alcuna traccia della solita arroganza o malizia, ma semplicemente preoccupazione. Preoccupazione per cosa?
Teresa lo fissava in silenzio, mille domande le si affollavano nella testa mentre un nodo in gola le impediva di parlare. Avrebbe voluto abbracciarlo, dirgli che era felice che stesse bene, ma rimase in silenzio ed immobile.
Ripensò alle ultime notti che aveva passato al suo capezzale sperando, ogni secondo, che lui si risvegliasse dal coma o le desse un minimo segno di speranza. Speranza che negli ultimi giorni si era talmente affievolita che aveva temuto concretamente di perderlo per sempre.
Rigsby fissò prima l’uno poi l’altro – “Ehm… vado a prendere un caffè” – esclamò imbarazzato lasciandoli finalmente soli.
“Lisbon, sei … sei in pericolo tu  devi - poi  s’interruppe quando si accorse della ferita  – cos’è … cos’è successo? Tu stai bene vero?” – chiese con ansia indicando la fronte.
Lei distolse lo sguardo imbarazzata – “Nulla di grave, sto bene  – minimizzò scuotendo la testa – Io in pericolo? Sei confuso Jane … Non sono io quella distesa su un letto d’ospedale.” – osservò ironicamente sollevando un sopracciglio.
“Teresa devi ascoltarmi!” – esclamò alzando la voce e sporgendosi verso di lei afferrandole il polso.
“Jane lasciami! Cosa diavolo ti prende? Non c’è nessun pericolo!” – lei cercò di divincolarsi ma lui la trattenne, nel suo sguardo lei lesse un’urgenza che gli aveva visto in rare occasioni e sempre quando c’era di mezzo Red John.
“Scommetto che non avete trovato dov’era il veleno, vero?” – si limitò a dire.
Lei lo fissò a bocca aperta. Rigsby poteva averglielo detto?
“No, Rigsby non mi ha detto nulla – rispose lasciandole il polso – vuoi sapere dov’è? Chi è il colpevole?”
Lisbon era confusa ma voleva una spiegazione. Aveva disperatamente bisogno di sentire da Jane che non aveva tentato il suicidio. Una parte di lei temeva, infondo, che quella potesse essere l’unica spiegazione possibile e ne era terrorizzata.
Lui sorrise stancamente. Sapeva a cosa stava pensando.
“Prima promettimi che non ti arrabbierai e che mi ascolterai fino alla fine”.
Teresa annuì, il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti. Cosa stava per dirle?
“Davvero credi che abbia tentato il suicidio? – le chiese guardandola intensamente – Prima di aver preso Red John e avergliela fatta pagare?”
Teresa non rispose, distolse lo sguardo. Avevano affrontato già altre volte questo discorso ed ogni volta sentire nella sua voce la stessa rabbia e la medesima voglia di vendetta la faceva stare male. Sapeva che il suo obiettivo era quello, uccidere Red John, ma in cuor suo sperava che con il tempo avrebbe capito che c’era un altro futuro per lui, un altro percorso possibile. Magari con lei? Scacciò subito quel pensiero.
Sentiva il suo sguardo su di lei, bruciarle la pelle tanto era intenso. Lui non aveva  mai voluto mentirle. Eppure avrebbe preferito che lo facesse. Perché se fosse riuscito nel suo intento e non fosse morto nel tentativo di vendicarsi, allora lei avrebbe dovuto arrestarlo e, nella migliore delle ipotesi, sarebbe finito in prigione o, peggio, condannato alla pena capitale.
“Il veleno è nei dolcetti che ti ha regalato Robertson” – disse senza distogliere lo sguardo.
Lei alzò di scatto la testa  - “Diavolo Jane, hai mangiato di nascosto i miei dolci? – sbottò – e hai anche letto il bigliettino! Che altro fai, mi spii nel bagno delle donne?
Jane si mosse a disagio sul letto, distogliendo finalmente lo sguardo – “Non direi … ero solo curioso di sapere chi ti mandava un regalo.”
“PATRICK JANE! Ma chi diavolo credi di essere per intrometterti nella mia vita privata? Non sono affari tuoi!!”
“Avevi promesso di non arrabbiarti e lasciarmi finire. Comunque – disse a sua difesa - mi sembra di averti salvato la vita!”
Lisbon ammutolì, quello che aveva appena detto era vero. Se Jane non si fosse comportato da Jane sarebbe sicuramente morta. Si arrabbiò ancora di più. Aveva passato gli ultimi quattro giorni a tormentarsi e disperarsi nel tentativo di dare una spiegazione a tutto questo. Sospirò esasperata.
Non si era suicidato, gridò una vocina nella sua testa.
“Tu non hai idea di quello che abbiamo passato Jane … tu non ne hai idea!” – ringhiò poi stringendo i pugni.
Jane annuì  -“Lo posso solo immaginare … ma lo rifarei se questo significasse salvare te. Te l’ho già detto Lisbon … io ti salverò sempre, che tu lo voglia o no”.
Teresa  alzò lo guardò puntandoglielo dritto negli occhi, in silenzio. Era sincero lo sapeva, era una delle rare occasioni in cui poteva credergli. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva ad aprir bocca. Se avesse parlato probabilmente avrebbe pianto. Rabbia, sollievo, gratitudine ed un altro sentimento a cui non voleva dare nome, perché ne aveva troppa paura, le affollavano il cuore e la mente lasciandola confusa ed indifesa.
“L’obiettivo non ero io, Teresa. Io sono stato l’imprevisto che ha rovinato i piani di chi ti voleva morta. Anzi di chi vuole eliminare te e il Senatore. Non te li ha mandati lui i dolcetti, naturalmente.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Meh … non è il tipo da dolci, è ovvio. Lui ti avrebbe mandato dei fiori, orchidee forse – disse semplicemente.
Lisbon annuì. Era vero. Quando aveva ricevuto il cestino di dolci era rimasta sorpresa che fosse un regalo di Alec, lui le avrebbe certamente mandato delle orchidee. Si morse il labbro nervosamente.
“Bisogna avvertirlo immediatamente, anche lui è in pericolo”.
Teresa tremò a quelle parole – “Credo … credo sia troppo tardi”.
Jane la guardò con aria interrogativa.
“Qualcuno ha fatto saltare in aria la sua auto” – si limitò a dire.
“Accidenti!”
“In realtà non siamo certi che fosse all’interno. La scientifica sta analizzando i resti – sospirò – Chi diavolo sta facendo tutto questo? L’unica persona che poteva avercela con entrambi è morta. Greg non può essere il responsabile!”
Jane sorrise. Come le era mancato quel sorriso, si disse Teresa sorridendo di rimando.
“Eleonor Norris” – esclamò.
“Chi? Eleonor Norris dovrebbe dirmi qualcosa?” – sbottò Teresa con un’espressione feroce.
“Oh, Lisbon, sei incredibile. L’hai incontrata ogni mattina negli ultimi 5 mesi – le disse rimproverandola affettuosamente – fai colazione ogni giorno allo Yum Yum Shop e non conosci nemmeno il nome della proprietaria?”
“E per quale motivo la proprietaria del mio caffè preferito dovrebbe voler far fuori me ed un Senatore degli Stati Uniti?” – chiese alzando il tono della voce.
Jane era impazzito? Forse avrebbe dovuto sparagli, si disse.
“Oh per un milione di motivi … tanto per cominciare non le lasci mai la mancia – ridacchiò lui, quindi fece una pausa teatrale – e poi controllerei la corrispondenza di Greg . Qualcosa mi dice che troverai sicuramente del materiale interessante.”
Teresa lo fissò a bocca aperta.  Eleonor Norris aveva una relazione con Greg? E Jane come poteva saperlo?
“Ah Lisbon, fossi in te controllerei anche il registro del CBI di 4 giorni fa. La nostra amica sarà sicuramente tra i visitatori”.
Teresa si sentiva confusa. Poteva aver risolto il caso anche in coma? Non sapeva se dar retta alle parole di Jane e chiamare Cho per avviare le verifiche del caso oppure, ancora una volta, optare per sparargli. Come poteva essere giunto a quelle conclusioni? Aveva sentito quello che lei gli raccontava mentre era in coma? Nelle notti in cui lo aveva vegliato non aveva fatto altro che parlare. Di tutto, non solo del caso.
Rabbrividì. Aveva sentito davvero tutto?
Prese il cellulare – “Cho! Dì a Van Pelt di controllare una certa Eleonor Norris … sì … esattamente, è la titolare dello Yum Yum Shop – guardò Jane che le sorrideva divertito – dille di contattare il penitenziario e di verificare se avesse contatti con Greg Courtney Hall, visite, lettere, qualsiasi cosa … Io e Rigsby nel frattempo dobbiamo passare al mio appartamento … forse abbiamo trovato  dov’era il veleno  – fece una  pausa – Sì lui sta bene … e sì, è un’idea sua.”
Jane sorrise e si appoggiò al cuscino.  Teresa chiuse la telefonata e si voltò a guardalo.
“Grazie” – le disse.
“E di cosa?” – chiese Teresa.
“Di avermi creduto”.
Lisbon sorrise arrossendo lievemente – “E’ una storia talmente assurda che dev’essere vera!” – si giustificò.
“Oh … certo – Patrick ridacchiò e poi cambiò discorso – Jeff Burckley, quindi …” – le disse mentre si stiracchiava.
Teresa arrossì violentemente – Ehm … dicono che quando una persona è in coma la musica aiuti a risvegliarla, quindi io …” – si giustificò muovendosi a disagio.
“Beh, poteva anche andarmi peggio … Potevi scegliere le Spice”.
Teresa alzò gli occhi al cielo – “Va al diavolo!” – rispose e si diresse verso la porta.
“Teresa “– la fermò lui sussurrando il suo nome con un’insolita dolcezza.
Lei si bloccò sulla soglia, girandosi appena.
“Stai attenta.”
Lisbon rispose con un lieve cenno del capo quindi uscì.

 
   
 
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