Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: Frytty    24/03/2011    2 recensioni
Lei, Cailin, modella affermata.
Lui, Robert, attore.
Si sono amati, ma poi qualcosa è andato storto ed ora non stanno più insieme da sei mesi.
Cosa succederebbe se si incontrassero di nuovo per puro caso e capissero che non si sarebbero mai dovuti separare?
E cosa c'entrano due strani anelli che Cailin ha ricevuto in regalo da una strana maga?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve!

Rieccomi dopo una stressante giornata trascorsa all'università -.- ad aggiornare *.*

Ringrazio tutte le persone che hanno commentato lo scorso capitolo, che hanno solo letto, che hanno inserito tra i preferiti/ricordare/ecc *.* I love you all! <3

Vi ricordo che se volete pormi qualche domanda, potete farlo su Formspring; io sarò felicissima di rispondervi *.*

 

Buona lettura! <3

 

 

 

 

La camera da letto dell'appartamento di Cailin si rischiarò a poco a poco, permettendo alla luce del sole di fare capolino dalle serrande abbassate e di lasciar intravedere i contorni del mobilio e le loro figure ancora addormentate e serene.

La sveglia sul comodino scattò, segnando le undici e trenta di un venti marzo soleggiato e frizzante, già pronto alla primavera.

La serratura della porta d'ingresso scattò, silenziosa e il familiare ticchettio proveniente dalle scarpe di Allison, riecheggiò nel corridoio.

< Sveglia, splendori!!! E' ora di sorgere!!! > Urlò, avviandosi nella camera da letto.

Se avessero tentato di ricostruire la scena a mente sana e lucida, probabilmente non ci sarebbero riusciti.

Si svegliarono di soprassalto, spaventati, cozzando entrambi contro la testiera del letto e borbottando di dolore, prima di guardarsi: Robert con una massa informe di pelo sulla testa al posto dei capelli, due occhiaie da far invidia ai vampiri della Transilvania e gli occhi arrossati e gonfi per via del sonno; Cailin con una barba che non radeva da diversi giorni e i capelli più scompigliati del solito.

< Allison, chi ti ha dato il diritto di entrare in casa mia? > Borbottò la diretta interessata, lo sguardo assassino.

< Ma tu, amore! Non ti ricordi che mi hai fatto una copia delle tue chiavi per qualsiasi emergenza? > Sorrise l'amica, raggiante.

Robert, d'altro canto, riuscì ad individuare solo due cose utili nelle mani di Allison: un bicchiere di Starbucks e una bustina da cui proveniva il classico profumo di ciambelle al cioccolato.

Ci si avventò come un animale, lasciando basite Allison e la stessa Cailin.

< Ehm... sta bene, no? > Mimò con il labiale a Cailin, mentre lo osservavano trangugiare il caffè in un solo sorso.

< Ha il ciclo. Non dirmelo. > Rispose lei, alzando gli occhi al cielo e scostando le coperte per alzarsi.

Le faceva male la schiena e le gambe sembravano essere di piombo.

< Cosa ci fai qui, comunque? > Continuò dopo qualche istante, ignorando i commenti di approvazione di una se stessa seduta all'indiana sul pavimento, la bocca sporca di cioccolato.

< Mi sono informata circa i vostri impegni lavorativi di oggi e Rob ha l'ennesimo servizio fotografico, mentre tu dovrai recitare qualche scena fra... venti minuti. > Controllò velocemente l'orologio e sorrise.

< Cosa?!? Venti minuti?!? Come faccio a prepararmi in venti minuti?!? > Cailin sgranò gli occhi che, per inciso, non riusciva a tenere aperti.

< Sei un uomo adesso, Cailin, ci metterai meno del previsto. > La incoraggiò con una pacca veloce sulla spalla.

Cailin lanciò un'occhiata disperata a Robert che aveva appena finito di mangiare la sua ciambella ed ora sorrideva soddisfatto.

Era al corrente che quando aveva il ciclo, solitamente, aveva bisogno di zuccheri, ma era convinta di non essere mai apparsa così disperata.

Borbottò qualcosa di incomprensibile e strattonò se stessa per un braccio, cercando di rimetterla in piedi e di pulirle la bocca.

< Hai un servizio fotografico e devi essere lì fra venti minuti. > Lo ammonì, mentre recuperava un pettine e tentava di dare forma all'ammasso di nodi che erano i suoi capelli appena sveglia.

< Un servizio fotografico?!? Ma... come faccio?!? > Pestò un piede a terra, mentre qualcosa di indefinito gli ricordava di andare in bagno a cambiarsi.

< Proprio l'altro giorno hai posato per uno dei fotografi di maggior successo al mondo e per una delle riviste di moda più vendute ed ora vuoi farmi credere che non sai più come si fa? > Cailin risistemò il pettine sulla mensola e gli lanciò dei vestiti affinché si cambiasse, mentre lei indossava la camicia a quadri azzurra di due giorni prima e il solito paio di jeans sdruciti.

< Ma come faccio con... > Ma non lo lasciò neanche finire la frase.

< Va' a lavarti, non c'è tempo per fare conversazione. > E con questo, lo spinse verso il bagno in malo modo.

Cailin era abituata ad essere sempre puntuale e a non dimenticare mai un appuntamento di lavoro, eppure quella mattina aveva dimenticato il servizio fotografico per Elle Magazine, era in ritardo, aveva fame, non riusciva a radersi in maniera decente (ovvero, senza rischiare di tagliarsi) e stava sudando freddo per via del nervoso.

Robert, invece, non solo si era già lavato e vestito, ma era anche stato truccato da Allison ed era in perfetto orario, perché la limousine lo stava già attendendo davanti al portone di casa.

< Ne ho abbastanza di queste cose da maschi! Mi sono stufata! > Esplose, lasciando cadere il rasoio nel lavabo e incrociando le braccia al petto.

< Dai a me, faccio io. > Robert smise di sistemarsi i capelli e afferrò nuovamente il rasoio, facendole voltare il viso dalla sua parte e prendendo a raderlo come era solito fare tutte le mattine quando doveva girare.

< Non è così difficile, ci vuole solo un po' di pratica. E poi, non è meglio della ceretta? Niente strappi e niente dolore. > Sorrise, afferrando l'asciugamano e tamponando la pelle perfettamente liscia.

< Io la detesto la barba! > Borbottò lei di rimando, guardando altrove.

Allison li accompagnò fino alla limousine, dopo di che, li salutò, avanzando verso la sua macchina e promettendo che si sarebbero sentiti nel pomeriggio per organizzare qualcosa.

Bella storia! pensò Cailin, una volta seduta sui comodi sedili di pelle della vettura che l'avrebbe condotta sul set. Mi tocca un altro giorno in compagnia di quella pervertita di Emilie!

Non poteva sperare di peggio, ma la situazione che trovò al suo arrivo, fu ancora più devastante.

Emilie stava animatamente litigando con un ragazzo più alto di lei dall'aria burbera e cavernicola, con la barba incolta e i capelli di media lunghezza, selvaggi.

Non seppe cosa provò, eppure le si strinse il cuore e non sapeva nemmeno spiegarsene il motivo. Non era per il litigio, non era perché la troupe si era radunata intorno a loro senza alcun rispetto per la loro privacy e nemmeno perché quell'odioso ragazzo le stava dicendo un mucchio di parole sgradevoli. Sul viso di Emilie leggeva la sofferenza e vedeva le lacrime, quelle che versi solo per la persona che ami sul serio, quelle che lei aveva versato per Robert tempo prima.

Eppure, era strano: strano perché non era nel suo corpo e strano perché il cuore di Robert batteva comunque all'impazzata e lei non l'avrebbe mai detto.

La folla si era diradata, la troupe si era volatilizzata ai suoi usuali compiti, il ragazzo si stava allontanando velocemente ed Emilie era ancora lì, al centro della scena a piangere lacrime amare e lei sentiva la necessità di fare qualcosa, l'intero corpo di Robert le imponeva di agire e lei le si avvicinò velocemente, aiutata dalle gambe lunghe del suo ex, raggiungendola in poche falcate e manifestando la sua presenza con una carezza al braccio che, per quanto leggera, la fece voltare.

< Hai... hai visto tutto, no? > Aveva la voce flebile e bagnata di pianto.

Cailin annuì, abbassando lo sguardo.

< Mi spiace, Em... davvero. Se vuoi parlarne, se hai bisogno di sfogarti... sono qui. > Cercò di sorriderle, anche se risultava difficile anche a lei.

< E' che... deve essere così complicato? Perché non può andare tutto liscio, nel verso giusto come vorresti? > Sbuffò Emilie frustrata.

Cailin non rispose, in attesa che continuasse.

< Non stiamo insieme da molto, ma... insomma, non so se ti è mai capitato, ma sento che è quello giusto, il ragazzo per cui ho aspettato tutto questo tempo. > Due lacrime le rigarono le guance. < Io mi sento una buona a nulla, Rob! Non sono in grado di farmi volere bene! > Continuò, singhiozzando.

< Non dire sciocchezze, Em! Io ti voglio bene, tutti qui ti vogliono bene, lo sai! Sei una donna di talento, forte e indipendente, non ti manca nulla e non puoi permettere a qualcuno che non ti merita di farti stare male. > Chissà se Robert le avrebbe detto lo stesso. Forse no, perché con lei non era mai stato molto disponibile. Sapeva che non l'aveva fatto per cattiveria, ma a volte aveva sentito il bisogno di una spalla su cui piangere, di qualcuno con cui confrontarsi e la maggior parte delle volte lui era troppo impegnato per darle retta.

< Sei sempre così... maledettamente gentile nei miei confronti, Rob! Sopporti i miei sfoghi, hai sempre un consiglio per me ed io non so mai come ringraziarti. > Sbuffò, tirando su col naso e lanciandosi tra le sue braccia.

Beh, magari si sbagliava. Magari Robert era cambiato da quando si erano separati.

< Non c'è bisogno di ringraziarmi, di niente, Em. > Le mormorò stranita.

Sorrise e chiuse gli occhi, immaginandosi tra le braccia di Robert, per una volta, confortata e capita.

 

< Starai benissimo con quel vestito, Cey! > Sarah, assistente di scena assunta per il servizio fotografico, era nota per la sua esuberanza, la sua allegria e la sua spensieratezza che sapeva mettere a proprio agio perfino le modelle più pudiche. Cailin la conosceva da anni, ma Robert, ovviamente, aveva avuto modo di incontrarla solo qualche ora prima, quando gli aveva mostrato un intero guardaroba tra vestiti e scarpe. Gli sapeva indicare marche, ultime star che l'avevano indossato e qualità del tessuto. Robert ne era rimasto pietrificato. Conosceva la moda, o, per lo meno, sapeva quel poco che gli insegnavano tv e riviste, ma non pensava che esistessero persone in grado di memorizzare tutte quelle informazioni.

< Ehm... non so. Non è troppo... vistoso per un servizio fotografico? > Chiese, la voce ovattata per colpa della porta del camerino che lo divideva da Sarah, intento ad infilarsi il vestito color giallo canarino che gli aveva messo in mano.

< Scherzi?!? Il giallo è di moda! Torno tra dieci minuti per vedere come ti sta! > La sentì allontanarsi sui suoi trampoli fucsia brillantati e sospirò di sollievo.

Il vestito gli stava alla perfezione, ovviamente, ma lui non aveva nessuna intenzione di posare per quel servizio. Si sentiva triste, spossato, gli faceva male la pancia e aveva bisogno di farsi una doccia, di nuovo. Inoltre, quel maledetto vestito che gli ricordava tanto quello che Cailin aveva utilizzato per un servizio fotografico dal tema Alice nel Paese delle Meraviglie, rimaneva sollevato sul davanti, lasciando intravedere la stoffa degli shorts che doveva indossare rigorosamente senza intimo, per via della trasparenza e non sapeva come fare con l'assorbente.

Si sedette sullo sgabello messo a disposizione nel camerino, portandosi indietro i capelli con entrambe le mani.

Odiava quella situazione, odiava dover essere nel corpo di Cailin, odiava avere le mestruazioni, odiava non avere controllo del suo corpo e odiava quei maledetti ormoni che lo facevano scoppiare a piangere per i motivi più futili come quello.

Probabilmente Sarah aveva la soluzione a portata di mano, gli sarebbe bastato chiedere, ma non riusciva ad alzarsi per aprire la porta e aveva solo voglia di piangere e di andare a casa. Poteva chiamare Cailin e farsi venire a prendere, ma la borsa era troppo lontana.

Singhiozzò senza ritegno, tentando di asciugarsi le lacrime con le dita pur di non farsi vedere in quelle condizioni, ma aveva il presentimento che il mascara che gli aveva obbligato a mettere Allison, fosse già del tutto colato, imbrattandogli il viso e rendendolo peggio di uno spaventapasseri. 

Aveva bisogno di un abbraccio, di qualcuno che lo aiutasse a rimettere insieme i cocci del suo cuore infranto, o meglio, i cocci del cuore infranto di Cailin, perché in quel momento era il cuore di lei che reclamava attenzione e non faceva altro che battere furiosamente, rimbombandogli nelle orecchie, stordendolo.

Chiuse gli occhi e si ritrovò a pensare a quella mattina di molto tempo prima, quando si era svegliato per primo e Cailin gli dormiva addosso, la testa sul suo petto, un braccio che gli circondava la vita e un altro abbandonato sul cuscino, l'espressione distesa e felice e lui aveva trascorso le successive ore a carezzarla con lo sguardo, a sfiorare con un dito i lineamenti delicati del suo viso, ad odorare il profumo dei suoi capelli e a pensare che era davvero l'uomo più fortunato del mondo ad aver trovato una donna come Cailin, che sapeva apprezzarlo per quello che era e non per la sua fama o per quello che raccontavano di lui i giornali.

Continuò a piangere anche quando Sarah bussò alla porta per chiedergli se era pronto, incurante del resto.

Se lui era così distrutto, poteva solo immaginare come doveva stare Cailin, così piccola e fragile, volubile e delicata come un fiore appena sbocciato.

Non ci aveva pensato a suo tempo quando la loro storia era finita e solo adesso si rendeva conto di quello che aveva perso, di quanto male aveva fatto a Cailin e di come non avesse saputo chiedere scusa.

Si sfilò il vestito e si infilò svelto il vestito con cui era uscito quella mattina e aprì la porta, lasciando di stucco Sarah.

< Io vado a casa. Avverti il fotografo e digli che rimandiamo il servizio. Non mi sento molto bene. > Biascicò con l'unico desiderio di sprofondare nel divano e imbottirsi di tv spazzatura.

< Ok. Cey, sicura che non ti serva niente? > Gli domandò, correndole dietro.

Robert non si voltò per rispondere, continuando per la sua strada.

 

< Ne ho abbastanza del tuo film, sai? Voglio dire, drammatico, romantico, profondo, ma non posso farmi prendere a pugni! Devo avere ancora un livido sulla schiena... > Cailin fece il suo teatrale ingresso in casa senza salutare, convinta che Robert fosse già rientrato. In effetti, Robert non aveva detto una bugia a Sarah: si sentiva uno straccio e aveva passato le successive ore dopo il suo rientro a casa in uno stato catatonico che aveva finito per far preoccupare persino i muri, raggomitolato sul divano, le ginocchia al petto e lo sguardo vuoto, mentre la televisione continuava il suo monologo solitario.

Quando Cailin se ne accorse si bloccò, incredula.

< Che succede? Ti senti poco bene? > Gli chiese, premurosa, disfandosi del giubbino di jeans e sedendosi accanto a lui.

Nessuna risposta.

Cailin sapeva fin troppo bene cosa voleva dire quello sguardo: era quello che di solito lei indossava quando voleva essere lasciata in pace, quando il mondo sembrava remarle contro e lei era da sola a cercare di batterlo; era lo sguardo della sofferenza e della tristezza, non quella psicologica, ma quella del cuore.

< E' successo qualcosa durante il servizio? Ti hanno trattato male? > Riprovò, cercando di attirare la sua attenzione.

Robert fece solo cenno di no con la testa.

< Non posso aiutarti se non vuoi parlare, Rob. > Gli accarezzò i capelli, conscia che non erano davvero quelli di Robert, ma i suoi. 

< Non puoi aiutarmi. > Rispose lui con voce flebile, intrisa di pianto.

< Non dire sciocchezze! Sei nel mio corpo, so meglio di te cosa mi succede. > Alzò gli occhi al cielo esasperata.

< E allora non c'è bisogno che io ti dica niente. > Borbottò di rimando, nascondendo il viso tra le ginocchia.

< Il cervello rimane il tuo ed io non so leggere nel pensiero... adesso va meglio? > Si corresse, sarcastica.

< Ho fatto annullare il servizio. Mi dispiace. > Si rifiutò di incontrare il suo sguardo, con la paura di potervi leggere disappunto e irritazione, invece Cailin sospirò soltanto, comprensiva.

< E' per via del ciclo? Avresti dovuto chiedere a Sarah, lei ha sempre una soluzione per tutto e... > Ma non la lasciò continuare.

< Non è solo per quello. > Cailin lo osservò interdetta, senza la forza di dire niente, nella speranza che continuasse.

< Lo so che non sono mai stato particolarmente bravo a capire le persone e so che non sono stato in grado di leggere i tuoi silenzi quando stavamo insieme. Ti ho messa sempre al secondo posto, dopo il lavoro, perché era più importante e mi illudevo di donarti comunque il meglio di me, quello che qualunque ragazza avrebbe voluto. Sono stato cieco e tu hai sofferto in silenzio pur di proteggere quello che avevamo costruito insieme ed io non me ne sono mai accorto. > Aveva rialzato il viso e aveva preso a fissare lo stesso punto invisibile di poco prima.

Ci aveva pensato molto in quelle ore precedenti ed era arrivato alla conclusione che aveva commesso una serie infinita di errori con Cailin e che in quel momento, nonostante quell'assurda situazione avrebbe dovuto contribuire a rappacificarli, non si stava comportando come un uomo maturo. Le aveva chiesto scusa per non essere stato presente quando lei ne aveva avuto più bisogno, ma poteva bastare? Cailin continuava a soffrire e, nonostante tutto, a non dimenticarlo, a non dimenticare nulla di quello che avevano vissuto. Quella mattina, nel camerino, aveva avvertito distintamente il piccolo e fragile cuore di quella bellissima donna fare crack e contorcersi dal dolore e lui si era domandato se era successo anche a lei, se quando lui era lontano e non poteva sentirla, né vederla, il suo cuore si era spezzato producendo quello stesso rumore. Eppure lei aveva fatto finta di niente ed era andata avanti, forte e coraggiosa come l'aveva sempre definita.

< Ascolta, Rob... io non voglio addossarti nessuna colpa. Non mi pento di quello che siamo stati e non potrò mai farlo e... insomma, forse non sono stata trattata come una principessa, forse sono sempre stata lasciata da sola a compiere le scelte più difficili, ma non m'importa. Eri con me e a me bastava. > Aveva gli occhi lucidi, ma cercava di non piangere. Robert si era davvero così tanto immedesimato in lei da capire quello che aveva provato, come si era sentita quando poteva guardarlo solo in televisione perché lui si era dimenticato di avvertirla dell'ennesima cerimonia di presentazione a cui doveva prender parte e lei non si era potuta organizzare in modo da avere la giornata libera?

Anche lei aveva scoperto qualcosa in più su chi era diventato Robert in quei mesi in cui erano stati lontani, ma poteva dire di averlo davvero compreso?

< Sono stato un egoista. Mi dispiace. > Riprese a piangere, perché sentiva che quello, in quel momento, era l'unica cosa in grado di fare bene. Forse erano gli ormoni, come diceva Cailin, o forse era la consapevolezza che si era instaurata finalmente in lui, fatto sta che non riusciva ad impedire a quelle gocce salate di solcare le guance di Cailin.

Tuttavia, non ebbe modo di rifletterci su, perché la porta di casa si era appena spalancata ed una Allison alquanto furiosa e annoiata, aveva fatto il suo ingresso, trascinandosi dietro qualcosa o qualcuno. 

< Perdonate l'intrusione improvvisa, ma questo essere è per caso qualcuno di vostra conoscenza? > Non si era neanche resa conto che Robert stava piangendo e lui, d'altro canto, fece in fretta ad asciugarsi le lacrime, perché non aveva nessuna intenzione di scatenare domande.

L'essere in questione borbottò qualcosa di incomprensibile mentre veniva trascinato all'interno della stanza, neanche fosse un indiziato per omicidio.

< Tom?!? > Quasi urlarono contemporaneamente Cailin e Robert quando lui li osservò, imbarazzato.

< Volete dirmi che lo conoscete? > Chiese Allison allibita, sgranando gli occhi.

< Certo! > Robert annuì anche con la testa.

< O santo cielo! In ogni caso, ha cercato di circuirmi per poter salire ed io ho pensato che fosse un fan. > Continuò, alzando gli occhi al cielo e allentando la presa dal braccio di Tom.

< Ehi, primo, non ti stavo affatto circuendo; secondo, sei tu che ti sei messa in mezzo e terzo, sbaglio, o anche tu rispondevi alle mie provocazioni? > Le fece presente il diretto interessato, facendola arrossire.

Cailin si alzò in piedi e lo abbracciò. Gli era terribilmente mancato e da quando lei e Robert si erano lasciati, aveva troncato i rapporti anche con lui, per non essere influenzata in alcun modo. In fondo, avevano sempre avuto un bellissimo rapporto, fin da quando Robert gliel' aveva presentato a Londra, la Vigilia di Natale. E poi, per lei che non aveva un fratello, Tom era diventata come una persona di famiglia.

< Ehi, amico! Ti trovo bene, ma... ehi, stai... piangendo? > Lo osservò come si osserverebbe un alieno e, per un attimo, fu tentato di chiedere a Cailin/Robert se c'era qualcosa che doveva sapere.

< E' una storia lunga, Tom. Forse è meglio che ti siedi... > E lui, Tom, aveva imparato dai film che una frase come quella appena pronunciata da Cailin/Robert, non portava mai a niente di buono.

Tom si mostrò meno restio di Allison nell'accogliere la notizia e non ne sembrò nemmeno molto sorpreso.

< Era ora che chiariste, no? > Esclamò a racconto finito.

Cailin e Robert si scambiarono l'occhiata di chi non ha ancora finito di affrontare un discorso delicato e preferirono non rispondere.

< Beh, visto che adesso siete in ottima compagnia, posso anche abbandonarvi, no? > Allison si alzò dalla sedia e con un'aria esasperata afferrò la sua borsa a tracolla.

< Hai da fare, bellezza? > Le chiese Tom con aria maliziosa.

< Sicuramente con qualcuno dal quoziente intellettivo più alto di quello di un bradipo. > Rispose a tono, salutando Cailin con un bacio sulla guancia.

< Mi stai dando del bradipo?!? > Tom si indicò, compito e incredulo.

< Io?!? Non potrei mai essere così scortese! > E con un sorriso che la diceva lunga, scomparve.

< Mi stava prendendo in giro? > Chiese Tom, stralunato, guardando Robert.

< Ehm... beh, non puoi avere fascino su tutte... > Gli fece presente, abbozzando un sorriso.

< E poi odia essere rimpiazzata. Non farci caso, è normale. > Rispose Cailin con un'alzata di spalle.

< Ma io non voglio rimpiazzare nessuno! > Sbuffò lui.

< Noi lo sappiamo, ma Allison no, per cui dovrai sopportarla. > Sorrise.

< Ed io che pensavo di godermi una settimana di vacanza... > Si abbandonò contro la sedia, l'aria disperata.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: Frytty