XXXXVI
CAPITOLO
Giovanni
tornò a casa a pomeriggio inoltrato. Ormai si era fatto buio. Trovò la sorella
da sola, rannicchiata sul divano, tremante che guardava con sguardo
terrorizzato la televisione.
-ma
cosa stai guardando per tremare cosi??- le chiese Giovanni togliendosi la
giacca e andando davanti al televisore. La bambina non distolse lo sguardo
dall’apparecchio. Giovanni si avvicinò, ma alla tv davano solo un cartone di
tom &jerry , non stava guardando cose strane.
-ehi
ma che hai?- chiese ad una Silvia particolarmente pallida, sedendosi di fianco
a lei.
-niente-
mentì velocemente con una vocetta acuta
-Silvia….
Che cosa è successo, cosa hai fatto….- disse Giovanni guardandosi preoccupato
in giro. Magari aveva semplicemente rotto un vaso o un quadro, giocando a fare
Harry Potter su scope volanti. Ma non c’era nulla di rotto.
-oi
Silvia!- le abbaiò contro Giovanni scuotendola- cos’è successo?!?!-
la
bambina alzò finalmente lo sguardo su Giovanni:era terrorizzata.
-P….. Pa….
Paolo…- disse con voce flebile balbettando.
-Paolo
cosa- la interruppe. –cosa ha fatto Paolo?-
-ha…
ha….- cercò di continuare la bambina con gli occhi pieni di lacrime
-ha
cosa Silvia!! COSA HA FATTO PAOLO?? ME LO DEVI DIRE!!-
-ha
chiamato- finì finalmente Silvia.
Giovanni
tolse velocemente le mani che stringevano le esili spalle della sorella, e si
alzò velocemente.
-quando
ha chiamato- chiese in modo brusco.
-mezz’ora
fa….- disse gemendo la bimba.
-cosa
ha detto….?- chiese con falsa indifferenza
Giovanni voltandosi di scatto, per non far vedere a Silvia la sua
espressione: un misto di rabbia, dolore e terrore.
-che
noi gli manchiamo e che richiamerà…..-
Giovanni
strinse la mandibola e i pugni. Ma perché quando le cose andavano bene e
sembrava che cominciassero ad avere un senso, qualcuno portava scompiglio,
rovinandole?
Paolo
era il fratello maggiore di Giovanni. Aveva circa 27 anni. Giovanni lo odiava:
se n’era andato di casa a 16 anni, poiché odiava i genitori. E al funerale del
padre non si era presentato. Era da ormai 5 anni che non si faceva vivo. Aveva
abbandonato lui e tutta la sua famiglia. E quando tutti avevano bisogno di lui,
non c’era stato.
Era
vietato parlare in casa di Paolo: sua madre non ne voleva sapere, ormai era un
figlio perso.
Da
quando era nata, Silvia aveva visto i suoi genitori litigare ininterrottamente
con quel ragazzo che non veniva capito, e che non capiva. Spesso Paolo
picchiava la madre, quando non c’era il padre. Davanti a questa assurda scena
un bambinetto, Giovanni, ed una bambina di pochi anni rimanevano inermi, a
fissare a bocca aperta un ragazzo che picchiava loro madre. Erano cresciuti con
la mentalità che Paolo era cattivo e che non gli voleva bene.
Silvia
aveva ancora in mente quelle scene di violenza, come del resto Giovanni. il
tempo spesso corrode, portando via ricordi belli ma anche brutti. Ma questo
ricordo non era scivolato via: anzi, qualche volta ritornava nitido nelle menti
dei ragazzi, continuandoli a terrorizzare.
-non
dire alla mamma che ha chiamato, intesi?- disse Giovanni a Silvia
-si…-annuì
flebilmente la bambina
-tanto
non si rifarà vivo, stai tranquilla- la rassicurò Giovanni prima di chiudersi
in camera.
Grossi
colpi e grida…… qualcuno che sbatteva qualcosa contro il muro… urla soffocate
da singhiozzi…. Rabbia… tanta rabbia… un bambino piccolo, biondo in pigiama si
avvicinava lentamente e silenziosamente alla porta della cucina…. Il cuore
batteva forte.. ma tanto sapeva già cosa avrebbe visto… era capitato tanto
volte ormai quando il padre era al lavoro… le grida si facevano più vicine… una
porta che si apriva….. un ragazzo basso, tarchiato con capelli biondo cenere,
urlava contro una donna, alta e magra.. le tirava addosso di tutto, posate,
piatti…
Il
bambino poi correva via.. entrava in un’altra stanza prendeva da una lettino
una bambina di appena 3 anni e se la stringeva a sé, mentre le urla
aumentavano……
Giovanni
si svegliò di soprassalto, sudato e tremante. Era solo un sogno… solo un sogno…