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Autore: Ginnever    25/03/2011    1 recensioni
“Allora… dimmi tutto.”
La sua voce era calda, sinuosa. Sensuale.
Deglutii. Da dove diavolo cominciavo?
“Hermione, devo dirti una cosa molto... Particolare.”
“Non è facile… non l’ho mai fatto prima. E… mai con una ragazza.”
Hermione alzò un sopracciglio. Non capiva. Beh, come è giusto che fosse.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Salve a tutti!

Una one-shot molto emozionante, a parer mio, servito a voi su un piatto d’argento!

Spero che vi piaccia e che non vi scandalizzi troppo ^^

Buona lettura,

Ginnever












WINE






























Guardavo Hermione.
I suoi ricci ribelli sugli occhi mossi dal vento, le labbra carnose e rosse che sfioravano i bordi di un bicchiere di vetro, gli occhi color cioccolato, grandi, magnetici, bellissimi, fissavano Ron, il festeggiato, di fronte a lei.

Il vetro non mi permetteva di sentire le loro parole, ma sapevo che era Ron che stava parlando, perché Hermione era annoiata.

Toccai il vetro freddo, insensibile al mio cuore in fiamme per lei. Speravo così di poterla sfiorare con le dita, ma qualcosa di ben più spesso di quella superficie trasparente me l’avrebbe impedito.

Sentii gli occhi bruciarmi e un groppo alla gola insopportabile. Non potevo fare nulla. Lei era come me. Non avrebbe mai potuto amarmi.

Abbassai lo sguardo, concentrandomi involontariamente sulle sue caviglie sottili, lisce, bellissime.
Volevo toccarle, accarezzarle, farle mie. Come tutto di lei volevo che fosse mio.

Sbattei le palpebre e voltai le spalle al mio bisogno.

Alcuni filosofi ci definiscono delle bestie che seguono solo la loro volontà di vivere e i propri desideri per accoppiarsi e riprodursi.
Ma per me non poteva essere così.

La natura mi aveva dotato di un amore più puro, di un sentimento vero, non bestiale.
Lo sapevo.

Era giusto così. Il prezzo da pagare per tale privilegio doveva essere la solitudine.
Il paradosso della vita?

Sempre, per sempre, sarebbe stato così.

Il modo per quietare il mio animo sarebbe stato accettare il mio destino in silenzio, sperando un giorno che il mio amore fosse ricambiato, oppure di dire no alla vita e al mio destino e a cercare la felicità in distrazioni necessarie.

Proprio quando il mio cuore cominciava ad arrendersi a un bicchiere di vino che la mia mano aveva afferrato senza permesso, eccola, la sua voce.

“Mamma mia, Ron diventa ogni giorno più pesante!”

Aveva quasi bisbigliato al mio orecchio sensibile - alla sua voce - ma io capii benissimo.

Era così bello sentirla parlare male di Ronald. Ma allora perché stavano insieme? Una domanda lecita, comunque.

Le sorrisi quasi senza volere.

“Lo so, lo conosco bene.”
Hermione rise. Era così dolce, delicata. Era perfetta. Per me.

“Ci mancherebbe… è tuo fratello!”

Annuii ingenuamente, sorseggiando il mio amico liquido rosso.

“Comunque, il vino è buonissimo. Avevi proprio ragione.”
“Puoi scommetterci. Non ti immagini nemmeno di cosa siano capaci i Babbani.”

Ne prese anche lei un bicchiere, guardando altrove mentre lo beveva con gusto.

“Sai, quando stavo con Harry lessi alcuni scritti di filosofi antichi Babbani. Sono rimasta piacevolmente impressionata.”

Hermione sorrise appena.

“Sono contenta che ti piacciano. A proposito di vino, leggi il Simposio di Platone. Imparerai molte cose sull’amore che mai ti saresti immaginata.”
“Cosa c’entra l’amore con il vino?”

Si avvicinò appena, gli occhi fissi sulla sostanza rossa che danzava nel suo bicchiere.

“Tutto.”, sussurrò.

Non potei evitare di guardarla in modi assolutamente non concessi dalla legge.

I miei pensieri cominciarono a viaggiare. Lei e il suo bicchiere, noi e il vino.

Il nostro simposio d’amore.

“Hermione, devo dirti una cosa.”

La mora alzò gli occhi sorridenti, allegra, ignara di ciò che io le stavo per dire.

“Dimmi, Ginny.

Per un attimo non capii cosa stessi cercando di fare. Ero forse impazzita? Volevo dirglielo sul serio? Cosa speravo di ottenere?

Ero folle completamente. Scrollai la testa mentalmente e in realtà mi morsi un labbro.

“… da sola.”
Hermione inghiottì d’un fiato il vino emettendo un verso strano con la gola, annuendo energicamente.

“Ok, andiamo.”

Ci spostammo verso il balcone passando tra gli invitati di tutte le case che ballavano e si divertivano cercando un luogo più appartato.

Uscimmo, ma già una coppia di Corvonero stava litigando tra una sigaretta e un‘altra, così rientrammo, rifugiandoci dietro il banco del cibo.

“Forse qui…”, tentai, ma un ragazzino probabilmente del secondo anno mi bussò sulla spalla con un dito attirando la mia attenzione.

“Scusa, puoi darmi una pizzetta?”

Alzai gli occhi al cielo mentre Hermione rideva di gusto, dando una pizzetta al ragazzino che poi scappò via impaurito dalla mia espressione.


“Dai, Gin, tranquilla, andiamo in bagno…”

Mi prese un braccio e una vampata mi impedì di respirare per qualche secondo.

Mi condusse verso le porticine bianche dei bagni femminili, cosa che adorai.

Il bagno, teatro consueto di incontri fugaci e impure relazioni da mille e una notte.

Entrammo in un wc libero e Hermione si sedette sulla tazza, sfinita e tutta, completamente, sudata.

Non stavo più nella pelle. Avevo la pelle d’oca, il battito a mille, le guance che andavano a fuoco, la lingua che si leccava le labbra bagnate.

“Allora… dimmi tutto.”

La sua voce era calda, sinuosa. Sensuale. Come tutto il suo corpo. Ogni suo muscolo trasmetteva eroticità, le dita tra i capelli, le labbra socchiuse, le gambe aperte.

Deglutii. Da dove diavolo cominciavo?

“Hermione, devo dirti una cosa molto... Particolare.”

Sorrise. La facevo ridere?
Paranoica, Ginny, paranoica!

“Non è facile… non l’ho mai fatto prima. E… mai con una ragazza.”

Hermione alzò un sopracciglio. Non capiva. Beh, come è giusto che fosse.

“Non spaventarti. Cioè… - sbarrò gli occhi - no,no! Tranquilla, non è niente… però non è normale… ecco.”
Hermione mi guardò un momento poi scoppiò a ridere e si alzò.

“Ginny sei fantastica! Non sto capendo nulla, giuro.”

Fantastica? Ma che è aggettivo è!

“Oh… ecco… è meglio se ti risiedi.”

Si sedette, ancora spaesata.
Presi fiato e decisi di buttare tutto fuori di botto.

“Io… credo di amarti, Hermione.”

Andata. Pensai O la va o la spacca.

Mi guardò con occhi impenetrabili senza dire nulla per almeno un minuto.
Chissà cosa stava pensando.
Sicuramente che ero pazza. O coraggiosa. O forse solo lesbica.

Mi venne da ridere, ma era l’ultima cosa che si aspettava che facessi, per cui non lo feci. Mi limitai a stare immobile e attendere, in piedi, di fronte a lei, gli occhi nei suoi, bellissimi, grandi, magnetici.

Cercavo di captare qualche sensazione, emozione, vibrazione. Poi le sue labbra si schiusero un momento. Per un attimo pensai volesse dire qualcosa e le guardai con l’attenzione massima, ma lei rimase in silenzio.

Si alzò improvvisamente poi torcendosi le mani in evidente stato di imbarazzo.

Non sapevo come correrle in aiuto perciò non feci niente. Vederla così mi faceva volare la fantasia come in uno dei momenti migliori…

Poi d’un tratto fermò le dita e posizionò le braccia lungo i fianchi.
In un momento di decisione estrema, evidentemente, si sporse su di me e mi baciò.

Sentii il calore delle sue labbra, del suo fiato, il suo respiro.
Ero contro di me. Su di me. Esattamente su di me.
Eravamo perfette. Lo sapevo.

Ero indecisa se toccarla. Ma mi dissi che, dopo aver fatto una dichiarazione d’amore, non sarei riuscita a fare ciò che desideravo di più da mesi ormai?

Infilai le dita tra i suoi riccioli ribelli e scompigliati dal caldo, stringendoli in prese salde e dolci allo stesso tempo.

Lei mi lasciò fare. Lo presi come un sì anche a tutto il resto, anche se era molto presto per dirlo.
Mi godetti il momento. Ardevo di desiderio.
Temetti di mangiarla se me l’avesse permesso.

Le accarezzai le guance, la fronte, i fianchi, la pancia piatta e morbida.

Chissà perché mi stava baciando. Non poteva amarmi anche lei… l’indecisione sul da farsi era stata troppa. Forse stava provando?

Forse… ma intanto io me la godevo tutta, ogni bacio, ogni contatto, ogni sapore.

Ci staccammo dopo tanti minuti.

Hermione si sedette, gli occhi persi nelle mattonelle bianche del cesso.

“Io… wow.”
“Sì, wow è la parola giusta. Piaciuto?”
“Non… non lo so. Sì. Nessuno mi aveva mai baciata in questo modo.”
“Ron sicuramente no, ovviamente… ma la sorella merita di più, questo si sa.”

Hermione sorrise e mi prese la mano.

“Cosa… cosa facciamo?”
“Beh dipende da te. Cosa provi per me?”
“Posso dire di non amarti, ma provo più sentimenti per te che per tuo fratello.”

Sorrisi, felice.

“Bene!”

La baciai di nuovo e tra le risate ci abbracciammo.
Una volta fuori dal bagno, ci rendemmo conto di quello che era appena successo in un cesso della Stanza delle Necessità.

“Beh, alla fine è proprio vero che non importa dove sei, ma con chi sei.”
Hermione sorrise.
Io la guardai, felice.

“Non  credevo che questo fosse possibile.”
“Beh, Gin, bisogna rischiare. E tu hai avuto il coraggio di farlo. Provarci sempre!”

Annuii, donandole un bacio a stampo sulle labbra che Neville guardò con tanto di occhi, una volta fuori dai bagni.

Ci staccammo e solo dopo un po’ ci accorgemmo di lui.

“Sì, Neville?”

Non rispose, ma scappò tra la folla, il vino in mano.

“Oh, il vino…”, sospirò Hermione.
Sorrisi.
“Afrodisiaco.”
“Decisamente.”

E ci baciammo, in mezzo alla folla di gente, in mezzo a tutti, senza vergogna. Con passione. E dolcezza.


   
 
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