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Autore: Circe    25/03/2011    13 recensioni
Primo incontro immaginario tra Rodolphus e Bellatrix adolescenti. Lui, diciassettenne, ospite della delegazione di Beauxbatons per il Torneo Tremaghi, lei quattordicenne studentessa Slytherin.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ciao, straniero

Quella mattina mi trovavo nel mio letto, nel dormitorio. Ero stanca, mi sentivo strana, quasi febbricitante, ma non avevo la febbre, era solo una sensazione di debolezza e smarrimento.

Ero anche convinta di delirare, dato che il mio pensiero tornava sempre ad una persona, una persona che proprio non sopportavo, che odiavo con tutto il cuore.

Mi aveva offeso e fatto del male. Non lo sopportavo.

Quella mattina non ero andata alle lezioni.

Per tutta la serata precedente, fino a tardi, ero infatti stata fuori, nel cortile della scuola, vicino al cerchio di pietre, a fare incantesimi contro alcuni ragazzi. Erano quasi tutti più grandi, più abili e forti, ma io non mi lascio mai intimorire da nessuno.

Mi piace combattere: è una sfida che mi esalta. Per questo lo faccio ogni volta che ne ho la possibilità.

Però, la mattina dopo, quella mattina in particolare, mi sentivo davvero provata.

Mi godevo la solitudine ed il silenzio dei dormitori durante una mattinata scolastica, mentre tutti avevano impegni e compiti da svolgere.

Era bella quella situazione, era come un mistero da scoprire, o da celare, qualsiasi azione, pensiero, o segreto, poteva essere compiuto ed in seguito nascosto a chiunque. Era qualcosa di affascinante proprio per questo.

Era raro che mi assentassi dalle lezioni, di solito mi piaceva prendervi parte e imparare incantesimi nuovi, che poi studiavo, modificavo a mio piacimento, e sperimentavo varianti più particolari e crudeli, o risvolti più utili e incisivi. Mi piaceva provarli durante duelli e litigi con gli altri studenti.

In tre anni e mezzo di scuola, avevo fatto pochissime assenze, proprio per questo motivo.

Poi ieri

Mi sono alzata a sedere sul letto inquieta, molto più inquieta di prima. Ogni volta che ripensavo alla sera prima mi sentivo mancare, sentivo nello stomaco una strana sensazione di rabbia ed emozione, portata allesagerazione, che mi faceva stare male, ma anche bene, tutto nello stesso istante.

E ripensavo al ragazzo di Beauxbatons, quello che voleva venire al ballo del Ceppo con me.

Quello con cui avevo combattuto tutta la sera precedente, lui insieme ai suoi amici, ed io insieme ai miei.

Non sopportavo la sua banda e non sopportavo il fatto che, seppur su invito, fossero arrivati in questa scuola a dare fastidio. Avrebbero dovuto mostrarsi sottomessi e tranquilli, dopotutto non sono altro che ospiti per levento del Torneo Tremaghi. Invece vogliono dare ordini, ci combattono, ci sfidano, si credono superiori perché più grandi.

Non mi piace.

E lui, quello più bastardo, quello più irascibile, quello più altezzoso, proprio lui, vorrebbe venire al ballo con me. Lui che non vuole capire chi comanda.

Non mi andava nemmeno di pensarci mi sono alzata velocemente dal letto, pensando che forse sarei riuscita a partecipare alle lezioni almeno del pomeriggio, proprio per distrarmi. Stare lì senza far nulla, in balia di certi pensieri molesti, non mi piaceva per niente. Non ho nessuna intenzione di andare al ballo del Ceppo con lui. mi dicevo pensierosa, mentre indossavo la gonna della divisa scolastica.

La gonna che indossavo ieri sera. ho pensato con un fremito, e mi sono tornati in mente, con essa, tanti ricordi di quei momenti.

Laccerchiamento nel buio, gli incantesimi che volavano da una parte allaltra e scintillavano nella notte. Ladrenalina che scorreva perché non sapevo come sarebbe andata a finire contro quei ragazzi stranieri.

Ed infine, il suo schiantesimo, proprio il suo, che per la prima volta in vita mia, mi ha fatto rovinare malamente a terra durante un duello. Non è stato forte, ma mi ha spiazzata.

Ero stupita, quasi disorientata. Restavo seduta sullerba, come una scema, mentre lo guardavo, mentre mi chiedevo chi fosse, e come fosse stato possibile mi avesse colpito.

La gonna si impregnava dellumidità dei fili derba, il maglione prendeva lentamente il profumo freddo della nebbia, non portavo il mantello, non avevo freddo. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato per diversi istanti attorno a me, e lui mi guardava da lontano attento, mi guardava tutta, in silenzio, avvicinandosi solo dopo, molto lentamente.

Era più grande, forse allultimo anno, sembrava più forte e abile. Mi infastidiva.

Sospirando, ho tentato di nuovo di allontanare quei ricordi, ho infilato veloce la camicia, ho preparato pochi libri per le lezioni, per le ultime ore mattutine, ma limmagine di lui tornava prepotente.

Non capivo perché capivo solo che era stato il mio primo bacio.

E non volevo che mi fosse piaciuto così tanto.

Ripensavo a quando mi si è avvicinato, inginocchiandosi per terra, al mio fianco, davanti a tutti, sembrava tranquillo, fingeva palesemente mentre mi diceva, nella sua odiosa lingua nobile ed elegante Je ne voulais pas te faire vraiement du mal. Est-ce-que tu …”

Non lho fatto nemmeno finire di parlare, la mia rabbia era tanta, e desideravo solo vendicarmi ed umiliarlo, come lui aveva fatto con me, ho urlato quindi un incantesimo per colpirlo, per mandarlo lontano da me. Subito è caduto a pochi metri di distanza.

Poi mi sono alzata e allontanata da sola, velocemente, recandomi direttamente verso lentrata della scuola, senza dire una sola parola

Facendo uno sforzo di concentrazione, sono tornata al presente, tentando di riflettere più tranquillamente, mi sono riseduta sul letto, appoggiando di nuovo i libri, la borsa, e tutto loccorrente per la scuola. Mentre mi lisciavo i capelli lunghi con le dita, pensavo che quel segreto non lavrei potuto dire a nessuno, non lavrei mai ammesso a nessuno, ma sentivo che mi piaceva quel maledetto e crudele ragazzo di Beauxbatons.

Lo capivo dai sentimenti sempre più violenti che suscitavano in me i suoi ricordi.

Non ne conoscevo nemmeno il nome, ma, il solo pensarlo, mi rendeva inquieta ed eccitata, e mi rendevo conto che erano due sensazioni splendide.

Ripensavo a come mi ha raggiunta poco dopo, correndo, al ponte sospeso, prima che potessi arrivare a scuola. Bellatrix Black mi ha gridato per fermarmi.

Mi sono voltata, sfoderando istintivamente di nuovo la bacchetta, lui ha sorriso a quel gesto, come se lo trovasse interessante.

Aspetta ha detto nella mia lingua, senza perdere tempo non voglio fare altre guerre, per ora. Ti ho rincorsa per un altro motivo.

Lho guardato torva, stringendo ancora la bacchetta fra le dita Cosa vuoi allora? ho domandato. Chiederti scusa per prima, portarti al ballo del Ceppo.

Mi ha stupita davvero.

Non avevo ancora pensato al ballo, altra tradizione del Torneo Tremaghi, non avevo pensato che proprio un rivale come lui avrebbe potuto invitarmi.

Non volevo ammettere per nessun motivo che fosse bello, crudele, affascinante.

Non lo ammetterò mai.

Per questi motivi restavo zitta, ferma, nel buio sentivo soltanto il mio respiro, e il freddo pungente della serata nebbiosa.

Quel freddo sembrava penetrarmi le ossa, ma percepivo la pelle bruciante, sentivo il calore e il battito accelerato del mio cuore.

Tutte quelle sensazioni le trovavo immotivate, ma mi piacevano, istintivamente sapevo che dipendevano solo dalla vicinanza di lui, per questo mi sono avvicinata lentamente, senza rispondere.

Non potrei dire chi ha baciato chi.

Lemozione di quellistante era troppa, per riuscire a ricordare lucidamente. Ho immagini spezzate, emozioni violente, sensazioni fortissime che descrivono quei momenti.

Lui è alto e la sua stretta è forte, il suo è un odore straniero, inquietante e oscuro.

Nel buio della sera, le sue labbra e le mie si sono incontrate a ripetizione, per istanti e istanti, le sue mani sul mio viso e fra i capelli, mi facevano nascere brividi di piacere incontrollati, che scendevano giù veloci, lungo tutto il corpo. Sentivo una passione forte, malvagia, un desiderio proibito mai provato prima, qualcosa che mi faceva assaporare la notte fino in fondo, loscurità nei suoi meandri più bui.

Solo il verso di uccelli e animali notturni in lontananza dava il ritmo a quel nostro lungo bacio, sempre più audace e ripetuto allinfinito.

Nessuno di noi si rendeva conto del tempo che passava, al di là di quei rumori che laceravano il silenzio e i nostri sospiri, non cera nulla a scandire il tempo che andava via.

Desideravo mi toccasse, ma non lha fatto. Desideravo guardarlo negli occhi, in viso, per non dimenticare il suo aspetto, la bellezza di quello straniero che nemmeno conoscevo, di cui nemmeno sapevo il nome, con il quale avevo solo litigato e combattuto. E dal quale mi lasciavo stranamente baciare.

E che baciavo a mia volta, come fosse lazione più naturale del mondo.

È stato lui a distaccare lentamente le sue labbra dalle mie e a sparire nel buio di quella notte senza stelle.

Stupidamente, senza una parola.

Questi erano fra i miei ricordi più confusi, ma intensi.

E mi trovavo ferma, emozionata, seduta nel dormitorio deserto di Slytherin a ripensare a quei momenti, cercando di odiarlo e di non desiderarlo.

Mi sono di nuovo lasciata cadere sul cuscino, con un lungo sospiro, grazie allennesimo ripensamento, ho rinunciato definitivamente ad andare alle lezioni.

Non so esattamente quanto tempo sia passato da quel momento, persa comero nei miei pensieri e fra i miei sospiri, ma ad un certo punto, ho sentito dei passi leggeri avvicinarsi. Allora mi sono scossa.

Tempo di aprire gli occhi e sedermi velocemente sul letto, e quel ragazzo era già davanti a me, in piedi, e mi guardava.

Non ti ho visto alle lezioni coi tuoi compagni Slytherin. È stata colpa mia, del mio schiantesimo della scorsa notte?

Mentre parlava così, uninfinità di domande mi hanno affollato il cervello: come facesse ad essere nel dormitorio delle ragazze di Hogwarts, come avesse fatto ad avvicinarsi tanto a me, senza che io me ne fossi accorta palesemente, come fosse possibile che mi osservasse e mi conoscesse tanto bene da sapere quali fossero i miei orari a scuola, le lezioni a cui prendevo parte e con chi.

Ero parecchio confusa, ma mai mi sarei abbassata a mostrarmi debole. Non è per colpa tua, non mi hai fatto nulla con quello schiantesimo tanto debole, non sembri nemmeno un ragazzo dellultimo anno.

Lui ha sorriso a quelle parole, guardandomi fissamente. Poi, sempre con scatto da belva, si è seduto sul mio letto, ma in modo discreto, piuttosto lontano da dove ero seduta io.

Mi dispiace, ti chiedo scusa per quel gesto, sapevo che eri solo al quarto anno, ma sembravi tanto forte e spavalda con la magia …”

Distinto lho aggredito Non chiedere perdono per lattacco tanto forte, nessuno era mai riuscito a buttarmi a terra così e …”

Non ho finito la frase: mi ero esposta troppo e non avevo nessuna intenzione di continuare.

Il silenzio è calato tra noi per diversi momenti.

Vai avanti …”

E mi vendicherò. ho risposto facendogli sfuggire un altro sorriso.

Non volevi dire questo vero? dai, per piacere, parla …”

Quel suo modo tanto particolare di spronarmi, mi ha fatto cedere leggermente.

E mi è piaciuto come mi hai sconfitta. ho quindi aggiunto velocemente, dopo avergli dato un bacio languido e appassionato.

Questa volta ero certa, mi ricordavo bene: io avevo baciato lui.

Lho fatto avvicinandomi lentamente, cingendo le sue spalle col mio braccio, appoggiando il mio seno al suo petto, assaporando quel momento come il più sensuale e piacevole della mia vita.

Seduti sul letto del mio dormitorio, a Slytherin.

Con quel ragazzo straniero così forte, che conosceva incantesimi più potenti dei miei.

Vieni al ballo con me Bellatrix Black? mi ha domandato dopo alcuni minuti, restando vicinissimo al mio volto e alle mie labbra, guardandomi fissamente e pretenziosamente negli occhi.

E va bene, ci verrò con te. ho risposto altezzosa, con un sospiro di scarsa sopportazione nei suoi confronti, che ero ben lungi dal provare sul serio.

Est-ce-que tu resterà avec moi toute la nuit? ha chiesto animandosi più di prima, forse pensando che non capissi il francese.

Je ne sais pas …” ho risposto allontanandomi di nuovo.

Lui mi ha avvicinata con uno strattone, stringendomi poi in vita con entrambe le braccia, accarezzando i miei fianchi e poi il collo, dandomi un bacio lungo, appassionato e profumato di selvatico. Scendendo con le dita fra i miei capelli più e più volte.

Non voleva andare via, è passato tanto tempo prima che si alzasse per tornare alle sue lezioni, mentre io sono restata ancora lì sola, a crogiolarmi nellombra di quei momenti.

Solo poco prima che andasse via, ho domandato finalmente il suo nome. Lui conosceva il mio, anche se non riesco ad immaginare come labbia potuto sapere. Ma io non mi ero mai informata sul suo conto.

Rodolphus Lestrange. mi ha risposto con un ghigno, uscendo dalla stanza di soppiatto.

Ho pensato immediatamente che si trattasse di un nome da lupo.

Un nome che lo rappresentava benissimo, che sapeva di straniero e che trovavo estremamente affascinante.

Ciao, straniero. ho sussurrato tra me e me, mentre lo ascoltavo allontanarsi.

Era linizio di tutto.

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Note:

Questa storia l’ho scritta per il contest “Harry Potter Packet’s Contest” e si è posizionata prima.

In seuito ha partecipato al contest "Le prime volte non si scordano mai" di Robinki ed è arrivata seconda.

Il titolo della ff non è di mia invenzione, ma cita una frase del film “Mr and Mrs Smith”.

   
 
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