Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Epicuro    26/03/2011    1 recensioni
Il Fato, oscura presenza inevitabile o silenziosa guida del cammino degli uomini? In un'epoca futura, in cui gli dei olimpici sembrano impazziti, le luci di una nuova speranza iniziano a brillare.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

I gemelli della notte.

 

 

Atena era intenzionata a liberare Persefone ad ogni costo e, seguendo il consiglio di Giustizia, decise di unire il suo cosmo con l’essenza di una delle sei entità, ma per farlo aveva bisogno di una delle armi dei suoi cavalieri. Lo specchio in sua dotazione non era infatti adatto come arma offensiva.

Finalmente uscì dal lungo corridoio umido della grotta, in cui si trovava, e si rivolse ai saint:

«Ho bisogno di una delle vostre armi!»

«E per cosa?» chiese Seiya stupito.

«Ne ho bisogno per liberare Persefone, la moglie di Ade!»

«Sei impazzita! Ci manca solo più sua moglie!» replicò il saint.

«Persefone non è una divinità aggressiva ed è la dea che controlla il misterioso ciclo della morte e della rinascita. Il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Non posso lasciarla rinchiusa in una teca.»

«Può anche darsi che non sia pericolosa, ma i due cosmi oscuri, che si stanno avvicinando a tutta velocità, non promettono nulla di buono!» disse Shun indicando l’orizzonte.

«Quei due cosmi non mi sono nuovi!» disse Seiya.

«Ipnos e Tanatos!» disse seria Atena «Maledizione, il mio intervento deve averli richiamati!»

 

Le due divinità gemelle sfrecciavano veloci nel cielo per raggiungere al più presto il luogo dov’era rinchiusa Persefone, per impedire ad Atena di ridestarla.

Tanatos: «Se Persefone ritorna in possesso della sua anima siamo fregati!»

Ipnos: «Lo so perfettamente!» Poi tra se pensò “Se solo Artemide l’avesse centrato invece di provocargli solo un graffio, la cosa non sarebbe così problematica!”

Tanatos: «IPNOS ATTENTO!»

Tantos riuscì ad avvisare il fratello appena in tempo e la divinità schivò un fascio luminoso che si dissolse nel nulla dopo aver mancato il bersaglio.

Tanatos: «Che diavolo era?»

Ipnos: «Non ne ho idea, ma sarà stata opera di Atena! Avverto chiaramente la sua posizione e quella dei suoi cavalieri. Encounter Another Field

Ipnos fece comparire una moltitudine di frecce che oscurarono il cielo e le scagliò in direzione dei cinque saint.

 

«Ho mancato il bersaglio! Dannazione!» esclamò Seiya. spingendo all’interno della grotta Saori, mentre una pioggia di frecce piombava dal cielo.

Tutti corsero ai ripari tranne Shun, determinato a respingere l’attacco. Aveva infatti in mente un pino e dispose le sue catene a terra andando a formare un semicerchio di fronte all’apertura.

«Shun, spostati o verrai trafitto!» sbraitò Ikki.

«So quel che faccio!»

Shun non si mosse di un millimetro e fece espandere il suo cosmo che si fuse con l’essenza di Purezza. Le catene persero a palpitare e una barriera d’aria turbinante si alzò da esse entrando in contatto con le frecce, che vennero spazzate via.

La selva di dardi si diradò e al suo posto comparvero Ipnos e Tanatos; i gemelli figli della notte.

«Guarda! Cinque miseri vermi in compagnia di una divinità totalmente inutile!» esclamò Tanatos squadrando il gruppo «Siete stati dei folli a venire in questa dimensione»

«Tutte ciance le tue! Quando vi abbiamo incontrato nella nostra vita precedente mi eravate sembrati scadenti come divinità!» Disse sprezzante ed ironico il cavaliere d’Andromeda, lasciando di stucco i suoi compagni.

Tanatos alla provocazione del ragazzo non rimase impassibile e si scagliò contro la barriera adirato: «Come osi lurido umano! Ti farò vomitare sangue insieme ai tuoi compagni e alla tua dea!»

«Vieni pure, se ne hai il coraggio!» e Shun aumentò l’intensità del suo cosmo ed insieme ad esso aumentò anche la velocità dell’aria che componeva la barriera; aveva infatti compreso che grazie al suo cosmo era in grado di aumentare e diminuire l’intensità del vento, esattamente come con la Nebulosa di Andromeda.

«TANATOS FERMATI, QUELLA BARRIERA NON É NORMALE!» Urlò Ipnos.

Ma Tanatos, incurante del pericolo e furente per l’orgoglio ferito, si scontrò contro la barriera che riteneva poco più che un fastidio, convinto di sfondarla con facilità; cadendo nella trappola del saint.

Il muro d’aria rivelò infatti le stesse proprietà della catena d’Andromeda; ovvero riuniva in se attacco e difesa e il corpo di Tanatos venne fatto a bezzi dalle migliaia di lame di vento che la componevano.

I saint di Atena gioirono della facile vittoria, ma Ipnos guardò la scena impassibile e si avvicinò alla testa del fratello:

«Sei sempre stato un idiota Tanatos, come hai fatto a non accorgerti del pericolo?!» poi rivolgendosi ai cinque cavalieri: «Ma se pensate di cavarvela così siete degli illusi. Atena preparatevi, sto arrivando da voi! Eternal Drowsiness»

Il colpo di Ipnos non risentì della barriera di Andromeda e il sonno eterno cadde inesorabile sui cavalieri di Atena. Le membra di Shiryu, Hyoga, Ikki e Shun si adagiarono al suolo, vinte dall’abbraccio del dio del sonno e il vento si placò.

Ipnos poté quindi riprendere la sua avanzata e, volgendo uno sguardo glaciale ad Atena, disse: «Ora è il vostro turno, non vi lascerò risvegliare Persefone dal suo sonno, ma no preoccupatevi, la vostra bellezza rimarrà intatta nella teca che Ade preparerà per voi!»

«Toglitelo dalla testa!» e Seiya, imbracciando arco e frecce, scagliò un dardo luminoso contro Ipnos che lo evitò senza problemi:

«La tua mira è penosa!» disse il dio al saint; «Ma non capisco come tu sia rimasto sveglio nonostante il mio attacco!» Ipnos scrutava Seiya che abbozzò un sorriso:

«Non lo so, comunque non ho una pessima mira!»

«COSA?» Ipnos imprecò quando si accorse che il dardo, entrando in risonanza con il cosmo di Pegaso, si era fermato a mezz’aria e ora stava ripercorrendo la sua traiettoria al contrario. Il dio riuscì a schivarlo per un soffio, ma la livrea della sua armatura finì incenerita, mentre la scia luminosa ritornò a prendere le sembianze di una freccia tra le mani di Seiya.

Atena osservò con attenzione l’arco dorato e rimuginò “Deve essere stata l’essenza di Speranza a proteggerci, su di lei non hanno effetto i colpi di Ipnos in quanto governa le leggi del mondo onirico da cui Ipnos trae i poteri! Il suo arco mi sarà utile a ridestare Persefone”, ma le sue congetture furono bruscamente interrotte.

«Tartaro’s Phobia»

«AHHH!!!»

L’urlo del colpo di Tanatos e quelle di dolore di Atena fecero voltare il saint di Pegaso:

«SAORI! NOOO!!!» Seiya, sconvolto, guardò la sorella che era stata aggredita dalle anime fameliche delle vittime di del dio della morte. Atena era stata colta di sorpresa e una delle creature di Tanatos era riuscita a provocargli una profonda ferita, nella parte della coscia non coperta integralmente dall’armatura.

«Sarò anche un idiota, ma anche tu hai rischiato con quel pivello. Guarda come ti ha ridotto l’ornamento dell’armatura!» La testa del dio della morte aveva aperto gli occhi, mentre le sue membra, strisciando al suolo inosservate, si erano avvicinate ad essa ed ora si stavano ricomponendo, permettendo alla divinità di riprendere le sue sembianze.

I due gemelli erano di fronte ai due fratelli mentre le creature spiritiche di Tanatos aleggiavano intorno a loro. Ad un gesto del loro padrone gli spettri si scagliarono sui due.

Seiya, non riuscendo a prendere la mira per i continui e repentini cambiamenti di traiettoria delle anime, non poté far altro che tentare di schivarle. Provò ad usare il Ryusei ken, ma non sortì l’effetto sperato; quegli esseri, essendo spiriti, non ne risentivano, anzi il colpo gli passava attraverso senza provocargli alcun danno.

«Saori, scappa!» esortò Seiya, ma Atena aveva in mente cosa ben diversa.

La dea infatti non si fece intimorire e fermare dal dolore, anzi, incurante del sangue versato, chiuse gli occhi e si raccolse in preghiera e il suo cosmo limpido si irradiò intorno a lei. Le anime dei defunti, entrando in contatto con esso, si purificarono dissolvendosi in tante scintille luminose. La dea della giustizia riaprì lentamente gli occhi, che si incrociarono con quelli di Tanatos, fremente di rabbia:

«Tanatos, i resti delle anime che hai ucciso non desideravano servire il loro carnefice! Il loro desiderio di pace era superiore al tuo desiderio di sangue. Non è con le catene che si possono imprigionare le anime degli uomini, le si possono solo conquistare con l’amore. Provo pietà per te!»

«Taci maledetta!» e Tanatos, furente, fece per scagliarsi di persona contro la dea, ma venne fermato da Ipnos. Seiya, liberato dal giogo degli spettri era infatti riuscito a tendere l’arco e mettere sotto tiro le due divinità, ma esitò a scagliare la freccia.

Ipnos: «Che c’è cavaliere, non tiri la tua freccia? E tu Atena, dove è finita tutta la tua baldanza e retorica?»

Seiya: «Giochi sporco! Lurido bastardo!»

Ipnos: «La posta in gioco è troppo alta per rispettare la cavalleria ragazzino.»

Seiya era bloccato e anche Atena non poté far altro che mordersi il labbro frustrata. Ipnos aveva infatti deciso di utilizzare i corpi dei saint sopiti come scudo. Se Atena o Seiya avessero lanciato un attacco avrebbero finto per colpirli.

“Seiya, non temere, tira il dardo!”

«Speranza sei tu?»

Tanatos: «Dalla disperazione parla da solo!»

“Sì Seiya, se colpirai con il cuore colmo di speranza non devi temere per i tuoi compagni. Ricordati che io amministro la sfera dei sogni e delle illusioni. Ciò che la paura assopisce la speranza la risveglia!”

«Speranza, confido in te!»

E Seiya scoccò la freccia contro i suoi compagni. Il fascio luminoso che ne scaturì trafisse uno dopo l’altro i quattro cavalieri di Atena, che ripiombarono a terra.

Ipnos: «Assurdo, non riesco a credere che l’abbi fatto! Pur di eliminarci sei stato disposto ad uccidere i tuoi compagni!»

«Ti sbagli Ipnos! Seiya ha appena rotto il tuo incantesimo! L’arma che impugna è l’essenza di Speranza, l’entità che amministra il mondo onirico! La luce risveglia ciò che l’ombra addormenta!»

«COSA; NON PUÒ ESSERRE!» Ipnos, era incredulo, ma non poté far a meno di constatare che le parole di Atena avevano fondamento; Shiryu, Shun, Hyoga e Ikki si stavano risvegliando. Ipnos puntò lo sguardo sulle armi in possesso dei cavalieri ed assunse un’espressione seria, mentre Tanatos si rivolse al fratello perplesso:

«Di chi sta parlando? Non capisco!»

«I Figli del Fato! Coloro che ci hanno reso dei!»

«Allora abbiamo un motivo in più per farli fuori.»

«Sì Tanatos, se non li eliminiamo il nostro lavoro andrà in fumo e Zeus non lo apprezzerà, ma non ci basteranno i nostri soliti attacchi per batterli...» sussurrò a bassa voce il dio del sonno.

«Non l’ho mai usata contro degli umani, ma credo che sarà divertente» sogghignò Tanatos con una sguardo maligno mentre squadrava i quattro ragazzi che si stavano rialzando frastornati da terra.

«Ragazzi attenti!» urlò la Dea.

Ma Tanatos fulmineo si era già avventato su di loro, mentre nella sua mano destra si era materializzata una falce argentata. Il fendente che lanciò venne però intercettato dalla lancia di Ikki, ancora un po’ frastornato, ma abbastanza lucido per avvertire il pericolo che incombeva su di loro. Intorno ai due la terra iniziò a marcire sotto l’influenza oscura di Tanatos.

Seiya nel frattempo aveva tento di scoccare una freccia, ma venne fermato da Ipnos, nettamente più veloce del saint, che aveva lanciato contro di lui degli aghi acuminati color dell’oro.

«Che diavolo sono!»

«Sono aghi in grado di separare l’anima dal corpo di chi viene colpito! Sono letali per gli dei! Figuriamoci per un mortale!»

Atena aveva osservato la scena in silenzio, leggermente in disparte, e le conversazioni dei due gemelli non le erano sfuggite, ora più di prima si chiedeva il motivo per cui, quei due, fossero disposti a giocare tutte le loro carte per evitare il risveglio di Persefone:

«Ipnos! Di la verità sei stato tu a separare l’anima della moglie di Ade! Le tue armi mi confermano che puoi farlo!» esclamò Atena rivolgendosi al dio del sonno.

«E a te che importa? Sono affari divini da Ade!» rispose secco il dio, comparendo a pochi centimetri dalla faccia della donna. Seiya non poté far altro che constatare l’impressionante velocità del dio e incoccare la freccia per tentare di trafiggerlo prima che colpisse Atena.

Atena sostenne lo sguardo di Ipnos e senza scomporsi ribatté: «Voi nascondete qualcosa e Persofone è la chiave del mistero! É l’unica spiegazione al vostro comportamento. Un dio non rischia il tutto per tutto se non per una posta molto alta»

Ipnos: «Può darsi, ma ormai per te è la fine!» e la divinità scartò il dardo lanciatogli da Pegaso, saltando verso l’alto. La scia luminosa inondò Saori che ne venne accecata, ma riuscì ugualmente a pararsi dietro lo scudo dagli aghi che Ipnos le lanciò sfruttando la freccia di Seiya.

La dea guerriera però contrattaccò, prendendo di sorpresa Ipnos, che, non aspettandosi una reazione aggressiva della giovane, venne colpito all’addome dal bastone dorato di Atena. L’impetuoso colpo della dea lo scagliò lontano, anche se non procurò grossi danni all’avversario. L’armatura l’aveva infatti protetto e Ipnos ritornò al suolo, evitando agilmente lo schianto a terra.

 

Nel frattempo Tanatos era impegnato in uno scontro all’ultimo fendente con Ikki, che parava la lama della falce del dio con l’asta della sua lancia. Ogni contatto tra le due armi provocava scintille e fumo. L’ultimo colpo di Tanatos fu però micidiale e la potenza della divinità piegò inesorabilmente le braccia della Fenice, che rischiava di venirne sopraffatto. Soltanto il provvidenziale intervento di Shun e Hyoga aveva evitato il peggio. Le catene di Antromeda avevano infatti bloccato il corpo della divinità, mentre i tridenti di Hyoga colpirono il dio al torace, ghiacciando completamente a sua armatura; tornando nelle mani del Cigno subito dopo. Tanatos era bloccato, ma non riuscirono a trattenerlo. Il dio della morte scatenò infatti la sua furia come una tigre in gabbia. I tre saint ne finirono travolti e quando il cosmo nero di Tantos cessò la pressione sui cavalieri, i tre giacevano a terra, solo Shiryu si ergeva in piedi con la katana sguainata.

«A quanto pare sei riuscito a evitare la pressione del mio cosmo! Vorrà dire che ti decapiterò prima degli altri!» E Tanatos, si scagliò sul Dragone senza tanti complimenti.

Le due lame entrarono in contatto, ma quella del saint, unendosi al cosmo del cavaliere assunse le fattezze di un drago che avviluppò la falce fra le sue spire. Questo permise a Shiryu di colpire con un calcio la divinità all’altezza del capo. L’elmo ghiacciato andò in mille pezzi, ma Tanatos, lasciando la presa della falce, scagliò contro il Dragone la sua Terrible Providence. La sfera d’energia colpì il saint che finì a terra insieme ai sui compagni. La Katana riprese le sue sembianze originarie e finì a terra insieme alla falce.

Tanatos si avvicinò alle armi e, dopo aver recuperato la sua, fece per raccogliere anche quella di Shiryu, che però venne assorbita dalla terra prima che la divinità potesse toccarla.

“Che le loro armi abbiano vita propria?” si chiese dubbioso Tanatos, squadrando il punto in cui la spada era sparita, ma la sua perplessità non durò a lungo e impugnata la falce, si preparò a chiudere la partita, mentre la sua ombra si stagliava sui saint di Atena che, a fatica, stavano riprendendo conoscenza.

 

Intanto Atena e Ipnos si scrutavano in silenzio, mentre Seiya aveva l’impressione di essere di troppo. Era la prima volta che si sentiva così frustrato. Non solo non era riuscito a proteggere Atena, ma gli era stato addirittura d’impiccio, ed ora era lei che si ergeva maestosa innanzi a lui per proteggerlo. Aveva pensato che con le nuove armi sarebbe stata una passeggiata eliminare due divinità, che avevano già sconfitto in passato, ma non si era accorto di ciò che Atena aveva compreso da quando in suoi guerrieri avevano iniziato lo scontro: maneggiare l’essenza dei Figli del Fato non richiedeva solo cosmo, ma anche saggezza e astuzia, e in quello scontro i saint si erano buttati a capofitto come al solito; dimenticandosi che il nemico non doveva essere eliminato, ma imprigionato, per avere la vittoria.

«Seiya, dammi il tuo arco! É un ordine! É ora che prenda in mano le redini di questa battaglia perché un corpo senza testa non ha lunga durata!»

Il cavaliere attonito porse l’arco a Saori, il cui cosmo non era mai stato così aggressivo. La Grande Atena si era risvegliata.

  
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