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Autore: bloodingeyes    27/03/2011    4 recensioni
Mario è un emigrante italiano totalmente negato a ballare ma che troverà un ottimo motivo per continuare ad andare a lezione di danza.
Storia partecipante alla Challenge "dal nome alla storia (only slash)" di NonnaPapera! su EFP
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
- Questa storia fa parte della serie 'Dal Nome alla Storia - Only slash'
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Tango

         Uscire la sera a ballare non era sempre un piacere. Dove la popolazione è formata prevalentemente da emigranti maschi è difficile andare in una sala da ballo e trovare una compagna di danza per una notte. A St. Louis, come in tutte le altre città americane di quel periodo, se volevi che una donna accettasse di ballare con te dovevi davvero essere bravo, altrimenti rimanevi a fare da tappezzeria. In quegli anni andava tanto di moda invitare le donne a ballare un tango, un nuovo ballo nato nell’America latina e che i rompipalle perbenisti del vecchio continente non apprezzavano ma che in America del nord aveva un gran successo. L’unico modo che gli uomini avevano per imparare a ballare il tango era accontentarsi di provare con altri uomini.

         Mario era un emigrante italiano, già da qualche decina d’anni in America alla ricerca di lavoro. Era il tipico italiano: capelli castano scuro, leggermente mossi, gli occhi color nocciola, la pelle olivastra, che si abbronzava facilmente, era abbastanza basso ma il lavoro ai cantieri navali gli aveva dato un fisico scolpito, senza eccessi. Non era però un bravo ballerino, anzi, era davvero pessimo e per quanto fosse un ragazzo di bell’aspetto si ritrovava perennemente a sorreggere il muro mentre gli altri si scatenavano in pista. Così dopo l’ennesima serata passata ad essere lasciato nel bel mezzo della pista dopo due soli volteggi decise di prendere qualche lezione. Un suo amico gli aveva consigliato un bravo maestro che aveva una sua sala in periferia. Per arrivarci Mario doveva prendere il tram e girare praticamente di notte ma decise che ne valeva la pena. Il maestro, Sebastian, era un tizio rigido e serioso che non sembrava mettere molta passione nell’insegnamento ma che ballava divinamente. Insegnava i passi base ma ogni volta che qualcuno sbagliava si metteva e borbottare incazzato e faceva ripetere a tutti lo stesso passo per almeno cento volte. Mario capì che non avrebbe imparato un accidente e decise che non avrebbe pagato le lezioni del mese successivo ma poi cambiò idea quando ad affiancare lo scorbutico maestro arrivò Fabrice.

         Contrariamente a quello che suggeriva il nome, Fabrice non era francese ma era di origini tedesche dalla parte del padre e messicane da parte di madre, ed era davvero uno strano connubio il suo, quasi esotico. Dalla famiglia materna aveva preso i capelli neri e lisci, gli zigomi lati e il taglio degli occhi insolito, mentre dalla famiglia paterna aveva preso la pelle molto chiara e il colore degli occhi: un blu chiaro ma non al punto da poter essere definito azzurro. Si doveva alla famiglia paterna probabilmente anche la sua alta statura mentre il fisco asciutto e longilineo era opera delle molte ore passate a ballare. Fabrice era un ballerino professionista ricco sfondato ma che non aveva dimenticato le sue origini borghesi e per ammazzare il tempo offriva lezioni di danza a asso prezzo. Amava ballare sopra ogni altra cosa, lo si vedeva dallo sguardo sognate che aveva ogni volta che eseguiva un passo, da come muoveva sinuosamente il corpo al ritmo, senza mai sbagliare. Non ballava solo il tango ma anche balli classici e sudamericani, spesso mostrava come arricchire il tango con i passi di altri balli. Aveva uno stile unico che Sebastian sembrava invidiargli fortemente. I due maestri non ballavano mai insieme, neppure per mostrare dei passi nuovi, la competizione fra loro era così lampante che soltanto un idiota non se ne sarebbe accorto.

         Mario continuò a frequentare il corso ma era decisamente negato, era una di quelle persone che avrebbero ballato male per tutta la vita. Eppure continuò mese dopo mese ad andare a lezione solo per avere l’opportunità di stare di tanto in tanto in coppia con Fabrice. La frustrazione di non riuscire a ballare il tango era sopportabile soltanto perché il maestro era meraviglioso e danzare con lui era un esperienza davvero unica. Per contro però Sebastian era insopportabile

         -Mi sembra davvero inutile continuare a sprecare soldi così?- gli disse una sera, prima dell’inizio della lezione. Mario lo guardò interrogativo –intendo dire che in 5 mesi non hai fatto praticamente nessun progresso, sarebbe meglio che lasciassi perdere il tango e provassi con qualche altro ballo- sembrò ripensarci a quel punto e aggiunse -comunque i soldi sono tuoi! Fai come ti pare!- Mario rimase seduto nel camerino a fissarsi le mani per un tempo lunghissimo. Per quanto stronzo potesse essere, Sebastian gli aveva detto la verità, probabilmente Mario non sarebbe mai riuscito a ballare decentemente e sprecare i soldi in quella maniera era assurdo, visto che in fondo lo faceva soltanto per stare con Fabrice. Forse era meglio chiedergli direttamente di uscire, essere rifiutato e tornare a casa a leccarsi le ferite. Alla fine di quel mese, quando era arrivato il momento di rinnovare l’abbonamento alle lezioni per un altro mese, Mario decise che avrebbe rinunciato e infornò Sebastian

         -Era ora che lo capissi- sbuffò l’uomo, simpatico come sempre –Fabrice è di là se lo vuoi salutare- Mario lo fissò perplesso ma Sebastian finse di continuare a scrivere e gli fece segno con l’altra mano di sloggiare. Mario rimase perplesso, non sapendo bene cosa fare ma prima di riuscire a decidere Fabrice uscì dallo spogliatoio e lo andò a salutare

         -Penso che non verrò più a lezione- gli disse e il maestro ne sembrò sorpreso e intristito

         -E perché?-

         -Perché fa schifo e non migliorerà mai- si intromise Sebastian

         -Tu inizia a fare lezione invece di origliare le conversazioni degli altri- gli disse Fabrice fulminandolo con lo sguardo. Sebastian alzò le mani in segno di resa e andò ad iniziare la lezione -Mi dispiace che te ne voglia andare- gli disse il maestro quando rimasero da soli

         -Anche a me- ammise Mario

         -Ti va di ballare ancora una volta?- gli chiese Fabrise -adesso?-

         -Ma non ho portato i soldi per pagare la lezione-

         -Se per una lezione non paghi non andrò in bancarotta!-

         -Bhè… allora penso che vada bene- Fabrice gli sorrise e lo portò in una saletta privata

         -Per questa volta saremo solo noi due- gli disse con un sorriso aperto e luminoso mentre però chiudeva la porta a chiave per non essere interrotti. Mario arrossì a quelle parole e si costrinse ad annuire mentre il maestro girava la manovella del grammofono e faceva partire la musica, non si era accorto che la porta era stata chiusa. Fabrice allungò la mano destra verso di lui per invitarlo a ballare e Mario accettò intrecciando le dita alla sue. Fabrice fece scivolare la mano sinistra sul suo fianco mentre Mario la fermò sulla spalla del maestro, lui aveva preso il posto della donna, come sempre, e Fabrice iniziò a condurlo nella camminata. I loro visi erano vicini al punto che i loro respiri si fondevano di tanto in tanto

         -Dritto con la schiena- gli sussurrò il maestro spostando la mano sulla colonna vertebrale dell’altro e lasciandola lì, portò indietro il piede destro e Mario incespicò non aspettandoselo ma riuscì a riprendere il ritmo e a seguire Fabrice in una baldosa. Ogni volta che il maestro decideva di guidarlo in una forma Mario perdeva il ritmo mentre cercava di ricordare quale sarebbe dovuto essere il passo successivo. Così alla fine intrecciò le gambe e finì quasi per cadere per terra. Fabrice riuscì a reggerlo ma si lasciò sfuggire una risata

         -Faccio schifo- sbuffò Mario quando si rimise diritto

         -Pensi troppo- gli disse Fabrice gentilmente, ritornando a stringerlo a sé e accompagnandolo in una altro passo -guarda me, quello che faccio come mi muovo e non pensare-

         -Non è così semplice-

         -Lo so ma la base è questa: seguire i movimenti del patner, capire ciò che lui desidera e trovare uno spazio per se stessi-

         -Credo che abbia ragione Sebastian e che farò schifo per tutto il resto della mia vita- Fabrice si lasciò scappare una risata

         -Temo di si-

         -E allora perché continuiamo a ballare se faccio così schifo?-

         -Ricordi quello che dico sempre del tango?-

         -Dici molte cose ma… - si bloccò incespicando –cosa di preciso?-

         -La frase di Zotto-

         -Nel tango ci si conosce attraverso l’abbraccio?- citò Mario. Fabrice si fermò di colpo ma non smise di stringerlo a sé

         -Si- gli disse guardandolo diritto negli occhi –e tu cosa hai capito dal nostro abbraccio?- Mario abbassò lo sguardo sul suo petto arrossendo, indeciso, ma lo rialzò per cercare le labbra di Fabrice che lo accolsero dolci e incerte. Entrambi non erano sicuri che fosse una buona idea ma lo desideravano ormai da così tanto che lasciarono le loro remore da parte e si godettero la dolcezza delle labbra dell’altro, rimanendo abbracciati mentre la musica continuava.

 

         Sebastian guardò Fabrice che da un po’ di tempo a quella parte era incredibilmente pimpante e sorridente

         -Che diavolo hai combinato?- gli chiese mentre aspettavano che gli allievi finissero di prepararsi

         -Che intendi dire?- gli chiese Fabrice continuando a sorridere

         -Cos’è quell’odioso sorrisetto che hai di continuo?-

         -Non posso essere contento?-

         -Stai scopando bene ultimamente?- Fabrice arrossì fino alla punta delle orecchie

         -Non essere scurrile!- lo sgridò

         -Però è perché ultimamente ti stai divertendo che sorridi?-

         -Smettila!-

         -Rispondimi!-

         -Si, va bene? Possiamo chiudere qui la questione?- Sebastian fischiò impressionato, era da un pezzo che Fabrice non si portava nessuno a letto, certe volte era troppo simile a un monaco

         -E con chi ti diverti la sera?- insistette ma l’altro fece finta di non averlo sentito –E con quel ragazzo negato per la danza che veniva qualche mese fa, vero?-

         -Non sono affari tuoi!-

         -Allora è un si- rise Sebastian -cercate solo di non farvi beccare, non ho la minima voglia di gestire questo posto da solo!- Fabrice, anche se rosso come un peperone, gli sorrise. Era bello sapere che il proprio migliore amico accettava anche il fatto che lui stesse con un uomo.


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            Note varie e sparse

  • La storia partecipa alla Challenge "Dal nome alla storia (Only Slash)" di NonnaPapera! su EFP
  • Il nome selezionato per la storia è Mario che significa "forte, virile" ed è usato come presa in giro perchè Mario si ritrova a fare la parte della donna mentre danza
  • Il nome Mario l'avrei voluto anglicizzare ma visto che Marius faceva schifo ho deciso di tenerlo italiano
  • Fabrice mi piaceva come nome, suonava bene. Il significato non ci centra niente con la storia perchè sarebbe "lavoratore, fabbro, artigiano" però mi piaceva quindi ho scelto quello
  • Fabrice non lo volevo assolutamente francese perchè di belloni francesi a St Louis ne passano un po' troppi
  • Sebastian è un nome altrettanto casuale e significa "illustre"
  • La baldosa, se ve lo foste chiesti, è una figura del tango in 4 tempi in cui l'uomo fa un passo indietro, uno di lato, uno avanti, uno di lato e poi rimane sul posto per un tempo, il tutto a formare una specie di quadrato
  • La storia è ambientata a Saint Louis principalmente perchè stò rileggendo i libri di Anita Blake, e in secondo luogo perchè per me è la città della musica e della danza, anche se Jazz. Peso che se dovessi andare in America andrei a visitare St Louis per prima
  • L'anno non l'ho deciso ma è circa all'inizio del '900
  • L'ultima battuata di Sebastian si riferisce al fatto che non era LEGALE per due uomini stare insieme in quel periodo e se si veniva beccati si poteva scontare anche il resto della vita in carcere
  • "Nel tango, ci si conosce attraverso l'abbraccio" è una citazione di Miguel Angel Zotto (la A sarebbe accentata)
  • Ancora una volta il banner è mio e non ci centra una cippa con la storia però mi piaceva l'immagine XD
  • La storia è nata anche da una doujinshi yaoi sul tango e soprattutto da un documentario su Rai5 in cui si parlava, appunto, del tango
Fatemi felice e commentate, grazie =)
Bye!!!
   
 
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