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Autore: Saradream    24/01/2006    1 recensioni
Una serie di momenti nella vita di Alessandro ed Efestione, a volte sereni e felici, a volte difficili e dolorosi, tormentati da dubbi e paure. Ma l'amore, forse, è più forte del destino... Ogni capitolo può essere considerato una storia a sè. E'la mia prima fic, recensite, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                     HO BISOGNO DI TE

 

Alessandro era fuori di sé: i capelli scarmigliati, il respiro irregolare, ancora ricoperto di sangue e polvere, si era precipitato verso la tenda adibita come infermeria, improvvisata per curare i numerosi feriti di quel tremendo attacco a sorpresa tra le montagne.

 

“Fatemi passare” Urlava con tutto il fiato che aveva in gola.

“Fatemi passare ho detto, lasciatemi andare, lasciatemi” sbraitò come impazzito a Tolomeo e Cassandro che cercavano, con fatica, di trattenerlo.

 

“Alessandro, calmati, calmati, per tutti gli dei, anche tu sei ferito e stanco, ora non è il caso di entrare, staranno cercando di fermare l’emorragia non puoi fare niente…” Cassandro tentava di farlo ragionare, ma ormai il re non ascoltava più nessuno.

 

Nella sua mente vedeva in continuazione le immagini della battaglia: i briganti che li coglievano alla sprovvista, le spade sguainate, la risposta feroce, lo scontro duro e il sapore della vittoria vicina e poi… a terra… Efestione, tremante e grondante di sangue, con una freccia conficcata nella spalla.

 

Non gli sembrava nemmeno reale, il tempo, come se si fosse fermato.

Come in un incubo ricordava solo di aver visto Clito uccidere con furia cieca chiunque si avvicinasse al corpo del generale per poi prenderlo fra le braccia e sussurrargli qualche parola di incoraggiamento stringendolo forte, per non fargli perdere conoscenza.

 

I loro sguardi si erano incrociati…la stessa disperazione e la stessa paura, ma Alessandro non poteva abbandonare il campo, per quanto stesse odiando il suo dovere di re in quel momento, poteva solo potare a termine la battaglia il più presto possibile, e lo sapeva.

Con un cenno del capo fece capire a Clito che doveva portarlo in salvo subito e il generale lo sollevò come se non avesse peso e corse verso il campo.

 

Il resto era solo una grande nube fatta di nemici uccisi senza pietà e pensieri incoerenti, voleva solo andare da lui.

 

 

Riuscì con uno scatto a liberarsi dalla presa dei suoi amici e si precipitò verso l’entrata della grande tenda ma in quel momento ne uscì Clito, sfinito  e sporco.

Alessandro si pietrificò angosciato.

 

Si fissarono nuovamente.

 

 

“Sembra che se la caverà…la ferita era profonda ma non ha colpito organi vitali, ha perso molto sangue però.”.

 

Il  cuore del re riprese a battere e  la sua mente si fece un po’più lucida, non sapeva cosa fare, razionalmente sapeva che  Clito aveva ogni diritto di stargli vicino, ma la razionalità non serviva a molto in quelle condizioni, ed il suo unico desiderio era potersi prendere cura di lui come avrebbe fatto un tempo.

 

“Puoi andare da lui, se è questo che vuoi, basta che lo lasci riposare” fu Clito stesso a toglierlo dall’imbarazzo e come se avesse letto la sorpresa nella mente del re a quelle parole, gli sussurrò con un sorriso triste mentre entravano insieme nella tenda “chiamava il tuo nome nel delirio, era te che cercava...”. .

 

 

 

 

 

 

Efestione riposava nel letto del re, il quale aveva ordinato che venisse portato nella sua tenda non appena fosse stato in grado di essere trasferito.

Era pallido ma il respiro era regolare e la ferita non si era infettata.

Questo non aveva placato la dolorosa sensazione di panico e dolore di  Alessandro, che immerso nei suoi pensieri, accarezzava il volto del ragazzo con un’espressione colma di rimpianto e di dolcezza.

 

Le cose non erano migliorate tra loro da quella mattina a Babilonia, in un modo o  nell’altro finivano sempre per fraintendersi, non riuscivano a comunicare, avevano affrontato ancora la questione ed era certo che mai avrebbe dimenticato, in tutta la sua vita, le parole che  Efestione gli aveva rivolto.

 

“Hai messo così tante miglia tra te ed il tuo passato che a volte ho l’impressione di non essere altro che un suo riflesso.

Sembra che tu faccia di tutto per dimenticare da dove vieni e per allontanare chi può ricordartelo, hai costruito la tua nuova vita qui, ed è chiaro che non è di me che hai bisogno…ora.

Non è me che vuoi con te la notte… non sono i miei consigli che ascolti…”

 

Come poteva spiegare al suo amore che non era così, che l’euforia della vittoria, della novità, l’illusione del potere e lo splendore della gloria forse lo avevano allontanato da lui all’inizio, ma ora, nonostante volesse farlo con tutto se stesso, non sapeva come tornare indietro.

 

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Talvolta si scambiavano segni di intesa: sguardi penetranti, strette di mano, ma il generale dagli occhi blu approfondiva l’amicizia con  Clito mentre il re non dava a mostrare a tutti altri quanto quella separazione lo lacerasse.

Era geloso di Clito, ma sapeva che poteva rendere Efestione  felice e questo pensiero lo terrorizzava ma gli impediva anche di cercare di separarli.

Era come se ognuno pensasse che l’altro sarebbe meglio percorrendo altre strade, in realtà soffrivano entrambi. 

 

Poi lasciarono Babilonia per trovare Dario.

 La marcia, le battaglie, le strategie da preparare e i concili tra i generali non concedevano molto tempo per pensare, per riappacificarsi, i rapporti erano diventati ancora più difficili,  erano sempre più inibiti da quel muro che, silenzioso, si era eretto tra loro.

 

 Nonostante i problemi e le incomprensioni, Efestione lo aveva sempre sostenuto, anche quando i generali erano tutti contro di lui, al re bastava alzare lo sguardo per incontrare quegli enormi occhi brillanti e sapere che era dalla sua parte, che lo avrebbe difeso a qualunque costo, sempre e che non lo avrebbe abbandonato mai davvero.

 

 E ora, mentre guardava quel volto pallido e la benda impregnata di sangue, Alessandro si malediceva per non aver detto ad Efestione tutto quello che voleva dirgli, per non essere stato capace di distruggere  quel muro, per aver reso tutto più complicato di quanto fosse un tempo, per non averlo stretto tra le braccia prima delle battaglie che avevano affrontato… perchè quella mattina… avrebbe potuto perderlo per sempre senza che sapesse quanto era amato.

 

 

 

 

Si alzò dalla sedia su cui era sprofondato e senza far rumore uscì dalla stanza, baciando teneramente il ferito sulla tempia.

Si immerse nell’aria fredda della sera, lasciando a Clito il compito di vegliare su di lui, ma solo per il tempo necessario a chiarirsi le idee.

 

 

“Una battaglia interessante quella di ieri, dico bene?” Mormorò una voce flebile accanto a lui.

Alessandro, che dormiva profondamente sulla sedia accanto al letto, trasalì e si guardò attorno spaesato prima di incrociare gli occhi stanchi ma bellissimi del suo generale.

 

“Ah…Efestione, io… ti sei svegliato” gli sorrise “…io ero solo passato a controllare come stavi e…” si alzò dalla sedia.

“Clito  mi ha detto che hai passato la notte qui” era sveglio da un po’.

 

Alessandro restò in silenzio.

 

“Si, si… infatti… ero molto preoccupato…sono felice che tu stia meglio”disse frettolosamente.

 

Lo sguardo di Efestione si intristì, ma non disse nulla.

 

“credo che tu ora voglia stare con ... io… devo andare, sai dobbiamo prendere provvedimenti seri per quanto è accaduto e far fronte alle perdite e …”stava per andarsene.

 

Alessandro si morse il labbro inferiore, stava scappando di nuovo, non riusciva ad affrontare la situazione e si maledisse per non trovare in sé tutto il coraggio di cui si era armato mentre il suo amore dormiva.

 

 

“Io non voglio stare con Clito… io voglio stare con  te”disse Efestione semplicemente, come fosse la cosa più naturale del mondo.

Alessandro lo fissò stupito e felice.

 

Era sempre stato così: il suo Efestione, onesto e leale, non aveva paura di ammettere i suoi sentimenti, ne parlava con una naturalezza che lo  sconcertava talvolta.

Non avrebbe mai trovato la stessa forza interiore ma in quel momento gli fu grato per aver fatto quello che lui non riusciva  a fare.

 

Si sedette sul letto e strinse forte le mani del compagno tra le sue.

Non sapeva da dove cominciare tante erano le cose da dire.

 

Ancora una volta fu l’altro a rompere la tensione, sollevandosi a fatica e appoggiando teneramente le labbra su quelle del re...

 

Quel lieve contatto, che era mancato ad entrambi come manca il sole in inverno, fu sufficiente a far capire loro che le cose potevano ancora aggiustarsi.

 

Alessandro lo aiutò a risistemarsi tra i numerosi cuscini, era ancora molto debole.

 

“ Mi leggeresti l’Iliade Alessandro?”chiese piano Efestione “come quando eravamo bambini e uno di noi si ammalava, ti ricordi?”

 

“si, certo che mi ricordo…” sussurrò, i suoi occhi si illuminarono e il viso si addolcì, si stese accanto a lui, stringendolo senza fargli male.

 

Cominciò parlare, non aveva bisogno di leggere, ormai conosceva a memoria tutti i canti di Patroclo e Achille.

 

Poi, vedendo che gli occhi del suo amore erano chiusi, si interruppe.

 

“Non sto dormendo”mormorò “sto pensando”.

 

“A cosa, se posso saperlo?”

 

Aprì gli occhi e stette in silenzio per qualche istante, come per decidere se confidarsi con lui.

 

“I miti non sono reali, Alessandro, non esistono davvero… sono come i sogni, tutta una vita a inseguirli e poi in un attimo la realtà li distrugge, ti guardi attorno e non  hai più nulla”il suo tono era dolcemente triste.

“Achille e Patroclo sono il mito, il sogno, la leggenda, non siamo noi… siamo grandi per credere a tutto questo.

La realtà ha già cominciato a sgretolare le nostre illusioni…dobbiamo andare avanti?Dobbiamo continuare a crederci?”

 

Alessandro lo accarezzò incatenato al suo sguardo.

   

“I tuoi timori sono giustificati, amore mio, ma il tuo punto di vista è sbagliato…”

 

“Credo di non capire”

 

Il re prese un profondo respiro prima di parlare ed estrarre dal suo cuore i sentimenti più profondi ed intensi, che non potevano più essere nascosti al suo amato.

 

“Ho avuto tanta paura oggi…”disse senza un vero motivo, solo perché Efestione lo sapesse.

“In tutto questo tempo separati ho capito così tante cose…non è la realtà che uccide i sogni…  sono i sogni che uccidono la realtà…”

 

Efestione sorrise confuso a quelle parole ma l’altro continuò.

 

“per inseguire i miei sogni, le mie illusioni di gloria, ho rischiato di perdere te…tu non sei il sogno Efestione … sei la mia realtà” sussurrò sulle sue labbra.

 

“Non c’è niente nella mia vita che sia più vero di te: la tua voce, i tuoi sguardi, i tuoi consigli mi riscaldano il cuore e mi indicano a strada se mi perdo.

Sei così diverso da tutti quelli che mi circondano, sei l’unico ad amarmi così come sono, l’unico a conoscere le mie debolezze e a non giudicarmi mai.

Il mondo che sto costruendo è solo un’illusione, solo un estremo confine della mia folle brama di eternità, senza di te…

Quando ho aperto gli occhi, mi sono accorto di averti ferito e allontanato e ho capito che non ha senso ottenere il sogno se il prezzo da pagare è perdere la realtà, l’unico barlume di vera felicità nella mia vita… tu sei la mia roccia e la mia ragione…io bisogno di te”

 

“Alessandro…”lo aveva ascoltato con gli occhi colmi di lacrime, senza dire una parola.

 

“Possiamo provare ancora  una volta?

Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo per noi e non voglio rischiare di morire o di perdere te,  senza averti baciato prima, senza averti detto che ti amo talmente tante volte da risultare noioso”disse il re con ardore.

 

L’altro rispose con un baciò lungo, poi disse con uno  sguardo bruciante:

“Tutte le volte che vuoi Alessandro, non mi perderai mai… per quanto a volte sia doloroso starti accanto e accettare un destino più grande di noi, è molto più doloroso starti lontano.”.

 

“Io  non voglio farti soffrire”

 

“Lo so, amore, lo so, ma è inevitabile e ci saranno altri momenti di crisi, è nella natura della nostra vita e della nostra relazione, lo hai detto tu stesso una volta”

Alessandro annuì ma poi disse:

“Qualunque cosa accada, non permetterò mai più che le cose tra noi arrivino a questo  punto”

Appoggiò il capo all’altezza del cuore di Efestione“Ti  amo”

“Ti amo anche io”

Passarono i seguenti minuti così, senza parlare, solo qualche lenta carezza, godendo di quel semplice contatto fisico e di quell’intesa ritrovata.

 

 

 

 

Trascorsero i giorni e lentamente Efestione cominciò a riprendersi.

Alessandro lo assisteva con una dedizione che aveva scatenato più volte l’irritazione del ferito, ma i due erano davvero sereni e felici, sembravano essere tornati quelli di un tempo, anche se non avevano fatto chiarezza proprio su tutto quello che era accaduto tra loro.

 

Bagoa era rimasto al servizio del sovrano sia perché Efestione aveva voluto così, sapendo che il re gli era affezionato. sia perché Alessandro aveva capito il suo errore e non avrebbe più rischiato di compromettere la relazione più importante della sua vita per uno schiavo.

 

Ma la situazione di Efestione era diversa, sebbene gli avesse assicurato di amare solo lui, sapeva bene che una piccola parte del suo cuore era legata a Clito, forse non era proprio amore, ma non era nemmeno amicizia, e il pensiero di quello che c’era stato tra loro lo tormentava.

 

 

“Perché non mi chiedi quello che aspetti di chiedermi da giorni?”sbottò con noncuranza Clito, mentre si erano ritrovati soli, nei pressi dell’accampamento.

“Non c’è nulla che io voglia sapere”mentì Alessandro.

“Si, invece, ma la verità ti fa paura, così te lo dirò io”

“Siamo stati a letto insieme, se era questa la tua curiosità, ma non è stata un esperienza memorabile”

Il re sentì il suo cuore ferito da un pugnale invisibile ma non disse nulla, lui era stato a letto con Bagoa, non ne aveva il diritto.

“Ha pianto tutto il tempo quella notte, io mi sono sentito un verme e non ho più provato nemmeno a baciarlo da allora, ma lo amo e questo tu lo sai, gli sono stato vicino in modi diversi e voglio continuare a farlo”

“Lui ama me” disse più per convincere se stesso Alessandro, senza fissarlo negli occhi.

 

“Si e  finché tu  ti dimostrerai degno del suo amore, lui sarà sempre più felice con te…ma non deluderlo e non deludere me, perché se solo volessi saprei come portartelo via.”mormorò con un mezzo sorriso.

 

 

Alessandro tornò da Efestione dopo quella conversazione, parlarono ancora e si baciarono appassionatamente per trovare rassicurazioni, il ragazzo era non era nelle condizioni di fare altro, ma uscirono per guardare il cielo stellato sopra di loro e si sentirono come in quelle notti passate nel tempio, abbracciati a parlare del loro futuro.

Il futuro era arrivato, e forse si era rivelato diverso da quello che si aspettavano, alcuni sogni si erano avverati, altri necessitavano ancora di tempo, alcune delle loro paure erano diventate realtà, e le difficoltà non si erano fatte attendere, ma avevano trovato la forza di mantenere la promessa e si erano ritrovati, ancora una volta insieme.

 

 

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