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Autore: Saradream    19/01/2006    2 recensioni
Una serie di momenti nella vita di Alessandro ed Efestione, a volte sereni e felici, a volte difficili e dolorosi, tormentati da dubbi e paure. Ma l'amore, forse, è più forte del destino... Ogni capitolo può essere considerato una storia a sè. E'la mia prima fic, recensite, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                     Confusione

 

Il palazzo reale era un tripudio di musica e colori: come ogni sera dopo la presa di Babilonia le feste erano animate da danzatrici, da poeti, da cantori, dal vino e dai fumi della passione che non risparmiavano nessuno tra i presenti.

 

Il re sedeva sul trono avvinghiato al suo eunuco, ormai privo della lucidità necessaria per pensare alla sua posizione e alla sua dignità, aveva messo da parte qualunque inibizione per godere appieno delle gioie della vittoria.

 

Del resto sembravano tutti fare lo stesso, o almeno quasi tutti, dal momento che Efestione aveva abbandonato il banchetto prima ancora che diventasse, inevitabilmente, un’estensione della camera da letto dei generali e dei loro amanti.

 

Non era uno spettacolo che avrebbe gradito vedere.

 

Appoggiato alla fredda parete fissava al di fuori di una grande finestra, accanto a lui…

 

Sorrise lievemente, anche lui aveva decisamente ecceduto nel bere e ora non poteva evitare di sentirsi leggero, nonostante il peso che gli opprimeva l’anima.

 

Non pensarci sarebbe stata la cosa migliore da fare: era nella giusta condizione mentale per andare nelle sue stanze e non pensare più, dimenticare e dormire… sapeva che la mattina dopo sarebbe tornato da lui.

Durante la riunione con generali lo avrebbe trattato come se niente fosse, per poi trattenerlo con una scusa banale e riservandogli sguardi dispiaciuti e colpevoli si sarebbe scusato, gli avrebbe assicurato che era tutta colpa del vino, che lo amava più di chiunque altro…

 

“E ricomincerà tutto dall’inizio” mormorò senza accorgersi.   

 

 “Una sbronza triste amico mio?” Domandò Clito avvicinandosi a lui da dietro e posandogli un braccio sulla spalla.

 

Efestione che non si era accorto del suo arrivo, voltò la testa lentamente e lo guardò come se non lo vedesse davvero, poi sorrise nuovamente.

 

Voleva bene a Clito, aveva l’impressione che fosse l’unico in tutto l’esercito, che non aspettasse ferocemente un suo errore, una sua debolezza, una sua umiliazione, come era accaduto quella sera, quando il re aveva presentato ufficialmente il suo bellissimo eunuco e tutti sembravano immensamente divertiti dall’inevitabile dolore che si era dipinto sul volto del generale.

Non si era mai lamentato dell’ostilità che lo circondava, del resto era consapevole di essere potente e sapeva che era normale che la sua relazione con il re gli comportasse odi e gelosie smisurate.

 

Semplicemente ogni tanto si sentiva solo.

 

 

“No, non proprio, ma cominciavo a sentirmi a disagio là dentro”

 

Clito annuì, non sapendo bene come comportarsi.

 

“Sì effettivamente, le orge potrebbero organizzarle privatamente”esclamò tentando di rompere quell’atmosfera pesante.

 

“Uhm…ma da che pulpito…sono io che dovrei essere sorpreso di vederti qui, invece che in qualche antro oscuro con una bella schiava o con qualche ragazzino persiano!” pronunciò con amara ironia quest’ultima parte.

 

Clito, fingendo di non essersene accorto, rise e mormorò nel suo orecchio:

 

“Sono lieto che tu mi creda un abilissimo seduttore, ma sai, se potessi avere il tuo cuore saprei esserti fedele per tutta la vita”

 

 Efestione sospirò reclinando il capo.

 

“Sono ubriaco Clito, è vero, ma non abbastanza da venire a letto con te…credo che sia meglio che tu continui a sperimentare tutte le forme di infedeltà che conosci”

 

Lo sguardo dell’amico però si fece duro e con uno scatto si mise di fronte a lui sollevandogli il mento con le dita e fissandolo intensamente.

 

“Non prenderti gioco di me, bel generale, ti ho confessato già una volta i miei sentimenti, non ho intenzione di ripetermi e non ti chiederò se hai cambiato parere, ma pretendo rispetto” scandì con voce bassa e roca.

Le sue labbra erano pericolosamente vicine a quelle di Efestione, che tuttavia non fece nulla per allontanarlo.

 

“Ti rispetto più di quello che pensi” sussurrò sulle labbra di lui.

Clito si chinò e lo baciò, le loro lingue si incontrarono piano, prima di approfondire

   Quel contatto che per qualche interminabile istante li coinvolse con intensità e passione.

 

Quando si staccarono Efestione si abbandonò sulla sua spalla e gemette con gli occhi chiusi.

 

“Temo che in realtà la tua sbronza sarebbe più che sufficiente per portarti nel mio letto”

 

“ Allora… fallo…

… non m’importa di quello che accadrà domani mattina…voglio solo ricordami com’è fare l’amore con qualcuno che mi ama…”

La sua voce era debole e lontana e fece intristire Clito.

 

“Alessandro ti ama, e anche tu lo ami… e io amo te” Sorrise “ ed è per tutte queste tre ragioni messe insieme che mi limiterò a portarti in camera tua e metterti a letto”

 

“Lui non sarebbe geloso, credo non gli importi”

 

“ Forse dici così perché non hai assistito alla nostra conversazione di qualche giorno fa, quando mi disse chiaramente che tu gli appartieni e che lui appartiene a te e che non dovevo più tentare di intromettermi tra voi”

 

“Ha detto così?” chiese rasserenato

 

“Si, anche se il tono era molto meno cortese”

Efestione sospirò e Clito serrò le braccia attorno al suo fianco sorreggendolo e accompagnandolo nei suoi appartamenti.

 

 

 

Si era addormentato subito, pensò il generale, ed era così bello con quei lunghi capelli sparsi ovunque sulle lenzuola che avrebbe passato tutta la notte seduto su quella sedia a guardarlo dormire se solo non avesse saputo fin troppo bene che la mattina dopo non avrebbe avuto alcun diritto di trovarsi lì.

Efestione si sarebbe scusato, come ogni volta che il loro rapporto superava labilmente il confine dell’amicizia e sarebbe tornato da Alessandro.

Non era il ragazzo a cercarlo, ne era consapevole, lui approfittava semplicemente delle situazioni difficili, e di questo si vergognava, ma non riusciva a farne a meno e così doveva accontentarsi di quel poco che riusciva ad ottenere.

 

Era arrivata l’alba e Clito si era accorto di averlo davvero guardato dormire per tutto il tempo.

 

“Hai passato la notte con lui?” chiese la voce alle sue spalle.

Clito si voltò di scatto e fissò Alessandro, sulla soglia, che sembrava agitato ed inquieto ma il generale era tranquillo.

 

“Se lo avessi fatto?” Chiese con tono di sfida.

 

Alessandro si passò una mano tra i capelli e prese un profondo respiro, cercando di restare calmo.

 

“Immagino che ne avresti avuto il diritto, stanotte”

 

“Si, in effetti, si, e ci sono andato vicino, eppure credo di aver pensato che il vostro amore meritasse un’opportunità in più.”.

 

Il re non rispose e si avvicinò al suo amato accarezzandogli i capelli.

“Ti ringrazio” mormorò con voce tremante.

Era sincero, nonostante il dolore e la gelosia, si rendeva conto di essersi meritato la punizione.

 

“Io lo amo, so che tu pensi che io sia capace solo di provocargli dolore e… forse è vero, ma io lo amo”continuò.

 

Clito si alzò “Lo so” disse solo, poi uscì e si allontanò, incerto se augurarsi la felicità di Alessandro ed Efestione o la sua.

 

 

 

Efestione si svegliò qualche tempo dopo, il re era al suo fianco e gli sorrideva in modo strano ma lui non  ricambiò il sorriso e si mise a sedere tra le coperte.

 

“Buongiorno”mormorò Alessandro.

 

L’altro distolse lo sguardo e fissò un punto imprecisato della stanza.

 

“Mi stupisci sai… ultimamente le scuse le riservi alla tarda mattinata”sorrise amaramente “O forse non sei qui per scusarti, ma per affidarmi qualche altra missione il più lontano possibile da te.”
Alessandro deglutì e capì che questa volta era una cosa seria.

 

“Ascolta…” Provò, ma Efestione si  volto di scatto per guardarlo negli occhi con un’espressione di determinato dolore.

 

“No, sono stanco Alessandro, non ti ascolterò questa volta, in qualche modo riesci sempre a farmi credere che vada tutto bene, che non sia cambiato niente e se mi stringi o se mi baci me ne convinco anche io, ma tu non appena ti allontani io…non ti riconosco più ed è tutto così diverso ora…”

 

Il cuore del re mancò un battito e il suo respiro si fece affannoso.

 

“Efestione, lo sai io…non so che cosa mi sia preso ma tu…”

 

“Ti prego Alessandro, ti prego di non ricordarmi ancora cosa sono io per te, le tue parole, forse, mi feriscono più dei fatti…hai riso di me Alessandro, hai riso della nostra relazione davanti a tutti…a tutti loro… sono stato lontano da te per due mesi, circondato da odio e disprezzo, completamente isolato e … e quando torno scopro che il nostro amore era eterno ed era forte, certo, ma non abbastanza da impedirti di sostituirmi con uno schiavo persiano… e da vantartene davanti ai miei occhi.”.

 

Ormai il volto del giovane era rigato di lacrime e scostò bruscamente le mani del suo re che volevano asciugarle.

 

“Sono io che prego te amore,  non ho scuse per quello che ho fatto e anche se voglio che tu sappia che non amo Bagoa, non cercherò di giustificarmi… ma se solo potessi rimediare…qualunque cosa, farei qualunque cosa.”.

 

Catturò il volto dell’amato fra le sue mani cercando di placare il terrore che lo divorava e la sensazione che tutto stesse scivolando via dalle sue mani troppo in fretta senza che potesse impedirlo, prima di riprendere.

 

 “Forse è arrivato uno di quei momenti difficili che temevamo tanto e hai ragione: le parole non risolvono nulla, però… affrontiamolo insieme… avevo promesso che avrei fatto di tutto per ritrovarti… lascia che sia così!”

 

 

 

“Alessandro, forse sarebbe meglio per entrambi se…” mormorò il bel generale mordendosi il labbro inferiore, evitando accuratamente di alzare lo sguardo.

 

“SE…COSA?” la voce del re era una maschera di angoscia e rabbia ora.

 

 

 “Sono così confuso che non lo so nemmeno io!

Ma il nostro amore, che eri tanto convinto fosse un’unione divina e inscindibile, non mi è mai sembrato tanto umano e… fragile” mormorò in un soffio.

 

Alessandro lo osservò in silenzio, le mani tremanti, rendendosi conto solo allora di quanto avesse ragione, poi lo abbracciò con impeto.

 

“No, no, no, non ti lascerò andare, mai, mai Efestione, non potrei…io non potrei sopportarlo”

Aveva quasi urlato.

 “Supereremo tutto questo, non sarà facile ma troveremo il modo…” stava  chiedendo disperatamente conferma di qualcosa che in realtà non sapeva con certezza nemmeno lui, ma non avrebbe lasciato nulla di intentato.

 

Efestione rimase in silenzio per qualche lungo istante.

 

 La sua mente e il suo cuore erano un turbine caotico di sentimenti e pensieri contrastanti: rabbia, delusione, solitudine, paura, voglia di essere amato, Clito e quel bacio, Bagoa e l’umiliazione della notte passata, il desiderio di dimenticare tutto e quello di ricordare ogni cosa, lo sguardo supplicante di Alessandro, le sue parole, la voglia di baciarlo e perdonarlo.

 

 

“Io...non lo so Alessandro …davvero non lo so” sospirò infine, appoggiando la fronte su quella dell’uomo che nonostante tutto continuava ad amare più di ogni altra cosa.
  
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