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Autore: OpunziaEspinosa    28/03/2011    8 recensioni
Alzo lo sguardo e, fermo sulla porta che non chiudo mai, un ragazzo in sneakers, jeans strappati, maglietta bianca con scollo a V, zainetto nero appoggiato ad una spalla, mi osserva incuriosito.
Dio sia lodato... Questo deve essere il mio assistente.
“Tu devi essere Edward.” Sentenzio alzandomi e precipitandomi allo schedario dove conservo la copia madre della dispensa.
“Sì… sono… Edward…” Mi risponde confuso.
“Avresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa!” Lo rimprovero mentre recupero i documenti che mi servono.
“Chiedo scusa?”
Porca miseria, ma chi mi hanno mandato? Un deficiente?
È il suo primo giorno, è in ritardo, quasi non si è presentato, ed invece di scusarsi, chiedermi se ho bisogno di qualcosa, darsi da fare insomma, se ne sta lì, impalato sulla porta con lo sguardo da ebete.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sarà breve... solo qualche capitolo,  credo... Buona lettura :D
OpunziaEspinosa


Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale. I personaggi sono proprietà di S.Meyer e non vengono utilizzati a scopi lucrativi. La riproduzione anche solo parziale di questa ff non è autorizzata.

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CAPITOLO 1 - Ammutinamento

“No! No, no, no! Andiamo, non puoi farmi questo! Ti prego… Cazzo, cazzo!” Impreco esasperata sbattendo con violenza il mouse sulla scrivania e pigiando tasti a caso nel vano tentativo di recuperare ciò che sono certa di avere irrimediabilmente perso.
Sono le 8:30, tra meno di un’ora ho una riunione importantissima con i pezzi grossi per la presentazione della nuova campagna pubblicitaria della DàDìDò Running Shoes, e il mio PC ha deciso di ammutinarsi una volta per tutte. Già da qualche giorno lanciava segni di scontento. Ho chiesto al nostro EDP Manager di dare un’occhiata a questa dannata bestia la settimana scorsa, e lui mi ha forse dato retta? Oh, no! Certo che no!
Maledetto!
Come se non bastasse la mia auto ha deciso di lasciarmi a piedi proprio stamattina. Non so cosa le sia preso. Stavo guidando a velocità quasi folle lungo la 112, e improvvisamente si sono accese una serie di spie a caso sul cruscotto; l’auto ha singhiozzato per un po’, giusto il tempo necessario a consentirmi di rallentare e accostare, e poi s’è spenta per non ripartire più. Ero in ritardo mostruoso, così l’ho mollata sul ciglio della strada e ho chiamato un taxi. Ma incazzata, trafelata e in preda all’ansia per  la presentazione, ho pensato bene di dimenticare la valigetta con le dispense che avevo preparato sul sedile posteriore. Per fortuna ho conservato la copia madre in ufficio e posso fare delle fotocopie, ma resta il fatto che la presentazione in Power Point è andata. Partita. Per sempre. Ovviamente ho creato un'altra copia, che ho salvato su una pendrive. Pendrive che ho astutamente e saggiamente deciso di conservare al sicuro. Dove? Nella mia valigetta.
Vaffanculo!
Le 8:35. Ho perso la mia presentazione e devo ancora fare dieci copie della dispensa. Se solo si facesse vivo il nuovo stagista... Un paio di giorni fa mi hanno comunicato che, finalmente, mi sarebbe stato assegnato un assistente. Un tal Edward Nonsocosa. Oggi è il suo primo giorno ed è già in ritardo di cinque minuti. Se si degnasse di portare qui il suo bel culetto,  potrei affidare a lui l’incarico di fotocopiare la dispensa e sistemare i fogli in una serie di cartelline, mentre io potrei andare a cercare Eric, l’EDP Manager. Anche se forse dovrei definirlo l’Uomo Invisibile. Sto chiamando il suo interno da un quarto d’ora ma niente. Molto probabilmente è giù al bar a bersi un caffè. Idiota.
“È permesso?” sento chiedere da una voce maschile, bella e suadente.
Alzo lo sguardo e, fermo sulla porta che non chiudo mai, un ragazzo in sneakers, jeans strappati, maglietta bianca con scollo a V, e zainetto nero appoggiato a una spalla, mi osserva incuriosito.
Dio sia lodato...  Questo deve essere il mio assistente.
“Tu devi essere Edward,” sentenzio, alzandomi e precipitandomi allo schedario dove conservo la copia madre della dispensa.
“Sì… sono… Edward…” mi risponde confuso.
“Avresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa!” lo rimprovero mentre recupero i documenti che mi servono.
“Chiedo scusa?”
Porca miseria, ma chi mi hanno mandato? Un deficiente?
È il suo primo giorno, è in ritardo, quasi non si è presentato, e invece di scusarsi, chiedermi se ho bisogno di qualcosa, darsi da fare insomma, se ne sta lì, impalato sulla porta con lo sguardo da ebete.
Beh, non proprio da ebete… Questo ragazzo ha gli occhi più belli che io abbia mai visto! Due smeraldi meravigliosi. Per non parlare del suo viso. Santo cielo, credo di non aver mai incontrato un ragazzo con un viso così bello! Un po’ pallido forse, ma la sua carnagione si sposa alla perfezione con quella massa di capelli corti e spettinati di un’intrigante tonalità bronzo. Ovviamente un tipo tanto affascinante non poteva non avere un fisico altrettanto notevole. È decisamente alto  -  sfiora l’uno e novanta, ne sono certa - ed è piuttosto muscoloso, senza essere massiccio. Lo definirei slanciato.
Porca miseria,  questo tipo è uno schianto assoluto!
In un altro luogo, in un altro momento – forse in un'altra vita – non avrei mancato di flirtare un po’ con lui. Ma Edward è il mio assistente, e non sta bene flirtare con il proprio sottoposto. Inoltre sono in ritardo e ho perso la mia presentazione in Power Point.
Decido di soprassedere e di affidargli subito la missione fotocopie. Non è un incarico difficile. Dovrebbe farcela. Anche se è un deficiente.
“Mi servono dieci copie di ogni pagina. A colori. E poi dovresti sistemarle in queste cartelline rosse,” gli ordino, avvicinandomi e porgendogli la dispensa.
“Chiedo scusa?”
Oh, Signore! Bello, taaaanto bello. Davvero. Ma pure tanto stupido! Il più classico dei cliché.
“Fotocopie. A colori. Dieci. Ogni pagina.” Scandisco bene ogni singola parola perché voglio essere sicura che questa volta capisca.
“Senta, deve esserci un errore…” Mi sorride timido.
Wow… bel sorriso… ciò non toglie che sia un ritardato.
“Ti chiami Edward?” gli chiedo spazientita.
“Sì…” balbetta lui, confuso.
“Allora non c’è nessun errore. Su, va, mi stai facendo perdere tempo prezioso. Ho una riunione alle 9:15, il mio PC s’è ammutinato, ho perso la presentazione e queste fotocopie sono l’unica cosa che mi rimane. Ti prego, dammi una mano, le presentazioni ufficiali a dopo!” Gli piazzo in mano la dispensa e  le cartelline e lo spingo fuori dall’ufficio. “La fotocopiatrice è nello stanzino in fondo al corridoio. Lo vedi? Laggiù, c’è scritto fotocopiatrice sulla targhetta montata sulla porta.”
Andiamo, è semplice!
Edward fa qualche passo incerto lungo il corridoio e poi si volta.
“Coraggio!” lo esorto. Quindi  lui si gira di nuovo e continua a camminare.
Alleluia, ha capito… Mmmm, però… non male il sedere.
Vorrei tanto godermi lo spettacolo di quelle belle natiche, ma il dovere mi chiama, così mi precipito all’ascensore per recuperare Eric.
Se gli metto le mani addosso giuro che lo ammazzo! È colpa sua se mi trovo in questo guaio! Glielo avevo detto che il mio PC aveva bisogno di un check-up!
Cinque minuti dopo sono in caffetteria e mi guardo intorno disperata alla ricerca di Eric.
“Isabella!” Angela mi viene incontro in compagnia di un ragazzo piuttosto giovane, bassino e tarchiatello, con gli occhiali, i capelli neri e ricci, e il viso tempestato di brufoli.
“Angela, hai visto Eric?”
“Oggi Eric non c’è, è a casa con l’influenza.”
“Cosa?!”
Sono fottuta.
“Qualcosa non va?”
“Oddio, sì! Oggi non c’è nulla che vada per il verso giusto! Il mio PC è morto… ”
“Oh, mi dispiace… magari Edward, il tuo assistente, ti può aiutare...”
“Ne dubito…” Edward è un figo pazzesco e un ritardato di prima categoria, probabilmente non è neppure in grado di fare un paio di fotocopie.
“No, sono bravo con i computer…” interviene il ragazzo brufoloso.
“Cosa?” chiedo confusa.
“Edward, il tuo assistente, se la cava bene con i computer,” continua Angela, posando una mano sulla spalla del moccioso che mi osserva sorridente.
“Tu sei Edward?”
“Sì, in persona,” mi risponde fiero tendendomi la mano.
“Allora chi era l’Edward che si è presentato poco fa in ufficio?”
“Non saprei. Lui è Edward Smith, il tuo nuovo assistente.”
“Ho capito!” continuo spazientita. “Lui è il mio nuovo assistente. Ma c’era un altro Edward, poco fa… gli ho chiesto di fare delle fotocopie pensando fosse lui l’Edward che aspettavo… chi diavolo è?”
“Non saprei… com’era?”
“Alto, slanciato, occhi verdi, capelli color bronzo... Un po’ tonto, ma uno schianto assoluto!”
Angela riflette per un po’ e poi impallidisce.
“Oh, mio Dio…” esclama, portandosi una mano alla bocca. “Oh, mio Dio…” ripete sempre più sconvolta.
“Che c’è? Che c’è?” le chiedo preoccupata.
“Quello era Edward Masen!”
“Chi?!”
“Edward Masen! Il nipote del nostro CEO, Carlisle Cullen!”
Oh, cazzo…
“Ti prego, dimmi che mi stai prendendo in giro…”
No, non può essere vero. Ho appena ordinato al nipote dell’amministratore delegato della Cullen Inc. di farmi delle fotocopie. E l’ho trattato come un deficiente!
Sono licenziata.
“No, non ti prendo in giro! Il Signor Cullen lo presenterà ufficialmente al consiglio oggi. È lui che ha portato la  DàDìDò RunningShoes  alla Cullen Inc. Il proprietario della DàDìDò è il padre della sua fidanzata, Tanya Denali!”
Mi viene da vomitare…
Cazzo, cazzo, cazzo!
Devo tornare in ufficio, subito! Devo scusarmi… devo… Oddio, non so cosa devo fare! Credo di aver appena buttato nel cesso la mia carriera alla Cullen Inc. Ma non posso permettere che il nipote del Capo Supremo continui a fare delle fotocopie al posto mio!
L’ascensore non si decide ad arrivare, così sfilo le scarpe dal tacco vertiginoso che indosso oggi, e corro su per cinque piani di scale. Quando arrivo nel mio ufficio non riesco a respirare, il cuore mi sta per esplodere, e ogni boccata di ossigeno si trasforma in mille schegge che mi perforano i polmoni.
Non c’è traccia di Edward Masen, ma le dieci cartelline sono pronte al loro posto sulla mia scrivania, il PC ha ripreso vita, e la presentazione in Power Point è pronta ad essere avviata.
Appiccicato allo schermo del computer  c’è un post-it giallo con un messaggio scritto in bella grafia.
 
Fotocopie:fatte. Cartelline:fatte. PC:Sistemato. Presentazione: salvata. Ci vediamo alle 9:15 in sala riunioni! A dopo…  Edward.
 
Le 9:15. Sono le 9:03. Mi rimane meno di un quarto d’ora per andare in bagno e vomitare.


 
 
 
 
 
 
 

   
 
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