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Autore: JoAngel    28/03/2011    1 recensioni
Un patto fatto anni ed anni prima cambierà la vita della giovane Jo in un vero e proprio Inferno.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4

 

10 anni prima

 

Anche se erano passati 6 anni dall’accaduto, Rose non si era ancora ripresa del tutto. Ne aveva provate tutte per avere il suo piccolo Matt, ma senza alcun risultato reale.

“Mamma cosa fai?” le chiese un giorno Jo vedendola cercare con interesse nella libreria in salotto.

“Nulla tesoro, torna di là …” rispose lei velocemente.

“Io sono preoccupata per te mamma … Non ho più sette anni, mi dici cosa stai facendo?” continuò a chiedere con tono serio Jo cercando lo sguardo della madre.

Rose sospirò e si voltò a guardare la figlia. “Sto cercando un libro Jo.” rispose di nuovo ma con tono freddo.

La ragazzina chinò la testa alle parole della madre e tornò in camera, si sedette alla scrivania ed aprì il quaderno dei compiti. Prese la sua penna preferita, osservò il foglio tutto scritto, espressioni su espressioni. Sospirò e posò la penna su un lato del quadernetto, si alzò e andò alla finestra.

“Matt, che cos’ha mamma? Io non la capisco più ... Da quando te ne sei andato, lei è sempre triste ed io non so cosa fare … Darei di tutto per vederla di nuovo sorridere.” disse guardando il sole splendere in cielo.

La madre intanto continuava a cercare un libro. Trovato, lo prese e di corsa lo appoggiò sul tavolo della cucina, si mise gli occhiali da vista e lo aprì all’indice.

“Dov’è … a pagina … mmmh okei …” disse mentre leggeva, girò le pagine e si fermò trovato ciò che cercava. “Ecco … oggetti necessari … scatoletta: presa, foto di chi fa il rituale: presa …” continuò a dire prendendo vari oggetti, scritti sulla pagina del libro che stava leggendo. “Ho tutto l’occorrente … ora devo soltanto … perfetto.” disse infine sorridendo.

Jo intanto continuava a fissare il cielo, appoggiando la testa al vetro della finestra. “Papà è lontano, a casa non viene mai, è sempre fuori per lavoro, mi sento così sola senza te fratellino …”ammise la piccola tirando su con il naso e passandosi la mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime.

Rose prese la scatoletta, che riempì con i vari oggetti letti sulla pagina del libro, e si mise la giacca, guardò la porta della stanza di Jo e poi uscì di casa di corsa prendendo le chiavi dell’auto.

“Un incrocio … Si certo …” si disse mentre saliva in macchina e accendeva il motore. Guardò la cartina autostradale e la studiò per bene, poi trovò il luogo adatto e si allacciò la cintura.

La piccola sentì il rombo di un motore e vide la madre uscire dal garage con l'auto, si affacciò dalla finestra e guardò la macchina fare retro marcia con occhi sgranati. “Mamma ora dove vai?” si chiese lei vedendo l’auto sfrecciare verso la campagna.

Jo sospirò abbattuta e scese dal davanzale della finestra.

Rose, arrivata vicino ad un incrocio, si fermò di colpo e mise il freno a mano, scese dall’auto tenendo in mano la scatoletta e prese la pala nel baule. Si mise a scavare una piccola buca; finito di scavare, mise la scatoletta nel piccolo fosso fatto con la pala e sotterrò il tutto.

“Ciao.” udì da dietro le sue spalle, si voltò di colpo. “E’, è con te che devo parlare per fare il patto?” chiese lei deglutendo a vuoto.

L’uomo  annuì e la guardò intensamente. “Allora, dimmi cosa vuoi in cambio di cosa.” la informò lui.

Rose ci pensò un po’ e poi decise di parlare. “Rivoglio mio figlio, Matt … in cambio ti darò mia figlia, anima e corpo.”

“Anima e corpo? Sicura? Condannerai tua figlia ad essere un … beh è una tua decisione, quindi io non devo giudicare …” ammise l’uomo alzando le spalle. “Quindi va bene, patto fatto, tra dieci anni verrò a prendere tua figlia e quello stesso giorno riavrai il tuo adorato figlio.” disse poi avvicinandosi a Rose.

“Cosa, cosa vo … ” iniziò a dire lei prima che l’uomo la interruppe con un gesto della mano. “Prima però dovete darmi un bacio perché il patto sia firmato.” aggiunse lui.

Rose si avvicinò al viso dall’uomo e lo baciò. Poi indietreggiò subito e lo guardò senza dir nulla.

“Ci vediamo tra dieci anni, Rose.” disse prima di svanire.

 Lei rimase lì in piedi e guardò la terra un po’ smossa in mezzo all’incrocio. Sospirò profondamente e salì in auto, prendendo la pala appoggiata al palo della luce lì vicino. Accese il motore e mise la retro, fece manovra e ritornò sulla strada per tornare in città.

Jo sentì di nuovo il rumore delle gomme della macchina e alzò la testa dal libro che stava leggendo. Corse fino all’entrata e vide la mamma entrare dalla porta.

“Dove sei stata?” le domandò la bambina vedendola silenziosa mentre Rose chiudeva la porta e posava la giacca. Jo notò l’orlo dei jeans sporchi di terra bagnata e guardò la madre negli occhi. “Sei sporca di terra mamma, cos’hai fatto?” domandò ancora con sguardo serio.

Rose la guardò e respirò profondamente, si grattò la nuca non sapendo cosa dire e poi infine volle rispondere. “Nulla che ti interessi, p-piccola …” disse con tono sforzato andando in  cucina per preparare la cena.

Lei ci rimase male per la risposta e sospirò abbattuta avente sul viso una smorfia di pianto.

Rose iniziò a tagliare nervosa le verdure per lo stufato mentre guardava l’ora. Per distrazione di tagliò con il coletto e mise subito il dito sotto l’acqua.

Jo osservò i gesti della madre entrando in cucina e guardò le verdure un po’ sminuzzate. Andò in bagno e le prese un cerotto, ritornò in cucina e glielo porse. Rose si voltò e prese subito il cerotto, avvolse il dito con esso e chiuse il rubinetto del lavabo.

Almeno dimmi grazie … pensò la bambina guardando la madre essere indifferente al gesto della figlia.

Rose riprese a tagliare le verdure e la piccola tornò in camera sua sbattendo la porta. Si buttò sul letto piagnucolando. “Perché mi odia così tanto?!” si chiese mentre il suo viso affondava nel cuscino.

Dieci anni … pensò Rose mentre cucinava e preparava il tavolo per lei e la figlia.


Dopo cena, Jo spreparò tavola e andò in camera sua senza fiatare. Si mise il pigiama e cercò rifugio sotto le coperte. La madre, quando ebbe finito di lavare i piatti, la raggiunse in camera e la guardò dormire sospirando. “Cosa ho fatto …” si disse tirando su con il naso e si sedette sul letto della piccola. “Ti ho condannato per sempre ad essere una, una di loro … Potrai mai perdonarmi?”  aggiunse poi amareggiata accarezzandole i capelli.

“Mamma, ti voglio bene anche dopo tutto quello che subisco in silenzio …” disse la piccola mentre dormiva e Rose strizzò gli occhi a quelle parole e si mise a piangere silenziosamente. Deglutì a vuoto e si asciugò la lacrime che le solcavano il viso.

“Perdonami …” finì poi dandole un bacio tra i capelli e si alzò, andò sulla porta e si voltò per un secondo a guardare la piccola, spense la luce e chiuse con delicatezza la porta per non svegliare la figlia. Uscita dalla stanza, si accasciò a terra, restando attaccata alla porta, e iniziò a singhiozzare in silenzio. Si chiuse a riccio e appoggiò la fronte sulle ginocchia.

Jo intanto continuò a dormire, ignara di quello che successe. Quel giorno segnò il suo destino … per sempre.

 

  
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