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Autore: TheBlazer    28/03/2011    2 recensioni
Prima di diventare un esperto Domadraghi e il Campione della Lega di Johto, Lance deve pur essere stato un ragazzo come tutti gli altri... o forse no? Cosa significa lo strano marchio che gli segna la mano fin dalla nascita? Chi è la misteriosa figura che di quando in quando gli appare in sogno, ammonendolo di stare in guardia da un certo "Disertore"? Un dono senza precedenti scorre nel sangue di Lance, un dono magnifico e terribile allo stesso tempo. E ora che un Male antico come il mondo si prepara a sciogliere le sue millenarie catene, il compito di fermarlo spetta proprio a Lance, ad una giovane e coraggiosa ricercatrice di nome Reason Elm e a N, un enigmatico ragazzo dagli insoliti poteri. Ma tra maschere e verità, confessioni e segreti non detti, per il nostro Domadraghi non sarà facile distinguere gli amici dai nemici... (LanceXOC?, NXWhite)
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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-Doni e Progetti-


Lance appoggiò lo zaino a terra e chiuse la cerniera, facendo mente locale sui propri beni per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Gli sembrava di aver preso tutto: un sacco a pelo arrotolato, qualche ricambio d'abito, l'essenziale per lavarsi, una confezione di pozioni e antidoti e una piccola scorta di provviste appena sufficiente per un viaggio di tre giorni. Non era molto, ma Lance conosceva bene la sinuosa dorsale che s'inarcava attorno a Monte Argento e contava di raggiungere Mogania nella metà del tempo.  L'unico vero ostacolo, lo sapeva, sarebbe stato la Via Gelata: in giro c'erano fin troppe storie di incauti forestieri smarriti e assiderati nelle sue viscere, e lui non aveva la minima intenzione di essere il prossimo della lista.
- Ancora sveglio, Lance? -
Lance sussultò impercettibilmente. Assorto com'era nei suoi pensieri, non aveva notato il leggero scricchiolio della porta, né il delicatissimo fruscio di un mantello. Ma avrebbe riconosciuto tra mille quella voce bassa e musicale.
- Sandra! - sibilò, girandosi seccamente verso la cugina. - Mi hai fatto quasi prendere un colpo! -
Sandra si strinse nelle spalle, imperturbabile. - Se basta l'apparizione un po' brusca di una donna a spaventarti, grande Campione, allora tanto vale che tu rimanga qui per i prossimi due o trecento anni. -
- Non dire sciocchezze. Mi hai colto alla sprovvista, tutto qui. - Imbronciato, Lance tornò a concentrarsi sullo zaino. Non era da lui lasciarsi sorprendere in quel modo. Il nervosismo e l'eccitazione gli avevano fatto abbassare la guardia. 
Domani. Domani si comincia. Un brivido gli corse su per la spina dorsale. Era da troppi anni che aspettava quel giorno... il giorno in cui sarebbe finalmente partito alla volta di Johto.
Sandra si sedette sulla ruvida trapunta del suo letto e accavallò con grazia le lunghe gambe. Nonostante l'emozione, Lance non poté fare a meno di notare il suo fisico elegante e flessuoso, e il modo in cui i riflessi della candela danzavano tra i suoi morbidi capelli indaco, raccolti in una lunga e pratica coda. Benché lei e Lance fossero cugini, non si assomigliavano granché; effettivamente, le uniche cose che avevano in comune era la pelle del colore del miele e l'abbigliamento insolito, una tuta aderente (sui toni dell'azzurro e del grigio per Sandra, su quelli del rosso e del nero per Lance) e un lungo mantello appuntato all'altezza delle spalle.
- Allora, a che ora hai intenzione di partire? - domandò Sandra.
- Domani all'alba, per forza - rispose Lance, sedendosi al suo fianco. - Prima parto da qui, prima esco dalla Via Gelata. Non mi andrebbe proprio di passarci la notte. Secondo il nonno, nella zona delle Piccole Cascate la temperatura si abbassa fino a venti gradi sotto zero. -
- In altre parole diventeresti un ghiacciolo. - Gli angoli della bocca della ragazza si piegarono in un lievissimo sorriso.- Sai, è davvero strano vederti partire... è come se se ne andasse anche una parte integrante di me. Ti ricordi di quando il nonno ci ha portato per la prima volta nel laghetto davanti alla Tana del Drago, per insegnarci a nuotare? -
- Già, e per poco non siamo affogati tutti e due nel tentativo di acchiappare quel maledetto Magikarp! -
I due risero insieme, una risata complice ma velata di una sottilissima malinconia. L'imminenza della separazione pesava su di loro come una spada di Damocle. Lance ripensò a tutti i momenti trascorsi con Sandra, a tutti i litigi e gli scherzi e i sogni che avevano condiviso. Non era stata solo una cugina, ma anche la sua migliore amica... e lui avrebbe segretamente sperato anche qualcosa di più.
Era così fiera, Sandra. Calma e fiera allo stesso tempo, sempre padrona di sé, e per soprammercato anche bella da morire. A Ebanopoli ce n'erano tante di ragazze carine, ma nessuna era allo stesso livello di Sandra. Era come paragonare un pugno di pallide stelle al sole. Ma d'altro canto, era ovvio che Sandra non vedeva Lance in questo modo. Per lei, quello scapigliato ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi dorati era come un fratello, ma nulla di più. E nemmeno sospettava dei pensieri di Lance: una volta gli aveva persino confidato del suo interesse verso un Domadraghi di tre o quattro anni più grande di loro, una stella nascente del Clan.
Una rivelazione che aveva squassato Lance.
- Terra chiama Lan, Terra chiama Lan! Ci sei ancora? -
Lance tornò in sé e vide gli occhi azzurri di Sandra inchiodati nei propri. - Tutto okay, solo solo un po' nervoso. - Le rivolse il miglior sorriso che riuscì a sfoderare. - Ehi, a proposito, mi è giunta voce che vuoi prendere il posto del nonno. -
La giovane annuì. - Sono la novizia migliore, dopo di te. Le mie possibilità di essere scelta come prossima capopalestra non sono così scarse. -
- Non ne ho mai dubitato. -
Sandra gli diede una giocosa spallata. - E tu, ancora impuntato sul tuo sogno di diventare il Campione di Johto? -
- Ovviamente - replicò Lance con un sogghigno. - Non importa quanto ci impiegherò, prima o poi riuscirò a farmi largo tra i Superquattro e a prendere a pedate nel sedere l'attuale Campione. -
- Sempre che tu possa battere tutti i capopalestra. -
L'implicazione nella frase gli strappò una risatina.
- Sai cosa ti dico, San? Che un giorno tu ed io metteremo su lo scontro più epico della storia, quello tra il futuro Campione e la capopalestra più temuta di Johto. Faranno a gara per venirci a vedere! -
- Dai troppe cose per scontato, Lan - lo rimproverò dolcemente Sandra. - Ma proprio perché sei tu, proprio perché so quanto tieni al tuo sogno, proprio perché sono la cugina più fantastica e generosa sulla faccia della terra... ho deciso di farti un piccolo regalo. -
- Cosa? -
Una gongolante Sandra si sganciò una pokeball dalla cintura e la sollevò all'altezza degli occhi: la minuscola sfera rossa e bianca scintillava tra le sue dita affusolate.
- Hai un Dragonair e due Dratini, che sono tre pezzi da novanta, ma tieni a mente che il tuo primo avversario degno di questo titolo sarà Alfredo di Mogania, e lui è un maestro del ghiaccio. Ad uno come lui un Pokemon Drago potrebbe fare solo il solletico, ma schieragliene di fronte uno di tipo Fuoco e vedrai come cambia la musica! -
Un lampo di luce rossa illuminò la stanza, e sul pavimento si materializzò una creatura simile ad una grossa lucertola cremisi, la cui coda terminava in una fiamma splendente. La creatura spalancò la bocca, mostrando gengive irte di candidi denti aguzzi.
- E' un Charmeleon - annunciò Sandra, con un'evidente nota di orgoglio nella voce. - Ti piace? -
Lance fissava il Charmeleon, senza fiato. - San, ma questo è uno dei Pokemon più rari di Johto! Dove accidenti lo hai trovato? -
- Ho scambiato il mio Dratini per il Charmander di un allenatore di passaggio e poi ho allevato questo piccoletto fino a quando non s'è evoluto - spiegò allegramente Sandra. - Ho pensato, e non a torto, che avrebbe potuto esserti utile. -
Il Charmeleon cominciò a rosicchiare una colonnina del letto. Sandra lo richiamò nella pokeball e lo consegnò a Lance, che l'accettò con riluttanza.
- Io... be'... grazie - balbettò il ragazzo, incerto. - Ma ne sei proprio sicura? -
- Certo che sì. - Sandra gli diede un buffetto sulla guancia. - Non sarò io quella che se ne andrà a spasso per Johto e che rischierà il collo un giorno sì e l'altro anche, ti pare? Abbine cura, perché il primo a batterlo dovrà essere il mio Seadra. -
- Sempre che possa batterlo - la punzecchiò Lance, ripetendole la sua stessa battuta, prima di aprirsi in un sorriso raggiante. - Sei davvero la cugina più meravigliosa che si possa desiderare, pensi proprio a tutto. -
- E penso anche che per te sia ora di dormire, o domani a Mogania ci arriverai rotolando! - 
I due cugini si scambiarono il saluto tradizionale del Clan, incrociando gli avambracci davanti al petto e chinando la testa. Sandra fece per girarsi, ma dopo un istante di esitazione tornò indietro e abbracciò calorosamente Lance.
- Vedi di tornare sano e salvo, Lan - mormorò con voce di colpo seria, premendo il viso contro la sua spalla.
Lance chiuse gli occhi e la strinse a sé. Sarebbe stato così bello convincersi che non fossero imparentati, e che quello non fosse un semplice abbraccio fraterno...
- Lo farò, San. -
Sandra assentì e si ritrasse. Sussurrata una fioca 'buonanotte', uscì dalla stanza a passi felpati, così com'era arrivata, premurandosi di richiudere la porta dietro di sé.
Rimasto solo, Lance si permise un lungo sospiro. Non sarebbe stato facile non pensare a Sandra, neppure a distanza. Il Domadraghi si spogliò e s'infilò il pigiama, quindi andò ad agganciare la pokeball di Charmeleon alla cintura, insieme alle altre. Un Charmeleon, un Dragonair e due Dratini: se se la fosse giocata bene, presto avrebbe potuto organizzare una squadra di tutto rispetto.
Scivolò sotto le trapunte del suo giaciglio. Forse per la prima volta, ne apprezzò la ruvida consistenza, il leggero profumo muschiato che emanavano. Non ci avrebbe più dormito per un bel pezzo: una strana consapevolezza, spaventosa ed eccitante allo stesso tempo. L'ultima cosa che vide, prima che la fiamma della candela vibrasse e si spegnesse, fu il soffitto color tortora della sua stanza... il vecchio soffitto di sempre, ma che mai, prima di allora, gli era stato tanto caro.

Attorno a sé non c'era altro che buio, un buio profondo e sconfinato come il cuore segreto dell'oceano.
Lui camminava lentamente, un passo dopo l'altro, sospeso nell'oscurità senza fondo. Nessuna luce rischiarava il suo cammino, ma lui non ne aveva alcun bisogno: sapeva perfettamente che direzione seguire, così come sapeva a cosa stava andando incontro.
Più che vederla, la percepì: una Sagoma immensa, stagliata di fronte a lui, ancora più oscura delle tenebre che li avvolgevano. Irradiava un'aura antica e potente, un istintivo senso di timore e rispetto. Era come trovarsi innanzi ad una divinità dormiente, un'anima millenaria incatenata nel ventre dell'universo.
L'imponente creatura di fronte a lui spalancò gli occhi, vibranti bagliori azzurri lampeggianti nel buio. 
- Ti sta cercando, Custode. -
Quelle parole si insinuarono con delicatezza nella sua mente e ivi rimasero, fluttuando come un pugno di piume gettate nell'aria. Non erano state pronunciate da alcuna voce udibile, eppure lui le sentì comunque, e con una chiarezza senza pari. Si fermò, fissando la Sagoma.
- Chi sei? - chiese, ma non aprì bocca: la domanda veleggiò verso la creatura davanti a lui sulle ali del semplice pensiero. - E chi è che mi sta cercando? -
- Chi sono non ha importanza, adesso, a suo tempo ogni cosa ti sarà rivelata. Ascoltami bene, perché se non lo farai le conseguenze potrebbero essere devastanti, al punto da mettere in pericolo non solo la tua vita ma anche l'intera Johto. Guardati dal Disertore, guardati da colui che ha voltato le spalle al nostro ordine e al nostro potere; lui ti conosce, forse più di quanto non ti conosca tu stesso, e invierà i suoi emissari ad eliminarti. -
I bordi della Sagoma cominciarono a sfumare, fondendosi con il nero circostante.
- Aspetta, non puoi andartene adesso! Cosa diavolo stai dicendo? Chi è questo Disertore? -
Le parole giunsero di nuovo, stavolta più flebili. - Tu e lui siete collegati in modo indissolubile, uniti da catene che nessuna creatura terrena potrebbe spezzare se non con la morte. Il Disertore ci ha rinnegati, ma non può rinnegare anche il suo dono, non più di quanto possa vivere tagliandosi la gola. E' la vostra vocazione stessa a designarvi: lo riconoscerai nello stesso istante in cui i tuoi occhi si poseranno su di lui. Ma attento, Custode: saprai riconoscere a vista il Disertore, non i suoi seguaci, ed essi sono mossi dalla stessa bramosia che muove lui. -
- Che razza di... ehi, aspetta! -
Si gettò in avanti e tese una mano, ma tutto quello che le sue dita toccarono fu il vuoto.
La Sagoma si era dissolta.

I due incappucciati se ne stavano immobili come statue, ritti in piedi su uno sperone roccioso. Entrambi erano avvolti in pesanti mantelli neri, tra i cui lembi s'intravedeva una sinuosa S candida, cucita all'altezza dello sterno sulle aderenti casacche scure. Ebanopoli si stagliava sotto di loro, accoccolata nel materno abbraccio della valle.
- Sei proprio certa che sia lui? - domandò l'incappucciato più alto, con voce bassa e mascolina.
La sua compagna sbuffò sonoramente. - Per chi diavolo mi hai presa? Ne sono certissima, ci metterei la mano sul fuoco che è lui. -
- Me lo auguro per noi. Sai bene cosa succederebbe se uccidessimo un civile. -
- Il Maestro ci farebbe la pelle senza pensarci due volte. Ma questo come ben sai non accadrà. - Lei si girò a fulminarlo con un'occhiata. Al gesto, un vezzoso ricciolo sfuggito alla reticella le balzellò maliziosamente sulla spalla.
- Bene, se ne sei tanto convinta allora puoi occupartene tu, mentre io mi prendo cura di quell'altra. - Nascondendo un sorrisetto, il suo compare s'accinse a rimetterle il ricciolo tra le pieghe di stoffa che le coprivano la gola, sfiorando appena il generoso rigonfiamento del suo seno. L'incappucciata se ne accorse e si ritrasse, infastidita.
- Giù le zampe e vedi di darti una controllata, cretino. E' inutile che fai tanto il figo, so benissimo che non l'hai ancora individuata. -
- Però il Maestro ha avvertito anche la sua presenza, da queste parti - disse lei.
- E allora cosa ci fai ancora qui? Togliti dai piedi e va' a cercare la Custode di Ho-Oh, a questo qui ci penso io: preparati ad ammirare l'operato di un genio. -


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E rieccoci qua. Che dire, a parte che mi sto divertendo come una matta? Qui c'è un piccolo assaggio della Sagoma che nei prossimi capitoli diventerà una bella gatta da pelare per Lance, e pure dei cattivissimi di turno (sono del parere che una storia senza cattivi degni di questo nome sia intrigante e saporita quanto un uovo senza albume).
Ringrazio molto Chibi_Shinji, Elettroshock99 e Joscelyn per le recensioni ^^ grazie ragazzi, mi fa piacere sapere che vi sia piaciuta!

Bacio,
- Flames

P.S. Domadraghi rule u.u


  
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