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Autore: RuikaLShinoda    28/03/2011    0 recensioni
Las Vegas, ultima notte dell'anno...
Jared completamente ubriaco si perderà scatenando una serie di eventi inaspettati...
storia a 4 mani- Ruika =Jared; Andy= Tomo
Genere: Comico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Erano esattamente le 2.35 quando guardai per l'ultima volta l'orologio del BB, dopo di che il tempo divenne come nebbia. Stavo davanti al bancone del bar dell'albergo con in mano il mio sesto....no settimo drink della serata e vidi Shannon ordinarmi l'ottavo. Sentivo che avrei perso ben presto ogni tipo di inibizione ma chi cazzo se ne fregava? Posso fare tutto ciò che voglio in questa fottuta vita!

Abbracciai Tim per l'ennesima volta; mi importava davvero della sua partenza? Esattamente come poteva importarmi di veder volar via l'uccellino sul davanzale della mia finestra, certo mi ha tenuto compagnia finchè c'era ma non ne sentirò la mancanza. Non come ho sentito la mancanza dell'altro, lui che andandosene aveva brutalmente strappato ogni mia speranza di amare qualcuno. Ma non era il momento di pensare a quelle cose tristi, la biondina accanto a me sorrideva in modo così sexy.

“Buon anno anche a te!” dissi abbracciandola affettuosamente. Non l'avrei mai fatto da sobrio ma lei ci sarebbe stata comunque, come tutte le altre.

“ehi jay! Andiamo al Parigi mi hanno detto che fanno quello spettacolo stile Moulin Rouge!” comparve Shan alle mie spalle, eccitato e saltellante come un bambino la mattina di natale.

Guardai la biondina che mi mangiava con gli occhi,mi voleva scopare glielo leggevo in faccia, ma pensandoci bene non era proprio ciò che mi andava quella sera.

“ok andiamo” dissi e mi allontanai salutando la bionda con un cenno della mano. Sentivo le gambe non troppo salde per terra ma continuai facendo finta di nulla.

Shan e Tomo davanti a me ridevano come matti ed io volevo ridere con loro ma non appena mettemmo piede fuori dall'albergo i giornalisti ci assalirono, e non potevo certo permettere che quei fottuti curiosi mi facessero delle foto di merda, per poi sbatterle sulle loro riviste con qualche scritta oscena. Ma ho forse una reputazione tale da essere difesa? no. Perciò decisi di fregarmene, afferrai la birra di tomo, diedi un grosso sorso e ridendo come un deficiente uscii dall'edificio quasi barcollando. Non pensai proprio a nulla in quel momento, se non a raggiungere l'auto e rotolarci letteralmente dentro.

“ehi ladro del cazzo ridammi la mia birra!” disse Tomo ridendo e strappandomi la bottiglia dalla mano.

“no, che cazzo, io voglio andare a piedi!” dissi all'improvviso guardando le persone in movimento sul marciapiedi, cosa cristo ci facevo in quell'auto? Era fuori il divertimento!

“ma dove cazzo vai Jay?!” mi gridò mio fratello mentre aprivo la portiera dell'auto e mi gettavo fuori. Non mi voltai a guardare ma sapevo che gli altri due mi avrebbero seguito.

Poco più avanti dei ragazzi ballavano per strada a ritmo di una musica rap che avevo già sentito. Mi gettai tra la folla e ballai come non ero capace di fare ma mi impegnai ad imitare ciò che guardavo.

Ancora una volta mi ritrovai con un bicchiere in mano e una ragazza di colore bellissima che mi si strusciava addosso. Quando la guardai negli occhi pensai: chissà se sa con chi sta ballando? Ma poco importava per quella gente chi fossi, erano più ubriachi di me ed io mi trovavo a meraviglia.

“dai idiota!” mi esortò Shan ridendo come un matto di come ballavo, lui sa che delle mie infinite doti il ballo non è esattamente nelle prime dieci.

Nonostante il torpore dell'alcool mi venne voglia di cantare e suonare proprio lì, in mezzo a quella strada: qualcuno mi avrebbe ascoltato? Sì probabilmente i due idioti dietro di me che pensando di essere invisibili e si spalleggiavano prendendomi per il culo.

“ehi stronzi, ho sete!” dissi voltandomi col mio solito sorriso.

“guarda lì c'è tutta l'acqua che vuoi!” rise Tomo indicando il finto canale del Venezia.

“Siiii! Quanta acqua! Avevo proprio caldo!” gridai come un pazzo e mi avvicinai per guardare il mio riflesso nell'acqua, ero davvero pessimo.

Shan mi si avvicinò di soppiatto e scherzando finse di volermi gettare nel canale, risi come un matto e cercai di divincolarmi ma non era possibile con quell'animale.

“dai porca puttana andiamo, è dall'inizio della serata che per colpa di quelle ballerine sono così eccitato che ho il...”

“ehi allontana da me quel coso capito? Andiamo, andiamo prima che si scopi qualsiasi cosa!” dissi facendo esplodere una risata generale.

Finalmente arrivammo al Parigi ed entrammo sempre seguiti da fan e stampa che ci stavano alle calcagna dall'inizio della serata.

“secondo te mi seguiranno anche al cesso?” chiesi a Tomo che si guardò alle spalle e rise.

Non sopportavo più tutti quegli occhi addosso e quelle voci che non facevano che gridare il mio nome: mi ricordo ancora come mi chiamo cazzo! O forse no...in quel momento non ricordavo neanche più perchè fossi lì.

Feci pochi passi per raggiungere il bagno quando sbattei violentemente contro qualcosa. Non avevo visto assolutamente nulla davanti a me! E non era un bambino o una persona bassa perchè era duro e freddo. Mi allontanai sempre più barcollante e vidi che era una colonna di vetro trasparente, probabilmente la pubblicità di qualcosa.

“minchia che botta bro!” il mio amato fratellino rideva a crepapelle godendosi la scena mentre Tomo, quasi alle lacrime era seduto sul divanetto tenendosi la pancia dal ridere.

“quando cazzo le hanno messe queste fottute colonne?” dissi ridendo io stesso anche se la guancia mi doleva un poco.

Al bagno feci un disastro vedendo a malapena la tazza del water. Possibile che a trentanove anni non riesca a pisciare dritto? Forse non dopo 8 drink e due birre a stomaco vuoto.

Quando uscii gli altri due non c'erano più. Dov'era Tim? Ma era venuto con noi? Risi fra me e me pensando che l'avevamo lasciato all'Excalibur ma c'erano un sacco di amici e non si sarebbe sentito solo. Era l'alcool a parlare o la mia coscienza? Chi se ne sbatte! Sentii la musica arrivare dal piano superiore perciò salii la scala cercando di fare tutti gli scalini così da non cadere e dover rifare tutto da capo. Risi di nuovo fra me e me di quella sciocchezza. Chissa se avrei ritrovato Tomo e Shan? Dovevo troppo dire a mio fratello di Tim!

Entrai nella sala semi illuminata e mi guardai intorno ma tutto ciò che notai fu il bancone del bar. Non ero mai attratto così tanto dall'alcool ma quella sera ne sentivo il bisogno.

Calcolai i passi fino al primo sgabello su cui mi sarei accasciato nascondendomi nella penombra ma avevo dimenticato che gli echelon sono forniti di raggi infrarossi e in quei quindici passi fui fermato ben dieci volte per fare foto e firmare autografi. Mi stupii di me stesso riuscivo s sembrare del tutto normale anche con tre litri di alcool nel corpo. Forse un po' meno visto quelli che stavano sul pavimento del bagno. Risi di nuovo tra me ammiccando ad una ragazza che mi sorrideva seduta qualche sgabello più in là.

Feci una certa fatica a sedermi su quei cosi girevoli ma alla fine lo afferrai con entrambe le mani e ci appoggiai il culo. Tomo, Shan ma dove cazzo siete finiti? Saranno in qualche sgabuzzino a salutare il nuovo anno in grande stile? Quai due stronzi bastardi che sfoggiavano la loro storia così!

Ma era una ragazza quella bella morettina che mi sorrideva qualche metro più in là? Fanculo, le sorrisi comunque. Era quasi completamente al buio ma mi continuava a guardare e sorridere. Magari la conosco! Afferrai il mio bicchiere pieno di...non ricordo neanche più quale drink e facendo il disinvolto mi avvicinai.

“Gesù Cristo Tomo sei tu!” imprecai quando lo riconobbi “ che cazzo mi sorridi così?”

“scusa ma eri troppo comico! Ma quanto hai bevuto? Non ti reggi in piedi!” come osava rimproverarmi? Non gli risposi e bevvi dal bicchiere guardandomi intorno.

“dove cazzo è shan?” gli chiesi.

“la bestia non vedeva l'ora di guardare lo spettacolo, ha incontrato un paio di echelon così ha mandato me a cercarti” mi spiegò sempre tranquillo e pacato anche se lo vedevo ridere di me sotto i baffi.

“e tu hai pensato bene di rimorchiarmi!” risi di nuovo come un coglione e proprio in quell'istante pensai a lui, lui che aveva fatto sanguinare il mio cuore e ora mi fotteva anche il capodanno.

“stronzo! Stronzo figlio di puttana!” gridai senza neanche rendermene conto.

Tomo si alzò di scatto e mi afferrò per le spalle.

“Jay posa il bicchiere ti porto in stanza, tanto Shan ne avrà ancora per un po'” disse in modo così paterno che mi lasciai guidare.

Passammo dal retro così che i reporter non ci vedessero, mi reggeva tenendomi per un braccio quasi non volesse toccarmi più del dovuto. Facevo così schifo o temeva una mia reazione brusca?

Quando fummo all'auto io cercai di convincerlo a restare ma faticavo persino ad esprimere una parola figuriamoci un pensiero così non potevo essere molto convincente.

In auto si sedette silenziosamente accanto a me mentre col cellulare in mano continuava a scrivere, forse alla povera victoria o forse a Shan che lo cercava. Ma era più probabile la seconda.

“dai Tomo sono un uomo adulto posso cavarmela da solo!” dissi in tono quasi lagnoso ma non riuscivo più a controllare i muscoli della bocca come volevo. Lui si limitò a lanciarmi uno sguardo di disappunto, poi infilò il cellulare in tasca e si mise a guardar fuori dal finestrino.

“Dì la verità non è per me che lo stai facendo...neanche tu volevi rimanere in quel posto” dissi scrutando la sua espressione persa. Potrebbe sembrare un'osservazione acuta in realtà parlavo a vanvera. “ o forse non era il posto il problema ma...”

“che ne dici di far riposare la voce?” mi zittì. Con quella voce possente non mi dava mai modo di ribattere perciò smisi di punzecchiarlo.

Una volta dentro l'albergo ( e non fu impresa facile entrarvi seminando le fan),il calore all'interno mi travolse a tal punto che mi sentii svenire, per fortuna Tomo mi afferrò con incredibile prontezza e forza. Non l'avrei detto, ma è forte il ragazzo! Lo ringrazia con un sorriso. Mi avrà considerato uno scemo o stava semplicemente facendo il dovere di un amico? Non avevo mai permesso nemmeno a lui di avvicinarsi tanto da poter capire cosa pensasse realmente di me. Me ne sbatto sempre del giudizio della gente solo perchè lo temo così tanto che se mi fermassi ad ascoltarlo ne verrei sopraffatto.

“pessima politica” disse improvvisamente il mio amico barbuto. Avevo pensato a voce alta.

Riuscii a provare imbarazzo nonostante la sbronza e ritrovai a camminare con gli occhi bassi aggrappato alla sua manica per non perdere l'equilibrio.

Ma a quanto pare nemmeno da sobrio l'orientamento di Tomo era dei migliori infatti nel giro di due minuti ci perdemmo alla ricerca della camera.

“era la 345! no...no aspetta! La 402! o 409?!” farfuglia alla ricerca della chiave che pensavo di avere in tasca ma che poi vidi penzolare dalle sue mani.

“lo so che numero è la stanza idiota! È che non so dove siamo!” mi rispose pacato anche se con una leggera vena di scocciatura.

Alla fine del corridoio dove eravamo intravidi qualcosa che attirò la mia attenzione: dietro a due enormi porte con finestrelle di vetro, c'era un'immensa sala simile a quella del casinò con tavoli, sedie,slot machine e persino il bar. Sentii quel movimento allo stomaco che mi indicava sempre che dovevo fare qualcosa così afferrai il maniglione antipanico di una porta e l'aprii. C'era un grosso cartello attaccato alla porta che spiegava come stavano ristrutturando la sala nel tentativo di ricreare una sala da casinò vecchio stile, che era vietato l'ingresso, che l'avrebbero inaugurata con una grande festa e che era necessario assicurarsi di non rimuovere il fermo tra le due porte.

All'interno non c'era il riscaldamento e il clima era decisamente diverso dall'afa dell'hotel ma mi sentivo meglio. Che fottuta meraviglia era quel posto! Mi persi a osservare i tavoli vecchio stile, le stampe antiche sparse qua e là. Pronte per essere attaccate suoi muri, c'era qualche calcinaccio per terra e delle latte di vernice su un tavolo eppure aveva un fascino spettacolare. Non ero ancora certo di essere sobrio o meno ma ero sicuramente incantato.

Un rumore assordante mi distrasse e mi voltai a guardare verso le porte. Tomo era entrato ruzzolando dopo essere inciampato su qualcosa e il rumore che avevo sentito era la porta che si chiudeva alle sue spalle.

__________________________

Mi appoggiai al bancone del bar, liberando la mia mano dal peso dell’ennesimo bicchiere vuoto.

“Me ne dai un altro?” sentii dire Shannon al barista mentre indicava il bicchiere vuoto del fratello. Il barista annuì, facendo come gli era stato chiesto.

“Dammi una birra” chiesi a mia volta, venendo accontentato poco dopo. Shannon mi passò un braccio intorno alle spalle, con il suo solito sorriso gioviale. Sorrisi a mia volta, sentendo distrattamente Jared cincischiare con una bionda seduta accanto a lui.

“Che ne dici di andare al Parigi?” mi chiese Shan quasi in un sussurro direttamente nel mio orecchio. Annuì scrollando le spalle, cercando di controllare il respiro alterato dovuto a quel mormorio. Contento come una Pasqua, il batterista mi lasciò un bacio sulla guancia pungente di barba non fatta, allontanandosi poi per chiedere conferma a Jared sull’andare a questo Parigi. Rimasi un attimo immobile con la bottiglia gelata colma di birra chiara in mano finchè, dopo il consenso di suo fratello, Shan non mi afferrò per un braccio facendomi uscire da quella specie di catalessi.

“Dai morto di sonno, stasera si conclude. Oh, se si conclude”

“Si sempre se tuo fratello, imbottito di alcol com’è non finisce in mano a qualche daddy bear con cattive intenzioni. Allora si che si conclude… male però”. Shannon scoppiò a ridere fragorosamente, forse anche lui preda dell’alcol. Cominciai a ridere a mia volta, trovando il mio discorso particolarmente divertente. Una volta usciti dall’albergo, dove avevamo trovato rifugio fino a quel momento, un’orda di giornalisti e fotografi fecero capolino intorno a noi. Decisi di coprirmi almeno la testa con il cappuccio della giacca nera che avevo addosso, tentando di proteggermi dai flash assassini delle macchinette professionali. A quel punto, cogliendomi di sorpresa, Jared mi strappò dalla mano la bottiglia di birra, buttandone giù grande sorso prima di scoppiare a ridere sguaiatamente. Uscì dall’albergo e noi lo seguimmo, raggiungendo la macchina.

“ Ehi ladro del cazzo ridammi la mia birra!” gli dissi ridendo, riprendendomi poi la bottiglia con ben poca grazia.

“No che cazzo, io voglio andare a piedi!” sbottò all’improvviso Jared, mentre sia io che Shannon ci eravamo già comodamente seduti. Shan gli chiese dove stesse andando, ma fu tutto inutile. Quando Jared decideva di fare una cosa, quello era. Uscii dalla macchina sbuffando. Sia io che Shannon sapevamo che ormai ci rimaneva solo che seguire a piedi quel pazzo del nostro frontman. Non dovemmo camminare molto prima di trovarlo. Stava ballando come un matto in mezzo ad un gruppo di ragazzi più giovani, sopra una delle ultime canzoni rap uscite. Sorrisi scrollando la testa. si muoveva quasi come se una tarantola lo avesse morso sul sedere, ma ne lui ne il gruppetto di ragazzi sembrava farci caso. Shan mi diede una leggera gomitata al fianco, come ad invitarmi a guardare.

“Quanto ci scommetti che domani su Youtube comincerà a circolare il video di Jared che balla rap ubriaco come una zucchina?” mi chiese retoricamente, sorridendo divertito. Sorrisi a mia volta, quasi perdendomi in quegli occhi marroni velati di ilarità.

“Sarebbe inutile scommettere. Sappiamo tutti e due che è così” risposi, incrociando le braccia al petto.

“Bhé, cerchiamo di limitare i danni. Quel povero paparazzo ha già sofferto abbastanza, se lo riprende ancora potrebbe avere un danno permanente alla retina” risi ancora a quella battuta campata per aria, mentre Shan esortava suo fratello ad andar via, accompagnando il tutto con una nuova fragorosa risata. Jared ci superò, continuando a camminare. Lo seguimmo, continuando a ridere fra noi.

“Ehi stronzi, ho sete!” esclamò Jay, voltandosi verso di noi sorridente.

“Guarda lì c’è tutta l’acqua che vuoi!” gli dissi, indicando la perfetta riproduzione del canale di Venezia.

“Siii! Quanta acqua! Avevo proprio caldo!” esclamò, andando poi ad appoggiarsi alla ringhiera sporgendosi un po’. Shannon mi guardò complice, mettendosi un dito sulle labbra come ad intimarmi di fare silenzio. Gli si avvicinò di soppiatto, fingendo poi si volerlo buttare di sotto. Jared cercò di divincolarsi, scoppiando a ridere per l’ennesima volta, senza successo.

“Dai porca puttana andiamo, è dall’inizio della serata che per colpa di quelle ballerine sono così eccitato che ho il…”

“Ehi, allontana da me quel coso capito? Andiamo, andiamo prima che si scopi qualsiasi cosa!” sputacchiando un po’ il sorso di birra che stavo bevendo, scoppiai a ridere ancora. Passai la bottiglia a Shan che mi si era avvicinato, offrendogli l’ultimo sorso. Lui mi sorrise, scolandosi il liquido e buttando la bottiglia vuota in un cestino al bordo del marciapiede.

Arrivati al Parigi entrammo subito, seguiti sempre da fan e stampa.

“Secondo te mi seguiranno anche al cesso?” mi chiese Jared, indicando l’orda di giornalisti alle mie spalle. Mi voltai, poi risi.

“Può darsi…” risposi, ma Jared non mi sentì. Non era più accanto a me, ma si stava incamminando verso il bagno con passo malfermo. Scrollai le spalle, sedendomi accanto a Shan sul divanetto. Un leggero botto mi fece alzare di nuovo lo sguardo dalla scarpa che mi stavo allacciando. Jared aveva appena sbattuto contro una delle tante colonne stipate nel locale, di quelle che fanno scorrere tante pubblicità diverse. Scoppiai a ridere, tenendomi la pancia con le braccia, sentendo anche qualche lacrima formarsi agli angoli degli occhi.

“Quando le hanno messe queste fottute colonne?” chiese Jared, ridacchiando a sua volta, sparendo poi verso il bagno. Shannon rise ancora, guardando suo fratello barcollare pericolosamente.

“Arriverà sano e salvo?” gli chiesi, appoggiandomi sfinito dalla risata sullo schienale del divanetto.

“Probabilmente no” mi rispose il batterista, appoggiandosi a sua volta all’indietro. Mi fermai un secondo a guardarlo. Scrutava la gente nel locale, probabilmente cercando la ragazza con cui quella notte si sarebbe svuotato le palle. Si voltò di scatto verso di me, mettendomi quasi paura. “Andiamo sopra. Voglio vedere lo spettacolo, dai” disse, prendendomi per un braccio e quasi trascinandomi verso la scala.

“Shannon con calma! Non è che muori se ti perdi i primi dieci minuti! E poi dobbiamo aspettare Jared, no?”

“Bene, io mi vado a godere lo spettacolo, e tu te ne resti qui ad aspettare Jared. Che ne dici?”

“Dico che sei un imbecille, ma questo sono anni che te lo dico” Shan si mise a ridere, ormai abituato a quell’appellativo che gli avevo affibbiato quando eravamo solo io e lui. Un piccolo gruppo di ragazzi ci si avvicinò, parlottando fra loro. L’unico ragazzo, e probabilmente il più coraggioso, ci affiancò titubante.

“Shan? Tomo?” io annuì, scostando leggermente Shannon che aveva lo sguardo perso verso una ragazza coperta da una specie di body di piume. “Oh allora avevamo visto bene!” aggiunse il ragazzo, voltandosi verso i suoi amici. “Ci potete fare un autografo?”

“Certo, Shannon rinfilati per un momento l’uccello nei pantaloni e metti una ‘X’ qui per favore” Shan mi diede una leggera spinta, prima di firmare qualche autografo.

“Guarderete anche voi lo spettacolo? Ci hanno detto che è in stile Moulin Rouge…” continuò il ragazzo, dopo che una delle ragazze acconto a lui gli aveva propinato una eloquente gomitata in mezzo alle costole.

“Sì l’intenzione era quella. Sentite, portatevi via Shannon che non lo sopporto più, io aspetto Jared e vi raggiungiamo” i ragazzi annuirono, portandosi via Shannon che mi salutò sarcastico con uno sventolare di mano. Sorrisi divertito, appoggiandomi al muro poco distante. Cominciai a guardarmi intorno, cercando di scorgere Jared in mezzo alla gente. Poi lo vidi, mentre litigava con uno sgabello per riuscire a salirci sopra. Sorrisi, chiedendomi quanto alcol poteva avere in corpo quell’uomo. Jared mi sorrise a sua volta, e dopo un po’ si alzò barcollante, afferrando il suo bicchiere nuovamente pieno. Comincio ad avvicinarsi a me, sorseggiando distrattamente il drink. Quando ormai mi era davanti, lo vidi sgranare gli occhi.

“Gesù Cristo Tomo sei tu! Che cazzo mi sorridi così?”

“Scusa ma eri troppo comico! Ma quanto hai bevuto? Non ti reggi in piedi!” non ottenni risposta, anzi Jared bevve un nuovo sorso dal suo bicchiere.

“Dove cazzo è Shan?” mi chiese poi.

“La bestia non vedeva l’ora di guardare lo spettacolo, ha incontrato un paio di Echelon così ha mandato me a cercarti” gli spiegai tranquillamente, anche se dentro di me avrei voluto scoppiare a ridere nuovamente.

“E tu hai pensato bene di rimorchiarmi!” rise istericamente, prima di diventare improvvisamente serio. “Stronzo! Stronzo figlio di puttana!” gridò, facendomi spaventare. Lo presi per le spalle preoccupato.

“Jay posa il bicchiere ti porto in stanza, tanto Shan ne avrà ancora per un po’” gli dissi, cercando di rassicurare lui e me stesso. Parve funzionare, infatti Jared si lasciò guidare senza fare storie. Mettendo in ordine le idee, decisi che era meglio passare dal retro, così da non essere visti e riconosciuti dai paparazzi. Lo afferrai per un solo braccio, così che non si sarebbe sentito oppresso dalla mia presa. Quando fummo nella macchina cercò subito di convincermi a restare lì, ma lui stesso non sembrava convinto delle parole che pronunciava. Mi sedetti silenziosamente sentendo il telefono vibrare nella mia tasca. Lo tirai fuori, leggendo il nuovo messaggio appena arrivato. Era Shannon. Mi chiedeva dove cavolo eravamo finiti. Gli risposi che avrei portato suo fratello in albergo, e poi forse sarei tornato da lui.

“Dai Tomo sono un uomo adulto posso cavarmela da solo!” mi limitai a guardarlo con disappunto, prima di rinfilarmi il cellulare in tasca. Voltai la testa, cominciando a guardare fuori dal finestrino.

“Dì la verità non è per me che lo stai facendo… neanche tu volevi rimanere in quel posto” mi disse, mentre io ero ancora perso nei miei pensieri. “O forse non era il posto il problema ma…”

“Che ne dici di far riposare la voce?” gli dissi. Avevo solo bisogno di un po’ di silenzio, e i vaneggiamenti di Jared potevano diventare realmente stressanti. Rimase in silenzio, ed il viaggio fino all’albergo fu tranquillo. Una volta arrivati davanti l’edificio, dovemmo seminare un gruppo di fan, ma in breve entrammo. Il calore dell’albergo, in confronto al freddo che regnava fuori, era paragonabile a un pugno nello stomaco. Vidi Jared barcollare a quasi cadere a terra. Per evitare che si accasciasse a terra, lo presi prontamente, sorreggendolo. Mi sorrise, ed io ricambiai.

“Me ne sbatto sempre del giudizio della gente” lo sentii dire “solo perché lo temo così tanto che se mi fermassi ad ascoltarlo verrei sopraffatto.

“pessima politica” risposi, e notai il suo crescente imbarazzo mentre camminavamo, lui con gli occhi bassi e aggrappato alla mia manica per non cadere, io che alternavo lo sguardo tra il corridoio e lui. ero talmente preso dal guardare lui che finii per perdere l’orientamento. Quale imbecille si perde in un albergo? Tomo Milicevic, presente.

“Era la 345! No… no aspetta! La 402! O 409?!” farfugliò, cercando di trovare la chiave che avevo io fra le mani.

Lo so che numero è la stanza idiota! È che non so dove siamo!” dissi, cercando di sopprimere il tomo scocciato che voleva uscire fuori.

Alla fine del corridoio, dietro a due enormi porte con finestrelle di vetro, c'era un'immensa sala simile a quella di un casinò con tavoli, sedie, slot machine e persino il bar. Jared si avvicinò immediatamente alla porta, aprendola. C'era un grosso cartello attaccato alla porta che spiegava come stavano ristrutturando la sala nel tentativo di ricreare una sala da casinò vecchio stile, che era vietato l'ingresso, che l'avrebbero inaugurata con una grande festa e che era necessario assicurarsi di non rimuovere il fermo tra le due porte. Cosa che , ovviamente, Jared aveva fatto. In quella stanza faceva caldo, ma non eccessivamente. Jared cominciò a gironzolare per la stanza, osservando tutto affascinato, con particolare attenzione. Cominciai a camminare anche io per la stanza, senza badare più di tanto dove mettevo i piedi. Fu per quello, forse, che inciampai cadendo poi a terra rumorosamente. O forse il rumore assordante che aveva accompagnato la mia caduta, era quello della porta che si chiudeva dietro di me.

   
 
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