Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Lisaralin    28/03/2011    2 recensioni
Breve storia di un'immaginaria Replica Numero 3 creata da Vexen dopo Xion e Repliku. La Terza Replica è determinata a portare a termine la missione affidatale dal suo creatore, per proteggere la persona che le ha dato la vita e colui che considera come un fratello, la Replica Numero 2. Ma la realtà non è ciò che sembra, e la Replica dovrà imparare a guardare il mondo attraverso i propri occhi e a ragionare con la propria testa... anche a costo di affrontare scelte difficili.
[scritta prima di KH3D]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Riku Replica / Repliku, Vexen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Chain of Memories
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo VI



Marluxia era apparso all’improvviso, tanto che fu solo la pura fortuna a salvarmi: ero alle sue spalle e accanto a me c’era una colonna, dietro cui mi appiattii all’istante, trattenendo il respiro.
Il signore del Castello afferrò Naminé e le premette una mano sulla bocca per impedirle di urlare. Lei scalciò e si divincolò, ma non poteva nulla contro la forza superiore del suo avversario, che la trascinò via con sé in un varco oscuro.
In mezzo al corridoio bianco non rimase altro che il corpo di Numero 2, steso a terra come una bambola rotta.
Frenai l’impulso di correre subito da lui e attesi per un paio di interminabili minuti, immobile, tutti i sensi all’erta. Quando ebbi la certezza che non sarebbe arrivato più nessuno scivolai fuori dal mio nascondiglio e mi avvicinai con cautela al corpo inerte di Numero 2.
Mi inginocchiai e lo sollevai delicatamente tra le braccia. Se avesse deciso di aggredirmi di nuovo, stavolta non avrei avuto nulla con cui difendermi. Il kunai era svanito dalle mie mani poco prima, mentre aspettavo nascosta nell’anticamera: scomparso in uno sbuffo di oscurità proprio come la sua padrona, che aveva trovato la sua fine in uno scontro all’ultimo sangue con l’Eroe del Keyblade. Scontro che probabilmente Sora non avrebbe mai vinto senza l’intervento provvidenziale dei suoi due amici, il papero e il cane.
Sora li aveva respinti e lasciati indietro, ma malgrado tutto loro erano tornati ad aiutarlo nel momento del bisogno. E lui, alla fine, aveva capito.
Gli amici sono la nostra forza…
Sentii il corpo di mio fratello sussultare tra le mie braccia e lo strinsi più forte a me, come una madre che culla il proprio bambino.
Lentamente, Numero 2 aprì gli occhi. “Nami…” si interruppe non appena i suoi occhi misero a fuoco la macchia di sangue ormai rappreso che spiccava sul mio vestito. “Tu…la strega!”
Cercò di divincolarsi, ma era ancora troppo debole e riuscì solo a mettersi seduto. Lo lasciai andare, allontanandomi di qualche passo e osservandolo. Stava accucciato come una belva ferita, ma non per questo meno pericolosa. Mi squadrava guardingo da sotto la frangia di capelli argentati, pronto a saltarmi alla gola non appena avessi commesso un passo falso.
Lentamente sollevai le mani, con i palmi aperti verso di lui: “Ti prego ascoltami, non voglio farti del male…”
“Sei stata tu…sei stata tu a dare a Sora il portafortuna falso?!” chiese con voce strozzata, a metà tra un rantolo e un ringhio.
Scossi la testa. “Non capisci cosa significa quel portafortuna? Vi hanno ingannati, hanno ingannato tutti e due! Ti hanno cambiato i ricordi per farti credere di essere Riku, ma tu sei Numero 2…sei mio fratello…”
Per la prima volta vidi il dubbio farsi strada nei suoi occhi, e capii che c’era ancora una speranza. Si era battuto contro Sora…quante volte ormai? Doveva essere allo stremo, e le sue certezze erano state messe a durissima prova, soprattutto dalla storia del portafortuna falso. Sicuramente dentro di lui intuiva già che qualcosa non andava.
Dimostragli il tuo affetto…
“Ascoltami, Numero 2. So che la mia storia sembra incredibile, e non ho nulla per dimostrarti che dico la verità. Vorrei poterti anch’io dare un mio portafortuna, un oggetto che serva a ricordarti di me…ma non ne ho uno. Posso solo…posso solo darti questo per dimostrarti che ti voglio davvero bene”.
Con uno scatto colmai la distanza che ci separava e lo abbracciai.
Lo strinsi forte a me come quella volta che era tornato nel laboratorio dopo il combattimento contro il vero Riku, e restai così a lungo, senza parlare, lasciando che fosse il calore del mio corpo contro il suo a trasmettergli tutto quello che provavo per lui. Affondai le dita tra i suoi capelli, accarezzandolo come lui mille e mille volte aveva fatto con me.
Finché non sentii che anche le sue braccia circondavano il mio corpo e Numero 2 poggiò la testa sulla mia spalla, bagnandola di lacrime.
“Tu sei….”
Si staccò da me per guardarmi negli occhi, e per un solo, brevissimo istante colsi nel suo sguardo un lampo di riconoscimento, una consapevolezza improvvisa che veniva alla luce e subito dopo sprofondava, inghiottita dalle tenebre della memoria.
Scosse la testa con tristezza. Tristezza e stupore. “Mi era sembrato…”
“Io non sono tua nemica”.
“Ti credo. Solo che…non ricordo nulla”. Si portò una mano al volto ancora umido di pianto. Sbalordito si ritrovò a fissare una lacrima che brillava sulla punta del suo dito, come se volesse chiederle cosa ci facesse lì, se davvero fosse sgorgata dai suoi occhi e perché.
 “Se ci siamo già incontrati, io…non ricordo nulla di te..”.
“Posso farti ricordare io. Apri un corridoio dell’oscurità, andiamocene di qui. Troviamo un posto tranquillo, e ti farò recuperare tutti i tuoi ricordi, i veri ricordi!”.
“E…quanto ci vorrà?”
“Parecchio” ammisi “Ricostruire i ricordi è molto più laborioso che spezzarli, e dovrai dormire per un bel po’. Ma veglierò io su di te, e non permetterò che ti accada nulla di male”.
“Non è possibile. Io ho fatto una promessa, e se dormo non riuscirò mai a mantenerla”. Con espressione sofferente puntò un ginocchio a terra per rialzarsi in piedi, e io mi precipitai ad aiutarlo.
“Numero 2, quella promessa è…”
“…falsa, l’ho capito! Ma è l’unica cosa che mi resta al momento”.
“Non è vero!” ribattei con calore. “Ci sono io!”
Era in piedi adesso, anche se con una mano ancora si appoggiava a me. Mi guardò con tristezza, facendosi scivolare una ciocca dei miei capelli tra le dita.
“Lo so” mormorò con dolcezza. “Ti ringrazio per quello che hai fatto, e ti chiedo scusa per averti colpita l’altra volta. Ma se davvero sono una replica, se davvero mi hanno usato per tutto questo tempo…beh, sono stanco di fare la marionetta. Non voglio mettermi a dormire e lasciare tutto nelle mani di qualcun altro. Non di nuovo. Voglio poter decidere del mio destino in libertà, trovare da solo la mia strada”. Feci per protestare, ma lui mi sfiorò le labbra con un dito e proseguì: “Altrimenti non sarei mai contento di me stesso, capisci? Voglio costruire il mio futuro con le mie mani. Voglio combattere e guadagnarmi il diritto di riavere i ricordi che ho perduto con le mie forze”.
Inutilmente lo pregai, lo supplicai di cambiare idea. Perché doveva rendere le cose più complicate di quello che erano? Perché non potevamo vivere felici insieme, e viaggiare tra i mondi come un tempo avevo sognato...?
Numero 2 sollevò una mano ed evocò un corridoio dell’oscurità. Se avessi spezzato i suoi ricordi in quel momento, se l’avessi trasportato via incosciente per poi nascondermi in qualche mondo dove poter lavorare a ricostruire la sua memoria….
“Mi dispiace di non poter far altro per ringraziarti, ma…attraversa questo corridoio e mettiti al sicuro. Conduce in un mondo dove l’Organizzazione non ti troverà mai. Vattene da questo maledetto posto e ricostruisci anche tu la tua vita da capo. Te lo meriti”.
…se avessi fatto una cosa del genere, l’avrei deluso. Sarei stata egoista. Poteva anche essere mio fratello, ma Numero 2…non mi apparteneva. Non potevo negare a lui quella stessa libertà che avevo preteso per me stessa. Non sarei stata diversa da Vexen. Se lo amavo davvero dovevo rispettare le sue scelte.
 “Quando avrò riconquistato i miei ricordi tornerò a cercarti” promise lui. Le stesse parole che avevo rivolto io a Vexen prima di voltargli le spalle per sempre, l’ultima volta che lo avevo visto. Un presentimento orribile si propagò in me come un veleno e disperata abbracciai ancora Numero 2, più forte di prima, e nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla dissi che sarei rimasta con lui, che l’avrei accompagnato dovunque volesse andare, che per nessuna ragione al mondo potevo lasciarlo…
Ma sapevo già quale sarebbe stata la risposta. Nel profondo mi ero già rassegnata all’inevitabile.
Numero 2 era irremovibile.
“Se mi succedesse qualcosa tu non potresti più fuggire, e non riuscirei mai a perdonarmelo”.
Mi salutò con un ultimo tenero abbraccio, troppo breve, dannatamente troppo breve. Avrei voluto dirgli mille cose, ma le parole si accavallavano una sull’altra nella mia gola mentre ancora cercavo disperatamente una scusa, un motivo qualsiasi per rimandare l’inevitabile…
Lui sussurrò semplicemente “grazie”, e si chinò per posare un lieve bacio sulla mia fronte.
Era un addio.
Poi l’oscurità mi avvolse, gelida e tagliente come neanche il ghiaccio di Vexen sapeva essere. Mi piegai in due mentre l’aria veniva a mancarmi e una serie di fitte alla testa e allo stomaco sconquassava tutto il mio corpo. Cercai di respirare, ma l’oscurità era come una mano viva che premeva sulla mia bocca con la deliberata e crudele intenzione di soffocarmi. La testa mi girava all’impazzata, la mia pelle gelava e ardeva allo stesso tempo, le orecchie mi scoppiavano mentre il mio grido senza voce si perdeva nella tenebra infinita.
Precipitavo, precipitavo in una spirale folle e dolorosa. Spezzata, inerme, terrorizzata, chiusi gli occhi e attesi soltanto la fine.
 
 
La parola “miracolo” di norma non esiste nel vocabolario di uno scienziato. Sicuramente non è mai esistita nel mio. Di certo anche questo fenomeno apparentemente assurdo ha una spiegazione logica, anche se ora purtroppo non ho la possibilità di cercarla. Quando e se tutto questo finirà sarà la prima cosa che farò. Qualunque altra ricerca impallidisce di fronte all’importanza di questa. Ho sempre creduto che le mie repliche fossero creature speciali, per certi versi addirittura superiori a noi Nobodies. Non immaginavo però neanche lontanamente fino a che punto. Non ho avuto tempo sufficiente per osservare i progressi di Numero 1, ma oserei dire che se avessi un cuore Numero 2 e Numero 3 mi avrebbero lasciato senza fiato. I primi sospetti li ho avuti quasi subito, per la verità. Piccoli segni all’apparenza insignificanti: gesti, parole ed espressioni di poco conto a uno sguardo superficiale; ma erano sintomi che un agli occhi di un Nobody abituato a vivere tra i Nobodies non potevano non apparire atipici. Beh, agli occhi di un Nobody sufficientemente intelligente, se non altro.
Tuttavia ho commesso un errore sottovalutando l’importanza di quei segni, certo com’ero dell’impossibilità di quanto essi parevano suggerire. Ho chiuso gli occhi di fronte all’evidenza, andando contro tutti i principi in cui credo senza nemmeno rendermene conto. Numero 3, che ha seguito i miei insegnamenti alla lettera, è stata meno cieca di me, e penso che alla fine lo abbia intuito. Che ironia.
La prima grande scossa al mio castello di certezze è arrivata quando ho visto Numero 3 abbracciare Numero 2 dopo che quest’ultimo era tornato dall’ incontro con la sua matrice originale. Un gesto così inequivocabilmente umano. Ma ancora mi rifiutavo di credere. Che sciocco.
La fuga di Numero 2, poi la ribellione di Numero 3:  il crollo definitivo. Non dimenticherò mai il suo sguardo prima di lasciare il laboratorio; il suo volto inondato di lacrime.

I Nobodies non piangono. Gli esseri senza cuore non piangono.
Forse quelle repliche contengono davvero la chiave della salvezza per tutti noi. Il segreto che potrebbe restituirci la nostra umanità. Dovrebbe essere questo il vero, grandioso scopo del Progetto Replica.
Ed è tutto andato perduto per colpa del mio stupido errore.
Se a un Nobody come me è dato di sperare…abbiamo ancora Numero 1 al Castello Che Non Esiste. Resta ancora una possibilità. E’ il primo prototipo, sicuramente il più imperfetto, ma stavolta non lascerò nulla di intentato. E se Numero 3 dovesse tornare davvero come ha detto…
…mi chiedo come avrei reagito alle sue lacrime se avessi avuto anch’io un cuore.


Questione irrilevante. Devo procedere con ordine. Prima l’Eroe del Keyblade, che ormai arriverà a momenti, poi Marluxia e i traditori. Infine il Progetto Replica.
Se a un Nobody come me è dato di sperare, allora spero che questa dannata storia finisca bene. Perché se non dovessi tornare al Castello Che Non Esiste, anche con i miei diari nessuno sarebbe in grado di portare a termine questa ricerca di importanza vitale.
 
Vexen
 
 
Credevo di stare per morire quando il dolore cessò e la luce tornò inaspettatamente a ferire i miei occhi.
Una luce diversa da quella bianca e asettica del Castello dell’Oblio, una luce immensamente più potente e….calda.
Mi ritrovai sdraiata su un terreno irregolare e sconosciuto, gli occhi rivolti verso una cupola sterminata, di un azzurro incredibile solcato da delicati sprazzi di bianco.
Era la prima volta che vedevo il cielo.




F I N E




______________________________


Angolo autore: Un grazie a chi e' arrivato fino qui e ha avuto la pazienza di seguire questa storia! Vi lascio con un lavoro grafico fatto da me e pensato come "copertina" di questa fanfiction: avrei voluto metterlo all'inizio del primo capitolo, ma sarebbe stato troppo spoileroso circa l'identita' della Terza Replica :)


Terza Replica

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Lisaralin