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Autore: MooNRiSinG    28/03/2011    5 recensioni
"Era ragionevolmente sicuro che un giorno o l’altro avrebbe finito per strangolare Blaine Anderson. Ed era altrettanto sicuro che qualsiasi giuria sana di mente gli avrebbe concesso tutte le attenuanti del caso."
Fanfiction interamente dedicata alla coppia Kurt/Blaine.
Disclaimer: i personaggi di Glee non mi appartengono, così come tutte le canzoni citate.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kurt cominciava a sentirsi decisamente nervoso. Da quando era entrato nella sua stanza, ossia da dieci minuti buoni, Blaine non aveva fatto altro che girare lentamente su se stesso, guardandosi intorno.
Proprio mentre Kurt stava valutando se attribuire il comportamento dell’altro ad una strana forma di labirintite o ad una mania ossessivo-compulsiva che lo spingeva a contare le piastrelle ogni volta che entrava nella camera di qualcuno, Blaine si riscosse dal suo torpore e annuì con un grande sorriso: “Mi piace, sembra molto… te!!”.
“Beh, direi che è abbastanza ovvio, visto che io e il mio catalogo dell’IKEA abbiamo creato questo piccolo angolo di paradiso a mia immagine e somiglianza.”
“Non l’avrei mai detto!” rise Blaine, inarcando il sopracciglio e lasciandosi comodamente cadere su un soffice  puff foderato di piume rosa.
Kurt sollevò il mento, come sfidandolo a muovere una qualsiasi critica. Fiutando il pericolo incombente (per compensare la sua mancanza di intuito la natura aveva avuto il buongusto di offrirgli almeno un briciolo di istinto di sopravvivenza), Blaine si affrettò a rassicurare l’amico: “Seriamente, è davvero adorabile”.
Una vocina nella mente di Kurt si mise a sproloquiare sulla proprietà transitiva, insinuando che se la stanza era adorabile e lui era come la stanza, allora lui era adorabile, ma il ragazzo le intimò di tacere con un latrato.
Prese il cd con la base che Blaine gli stava porgendo e senza dire altro lo infilò nello stereo. Quando la musica iniziò a inondare la stanza, aggrottò le sopracciglia, incerto: era sicuro di conoscere la melodia, ma per una qualche strana ragione non riusciva a identificarla. Poi la voce dolce di Blaine si diffuse nella stanza e tutto passò decisamente in secondo piano.

“Oh yeah, I'll tell you something
I think you'll understand
When I'll say that something
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand
I wanna hold your hand”

Kurt trattenne il fiato. Non molti mesi prima, quando aveva rischiato di perdere suo padre, ricordava di aver cantato quella stessa canzone  di fronte ai suoi compagni del Glee Club. Blaine non poteva saperlo, ma per uno strano scherzo del destino aveva scelto perfino lo stesso arrangiamento, che trasformava la movimentata canzone dei Beatles in una ballata lenta e struggente.

“Oh please, say to me
You'll let me be your man
And please, say to me
You'll let me hold your hand
I'll let me hold your hand
I wanna hold your hand”

La sua memoria sensoriale lo riportò indietro a quel periodo e gli fece rivivere in un attimo il terrore e l’ansia che aveva provato in quei giorni. Prima che potesse anche solo pensare di fare qualcosa per trattenerle, le lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso.
Blaine si interruppe immediatamente, interdetto, e si alzò di scatto, avvicinandosi a lui. “Kurt… Kurt, che succede?!”
Kurt scosse la testa, vergognandosi un po’ della sua reazione: “Non è niente, è tutto a posto.”
“Kurt, sei così sconvolto da non preoccuparti del fatto che stai lacrimando sul tuo foulard di Hermès!” Di fronte a questa prova inconfutabile, il ragazzo non poté far altro che confessare con un sospiro.
“Qualche tempo fa, poco prima che io e te ci incontrassimo, mio padre è stato ricoverato in ospedale ed è stato sospeso per alcuni giorni fra la vita e la morte. Questa canzone, per una serie di motivi troppo lunghi da spiegare, è strettamente legata a quel periodo.”
“Oh…” Blaine si guardò le scarpe, contrito, come se avesse appena investito inavvertitamente una famiglia di anatroccoli. “Mi… mi dispiace Kurt, io non potevo saperlo. Ascolta, volevo aspettare e farti una sorpresa, ma penso che sia il momento giusto per darteli.”
Allungò un paio di biglietti sotto il naso di Kurt, che non poté fare a meno di scrutarli con interesse. Quando lesse il titolo dello spettacolo la sua mascella toccò praticamente il suolo. “Stai scherzando vero?! Tu vorresti che io mi rinchiudessi per due ore in una sala per vedere un musical su… su Harry Potter??”
“Un musical parodia, prego. Andiamo, Kurt, ho letto su internet le critiche di quelli che ci sono andati e sono rimasti tutti completamente entusiasti!” Kurt lo guardò come se avesse improvvisamente affermato che il color kaki sarebbe stato il nuovo trend della stagione.
“Blaine, non ti offendere, ma se volessi vedere qualcuno dibattersi in un incubo di flanella e tessuti sintetici, mi basterebbe restare a casa e fissare Finn e papà mentre cercano di capire come si fa a usare la funzione grill del microonde.”
“Non fare il difficile, a me va di andarci solo con te!” Kurt si bloccò a metà di una nuova protesta, la bocca socchiusa in un’espressione di sorpresa: “Come hai detto, scusa?”
Prima di rispondere Blaine si prese il tempo necessario per accomodarsi di nuovo sul puff, incrociando le gambe, poi precisò: “Ho detto che se non accetti di venire, allora preferisco non andarci affatto.” Kurt sentì le sue guance arroventarsi e rifletté sul problema (chiamiamolo pure ricatto emotivo), mordicchiandosi il labbro inferiore: non era mai riuscito a capire cosa la gente ci trovasse in Harry Potter, ma, se lo spettacolo avesse fatto così tanto schifo, avrebbe potuto approfittare del tempo trascorso nella sala in penombra per studiare Blaine di nascosto, in un inquietante incrocio fra un guardone e una groupie adorante.
“Sai una cosa? Credo proprio che si possa fare.” annuì allora, con espressione meditabonda. Blaine sfoderò un sorriso a trentadue denti e cominciò a roteare le braccia entusiasta, facendo preoccupare Kurt per l’incolumità dei suoi soprammobili e per la sua salute mentale.
“E aspetta di vedermi con la mia divisa da Grifondoro!”
“La tua… cosa?” chiese Kurt, mentre un tic nervoso si impossessava a titolo precauzionale del suo occhio destro.
“Ho detto aspetta di vedermi con la mia divisa! Non posso assistere ad un musical su Harry Potter vestito come un babbano, farebbe a pugni con la mia coscienza.”
Kurt si trattenne dal dire che quel ridicolo costume avrebbe comunque fatto a pugni con il suo buon gusto e si limitò a scuotere lentamente la testa, scoraggiato. Cominciava a credere che l’aver accettato quell’invito si sarebbe rivelato un grosso, grossissimo errore…

   
 
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