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Autore: Aleteia Furue    28/03/2011    10 recensioni
[...]“Posso esprimere la mia opinione riguardo il suo problema, signore?” aggiunse un secondo prima di aprire la porta. Attese un cenno e continuò “Credo che il Maggiore Elric abbia le sue buone ragioni per comportarsi in questo modo.” non rispose al suo sguardo confuso, lasciando la stanza con un sorriso.
Quello lo sapeva anche lui, maledizione![...]

Edward Elric si rende conto di non trovare il Colonnello solo irritante.
Roy Mustang comincia a credere che Acciaio lo detesti ancor più di quanto non si dica in giro.
Sapevate che cercare di attirare l'attenzione rovinando gli appuntamenti altrui può portare a ripicche estremamente divertenti?
[RoyEd][Incapacità cronica nel segnare il genere]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Jean Havoc, Roy Mustang, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Castelli in aria: sesto.

 

“Edward, mi rendo conto che la domanda possa apparire sciocca...” soffiò distrattamente il Tenente Hawkeye, porgendogli dei documenti “...ma, potrei sapere cosa stai facendo?”

“Mangio un lecca lecca.” rispose il biondino con ovvietà, lappando lascivo la caramella nel rimetterla tra le labbra e fingendo una nonchalance che non provava affatto.

“Più che mangiare, sembri succhiarla.” alluse il Colonnello, senza staccare gli occhi da una serie di tabelle piuttosto complesse, ignorando lo sguardo scandalizzato di Falman a quella disdicevole affermazione.

“Esattamente.” convenne l'altro - scioccando il resto della truppa - fingendosi ancora a proprio agio; in realtà vergognandosi da morire, costringendo sé stesso a non arrossire per alcun motivo, evitando così di darla vinta a quel borioso militare.

Di guardare in faccia il resto dei colleghi, non se ne parlava.

 

Che Acciaio non fosse il tipo di ragazzino che si lasciasse prendere alla sprovvista, questo Roy lo sapeva fin troppo bene; che amasse giocare in un certo modo però no, non l'avrebbe mai sospettato.

Il continuo stuzzicarsi a vicenda era passato repentinamente dagli insulti e le scaramucce a qualcosa di potenzialmente più interessante; il fatto che l'inesperto - probabilmente casto e puro – Edward, fosse altamente capace di stare dietro i suoi ammiccamenti gli apriva un mondo.

Un mondo nuovo e forse proprio per questo maggiormente interessante.

Stava scherzando con il fuoco il signorino, letteralmente, ma non sembrava preoccuparsene per davvero, continuando ad atteggiarsi non come se stesse tentando di mandare in visibilio il proprio capo, ma un qualunque idiota come quel suo collega ricercatore; eppure, ne era certo, Acciaio non aveva mai rivolto ad altri quel tipo di attenzioni – se ne sarebbe reso conto, diavolo - e non avrebbe dato inizio e continuato quel gioco fatto di allusioni continue, se non vi fosse stato un reale interesse nei suoi confronti.

Era, questa, una constatazione che aveva fatto quasi saltando per l'entusiasmo, come un adolescente alla prima cotta. Una di quelle rivelazioni lampo, che una volta avvenute ti lasciano a chiederti come fosse possibile non essersene accorti prima, visto quanto fosse palese.

Dal pomeriggio in cui ebbero il piacere di essere rapiti da Armstrong – e della quale Edward ancora chiedeva delucidazioni invano, mentre lui aveva ricevuto informazioni dalla squadra – era stato un continuo susseguirsi di occhiate languide e paroline maliziose in ufficio, ma nulla di più. Poco più di un flirtare ininterrotto ma privo, sfortunatamente, di conclusioni di sorta; Mustang si chiedeva spesso, tornando nel proprio appartamento, quanto quella situazione potesse essere giusta o comunque minimamente naturale: non aveva mai mostrato interesse per nulla che non avesse un paio di tette ed Edward non aveva affatto quegli accessori lì, eppure le cose erano cambiate in pochissimo ed in modo proprio stupido.

A pensarci gli veniva un gran mal di testa e una familiare voglia di scolarsi qualunque cosa avesse un tasso alcolico minimamente alto stipato nei mobili. Era davvero indeciso, nonostante il suo comportamento sembrasse tendere alla soluzione meno facile: ovvero assecondare l'istinto.

Oltre a ciò che lui desiderava, c'era anche quello che l'alchimista più giovane sembrava volere e, per una volta, non sembrava essere la sua testa mozzata – a meno che il gioco non fosse farlo finire sotto Corte Marziale – ma ben altro. Un desiderio comune.

Però c'era da contare che Acciaio altro non era che un ragazzo, appena uscito da un'adolescenza tormentata e alla scoperta della propria sessualità, cosa che lui gli stesso gli aveva confessato; poteva davvero l'Alchimista di Fuoco cogliere l'occasione? Coglierla senza sentirsi un approfittatore, se proprio voleva essere preciso.

L'unica cosa che non lo portava a desistere troppo era la consapevolezza di non avere di fronte una persona volubile ma che, anzi, si era sempre dimostrata fin troppo orgogliosa per riuscire a tirarsi indietro dopo aver stuzzicato gli animi. E lui non aveva stuzzicato solo quelli.

La perplessità sul comportamento che entrambi stavano assumendo lo aveva, in ogni caso, lasciato interdetto per poco tempo: ragionando a mente lucida, anche il solo fatto che Edward interrompesse ogni suo appuntamento non era che un segnale e si diede dello sciocco, se non dell'emerito testicolo per averci messo un tempo indefinito per accorgersene.

Lui, che si vantava di essere un esperto, ora cercava continue rassicurazioni.

Con Hawkeye che non faceva che mandarmi alcuni segnali.” pensò, ricordando molte frasi della donna che lì per lì non aveva compreso.

O che non aveva voluto comprendere, doveva ammetterlo.

Un pomeriggio, osservando Acciaio lavorare, si era chiesto se fosse davvero qualcosa di improvviso o tempestoso o se, invece, non vi fossero già segnali da parte propria.; segnali che ovviamente aveva evitato peggio delle allusioni del suo Tenente.

E degli altri.

Non aveva certo dimenticato quanto loro non sembrassero affatto sconvolti – a parte per quella storia di Jones – della sua improvvisa gelosia mista ad ossessione. Perché loro sapevano ed anche lui inconsciamente doveva averlo sentito, altrimenti avrebbe dovuto essere sconvolto.

Lo era stato, certo, ma non abbastanza!

“Posso sapere cosa sta facendo qui?”

Forse, restare imbambolato davanti la porta del piccolo monolocale che Edward occupava agli alloggi militari era stato piuttosto idiota; non decidersi a bussare, soffermandosi su pensieri contorti e rimuginare su cose ormai fatte, facendosi beccare dal ragazzo sul pianerottolo, fermo come un testicolo già nominato, era davvero un modo imbarazzante per farsi notare.

Dissimulò qualunque espressione ridicola sorridendo gentilmente al ragazzo: non aveva intenzione di farsi cacciare, non troppo sgarbatamente almeno e il vestiario del biondino sembrava intendere che stesse uscendo, a giudicare dalla tuta scura per allenarsi.

“Stavo giusto per bussare.” abbozzò, consegnando un pacchetto all'altro, tutto rosa antico e infiocchettato.

“Ed io stavo uscendo.” ribatté acido il Maggiore, prima di degnare di un'occhiata l'incarto, guardandolo con curiosità malcelata. Sbuffò scrollando le spalle e voltandosi per rientrare, lasciando la porta aperta, implicito invito ad accomodarsi per l'uomo all'uscio.

“Solo perché ha portato i dolci.” precisò, indicando una sedia e preparando frettolosamente del caffè, come da dovere per un ospite improvvisato quale era divenuto “Come mai è qui?” chiese nuovamente incassando la testa nel collo, probabilmente per nascondere le orecchie arrossate. Aveva imparato – Roy - che erano la prima cosa ad arrossire, si trattava di un attimo, poi l'alone colorava anche il resto del volto ed il collo “Mi andava.” buttò lì lasciando intendere di non aver finito. Attese che il ragazzo gli fosse di fronte con due tazzine fumanti, prima di proseguire guardandolo negli occhi e recuperando la sua bevanda “Inoltre credo che dovremmo parlare.”

“Di cosa?” chiese frettolosamente l'altro, lottando per non distogliere lo sguardo.

“A meno che tu non stia tentando di sedurre qualcuno dei miei uomini è evidente di cosa.”

Il più giovane sorrise, scompigliandosi i capelli “Lei è davvero egocentrico.”

 

Era egocentrico, ma aveva dannatamente ragione.

Lui non voleva giocare al gatto col topo ma nemmeno riusciva a credere a quello che stava assistendo: Roy Mustang che gli dava corda. O che cominciava da sé.

E non si trattava certo di una sua impressione; il Tenente gli aveva detto che ultimamente il loro superiore tendeva a non vedersi con alcuna delle compagnie abituali, passando piuttosto la maggior parte del tempo libero a casa o così aveva sentito.

Havoc, sorridendo, aveva annuito sostenendo quanto diceva la donna.

Da parte sua, Ed poteva tranquillamente dire di ritrovarselo ovunque.

In libreria, in pasticceria, al piccolo mini-market della zona ed ora – dulcis in fundo - davanti la porta di casa sua.

Non che la cosa gli dispiacesse esageratamente come cercava di dire a sé stesso e mostrare agli altri ma, era inutile nasconderlo, ogni volta le loro discussioni finivano sempre con l'andare un po' troppo oltre rispetto alla precedente stoccata.

Da quando Mustang gli aveva chiesto se stava per puro caso cercando di sedurlo, in quel locale, le cose erano degenerate: in bene, perché sembrava esservi un interesse ricambiato, e in male, perché lui era pronto solo in parte a tener testa a quell'uomo mellifluo. Si entrava in una sfera d'argomenti in cui lui non era che un povero ignorante, goffo, immaturo ed il libro della sua meccanica poteva aiutarlo solo fino ad un certo punto; già così sapeva di essere stato molto fortunato.

Forse aveva una predisposizione di base e non lo sapeva.

“Perché non ti siedi accanto a me?” propose l'uomo, sorreggendo con una mano la bevanda calda e con l'altra indicando la parte di letto libera a fianco a lui.

Maledetto bastardo: perché diavolo non aveva usato la sedia della scrivania?

“È antigienico sedere sul letto con gli abiti con la quale si è stati fuori, non lo sa?” rispose, rimanendo a distanza di sicurezza, bevendo il proprio caffè, ignorando di proposito l'espressione contrariata del Colonnello.

Aveva cominciato lui, lo sapeva.

Non stava giocando a fare il difficile, lo ripeteva, semplicemente si era reso conto che le cose gli stavano sfuggendo di mano.

Ora era pronto a tutto, ora era profondamente intimorito: ciò lo lasciava esausto per lungo tempo, in preda anche a vari sensi di colpa e paure. Ammettere di essere terrorizzato all'idea che l'uomo volesse solo prendersi gioco di lui era troppo, anche per uno che si era comportato come un maniaco disperato per svariate settimane.

“Non vuoi parlare di quello che sta succedendo?”

“No.” avrebbe voluto mordersi la lingua, essere meno scontroso: era ovvio che ne volesse parlare.

Ma non era altrettanto certo di voler udire.

“Se continuiamo così gli altri impazziranno.”
“Che intende dire?” chiese, nascondendo una punta di panico quando si rese conto che il superiore aveva lasciato la sua postazione da un pezzo, poggiando chissà dove la tazza, per farsi più vicino. Avanzare con calma.

“Intendo dire,” soffiò contro l'orecchio, ormai bordeaux, di Acciaio “che dobbiamo chiarire cosa vogliamo o non vogliamo...”

“Fare?” provò a concludere la frase il più giovane, nascondendo il volto nell'utensile chiaro.

“Fare, esatto.” si concesse un profondo respiro, sentendo il moro allontanarsi leggermente; sentiva la faccia in fiamme e sentiva che, qualunque fosse stata la mossa successiva di Mustang, lui non era pronto. Non lo era, perché non era pronto per essere all'altezza.

Ma quando mai lo sarebbe stato? Tanto valeva mettere da parte cinque minuti l'orgoglio, lasciare l'altro a fare i passi successivi – doveva pur contare qualcosa il fatto che si fosse reso ridicolo più volte: aveva compiuto atti osceni con una caramella, meritava un attimo di riposo! – e imparare nella pratica quanto uno stupido libro si limitava a mostrare.

E poi... non era forse quello che aveva mandato a quel paese il proprio senso della decenza?

Ammesso, ed assolutamente non concesso che l'altro non stesse per aggiungere qualcosa riguardo la volontà di fare solo una prova, un piccolo cambiamento nella routine fatta di donne.

Posò la propria tazzina sul mobiletto alle proprie spalle, deciso a non andare in aiuto all'altro.

Un po' per dispetto, un po' perché nel momento cruciale sapeva che avrebbe potuto sbagliare.

E lui una simile figura del cavolo non la voleva fare e non l'avrebbe fatta.

Che avesse fatto anche di peggio fino al mattino precedente, erano dettagli insignificanti.

“A questo punto dovresti aggiungere qualcosa.” suggerì Roy.

“Non vedo perché dovrei. Si è forse fatto uno strano film in testa?”

Continuare a negare.

Continuare a farlo fino a quando non avesse capito le intenzioni dell'altro: c'era attrazione, va bene, poteva concederlo; aveva anche visto gelosia, anche se non ne era certissimo, ma non c'era nulla che gli assicurasse che non volesse solo avere una qualche esperienza nuova, tanto per cambiare aria.

Non era sicuro di molte cose Ed, sapeva però che non voleva diventare come quelle donne con la quale aveva parlato, che accettavano qualunque compromesso con loro stesse per un po' di sesso.

Loro forse riuscivano a sopportarsi la mattina, davanti ad uno specchio, ma per sé non avrebbe mai scelto quella strada, aveva già troppe colpe da assimilare.

Neanche se fosse stato l'unico modo per avere il Colonnello.

“Vuoi dire che non stai cercando di sedurre il sottoscritto?” chiese l'uomo, tornando vicino al ragazzo, le mani sulle braccia del più piccolo. L'espressione seria, di chi sta cercando di vincere qualcosa, forse una sfida.

“Perché, ci sto riuscendo?” fu la risposta che ottenne dal ragazzo, i cui occhi dorati esprimevano lo stesso sentimento, un nuovo duello aperto tra i tanti ancora in corso.

Se non l'avesse messa sul piano dell'orgoglio, Edward Elric non sarebbe stato così incoerente.

Per questo detestava dover pensare ai sentimenti: era ancora peggio di una nuova formula alchemica, mille volte più instabile e dagli effetti collaterali irreversibili.

Ti rendeva scemo.

E masochista.

Ma non poteva prendersi una sbandata per qualcun altro? Chiunque?

“Non fare tanto lo spavaldo: stai morendo dall'imbarazzo.” disse il moro, soffiando contro le labbra del più giovane.

“Questo perché è incapace di mettere a proprio agio le persone. Sarebbe questo il grande Roy Mustang?” insinuò questi senza scostarsi, probabilmente per affermare maggiormente quanto fosse diventato imbecille. Forse non riusciva più a capire se fosse orgoglio o ridicola disperazione.

L'accusato fece una smorfia, prima di sogghignare “Scommettiamo?”

Un cenno d'assenso, in risposta.

 

La scommessa sarebbe stata attiva dal giorno successivo.

Roy Mustang, che da sempre si era ritenuto un uomo furbo, che otteneva quello che voleva come e quando preferiva, aveva l'impressione di essere stato beffato.

“Acciaio sta cercando di sondare il terreno e comunque in cosa consisterebbe?”

“Chiudi il becco Havoc. Non voglio l'opinione di un tale inetto in campo amoroso e non è un tuo interesse cosa abbiamo scommesso.” il suddetto Sottotenente fece una faccia stizzita, gettando nel posacenere la sigaretta appena iniziata, un broncio sul viso.

“Ed io che volevo esserle d'aiuto.”

“Oltretutto potrebbe avere ragione: se si pensa alla sua fama, Edward vuole essere sicuro che lei abbia davvero intenzioni serie.” suggerì Riza, dando un biscottino al proprio cane.

“Intenzioni serie?”

“Sì, ho detto questo signore.”

“Dovrei averle?”

Le ha. Ha fatto installare delle cimici ovunque potessero esserci sia Edward che il collega di laboratorio – Jones – questo vorrà dire qualcosa.” spiegò la donna, dando nuovamente fondo alla sua sconfinata pazienza. Era tutto più facile quando l'unica cosa che doveva fare era assicurarsi che eseguisse i suoi compiti a dovere: com'era finita a fare da consulente di coppia?

“Oh.” fu tutto quello che si sentì oltre la scrivania.

La donna prese quel sospiro appena udibile come una presa di coscienza da parte del loro superiore, per questo proseguì sollevata “Il Maggiore Elric vuole serietà, disciplina e che lei dimostri verso di lui tutte le attenzioni che merita, a lungo termine.” spiegò, con ovvietà.

“Probabilmente è più sensibile di quel che appare.” ragionò il moro, incrociando le braccia pensieroso.

La porta, con un gran fracasso, si aprì di scatto, facendo sobbalzare i presenti; ne entrarono l'alchimista biondo di cui stavano parlando e Fury, tenuto per il colletto della divisa dal ragazzo “Perché da quella stramaledetta radio escono le voci dal laboratorio tre, Colonnello di merda?”

“Ti...” Mustang guardò i sottoposti, in cerca d'aiuto, ma tutti guardarono altrove “Ti dimostro il mio amore?” forse, dire una frase del genere lo avrebbe salvato momentaneamente...

“Lo vuole sapere dove desidero ficcare il suo amore?”

Rispondere forse sarebbe stato distruttivo?

 

Note: non ho tempo per rileggerla una quarta volta °^° *ha sonno *

Chiedo infinitamente scusa per il ritardo, ma lo studio e le altre cosette sono quel che sono.

Grazie mille a tutti i lettori ed ovviamente a chi ha recesito <3: Alter_Edo, Chiby Rie_chan, e RoyEd. Per qualunque informazione riguardo altri ritardi e varie potete contattarmi per e-mail, attraverso la casella di posta o per MP sui forum. ^^”

C'è un piccolo conflitto d'interessi sulla situazione RoyEd – EdRoy. XD

Sinceramente, preferisco le RoyEd, ma è anche vero che prima o poi Eddino crescerà °ò°, può esserci una cosHa reverse. *scappa *

L'autrice stessa, così mi è giunta voce, ha però disegnato una dou che dovrebbe essere EdRoy, ma non sono sicura sia vero, perché non l'ho mai trovata. °^° Perciò boh...

Comunque io non credo che descriverò troppo la scena. °^° Mi vergogno. *si nasconde *

Spero di trovare un po' di tempo in più settimana prossima, ciao e ancora grazie per essere giunti fin qui! ^^/

P.s.: chiedo scusa per la formattazione del testo, ma sono ancora senza il mio pc e qui sopra posso fare ben poco ç_ç.

  
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