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Autore: Sif    28/03/2011    5 recensioni
Se vi piacciono le commedie romantiche, se avete letto "Happy New Year!" e il personaggio di Daria vi ha strappato almeno un sorriso, vi consiglio di non perdervi assolutamente questo appuntamento!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ehilaus Saga'
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GREY+Pink

- 10 -

The Autumnal Wedding (part three)

 

«Puoi aprire gli occhi, adesso, piccola Cuor di Leone».

Daria ubbidì. Prima aprì un occhio e, poi, accertatasi che non c’era più il pericolo di sfracellarsi sull’asfalto, aprì anche l’altro.

“Grazie al Cielo!”, pensò facendo scorrere lo sguardo sul basso edificio giallo circondato dal verde. “Siamo arrivati! Sono ancora viva!”

In realtà, Fabrizio non aveva guidato a velocità elevata, ma per Daria era stata comunque un’esperienza a dir poco traumatica. Tuttavia, si sarebbe tagliata la lingua piuttosto che confessare – a lui, poi! – le sue paure ed ammettere che era stata la sua “prima volta” a bordo di un veicolo a due ruote.

«Vuoi che ti porti dentro in braccio?», le chiese lui alludendo, beffardo, al fatto che la ragazza lo stesse ancora stritolando a sé. «Però, poi, non ti potrai lamentare se i camerieri ci accoglieranno battendo le mani e augurandoci di avere figli maschi».

A quell’affermazione, Daria si ritrasse subito come scottata e, atteggiando il viso all’espressione più risentita che riuscì a racimolare, scese rapidamente dalla Ducati – non senza aggrapparsi nuovamente al suo co-testimone per evitare di finire ruzzoloni sul prato –, si coprì le gambe e si tolse il casco restituendolo al legittimo proprietario.

Fabrizio tolse a propria volta il casco col Jolly Roger, stupendo Daria per il fatto che i suoi biondi capelli imbrillantinati non avessero subito il ben che minimo danno.

Improvvisamente, il pensiero le corse ai suoi di capelli, già temendo il peggio per colpa di quello stupido casco che era stata costretta ad indossare. Si lanciò, quindi, sulla sacca della moto e vi frugò dentro in cerca della borsetta. Una volta trovata, la aprì con un gesto secco e ne trasse un grazioso specchietto rotondo dalla cornice blu elettrico.

Per fortuna, i suoi capelli erano abbastanza corti da non aver avuto bisogno di essere acconciati e, di conseguenza, bastò riavviarli brevemente con una mano per farli tornare quasi del tutto a posto.

«Stai bene, non c’è bisogno di toccarli ancora», le disse Fabrizio sporgendosi leggermente dalla moto su cui era rimasto seduto ed allungando una mano per riavviarle gentilmente una piccola ciocca di capelli lisci e corvini dietro l’orecchio.

Daria non ebbe neanche il tempo di arrossire – di indignazione, per carità! – per quel fuggevole contatto, poiché lui ritrasse subito la mano e, sceso agilmente dalla Ducati, prese ad infilare i caschi nella sacca, come se niente fosse. In compenso, però, ebbe modo di saltare in aria dallo spavento, dal momento che la piccola e sovraccarica Mini di Carletto aveva appena fatto la sua trionfale e rumorosa entrata in scena a suon di clacson e sgommate.

«Ehilà, Miss!», le urlò sporgendo il testone biondo ed il braccio gigante già privo della giacca fuori dal minuscolo finestrino. «Siamo i primi? Allora, a che ora si mangia? C’ho una fame boia!»

Daria, per tutta risposta, gli lanciò uno sguardo talmente carico di rimprovero che Pietro, seduto accanto a Carletto sul sedile del passeggero, perse un po’ del suo naturale colorito olivastro e fissò il cruscotto davanti a sé in modo da essere sicuro di non incrociare le scure e severe iridi della ragazza neanche per sbaglio. Dal canto suo, invece, il ragazzone biondo, assolutamente impermeabile agli sguardi assassini dell’amica, la guardò con quei begli occhi color pervinca (resi ancor più luminosi dalla bella giornata) e, al top dell’innocenza, disse: «Hai freddo?»

In un primo momento, lei non capì. Poi le arrivò alle orecchie un’irritante risatina soffocata e, come attraversata da una scossa elettrica, fece scattare improvvisamente le mani e si tolse la giacca grigia di Fabrizio il più in fretta possibile. Non perse neanche tempo a restituirgliela: la poggiò di traverso sul sellino della moto e fuggì via, verso i suoi improrogabili impegni organizzativi, il più lontano possibile da quel sommesso risolino.

-.-  -.-  -.-

Tutto stava procedendo nel migliore dei modi.

Si era assicurata che la disposizione dei tavoli fosse esatta, aveva personalmente accolto gli ospiti man mano che gli stessi arrivavano all’agriturismo, aveva minacciato per bene i camerieri in modo che tutti i commensali avessero sempre il bicchiere ben pieno e, con immensa soddisfazione, aveva dispensato occhiate malvagie a tutti coloro che non avevano accolto con convincente enfasi l’arrivo degli sposi.

Sì, tutto stava procedendo nel migliore dei modi. Ad eccezione di un piccolo ma fondamentale punto, un minuscolo tassello nero in un mare di perfetto e luccicante biancore, un pensiero fisso che la portava ad un’inadeguata predisposizione d’animo: era distratta.

Il fatto era che quella stupida camicia nera, in coordinato con la cravatta anch’essa nera ed ancora più stupida, faceva un contrasto a dir poco pericoloso con il biondo-scuro di quell’impertinente bellimbusto. Specialmente perché il bellimbusto in questione aveva avuto la malsana idea di restare senza giacca e di rimboccarsi le maniche della camicia in modo da rimanere ad avambracci scoperti. E, porca loca, che avambracci!

“Tony!”, si ripeteva Daria come un mantra. “Pensa a Tony! Pensa al tuo fighissimo fidanzato!”

Tutto inutile.

Se si sforzava di pensare ai folti capelli scuri di Tony, le parevano quasi insulsi al confronto di quelli biondo-scuro con riflessi dorati di Fabrizio. Se imponeva alla sua mente di richiamare le immagini della robusta ed imponente figura del proprio uomo, una snella eppur solida corporatura a cavallo di una Ducati le risvegliava sensazioni totalmente fuori luogo. E che dire degli occhi? Si sentì quasi ridicola mentre cercava di auto-convincersi del fatto che gli occhi scuri del suo fidanzato fossero più belli ed espressivi di quelli del cugino di Daniel.

Fabrizio le era indubbiamente antipatico, non lo sopportava minimamente. Però, nonostante tutto l’acredine, Daria non poteva certo negare che fosse un ragazzo molto carino.

“See... Carino! Evviva gli eufemismi!”

Ma, in fin dei conti, non era tutta colpa di Daria. Anzi, nonostante i loro posti fossero proprio uno accanto all’altro, lei non era rimasta seduta al tavolo se non per pochissimi minuti all’inizio del pranzo, girovagando continuamente fra amici e parenti con la scusa di scambiare quattro chiacchiere.

No, lei non aveva certo alcuna colpa.

Era lui – lui! – che non faceva altro che richiamare la sua attenzione. Si sentiva sempre osservata, non appena gli voltava le spalle. Un paio di volte l’aveva addirittura beccato in flagranza di reato.

«Daria, gioia, non hai ancora mangiato nulla! Perché non ti siedi qualche minuto a riprendere fiato?»

Eccola lì la domanda da un milione di dollari. E chi, se non la genitrice di Stella, avrebbe potuto formulargliela con tono così alto ed apprensivo da risultare ben udibile fin dentro la stalla dei pony situata a cinquanta metri dalla porta d’ingresso?

Non appena finito di pronunciare l’ultima parola, infatti, un silenzio di tomba cadde su tutta la sala (camerieri compresi) e Daria, più rossa di una fragola matura a causa delle decine e decine di paia di occhi puntati sulla sua persona, non ebbe altra scelta che raggiungere il più in fretta possibile il suo tavolo e sedersi con rassegnazione sulla sedia accanto a quella del Brillantino. Ciliegina sulla torta, il tavolo era stato abbandonato da tutti i cugini di Daniel, desiderosi di sgranchirsi le gambe raggiungendo i propri parenti. Tutti i cugini ad eccezione, ovviamente, di...

«Sì, gioia, mangia qualcosa, su! Non vorrai svenire qui davanti a tutti?», si sentì sussurrare ad un orecchio.

Tuttavia, nonostante i mille brividi che la scossero da capo a piede – di rabbia, ovviamente! –, riuscì ad usare una voce mielosa e misuratamente strascicata mentre, girandosi a guardarlo dritto negli occhi, rispondeva: «Oh, caro. Al mondo esistono moltissime cause di svenimento, oltre alla fame, sai? Vuoi provarne qualcuna?»

Fabrizio, sul momento, si dimostrò sufficientemente stupito da quella pronta risposta da zittirsi qualche secondo, continuando a scrutarle il viso come in cerca di qualche altra sorpresa non ancora venuta allo scoperto. Ma, passato il momento di contemplativo silenzio, il ragazzo riguadagnò quel suo sorrisetto impertinente e, atteggiando il viso ad un’espressione maliziosa, le sussurrò: «Oh, sì, gioia. Ci sono proprio tanti e tanti modi per procurare uno svenimento. Ed altrettanti per procurare grida, se è per questo».

Daria arrossì. Senza se e senza ma. Arrossì dall’attaccatura dei capelli alla dolce curva del decolleté. E sentì caldo. Molto, moltissimo caldo. Talmente caldo da dimenticarsi persino di giustificare a se stessa quei sintomi con le solite false ed ipocrite puntualizzazioni.

E quel che è peggio fu che non cercò minimamente di nasconderlo, come se si fosse già rassegnata all’idea che lui sapesse esattamente quale reazione le avrebbe scatenato quella banale frase dalle sfumatura sconce.

Come se lui sapesse in qualche modo controllarla.

E poi lui continuava a guardarla con quegli occhi verdi resi ancor più brillanti dalle sue stesse affermazioni, punzecchiandola con lo sguardo sfacciato e con le labbra divertite, invitandola tacitamente a proseguire quel giochino che la metteva tanto in imbarazzo.

«Ehilà, ragazzi!»

Daria saltò letteralmente in aria. Fra la sedia ed il suo sedere ci furono, come minimo, quattro dita di distanza mentre Stella le poggiava la mano sulla spalla. Ma, nonostante il principio di sincope, non mancò di notare che il suo interlocutore la superò nettamente, staccandosi dalla propria sedia di almeno quindici centimetri.

“Quindi non eri poi così sicuro di te come, invece, hai voluto farmi intendere”, pensò Daria, trionfante.

Daniel, sopraggiunto insieme alla neo-moglie, spostò lo sguardo dalla faccia di Daria a quella di Fabrizio e viceversa per un paio di volte; infine, disse: «Fabri, vecchio filibustiere, non starai per caso importunando una ragazza già impegnata, vero?»

A quella frase, Daria poté assistere ad un nuovo mutamento di espressione del Brillantino. Gli occhi del ragazzo, infatti, si posarono nuovamente su di lei, ma questa volta non avevano nessuna luce divertita o maliziosa: erano semplicemente sorpresi.

«Che c’è?», lo attaccò Daria, infastidita da quella reazione. «Ti stupisce tanto il fatto che io abbia un ragazzo?»

Fabrizio non rispose, ma continuò a guardarla ancora per qualche istante facendo sì che un silenzio imbarazzato piombasse su tutto il quartetto.

Fu Stella a prendere in mano la situazione. A modo suo, ovviamente.

La sposa, infatti, prese una grande boccata d'aria e, approfittando di un momento di relativa tranquillità dalle chiacchiere degli invitati, urlò a tutta la sala: «Abbiamo una bella notizia da darvi! Io e Daniel siamo incinti!»

Tra la fine dell'annuncio di Stella ed il "tonf" che fece la testona di Marlon sbattendo sul tavolo non passarono che un paio di secondi.

 

 

°°°*°°°

Spazietto autrice:

CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER IL RITARDO MOSTRUOSO!!! (lo scrivo anche maiuscolo, così imparo)

Come sempre, ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite, seguite, da ricordare, ecc. e chi mi ha inserito tra gli autori preferiti (temerari!).

Grazie, ovviamente, a tutti quelli che hanno letto!

A presto!

- Sif -

P.S. Per chi volesse contattarmi su facebook, può cercare "Cristina Sif" (ditemi solo il vostro nick EFP, così capisco chi siete).

 

   
 
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