Crossover
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Autore: macchese    29/03/2011    0 recensioni
"Superman è morto" annuncia un attonito giornalista dentro uno schermo. Ed il mondo vacilla. Le cause vengono insabbiate, ma un uomo sa. Brutal. Un uomo che ha perso tutto ciò che aveva di prezioso. In uno scenario corrotto, vile, che si vende al migliore offerente, un solo desiderio. Dimostrare perchè il mondo non ha bisogno di eroi.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Timeo danaos et dona ferentes
- Le prime pagine dei giornali non parlavano d'altro. Così come le televisioni e le radio. La sua morte stava monopolizzando i media. E mi rendo conto di quanto sia triste. Faceva più notizia da morto di quanto ne avesse fatta da vivo. Ormai la gente si era abituata.-


Timeo danaos et dona ferentes



Stavo cercando di sbronzarmi, devo dire con discreto successo, nella prima bettola trovata sulla mia strada. Un posto abbastanza squallido. Buio, triste, forse sapientemente arredato per chi cercasse quel tipo di sensazioni. Un posto in cui non devi guardare in faccia chi ti parla, se mai si avesse avuta la fortuna di parlare con qualcuno. O la sfortuna. La luce è davvero bassa. Forse un'altra geniale trovata diventata alternativa alla pulizia delle superfici, giacchè entrando, per un attimo ho temuto che le suole delle mie scarpe si potessero staccare dai miei piedi, ormai incollatesi al pavimento. La televisione gracchia del supereroe mentre io ordino un altro superalcolico. Come si vede di solito nei film, chiedo al barman di lasciare la bottiglia, ma lui mi manda affanculo. Non come nei film. Un posto davvero ospitale. Un ritrovo per famiglie. Chiedo allora di poter cambiare canale. Altro fallimento. Dunque prometto un pagamento extra al prossimo giro. Pago il giro "doppio" e lui cambia canale. Tutti i canali parlano della stessa cosa. Mi aveva inculato. Mi rassegno e mi faccio portare qualcosa da sgranocchiare. Rimango così per una mezz'ora buona. Sono triste, e ciò che ho intorno non aiuta. E' passata quasi una settimana. E' tutto così assurdo che quasi non credo che possa essere successo veramente. Penso alle sue ultime parole soffocate. Al movimento della sua bocca. ......pace? Rapace? Capace? Il movimento è finito assondando qualcosa di simile.

Mi rendo conto di stare ancora pensando, quando sento entrare delle persone. Me ne accorgo perché quelli già dentro, sembrano abbandonare i propri tavoli quasi fuggendo fuori. Sono in tre. Volevo ordinare ancora ma il barman era sparito. Però c'era la bottiglia. Uno si avvicina e prende posto al bancone, alla mia sinistra. Mi guarda, io no. Alle mie sinapsi gira la testa.

    "Io,so,chi,sei. Io...So,chi,sei..." dice il tizio, buttando giù un bicchiere del mio presiozo antidepressivo liquido. Io non lo guardo. Lui continua. "Mmm, sei stato più bravo degli altri. Ok. Devo dire che mi hai fatto... un favore. Un bel fa...vo...re." Il tipo continua. "Sai chi sono io?". Ahimè, l'avevo riconosciuto. Chi altro poteva andare in giro truccato così? E poi, quelle cicatrici erano inconfondibili.

    "Certo. Tu sei la carta del mazzo...". Joker. Un elemento infimo tra quelli pessimi.

    "Ah,eeh,oh,ah... aaaaa. Hai indovinato. Sono,la,carta,del,mazzo. A-haa. Non sei curioso di sapere perché stai parlando con me?"

    "Non mi sembra di stare parlando con te. Anzi, il contrario. E comunque, non so di che parli."

    "O-ooooh.... no." Joker mi sottopone la prima pagina di un giornale. "Ferire l'intelligenza è segno di stupidità. Volevo solo conoscere di persona l'autore di questo spettacolo. Un grazie... è dovuto." Brutto bastardo. In quel mondo le voci girano più veloci dei proiettili. E ne girano di proiettili. Inutile cercare una scappatoia. Troppo il rischio e troppa l'ubriachezza. Ora non sono in grado di combattere contro gente così pericolosa.

    "E tu che ne sai? Ci conosciamo forse? Non credo... Sono solo l'ennesimo estraneo che passerà sulla nostra strada e finirà dimenticato..."

    "Ho, una proposta... per te."

    "No grazie! E' stato un piacere." rispondo immediatamente. Comincio a sentire la mancanza di un'arma da fuoco.

    "Mmm. Non dire così. No-o. Io posso esserti utile. In un momento così." Joker batte l'indice sul giornale. "Io, conosco un sacco diii... persone. Tante persone. Ascolta quello che ho da dirti. Ritengo di poterti essere... utile. U-ti-le. Se tu sarai utile a me."

    "Ah si? Ma tu non sai un cazzo. Vieni qui, come se fossimo vecchi amici, con una proposta per me addirittura. Pensi davvero che sia uno sprovveduto? Credi davvero che mi fiderò di un... pagliaccio?" Ok. Forse stavo esagerando. Uno dei due tizi si avvicina a me. Dietro la mia spalla destra. Ma lui prosegue.

    "Joker... prego. Conosco le persone come te. E le persone come te, hanno bisogno delle persone come me. Sei appena entrato nel mondo dei cattivi! Aah..."

    "Allora come sai che non ti piazzerò un coltello nella schiena? Sai, ne sono quasi tentato." A queste parole, il tizio di destra mi afferra la spalla e mi urla:

    "Ah si? E come farai dopo che io..."

BANG!..

    "Ops! Uh-ha-ha-aaa!". Spaventoso. Velocissimo. Joker aveva tirato fuori un revolver da chissà dove ed aveva centrato al collo il tizio che mi minacciava violenza.
    "Nessuno fa mai quello che gli viene chiesto!" prosegue. Ops?! Ora il tizio stava morendo a meno di un metro da me ed io non capivo un cazzo. E cosa voleva dire ops? Mi ero pisciato addosso. Non troppo. Giusto una goccia. "Tornando a noi... ti vorrei parlare di questa piccola... co-sa."


    "Hai intenzione di convincermi con quella?" non ho più saliva.

    "Oh-hooo, noo." Joker da la pistola all'altro e gli ordina di portare via il cadavere. Poi continua: "Ascolta. Ora facciamo un giro. Ti dico quello che ho da dire, tu ascolti, mi dici cosa ne pensi e... ci dormi su. Poi mi dirai cosa hai deciso. Se non ti va bene, te ne vai."

    "Si? Come se niente fosse? E magari con la promessa che mi lascierai in pace?"

    "Posso darti la mia parola. Tanto io non mantengo le promesse. Se non c'èèèè... convenien-za."

    "Tu credi davvero di conoscermi..."

    "Io so chi sei... Maggiore Brutal."

Direi che sono abbastanza fottuto. Uno dei criminali più pericolosi del pianeta vuole parlarmi. Ha ammazzato un suo subordinato di fronte a me solo per dimostrare chi comanda. Tuttavia è tutt'altro che insistente. La saggezza mi suggerirebbe di accettare la sua proposta ed io mi sento molto saggio al momento.

Lo seguo in macchina fino ad un edificio abbastanza isolato dal resto della vita. Approposito; Joker ha indovinato. Io sono il Maggiore Brutal. Maggiore, per la mia lunga carriera militare, terminata appunto col grado di "Maggiore". Congedato con onore. Inevitabilmente. Questo spiega la mia abilità non hobbystica con le armi. Brutal è invece frutto di una semplice assonanza con il mio cognome, che comunque non vi dirò. Joker aveva fatto i compiti su di me.

Entriamo e subito il suo sottoposto rimanente sparisce in una scala che porta nel sotterraneo. Joker si siede ed inzia a parlare. Io mi siedo il più vicino possibile alla porta.

    "Allora. Come tu ben sai, questo mondo è popolato di persone che vivono per rendere la vita difficile... ad altre persone. Grazie a te, ne abbiamo una di meno. Queste persone... si sono elette come tutori della legge senza che nessuno si potesse... opporre. Tuttavia, la felicità di qualcuno è l'infelicità di un'altro. Parecchio tempo fa, quella che chiameremo simpaticamente come "lega della giustizia" ha deciso per un'azione drastica. Quello che non sai è che prima che questo succedesse, esisteva un uomo molto famoso nel nostro... "mondo". Noto come il "Presidente". Un vero esempio per noi onesti criminali. Ed anche un amico. L'azione drastica di cui ti parlavo fu quella di farlo sparire dalla scena. Toglierlo... di mezzo. Brutto affare. Molti di noi credevano che l'avessero eliminato. Ma io no. Io... no. Quegli stupidi supereroi sono tanto forti quanto prevedibili. Perché vedi, il Presidente è una mente davvero... geniale. E non volevano che la sua genialità andasse sprecata. Molti credevano che le sue creazioni erano malvage. Ma questo è un punto di vista. Una pistola in un cassetto, non fa male a nessuno. Ora; mentre tutti si erano rassegnati, io l'ho cercato. Ed infine, l'ho trovato. Mi segui?"

    "Quindi? Non vedo come possa esserti d'aiuto. Se è davvero pericoloso come dici, sarà sotto stretta sorveglianza in un caveau, dentro ad un caveau situato nel posto più sperduto della terra."

    "Ci hai preso per metà. Anche io lo pensavo. Poi mi sono accorto di pensare come un banale criminale. E questo poteva scoraggiare anche il più testardo dei  malviventi."

    "La mia domanda rimane..."

    "Vedi, non è così nascosto come volevano farci credere."

    "A cosa ti servo io allora?"

    "Uno con la tua esperienza può essermi utile. Immagino che... dopo il polverone che hai alzato, anche i tuoi -amici- superpotenti saranno in stato di allerta. Ed uno come me ti potrebbe servire. Oppure non riuscirai a finire il tuo capolavoro."

    "Ah si? Quindi tu pensi davvero di conoscermi? E cosa credi che voglia fare?"

    "Amico... A-mi-co. Non mentire a te stesso più di quanto stai facendo a me. Io lo so cosa vuoi. Una persona normale non rischierebbe tanto se non avesse in mente  un'idea precisa. Vuoi ucciderli tutti..." Non rispondo. Lui continua.
    "Aa-ha... ci ho preso."

    "Credi che abbia bisogno di te?"

    "Vedi, qui... non c'è molto rispetto per la vita... umana. E circondarti di persone come 47... no no. Credimi se ti dico che potresti trovarti una bomba in macchina o un proiettile nel cranio molto presto, a dare le spalle a certi individui. Stanne certo."

    "Credi di essere diverso?"

    "Io sono un signore. E finché avrò bisogno di te e tu di me e non farai niente di stupido, non avrai problemi. Consideralo come... un segno di riconoscenza per quanto sei riuscito a fare fin qui. Mi hai levato un bel problema. Ora scusami, ma ho... un impegno." Joker si alza.
    "Dimenticavo. Di sotto c'è... un piccolo regalo per te. Fanne quello che vuoi. Consideralo... un incentivo alla nostra collaborazione...." Poi mi invita a seguirlo. Mi dirigo verso il sotterraneo. L'alcool in me è stato metabolizzato e questo mi permette di procedere con più attenzione. Terminate le scale metto mano sulla maniglia e apro. Appena la serratura scatta sento un urlo. Dentro c'è il sottoposto di Joker in piedi di fronte ad una sagoma femminile. Ha le mani legate dietro la schiena ed è sdraiata su un fianco. Spogliata di tutti i vestiti tranne che per un paio di mutandine. Deve aver subito ore di maltrattamenti fisici e morali. Ma questo non mi impedisce di riconoscerla. E' Lois, la compagna dell'ex uomo d'acciaio. Joker ferma il tirapiedi e fa ricomporre Lois su una sedia. Lei si dimena, lui la blocca. Cerca di nascondersi dietro le nude braccia, diventando piccolissima.

    "Ecco... la moglie dell'uomo che hai ucciso! E' tutta tua." mi dice. Lois urla:

    "Lasciami andare mostro!"

    "Mostro?" Joker all'improvviso tira fuori un coltello a farfalla e glielo infila in bocca, premendo su una guancia. "Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? Mio fratello, era, davvero... un bastardo. Un giorno, quando eravamo piccoli, stavamo giocando insieme. Io gli facevo delle smorfie e lui si arrabbiava. Sempre... di... più. Io continuavo. Ad un certo punto disse: -Basta!-. Io continuavo. -Smettila di fare le boccacce, altrimenti così ci resti!-. -Non è vero!- ed io continua-vo. Allora disse: -Vuoi vedere?!-. Prese il coltello del pane, me lo infilò in bocca e... Zac! -Vuoi vedere?!- ripeteva, dilaniandomi la faccia."

    "Ora basta." dico. Lui mi guarda e la scaraventa a terra.

    "E' tutta tua. Hai preso la vita del suo uomo? Ora prendi anche la sua." mi risponde. Fa per andarsene ma lo blocco.

    "Io non voglio averci a che fare... dovresti lasciarla andare."
   
    "Fa come vuoi. Ti ha visto in faccia. E comunque... o ci pensi tu, o ci pensa lui." e indicando il suo tirapiedi, sparisce.

Il tirapiedi la picchia ancora un po'. Lo fermo. Nella collutazione lei sbatte la testa violentemente a terra, svenendo. Il tirapiedi mi guarda:

    "Scopiamocela!". Sta per slacciarsi i pantaloni, ma lo spingo via. Lui ride: "Ok ok... è tutta tua. Goditi questa puttana. Sei una stupida puttana vero?"

    "Fai il duro con una donna? Una donna svenuta?!" mi sto incazzando.

    "Ti sei prostituita con un supereroe eh? Troppo facile..." sferra un calcio che le avrebbe centrato l'addome, se non lo avessi fermato. Lo atterro. Gli metto il piede sulla gola. Lui si dimena, urla, prova a colpirmi con un calcio, ma io sono troppo incazzato per permetterglielo. Spingo il piede sulla sua gola con forza, finché non smette di muoversi. Poi lo tengo premuto ancora un po'. Non so se è ancora in vita, non mi importa. Di certo non chiamerò aiuto. Aiuterò lei.
La sollevo da terra, la porto al piano superiore. La avvolgo con una coperta e mi dirigo in macchina.

    "Adesso vieni via con me. Poi si vedrà..."




  
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