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Autore: itsbrie    29/03/2011    2 recensioni
Perché Rosemary e Marianne? Perché loro sono due semplici e apparentemente normali ventenni, con vite normali, che conducono una esistenza che si basa sostanzialmente sull'abitudine. Ad affiancarle vedremo i Jonas, pronti a qualunque cosa. Dei ragazzi forse un pò diversi dal solito, un pò diversi sa come li abbiamo sempre visti. Dei ragazzi che colpiranno Rosemary e Marianne come delle stelle.
So, what d'you say?
Storia a sei mani scritta da itsbrie, itsallie e abigailw13.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 Eccoci qui, dopo una lunga assenza.
Scusateci, ma il tempo non sembra essere dalla nostra parte, come anche la scuola e tutti gli altri impegni, ma da questa settimana tenteremo di riportare tutto ad una normale regolarità. Speriamo :)
Non ci sono parole particolari per descrivere questo capitolo, se non una, che è sovrana incontrastata di questa storia : amore.
A voi l'ardua sentenza!
Un grande abbraccio e ancora scusate!
Giulia&MariaLetizia.


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I was born to love you
with every single beat of my heart
Yes I was born to take care of you
every single day of my life
(Queen - I was born to love you)



Marianne si ritrovò a percorrere quella strada asfaltata male per quella che poteva essere la miliardesima volta. Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, inespressivo, le mani erano al caldo nelle tasche e sulla testa aveva un cappellino di lana con un pompon.
Erano forse le cinque e mezza quando un grande edificio in mattoni rossi prese forma davanti a lei, in tutta la sua imponenza.
Ormai Marianne reputava l’ospedale di Boston una sua seconda casa, perché cercava sempre di trascorrervi il più tempo possibile, solo per poter stare con il suo fratellino.
Per osservare la sua crescita, per misurare la sua altezza, per assistere alle sue limpide risate, per vederlo imparare cose nuove.
Amava Danny in un modo così incondizionato, proprio come se fosse la sua mamma, dato che era lei che lo aveva visto crescere, e non la donna che gli aveva effettivamente dato la vita, la quale ora probabilmente era in Portogallo, o forse in Cile, o magari in Nuova Zelanda. Era completamente sparita.
Molto spesso la ragazza si era domandata come potesse fare una persona a distaccarsi dai propri familiari, i propri affetti, con tanta noncuranza, per fuggire in un posto lontano, pronta a crearsi una nuova vita, buttando nel cestino quella vecchia. Lei non ce l’avrebbe mai fatta, nemmeno fisicamente. Solo l’idea di lasciare Rosemary, Daniel, Joe, le faceva venire una morsa di dolore all’altezza dello stomaco. Ed era così che capiva che le sarebbe stato totalmente impossibile.
Lasciare le persone che ami è quanto di più difficile esista al mondo.
Entrando nell’ingresso dell’ospedale, si domandò se sua madre li aveva mai amati. Lei, suo fratello e suo padre.
Forse sì, forse no.
Eppure, ricordava chiaramente tutte le cene, prima che suo padre morisse. Lei era forse una bambina, e pensava che la sua famiglia non si sarebbe mai e poi mai separata. I suoi genitori erano delle persone straordinarie, lei li reputava come dei supereroi invincibili, ma soprattutto immortali.
Poi, dalla morte di suo padre, qualcosa era cambiato. Sua madre aveva smesso di fare visita a Danny, aveva iniziato a tornare tardi a casa, spesso nel cuore della notte, spesso con altri uomini.
Marianne ricordava ancora il suo sguardo freddo e distante di quando lei le annunciò che non ce l’avrebbe più fatta a continuare quella vita e che se ne sarebbe andata presto.
E, se il mondo per la ragazza era già in un precario equilibrio, quel giorno le crollò letteralmente addosso.
Sospirò amaramente, prima di recarsi da un’infermiera sui quarant’anni che era dietro ad un bancone. Aveva un sorriso affidabile, i capelli raccolti in uno chignon, e ormai la conosceva.
<< Ciao, Marianne >> le disse la donna << Come stai? >>.
<< Bene, grazie, Lindsay >> rispose la giovane, con un sorriso << E tu? >>.
Lindsay rise. << Bene, cara >> poi, come se sapesse cosa le stesse per domandare Marianne proseguì: << Danny ti sta aspettando >>.
La rossa si mise la mano sul cuore. << Allora corro da lui >> piegò gli angoli della bocca in un grande sorriso << Ci vediamo presto, Lindsay! >>.
<< Certo, cara! >> replicò la donna, felice.
Marianne le rivolse un ultimo sorriso e poi si voltò verso quei divanetti rossi che erano posti in quella sala per far accomodare coloro che dovevano attendere una visita.
Lentamente, si portò una mano sulle labbra, incredula di ciò che vide davanti ai suoi occhi.
Joe teneva in mano una rivista, sfogliandola lentamente, senza interesse. Era arrivato circa venti prima per fare una sorpresa a Marianne, con la quale tra l'altro non aveva avuto nessun contatto a causa dell' addio prematuro del suo cellulare.
Così, dopo averla cercata a casa e a lavoro e non aver ottenuto nulla, aveva deciso di andare in ospedale e attendere che lei arrivasse.
Non gli sarebbe importato quanto, l'importante era rivederla.
Avrebbe conosciuto Danny, avrebbe potuto giocare con lui, finalmente.
Sentire e vedere qualcosa di speciale nei suoi occhi, proprio come Marianne.
E sentiva che sarebbe stato speciale.
Lo sapeva, lo sapeva e basta.
Alzò lo sguardo dal giornale, e nel vedere arrivare Marianne, sorrise felice. << Finalmente sei qui. >> disse alzandosi per dirigersi verso di lei.
<< Oh mio Dio >> sussurrò lei << Ma..Sei davvero tu? >>.
Il ragazzo scoppiò a ridere. << Chi dovrei essere? Ti aspettavi qualcun altro?>>
Marianne sorrise, passandosi la mano tra i boccoli rossi. << No, assolutamente. E' solo che...Sono sorpresa >>.
Joe le cinse i fianchi dolcemente, sorridendo. << In effetti forse avrei dovuto dirtelo. Ma il mio cellulare non funziona più, e non sapevo come rintracciarti.. Ho provato a casa tua e a lavoro, ma non c'eri, così ho pensato subito a venire qui. >> fece spallucce. << Spero non ti dispiaccia. >>
La rossa rise, felice. << Dispiacermi? Dispiacermi? Stai scherzando, spero! >> dicendo questo, appoggiò la testa sul torace del ventitreenne.
Lui le baciò il capo più volte, prima di avvicinarsi al suo viso e baciarla lentamente.
Le carezzò una guancia e poi le sussurrò << Vogliamo andare? >> indicò la porta grigia laccata di fronte a loro.
Lei annuì, rubandogli un altri bacio a fior di labbra. << Sono molto emozionata che tu...Insomma, che tu sia qui e che incontrerai Danny >>.
Joe le prese la mano e la strinse. << Anche io lo sono, non sai neanche quanto. >>
<< Lui sarà felicissimo >> affermò Marianne, riferendosi a Danny << Secondo me ti salterà addosso >>.
Il cantante rispose con una risata cristallina. << Beh, questo mi rende meno nervoso. Non vedo l'ora di conoscerlo. >>
La ragazza rise e condusse Joe per i numerosi corridoi dell'ospedale. << Eccoci qui >> gli disse, non appena giunsero di fronte a una porta di legno bianca. La aprì delicatamente, entrando in quella che era la stanza del suo fratellino.
Danny era seduto sul letto con le gambe incrociate e sfogliava una rivista sul baseball guardando le immagini, non potendo comprendere ciò che c'era scritto nelle didascalie. Non appena vide Marianne e Joe il suo volto si illuminò con un grande sorriso. La sorella gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla fronte. << Ciao, tesoro >>.
Joe per un attimo ebbe un sussultò quando vide quella creatura così sorprendente quando debole.
Sorrise, avvicinandosi lentamente. << Ciao, Danny! >> gli porse una mano. << Non sai quanto ho sentito parlare di te! >>
Daniel guardò il ragazzo con aria perplessa ed afferrò la sua mano. << Come ti chiami? >>.
<< Joe. >> rispose lui semplicemente.
Si fermò per un attimo ad osservarlo meglio: i capelli erano molto simili a quelli di Marianne, i lineamenti del viso ricordavano quella della sorella, ma erano leggermente più marcati, il corpo esile e sottile palesava la sua condizione.
Infine, i suoi occhi, esattamente come quelli di Marianne, avevano in sé una luce che non aveva mai visto.
Qualcosa che lui non aveva mai visto, mai sentito.
<< Che cosa stavi facendo? >>
Il bambino indicò la rivista davanti a lui. << Guardavo questa >> poi spostò il suo sguardo verso la sorella << E' quel Joe di cui mi hai parlato tanto? >>.
Marianne rise nervosamente ed arrossì. << Daniel! >>.
Anche Joe ridacchiò. << Ehm, Danny allora ti piace il baseball? >>
Lui batté le mani, felice. << Sì, giocherò nei Boston Celtics! >>.
Nel sentire quest'affermazione, Marianne non poté fare a meno di provare una stretta allo stomaco, e di accarezzargli i riccioli rossi con amore.
Joseph si sedette sul suo letto e fissò la rivista. << Beh, è una grande squadra! Ottimo, direi. E in che ruolo vorresti giocare? >
Il piccolo parve pensarci su. << Vorrei fare il battitore, ma mi piacerebbe anche lanciare >>.
Il ventitreenne annuì. << Io amo lanciare invece, mio fratello è il battitore della famiglia. >> si fermò un attimo. << E poi? Cos'altro vorresti fare oltre al baseball? >>
<< Vorrei fare il dottore, come Mary! >> esclamò Danny.
In quel momento, alla ragazza, le salirono le lacrime agli occhi. Guardò Joe, in cerca di sostegno.
Joe si alzò e si posizionò vicino Marianne stringendole la mano. Guardò verso la finestra e poi, notando che ancora c'era il sole, gli venne una idea. << Danny, ti va di uscire? >>
Il bambino parve disorientato. Cercò lo sguardo della sorella, supplichevole, come se Joe gli avesse offerto la felicità in un pacchetto. << Posso, Mar? >>.
Lei lo guardò speranzosa. << Vado a chiedere al dottor Parker >>.
Detto questo, uscì dalla stanza, lasciando il suo ragazzo ed il suo fratellino da soli.
<< Allora, Danny, cosa fai durante il giorno? >> Joe non seppe neanche perché fece questa domanda.
Forse perché era tremendamente nervoso, oppure perché aveva paura di infierire.
Forse perché Danny era semplicemente diverso.
Speciale.
Danny scrollò le spalle. << Mi alzo, faccio colazione, gioco >> contò le cose sulle dita << Poi viene la signorina Warren e ci insegna cose nuove, alla fine viene il dottor Parker e ci visita tutti >>.
Il cuore di Joe per un attimo sussultò. << E ti divertono le lezione che ti fanno? >>
L'altro arricciò le labbra. << Sì, ma la matematica è brutta >>.
Il ragazzo rise sonoramente. << Anche a me non piace, è veramente noiosa. >>
<< Bravo Joe! >> esclamò Danny, sinceramente << Sei simpatico >>.
<< Grazie, anche tu lo sei! >>
Daniel rise felicemente, ma poi si fece subito serio. Era come se in quel momento avesse preso le vesti di fratello responsabile e protettivo, nonostante avesse solo sei anni. << Posso farti una domanda? >>.
Joe annuì allarmato. << Si, si. Dimmi tutto. >>
Il bambino iniziò a torturarsi le mani, nervoso. << Ecco, tu...Non farai mai del male a Mary, vero? >>.
Il ventitreenne scompigliò affettuosamente i capelli di Daniel. << No, piccolo, assolutamente no. Voglio solo stare con lei e.. >> sorrise. << E basta. E' tutto quello che voglio. >>
Danny sorrise, i suoi occhi si illuminarono. << E tu...Tu la ami? >>.
Joe spalancò la bocca stupito.
Si, certo che l'amava. Certo.
Ci aveva pensato molte, forse troppe volte in quel periodo, e si era sempre chiesto se fosse possibile provare un così forte sentimento all'improvviso.
Così semplicemente, come se nulla fosse.
Eppure, il più delle volte le sue risposte, non avevano domande.
Si, la amo.
E non gli importava di conoscerla da poco, davvero, non gli interessava nulla.
Non era stato lui a decidersi di innamorarsi, ma era successo, e opporsi non aveva senso.
Marianne era quello che cercava.
Quello che aveva sempre cercato, ed ora che l'aveva trovata, la sua vita era cambiata.
Si, certo che l'amava.
<< Si, Danny, la amo. >>
Prima che Danny potesse ribattere, Marianne entrò nella stanza con un grande sorriso dipinto in volto. Corse dal suo fratellino ed iniziò a fargli il solletico. << Puoi uscire, Dan! Puoi uscire! >>.
Il bambino rise pieno di gioia, e di certo non poteva immaginarsi le mille emozioni che avevano invaso il corpo della sorella.
Si sentiva dannatamente felice.
Danny, il suo Daniel, finalmente poteva abbandonare l'ospedale, anche se per un pomeriggio soltanto. Avrebbe potuto correre tra i prati, saltare, ridere, giocare, proprio come tutti i bambini normali.
Per Marianne era una gioia infinita, quasi inspiegabile. E, la cosa più bella, era che finalmente avrebbe condiviso questo momento di felicità con qualcuno.
Ma non con una persona qualunque.
Con Joe.
Il ragazzo che amava.
Joe si girò verso Daniel sorridendo. << Perfetto! Allora magari io esco, così puoi cambiarti. >>
Scrollò le spalle, e poi si avvicinò a Marianne, carezzandole appena il braccio.
<< Vi aspetto fuori! >>
La ventenne percepì un groppo alla gola, ma fece di tutto per non piangere. Aiutò Danny ad indossare un paio di jeans,una maglietta rossa con disegnato sopra Topolino ed un paio di scarpe da ginnastica. Infine gli infilò in testa un berretto con la visiera.
<< Sei pronto, campione? >> gli chiese.
<< Sì! >> gridò lui, più felice che mai, prima di buttarsi tra le braccia della sorella << Ti voglio tanto bene, Mar >>.
Lei lo strinse forte. << Anche io, Danny. Tantissimo >>.
Rimasero abbracciati ancora, prima che il bambino non mostrò i primi segni di un'evidente emozione che aveva invaso il suo piccolo corpo. Marianne lo prese per mano e, raggiungendo Joe, lo condusse fuori dall'ospedale.
Ebbe un fremito pensando che quella era la prima volta che Danny respirava l'aria della città, dell'esterno, di qualcosa che non fosse un edificio dalle pareti bianche.
Con un sorriso amaro, cercò di intercettare lo sguardo di Joe, che trovò non appena alzò il capo. Joe le sorrise comprensivo, pur non potendo capire appieno quello che lei stava provando in quel momento. Anche se ci stava provando. << Allora, Danny, dove vuoi andare? >> chiese allegro, per cercare di riprendere la situazione.
<< Al parco! >> esclamò il piccolo battendo le mani, entusiasta << Ne conosci qualcuno? >>.
Joe annuì. << Quanti ne vuoi. >> rispose sorridendo.
<< Allora portami in uno grande così >> Danny allargò le braccia.
Marianne rise.
<< Va bene! >> gli disse il cantante felice.
Poi, dopo essere usciti dalla zona dell'ospedale, Joe portò prima Marianne e Daniel alla sua macchina, ed in seguito li condusse al parco situato nel centro dell'area storica della città.
Nelle vicinanze, si trovava anche casa di Marianne, da cui passarono prima di scendere al parco.
Esso, data l'ora, non era molto popolato da bambini, ma anzi, da studenti universitari e qualche coppia di anziani che passeggiava serenamente.
<< Se vuoi possiamo andare al laghetto e vedere le paperelle, o anche far galleggiare qualche barchetta! >>
Danny annuì, euforico. << Sì! >>.
Camminando verso il laghetto, egli osservava con i suoi occhioni spalancati tutto ciò che lo circondava e, nel vedere un clown seduto su una panchina, strinse forte le mani di Marianne e di Joe.
<< Hai paura? >> gli chiese Joe premuroso.
Il bambino era visibilmente teso. << Che...Cos'è? >>.
Marianne si chinò alla sua altezza e gli baciò il naso. << E' un signore travestito per fare divertire i bambini come te. Vuoi andarci a parlare? >>.
Danny osservò il clown ancora spaventato. << No, meglio di no >>.
Il cantante rimase piuttosto intenerito da quella scena, più che altro disarmato di fronte a tanto amore.
Avvicinandosi al laghetto, Joe prese un sasso liscio e sottile, poi disse << Guarda, Danny, se lancio il sasso e questo fa quattro salti, esprimi un desiderio. Va bene? >>
Il piccolo annuì. << D'accordo. Ma come fai a lanciarlo e farlo rimbalzare? >>.
<< Si lancia in un modo particolare. Ti faccio vedere. >> il ragazzo si avvicinò alla riva, poi si mise di lato e portò la mano con il sasso all'altezza del petto, poi lo tirò come fosse un frisbee.
Il sasso rimbalzò quattro volte, come detto.
Danny rise spontaneamente. << Ho espresso il desiderio! >> batté le mani, felice << Lo faresti ancora, Joe? >>.
<< Certo! >> si chinò e prese un altro sasso. << Vuoi provare tu? >>
Lui annuì, deciso, e prese il sasso. << Mi aiuti? >>.
Joe sorrise, colto da una emozione indescrivibile. << Si, vieni qui. >>
Lasciò che Danny si avvicinasse, poi, si affiancò a lui piegando le gambe per ritrovarsi alla sua stessa altezza.
Lo fece mettere di lato e poi gli porse il sasso.
Lui lo prese e subito mimò i movimenti che il ragazzo aveva effettuato poco primo.
<< Ora tira come ho fatto io prima. >>
Il bambino afferrò il sasso e, dopo averlo scrutato con particolare attenzione, lo lanciò nell'acqua, facendogli fare due rimbalzi. Rise di gioia e fece un gridolino emozionato, prima di abbracciare Joe. << Hai visto?! Hai visto?! Ha fatto due salti! >>.
Nel vedere il modo in cui Danny era volato tra le braccia di Joe, come se fosse la cosa più naturale al mondo, Marianne sentì calde lacrime bruciarle gli occhi. Era stata colta da un'emozione improvvisa, tanto forte da farla quasi piangere. Joe era così meravigliosamente perfetto con Daniel. Così dolce, paziente, buffo e gentile. Nessuno si sarebbe mai comportato così.
Senza che i due uomini più importanti della sua vita se ne accorgessero, si chinò accanto a loro per essere alla loro altezza, e li osservò con occhi colmi di lacrime e di amore.
Joe strinse Danny e poi indicò il punto in cui il sasso era ormai affondato.
<< E' un ottimo risultato! >> disse scrutando gli occhi emozionati e ingenui di Danny, che intanto brillavano, come stessero vivendo per la prima volta.
E allora desiderò con tutto sé stesso annullare ogni sua sofferenza, ogni suo dolore.
Il mondo era stato tanto ingiusto con lui e Marianne, che quasi si sentì in colpa per la sua fortuna, per ogni cosa che aveva. Strinse un pugno.
Avrebbe fatto di tutto per quei due fratelli, adesso lo sapeva, ne era del tutto consapevole.
Il tempo si sarebbe consumato in fretta, ma loro, loro no.
Poi, un leggero colpo di tosse lo risvegliò dai suoi pensieri.
Subito, guardò Marianne preoccupato.
Marianne si voltò di scatto verso il suo fratellino che aveva iniziato a tossire sempre di più, sempre più forte.
Ed in quel momento, non ci vide più. Fu come se la Terra avesse smesso di girare, lasciandola lì, in quel parco al centro di Boston, ad assistere ad una crisi di Danny.
Non seppe cosa fare. Le mancava l'aria, il mondo intorno a lei era diventato sfocato, ed iniziò a respirare affannosamente per recuperare un po' di ossigeno.
No, non può essere pensò supplichevole Ti prego, fa che non stia accadendo per davvero.
La paura era tanta, enorme, la stava opprimendo, facendole sentire una dolorosa morsa di dolore all'altezza dello stomaco. Ormai non riusciva nemmeno a piangere. I secondi si trasformarono in quelle che potevano essere ore, e Marianne, mentre il tempo passava, si sentiva sempre più impotente e tremendamente terrorizzata.
Aveva paura di agire, di agire e sbagliare, di fare male al suo fratellino. Non sapeva cosa fare, si sentiva agitata, aveva iniziato a sudare nonostante facesse freddo.
E, in quegli attimi, si rese conto di star vivendo l'esperienza più terribile di tutta la sua vita.
Cosa stava accadendo a Danny? Cosa?
Perché stava soffrendo proprio l'unico giorno in cui era stato davvero felice? Perché il mondo era così ingiusto con loro?
Con gli occhi colmi della più intensa e buia delle paure, guardò Joe.
Il ragazzo istintivamente prese Danny in braccio e batté delicatamente sulla sua schiena.
<< Andiamo alla macchina, lo portiamo subito in ospedale. >> disse frettolosamente, prima di iniziare a camminare con una velocità incredibile.
Gli occhi gli si erano appannati, come se quel momento gli avesse procurato un tale sbalzo emotivo da privarlo della vista. Calpestava il terreno furiosamente, senza pensare, senza fermarsi neppure per prendere fiato.
Arrivati alla macchina, riuscì a prendere le chiavi e far mettere subito Marianne e Danny ai posti posteriori.
Fatto ciò, si mise al volante e partì di corsa.
Marianne strinse forte il suo fratellino, che continuava a tossire incessantemente. Accanto a lei, le immagini di Boston scorrevano veloci. Ma non le importava.
Il mondo non importava.
Era la paura la cosa che dominava i suoi pensieri.
Joe guidava senza neanche rendersi conto della velocità, o del fatto che potesse andare addosso agli altri automobilisti. Raggiunsero l'ospedale in dieci minuti e, non appena, spense il motore, corse ad aiutare Marianne.
<< Lascia Danny a me, tu corri dentro ad avvertire il dottore. >>
La rossa annuì mestamente e scese dall'auto, iniziando a correre come non mai. Di solito lei non era mai stata brava negli sport, anzi, era piuttosto imbranata. Ma quel giorno tirò fuori il meglio di sé e, in qualche secondo, fu dentro l'ospedale. Corse al bancone di Lindsay. << Devo vedere il dottor Parker! >> gridò.
Lindsay la guardò preoccupata. << Tesoro, il dottor Parker sta uscendo... >>.
<< Lo devo vedere, ora! >> strillò Marianne, ormai fuori di sé.
Come se lo avesse chiamato, il dottor Parker uscì da un ascensore, con indosso una giacca e in mano una ventiquattrore.
<< Dottore! >>.
Lui parve perplesso. << Marianne? Tutto bene? >>.
La ventenne lo raggiunse di corsa. << No, Danny ha avuto un avuto un attacco d'asma e...Oh, Dio >> dicendo questo, improvvisamente, scoppiò a piangere.
Joe intanto aveva raggiunto l'ingresso dell'ospedale e, una volta entrato, corse da Marianne e dal dottor Parker.
Danny non aveva smesso neppure per un attimo ti tossire.
Gli mancava l'aria, e l'attacco aveva fatto sì che le sue difficoltà respiratorie aumentassero notevolmente.
Il dottore subito lasciò la sua roba sul bancone e disse: << Lo ricoveriamo subito, restate qui. >>
E, in men che non si dica, Danny si ritrovò su una di quelle terribili barelle bianche, trascinato da un gruppo di infermieri con a capo il dottor Parker.
Era una situazione così surreale che agli occhi dei ragazzi quasi non parve vera.
L'unica cosa che Joe fu in grado di fare, fu di abbracciare Marianne e lasciarsi completamente invadere dalle sue lacrime.
La ragazza non riusciva a smettere di piangere. Era una cosa più forte di lei.
Non poteva essere accaduto davvero. No.
Il suo Danny non era stato ricoverato di nuovo.
<< E' tutta colpa mia >> singhiozzò, stringendosi il più forte possibile a Joe.
Il ragazzo fu colto da una morsa di dolore così forte, che temette di non riuscire più a reggersi in piedi.
Aveva paura di parlare.
<< No, Mar.. Qui non ci sono colpe.. Tu non hai nessuna colpa.. Nessuna, Mar, nessuna.. >>
Marianne ebbe un singulto più forte del normale, che soffocò sul torace di Joe. << Ho paura >>.
Joe la strinse ancora più forte. << E' in buone mani.. Il dottor Parker è un ottimo medico e.. Vedrai che riuscirà a risolvere la situazione.. >>
Lo sperava con tutto sé stesso. Sperava di poter rivedere Danny e il suo sorriso, che forse sarebbe stato debole, ma pur sempre presente.
E confidava in qualunque cosa, adesso, affinché Danny stesse meglio.
Fece sedere Marianne e poi le prese acqua e zucchero per farla calmare.
Vederla in quello stato era così devastante che si sentì completamente inutile.
Quasi come tutto ciò fosse stata causa sua.
Forse non sarebbe dovuto andare il ospedale, forse non avrebbe dovuto dire a Danny di uscire..
Forse…
Forse.
Marianne rivolse a Joe uno sguardo profondamente grato, mentre si stringeva a lui e sorseggiava un po' della sua acqua e zucchero.
Se non ci fosse stato lui, accanto a lei, non ce l'avrebbe mai fatta.
Mai.
Era vero che era una ragazza sfortunata, ma Joe era il più bel miracolo che il cielo potesse regalarle.
Gli baciò la guancia, vedendolo turbato. << Grazie >>.
Joe l'attirò a sé e le diede un bacio tanto voluto quanto quasi disperato.
<< Non ringraziarmi di niente.. Non credo che ormai ce ne sia più bisogno. >> sorrise.
Guardò l'orologio: segnava le otto meno cinque.
I minuti passavano, ancora e ancora.
Il tempo andava via così lentamente, che ogni secondo sembrava non finire mai.
Joe cercò di parlare il meno possibile, capendo che in quegli attimi, c'era bisogno di silenzio.
Ma un silenzio condiviso.
Erano le nove e dieci, quando una infermiera, si presentò davanti i loro occhi con un sorriso rincuorante.
<< Siete voi i parenti di Daniel Gray? >> chiese.
Marianne annuì e, di scatto, si alzò in piedi.
<< Il bambino sta piuttosto bene, si sta riprendendo >> spiegò la donna << Ha bisogno di riposo. Il dottor Parker chiede, signorina Gray, se desidera passare la notte qui >>.
<< Sì >> fece la ragazza, senza pensarci, poi guardò Joe.
L'infermiera si congedò lasciando ancora i due ragazzi.
<< Non posso lasciarti passare la notte da sola, rimango anche io. >> disse Joe sicuro.
Il volto di lei s'illumino, finalmente quel peso che aveva dentro si stava dissolvendo. << Dici sul serio? >>.
Lui annuì con forza. << Assolutamente. >>
Marianne gli baciò le labbra. << Grazie, Joe. Grazie di cuore >>.
<< Di niente, Mar, di niente. >> disse lui abbracciandola, forte.
I due ragazzi allora, abbandonarono quella sala d'attesa, e con essa tutti i brutti ricordi che avevano caratterizzato le ore precedenti. Scortati da Lindsay, raggiunsero il quarto piano dell'ospedale, dove la donna mostrò loro la stanza dove avrebbero dovuto dormire.
Insieme. Marianne ebbe un fremito nel pensarci.
Era piuttosto stretta e spoglia, le pareti erano bianche, c'era un tavolino di legno con una sedia di plastica in un angolo, mentre nell'altro c'era un letto di metallo, che sembrava così piccolo che i due giovani rimasero sorpresi nel pensare che qualcuno ci potesse dormire.
Guardarono Lindsay, leggermente perplessi, e lei rivolse loro un sorriso colpevole. << Lo so, ragazzi, la stanza è singola, ma è l'unica che ci resta >> accarezzò il volto ancora arrossato di Marianne << Vi auguro la buonanotte, vedrete che andrà tutto bene >>.
Detto questo, si allontanò.
Marianne si posizionò davanti a Joe e l'abbracciò forte, come per trasmettergli tutte le sue emozioni contrastanti, di dolore, ma anche di gioia.
Oltre alla consapevolezza della ripresa di Danny, la cosa che la rendeva più felice era il fatto che Joe avesse condiviso con lei tutti quegli attimi di folle terrore. Le era stato accanto, in silenzio, le aveva stretto la mano, non facendola sentire sola, forse per la prima volta nella sua vita.
Il ragazzo la sollevò da terra e, dopo averle posato un paio di baci delicati sul naso, la fece sdraiare sul letto, dove la baciò sulle labbra con maggiore libertà, perché ormai erano entrambi stati tranquillizzati dalla notizia che Danny stava bene.
<< Dormi >> le sussurrò, sistemandole le coperte fino alle spalle << Sarai stanca >>.
Lei ridacchiò e cercò la mano del vocalist, che nel frattempo aveva preso la sedia e si era messo accanto a lei << E te? >>.
Joe alzò le spalle. << Starò bene >>.
Marianne sorrise e, dopo avergli stretto forte la mano per l'ultima volta, chiuse gli occhi per cercare di addormentarsi, non curandosi di essere ancora vestita.
Con Joe accanto, quella sarebbe stata la notte più bella della sua vita.
Joe si sedette di fianco a lei, le prese la mano ed iniziò a pensare.
Iniziò a pensare agli attimi di tensione e paura vissuti poco prima, accompagnati dall'ansia, dalla preoccupazione.
Iniziò a pensare ai momenti trascorsi insieme a Marianne in quelle giornate e non solo.
Gli vennero in mente i suoi sorrisi, le sue esitazioni, i suoi sguardi incerti.
Le immagini del loro primo incontro si proiettarono numerose nella sua testa in maniera così assillante, che gli sembrò quasi di riviverli.
E pensare che l'aveva solo conosciuta due settimane prima..!
Un brivido gli percorse la schiena con prepotenza.
Non era mai stato così in tutta la sua vita, non aveva mai provato emozioni così tanto intense da sentirsi male, o da pensare d'essere pazzo.
Non gli importava più delle conseguenze, di quello che sarebbe potuto accadere.
Aveva capito che nella vita, ogni attimo va vissuto con eguale intensità.
Ogni attimo, ogni momento meritava di essere assaporato.
E ora, con Marianne questa voglia di vivere era impellente.
La guardò dormire beatamente.
Si alzò di scatto, e preso da chissà quale istinto iniziò a dire: << Perché vedi Marianne, tutto è molto semplice. Non credo ci siano altre spiegazioni plausibili. Mi sono innamorato di te in maniera così genuina e così vera che a volte credo di… sognare. Proprio come fa Danny quando si addormenta, sogna. E tu mi hai insegnato a non smettere di sognare. Io, che non riesco più a vivere senza un tuo sorriso, una tua semplice parola. Non riesco più a pensare a volte. E credo che potrei impazzire se non ti sentissi respirare qui accanto a me, come adesso. Tu che con un solo sguardo sei capace di creare in me tante emozioni, quante non ne avevo mai provato. E credo che adesso, potrei anche smetterla di parlare, ma non ci riesco. Vorrei tanto che tu potessi sentirmi, ma non ho la pretesa che tu ti alzi per farlo. Adesso, guardarti semplicemente, è la cosa più emozionante che io possa vivere nelle mie giornate. E' tutto così strano, ma così dannatamente meraviglioso. Io so che non riuscirò più ad amare come sto amando te ora. Marianne tu sei la mia vita, completamente. Sei entrata così silenziosamente nei miei giorni che credo che la mia vita, prima, fosse inutile. E non avevo te. Ma come ho fatto fino ad ora? Marianne, tu sei ogni bella che c'è nel mondo. Tu sei bella, splendida, meravigliosa. Ed amo la tua timidezza, i tuoi imbarazzi, le tue guance arrossate, il modo lento e posato con cui ti muovi, scuoti la testa e i capelli. Amo ogni cosa di te, ed ogni cosa che fai. E credimi adesso, per tutta la vita.. Io ti amo. E te lo dico perché lo penso, perché lo sento. E ti prego, adesso, per tutta la vita, credimi. Perché io ti amo, e senza di te, forse, non  potrei neanche esistere. Perché vedi, Marianne,è tutto molto semplice. >>
Una lacrima calda solcò il volto di Marianne, prima che lei aprisse gli occhi e fissasse Joe con un'espressione dolce, ardente, piena d'amore.
Le aveva appena detto che l'amava.
Quella consapevolezza stava facendo battere forte il suo cuore, stava facendo scatenare dentro di lei milioni e milioni di emozioni.
Ed, improvvisamente, non si sentì abbastanza. Non si sentì abbastanza per quel ragazzo che è considerato un pericolo. Perché sentiva di non potergli dare niente in cambio.
Se non tutta la sua anima.
Ma quella, Joe ce l'aveva già, da tempo ormai.
Gli strinse forte la mano, come per fargli capire che era sveglia, ed altre lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, inondando il suo viso.
Era tutto così meraviglioso che non riusciva a crederci. Le sembrava impossibile che un tale sogno fosse toccato proprio a lei, Marianne Gray, la ragazza più anonima e completamente normale del mondo.
Eppure, era così. Ed era così dannatamente straordinario che lei temeva di svegliarsi e di realizzare di non aver mai incontrato Joseph Adam Jonas.
Non l'avrebbe sopportato.
Perché, mai come in quel momento, si era resa conto che non poteva vivere senza di lui.
Per niente.
<< Che cosa... >> iniziò a mormorare, ma la voce le morì in gola. Deglutì, e riprese. << Che cosa hai detto? >>.
Joe si girò verso di lei. << Sei sveglia? >> subito le si avvicinò. << Non volevo svegliarti, Mar.. ecco.. >>
Marianne si rizzò a sedere, e fissò con un luccichio negli occhi quel ragazzo che tanto amava. << Non mi sono mai addormentata, a dire la verità >>.
Il vocalist rise. << Che povero idiota che sono. >>
La rossa si alzò in piedi. << Sei un povero idiota a dire che sei un povero idiota >> rise << Dio, e perché mai saresti un povero idiota? >>.
<< Perché.. >> le scostò una ciocca di capelli dal viso << Ho detto di amarti mentre credevo che tu dormissi. >>
Lei gli sorrise di cuore, sporgendosi verso di lui. << Beh, se non altro, ora lo so >>.
Joe catturò le sue labbra in un bacio, che servì a sigillare il loro amore. << Ti amo, Mar, e davvero tanto. >>
La ragazza si aggrappò alle sue spalle, inebriandosi del suo profumo.
E si sentì felice, completa, finalmente.
<< Anche io ti amo, Joe. Tu non immagini quanto >>.
In quel momento, Joe si sentì privato di ogni facoltà umana. Gli mancò la forza di respirare, parlare.
Far battere il suo cuore.
Sorrise, e poi passò una mano sul viso di Marianne. << Lo sai che con questi parole mi rendi la persona più felice che ci sia su questa terra? >>
La ragazza gli sorrise, baciandolo poi con amore. << Promettimi che mi amerai per sempre >>.
Lui le prese la mano e la strinse forte. << Si, si, te le prometto. >>
Marianne gli buttò le braccia al collo. << Ti amo, Joe, ti amo davvero >>.
Il ragazzo le baciò il capo diverse volte, prima di guardare fuori, vedere il buio e sussurrare piano << Non sarai più sola, mai, mai più. >>
Lei gli baciò l'incavo del collo con dolcezza. << Ci sarai tu con me? >>.
<< Sempre. >> rispose lui sincero.
   
 
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