Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _ninive_    29/03/2011    1 recensioni
Ray, occhi azzurri, sguardo serio. Sulle labbra ancora il ricordo di quella ragazza, Maya, che l'ha tradito e poi è partita... Eppure è passato un anno. Lui è sempre lo stesso, irriverente, sfrontato, ma sente la mancanza di qualcosa che è volata via nel vento. E poi, il bacio di quella ragazza misteriosa, coperta da una maschera, perfetto, unico, fascinoso, ma senza nome o volto. Solo due occhi lontani, grigi, e un braccialetto d'argento. Nuove amicizie, sensazioni, ma sempre lo stesso passato che ritorna. E allora cosa scegliere? IL SEGUITO DI "TRA MARE E CIELO" ma capibile anche per chi non ha seguito la storia. Gruppo su Facebook CON GLI OCCHI DI RAY. FATEMI SAPERE SE VI PIACE!
"Si può essere attratti da qualcuno in maniera così incondizionata da non preoccuparsi delle conseguenze?
Le sue labbra cercano quelle di Ray, le trovano, le stringono, le mordono, dolci. Le lingue lottano, indomabili, al tempo coi respiri, coi profumi, con la voglia…
Poi, veloce come era arrivata, si allontana da lui, corre via. Lui cerca di afferrarla per un polso, ma il suo braccio scivola via.
La vede sparire dietro le porte di un ascensore, rivolgergli un ultimo sguardo d’argento oltre i buchi della maschera.
Ray non ricorda di aver mai visto occhi così belli, eppure così tremendamente lontani. " leggete e commentate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tra mare e cielo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic DAOSBCDOQEBCInfilo la chiave nella toppa e giro velocemente, poi mi sbatto la porta alle spalle. Perché questa sensazione di...? Di cosa?
Lancio le chiavi sul tavolo e scaravento le scarpe lontano, rabbioso.
Dopo due settimane passate con Morena, sempre e solo con lei, qualcosa si è mosso in me. Ricordi, sensazioni e... un gusto sulle labbra che mi manca, che non capisco.
Mi spoglio, apro la finestra della mia stanza e faccio entrare il vento fresco d'estate. Estate, estate... che cosa ha portato il tuo vento in me? Perché mi sento così diverso?
Scaravento il mio corpo sul letto, come se non avesse peso, e lascio che la mia mente torni indietro nel tempo, a quei giorni vicini che mi sembrano lontani, a quei momenti che ho impressi negli occhi come poster dai colori accesi...



Morena, che mi sorride oltre il vetro della finestra.
“More, cazzo... sono le tre di notte!”
“Shh, Ray. Fammi entrare, dai.”
Le apro e lei entra. “Come hai fatto ad arrampicarti?”
“Facile, con l'albero di fronte. Scusa, non volevo romperti le palle. È che non riuscivo a dormire, sono andata a fare un giro con lo skate e casualmente sono arrivata qui, senza neanche accorgermene.”
Le do un bacio sulla guancia, per dirle che non fa nulla. Tanto non dormivo nemmeno io. Che fastidio l'insonnia, per un paio di occhi castani che si insinuano tra i pensieri.
Mi siedo sul letto, incurante del fatto che indosso solo i boxer. Tanto non succederà nulla tra di noi. È come un rapporto tra bambini, che non conoscono il senso del pudore e non si giudicano. Una cosa molto strana.
Morena si staglia contro il cielo e il mare, dello stesso colore, oltre il vetro della finestra. Indossa una canottiera blu, e un paio di jeans stretti; porta i capelli sciolti sulle spalle, e ha un'espressione dolce e allo stesso tempo malinconica, che adoro. Le faccio segno di sedersi sul letto accanto a me e lei si avvicina, cauta. Vorrei chiederle se ha paura di me, delle mie possibili reazioni, anche se non dovrebbe averne.
“Non oso immaginare quante ragazze in questo letto tu abbia... insomma, hai capito.”
Le sorrido e lei si sdraia sulle lenzuola sfatte. Fissa il soffitto a cui è appesa la stessa gigantografia che c'è in camera di Marty.
Mi sporgo verso di lei, il mio viso proprio sopra il suo.
“Veramente, nessuna.”
“Nessuna? Nemmeno... Lei?”
“Non ci abbiamo fatto nulla se è questo che vuoi sapere. Nulla di particolare.”
“Non ci credo.”
“Devi.”
“Perché?”
“Il mio letto è sacro. Lo farò con chi se l'è guadagnato.”
Lei ridacchia e io mi sdraio accanto a lei, le mani sotto la testa, intrecciate.
“Ma tu cosa fai alle ragazze? Dopo che ti conoscono si rincoglioniscono.”
Io rido, e evito di ricordarle la sua reazione in cucina.
“Cioè?”
“Tutte diventano pazze di te. Tipo...”
“Tipo?”
“Su di te ne ho sentite di belle, ma forse sono solo leggende. Ad esempio... che 'l'innamoramento' per te ha diverse fasi: perdersi nei tuoi occhi, sognarti, negare l'evidenza, finire a letto con te, venire scaricate senza nessun tipo di tatto, continuare a pensarti e disperarsi.”
Mi sollevo e la guardo, perplesso. “Ma chi te le dice queste cose?”
“Te l'ho detto, lo sanno tutti! Ed è per questo che tutte ti vogliono.”
“E anche perché sono bello da morire?”
Lei mi incastra i suoi occhi nei miei, e mi sorride.
“Forse.”
Penso che non riesco a leggere dentro di lei, che si nasconde nelle più buie parti di se stessa. Le accarezzo il collo, piano. “E tu a che fase sei?”
“Nessuna fase!”
“Stai negando l'evidenza?”
“No!”
“Allora... ti perdi nei miei occhi?”
“Sei uno scemo, Ray...”
Mi da un colpo di cuscino e mi abbraccia, ridendo. Però non risponde, come al solito. Mi sdraio di nuovo, fissando il volto di Marty che sorride.
“More, tu scopri un sacco di cose su di me, e io non riesco a scavarti nemmeno in superficie.”
Morena si avvicina di pochi centimetri, e io mi volto verso il suo viso pulito che mi fissa. “Piccolina, chissà perché sei così lontana” le sussurro, e lei lentamente avvicina una mano al mio petto nudo, come fa sempre, per sentire il cuore battere. La sento respirare, forte, mentre accarezza piano la mia pelle calda.
“Sono qui, Ray.”
“No, non è vero.”
“Sì, invece. Proprio di fronte ai tuoi occhi.
“Sei lontana.”
Morena sorride e si avvicina un po’. “E ora?”
Io la afferro e la attacco al mio petto, stretta, e lei trattiene il fiato. “Ora si.”
Mi stringe anche lei, silenziosa. Io le accarezzo la schiena, in silenzio, perchè non so che dire. Sento il suo respiro farsi regolare.
“More?”
Ma lei è già nel mondo dei sogni. Ridacchio. Un'altra cosa strana, Morena addormentata nella mia stanza, nel mio letto. “Piccola Morena. Non ti capirò mai…”
La mattina dopo, quando mi sveglio, lei non c’è più. Sempre la solita storia, Morena che fugge.

Morena, che vuole guidare la mia macchina.
“Sogna, al massimo ti faccio toccare lo scooter o la moto.”
“Hai tutti e due?”
“Certo.”
“Dimentico che sei ricco.”
La spingo, leggero, verso la strada vuota. Ci incontriamo sempre di notte, perché lei deve lavorare.
“Non sono ricco! Mio fratello… beh, risparmia.”
“E tu spendi.”
“Esatto. Ma neanche tanto, eh.”
“Allora mi porti a fare un giro in moto.”
Apro il garage e le lancio il casco. Lei lo afferra al volo.
Salgo sulla moto, e la faccio uscire sul marciapiede. La accendo, sentendo il rombo del motore che scorre anche dentro me come una linfa.
“Sali, piccolina.”
Morena si infila il casco e si siede dietro di me, aggrappandosi forte. Guardo i suoi occhi, tutto ciò che si vede di lei, dallo specchietto, e sembra determinata.
Parto, veloce, e vedo la strada farsi una striscia nera davanti a me, correre insieme a me e nascondermi dal mondo. Morena stringe forte, ma io so che non ha paura. Accelero di più, costeggiando la strada che da sul mare illuminato da mille luci.
Rallento e accosto, di fronte a un sentiero che porta alla spiaggia.
Morena scende dalla moto, e libera i capelli imprigionati dal casco, per una volta raggiante, contenta.
“Guidi assurdamente bene, Ray. Sei da delirio.”
Scendo anch’io e le sorrido, poggiando il casco sul sedile.
“E tu sei pazza.”
La stringo e la sollevo da terra. Lei ride, e io sono felice di saperla felice.
“Vieni, andiamo in spiaggia.”
Mi prende per mano e camminiamo verso il mare, calmo e caldo, come piace a me. E lei? Morena? Mi piace? Ma che ne so…
La schizzo e lei risponde, inseguendomi, scalza, buttandosi sopra di me. E me la trovo di fronte agli occhi, come il giorno che ci siamo scontrati, sotto la pioggia. Mi sposto, veloce, anche se non vorrei, perché vorrei baciarla.
Morena si siede sulla sabbia, liberando i capelli dai granelli. Io la affianco, guardando la luna seminascosta dalle nuvole.
“Ray, che hai lì?”
Indica il mio polso, quello fasciato da una benda blu.
“Nulla.”
“Bugiardo. È un tatuaggio, vero?”
“Se sei fortunata, un giorno lo vedrai.”
Morena mi da un bacio sulla guancia, dolce. Vorrei chiederle se prova qualcosa per me, ma mi trattengo. Forse perché non vorrei sentire la possibile risposta negativa. È la prima ragazza che mi fa venire dei dubbi, a me, che non ne ho mai avuto.
Mi guarda, e ha gli occhi grandi, chiari, quell’espressione dolce e malinconica che adoro di lei. Le poggio una mano sul collo, leggero, e lei si bagna le labbra, quelle che vorrei baciare io in questo momento. Mi avvicino al suo viso, sfiorandola. Chiude gli occhi, e capisco che anche lei ha voglia di baciarmi, ma… Non lo faccio, di nuovo. Sempre quella sensazione di paura che mi blocca. “Scusami, piccolina.”
Lei apre gli occhi e mi fissa, vicina. “Sarebbe tutto molto più facile.”
“O più difficile.”
Morena non dice nulla, e si alza.
“Andiamo.”
La riporto a casa, correndo veloce, facendo a gara con i miei pensieri.
Morena scende e mi passa il casco. La saluto con un bacio sulla guancia, ma lei mi abbraccia, le mani sulle mie spalle, decisa a non lasciarmi andare.
“Grazie, Ray.”
Le accarezzo il collo con le labbra, senza poterle dire milioni di cose. Del tipo: non so cosa provo per te, ma qualcosa la provo. Oppure: per la prima volta mi sento diverso, ma ho paura di rovinare tutto, anche se so che mi desideri.
Invece me ne sto zitto, a stringerla.


E poi, l’ultimo ricordo, fresco di giornata.
“Ray, oggi è domenica.”
“E quindi?”
“Quindi pranziamo insieme. Sei solo, no?”
“Si, solissimo.”
“Bene, allora… passo da te tra dieci minuti. Fatti trovare vestito.”
“Tanto mica ti dispiace, no?”
“Sogna.”
Ma so che non è vero.
“Ti aspetto.”
Chiude la comunicazione senza salutare, come fa sempre.
Puntuale, suona il campanello, le apro la porta e si catapulta dentro.
“Ehi, piccolina!”
“Ciao, Ray... che facciamo?”
“Non lo so. Per una volta il frigo è pieno, e puoi dar sfogo a tutta la tua inventiva.”
Lei sorride e curiosa sugli scaffali.
Mezz'ora dopo il pranzo è pronto, e lo mangiamo uno di fronte all’altra, come la prima volta, solo che ora ci conosciamo molto di più. E io adoro stare con lei, che oltretutto cucina benissimo.
La guardo, mentre cerca il burro per fare una torta. È cambiata, in due settimane che abbiamo trascorso assieme, tutti i giorni. Sembra più serena, più aperta, come se ogni giorno avesse fatto un passo verso di me, timidamente. E ora è tanto vicina che potrei toccarla, se allungassi il braccio.
Morena sistema tutti gli ingredienti sul tavolo, e li guarda pensando al procedimento per la torta. “Adesso lo fai tu.”
“Che?”
“Dai, io t guido, e tu lo fai. Allora, metti qui la scorza dell'arancia... e lo zucchero.”
Io obbedisco, perché per lei sembra importante. Ecco, ora il burro e le uov... piano, Ray!”
“Scusa... non sono pratico, lo sai.” Comincio a mescolare con la frusta, piano. “Sto andando bene?”
“Si può sempre migliorare.”
“Sempre la solita, mai un complimento.”
Lei ridacchia e si lega i capelli. “Allora diventerai uno chef.”
“Voglio imparare a cucinare, ma non così tanto, piccolina. Dopotutto ci sei sempre tu.”
Morena guarda altrove, lontano da me. “Pensi che rimarremo amici per tanto tempo?”
“Beh, spero. Non ho mai avuto una vera amica, oltre a Marty. Ed è per questo che...”
Mi trattengo, perché sto per dirle della scommessa. Faccio finta di nulla, e continuo a girare.
“Ecco, ora ci metti la farina.”
Una nuvola bianca si solleva tra di noi, e lei tossisce, agitando la mano davanti al volto.
“Scusa, cazzo...”
Mi avvicino a lei, completamente ricoperta di farina. Sbatte le palpebre, ridendo. “Aiuto, ce l'ho dappertutto!”
Le pulisco le guance, e rido anch'io. “Sei carina, però, eh...”
Mi giro, verso la busta della farina, e gliene lancio ancora addosso.
“Ehi! Stronzo!”
“Così sei perfetta!”
Ne prende una manciata anche lei e mi ritrovo completamente pieno.
“Cazzo!”
“Così impari!”
Cominciamo una lotta all'ultimo sangue, ridendo come pazzi, scappando, riempendo la cucina, camera mia e il salotto.
“Vieni qui!”
“Non mi prederai mai!”
Lei salta a piè pari il divano, e la catturo, attaccandola al muro.
Morena respira forte, per la corsa. O perché le sono vicino?
È completamente ricoperta di farina.   
“Ne hai anche nei capelli!”
“Anche tu, eh... però sei carino.”
Io le sorrido, e vorrei tanto sapere cosa pensa di me.
“Adoro quando mi guardi così” mi dice, sottovoce.
“Così come?”
“Come se mi volessi. Come se volessi baciarmi.”
Lei continua a guardarmi, mentre io non riesco ad allontanarmi da lei. Perché anch'io adoro quando mi guarda, quasi spaventata, dolce e malinconica allo stesso tempo.
“Morena...”
Sussurro il suo nome dolcemente, ma con desiderio. Lei schiude le labbra, quasi tremando. Io la stringo per la vita, e lei poggia le mani sulle mie spalle, senza distogliere gli occhi da me. Ancora una volta mi avvicino a lei, spingendola verso di me, sentendola fremere al tocco delle mie mani. Chiude gli occhi, e io ripenso alle fasi che mi aveva detto, chiedendosi se anche lei si sta innamorando di me, e che potrei mandare tutto a puttane tra noi, ma anche che se non la bacio subito potrei impazzire, quando invece vorrei morire di lei...
Sento il suo respiro sulle mie labbra, ma ho paura di sfiorarle.
“Baciami, Ray.”
Il suo sussurro mi accarezza piano, come se fossi un gatto, e capisco che non me ne frega più nulla delle conseguenze.
Appoggio appena le mie labbra sulle sue, ma lei scivola oltre le mie mani.
Non capisco più nulla, finché non sento la porta aprirsi e vedo mia sorella e mio fratello entrare.
“Ray, ma che... oh, ciao.”
Morena ridacchia, in imbarazzo, e stringe la mano a Ste, sconvolto per il casino  con la farina, e a Sere, che sembra più divertita che preoccupata.
Il telefono di Morena squilla, e lei risponde, rientrando in cucina.
“Sì?... Oh, d'accordo. Arrivo.”
Mi guarda, mettendosi il telefono in tasca. “Devo andare, Ray.”
Morena mi da un bacio sulla guancia, molto vicino alle labbra, e la accompagno alla porta. Lei prende lo skate poggiato sul pavimento, e senza guardarmi si chiude la porta alle spalle.
“Ma, Ray...”
Sere da un colpo di gomito (visibilissimo) a mio fratello, che stava parlando. Tra me e me la ringrazio, mentre entro in bagno per farmi la doccia.

Poi nulla. Il resto della serata l'ho passato all'aereoporto, ad aspettare Marty, finalmente. È dimagrita, e non si ricorda più i termini in italiano, solo in tedesco. Mi chiede cosa ho fatto in sua assenza. Vorrei raccontarle di Morena, ma non lo faccio, perché ci sarà tempo.
Rientro a casa, e ora sono qui, a guardare il nostro poster.  Mando un messaggio a Morena, poi poggio la testa sul cuscino.

Morena rientra a casa, cercando di non fare rumore.
“Eccoti qui.”
“Nonna, sei sveglia?”
La nonna si stiracchia, seduta nella poltrona di fronte alla Tv.
“No, tesoro. Mi sono addormentata qui, come sempre. Fa' silenzio, tua madre è a letto.”
Morena poggia lo skate e lo zaino sul pavimento, sospirando. “Vieni qui, tesoro.”
Morena si avvicina alla nonna, nella penombra. Si siede sul tappeto, e le prende la mano. “Allora, una bella chiaccherata tra donne...” Morena sorride, e la lasci proseguire. La nonna si mette apposto i capelli bianchi, appiattiti dal contatto con la poltrona. “Parlami di questo ragazzo.”
“Quale ragazzo?”
“Sono vecchia, non rincoglionita, tesoro! Quello bello, con gli occhi celesti.”
“E tu che ne sai?”
“Non ne hai parlato con nessuno, ma io ti ho visto con lui, un giorno. Aveva una bella moto, il tipo. E non sembra male neanche lui, visto da lontano e con gli occhi di un'anziana.”
Morena sorride di nuovo, e sente la mano della nonna stringere più forte la sua. La guarda negli occhi, dello stesso colore dei suoi.
“Dimmi un po'... che c'è tra voi?”
“Siamo amici.”
“Ma ti piace? Dico, quel tipo di ti piace...”
“Si, molto.”
“E... avete fatto qualcosa? Insomma, ci vai a letto?”
“Nonna!”
“Che c'è! Sono ancora giovane, le capisco queste cose!”
Le sorride, e sospira, sentendo ridere la nipote.
“Sei così bella tesoro mio, come tua madre. Non fare le sue cazzate, scegli bene. Metti prima la tua felicità di quella degli altri. Fa ciò che ti rende felice.”
“Ve bene, nonna.”
“E scopa, che fa sempre bene!”
“Nonna!!!”
“Tesoro, ma che c'è di male? Hai diciott'anni, certe cose si fanno solo ora, mica alla mia età!”
Morena si alza e le da un bacio, poi va in camera sua. Si cambia al buio, come sempre. Prende il cellulare e lo guarda. Un messaggio, di Ray.
“Passo a prenderti domattina, alle 9. Se solo penso che mio fratello, quel rompipalle, si sposa, mi scende la depressione. Invece penso a te, e non so perché. Scusami, vorrei essere come vuoi, invece... ti voglio bene, Morena, non te l'ho mai detto. Sono contento di averti conosciuto. Dolce notte, piccolina.”
Morena guarda lo schermo del cellulare. Si era dimenticata del matrimonio. Non ha neanche un vestito. Risponde a Ray, col cuore che le batte forte, e gli scrive l'unica cosa sensata che riesce a pensare.
“Non vedo l'ora di vederti.”
Poi fa un altro numero.




Come procede la storia? Fatemi sapere... Baci... _ninive_


 








  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _ninive_