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Autore: Arwen297    30/03/2011    8 recensioni
Avevamo lasciato le nostre eroine poco dopo la vittoria contro Adrien. "Abenteuer in Wien" è il seguito della mia prima fanfic "Unite per l'Eternità". Vecchie fiamme e nuove liete notizie attendono Michiru e Haruka.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unite per l'Eternita''
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Note dell'autrice: Il capitolo risulterà forse un pò traumatico nel finale, perchè vi lascio in sospeso su una questione che sarà fortemente sentita da molti. Nonostante questa sia per me una settimana a dir poco focosa per via della consegna di tre progetti all'università sono riuscita a produrre un capitolo più lungo del solito. Quindi auguro a tutti una buona lettura,e  vi ringrazio per il sostegno, importante almeno quanto il mio neurone malato di fantasia xD.

12^Capitolo: Palazzo Schönbrunn

Appena furono rientrate a casa verso l’una di notte dopo il secondo concerto di Milena, Heles andò direttamente in camera loro senza neanche cambiarsi per prendere l’orologio  ricetrasmittente, e poi raggiunse Milena che stava mettendo a scaldare l’acqua per il tè sul fornello. Una volta seduta al tavolo fu raggiunta anche dalla guerriera di Nettuno e avviò la chiamata dal solito piccolo tasto che tante volte aveva cliccato durante le emergenze . Neanche due segnali di squillo che Sidia rispose subito e dal vociare che sentivano non era neanche sola.

“Ragazze siete state mitiche, non avete idea di che faccia a fatto Emily” esplose Heles appena sentì che la linea era stata instaurata.

“Immagino… “ rispose Sidia allegra.

“E’ stato troppo divertente ragazze!!” Sentirono urlare un euforica Banny.

“A proposito ringraziate Amy, perché è stata a dir poco bravissima per il discorso che ha fatto” disse immediatamente Milena.

“Mile figurati, me lo ero scritto il discorso che dovevo fare, e poi lo studiato praticamente a pappagallo per non imbrogliarmi davanti a tutti, poi quanto torni ti dobbiamo assolutamente far vedere le foto, mi hanno costretta a farle per farti vedere come ero come tua sosia. Cioè come mi ha conciato la penna lunare.” Rispose Amy.

“Sicuramente era identica a te, più identica di quanto non lo fosse Marta quando a suo tempo si era spacciata per me usando la penna lunare, che aveva due codini a dir poco orribili” si intromise Banny.

“Banny!!!???!!!??? “ sentirono protestare Marta. Erano davvero un gruppo di matte quelle cinque, esprimevano l’amicizia in un modo totalmente diverso da loro che erano le guardiane dei pianeti esterni, e forse erano molto più confusionarie di quanto non fosse necessario. Loro invece erano abituate a comunicare l’affetto per mezzo di piccolissimi e impercettibili gesti. Dopo qualche istante di silenzio sentirono un sonoro sbadiglio provenire dalla ricetrasmittente. Guardarono allora l’orario mentre Milena si alzava per prendere il te, erano le due di notte, questo significava che in Giappone erano le undici di mattino, ma sicuramente le loro amiche non avevano dormito tutta la notte visto che erano rimaste in attesa della loro chiamata.

“Ragazze vi lasciamo perché se non sbaglio da voi sono le undici di mattino e non avete chiuso occhio per tutta la notte, sarete stanche…e ad essere sincera lo sono anche io ultimamente mi affatico con più facilità” disse Milena, frase che Sidia capì benissimo ma che lasciò perplesse le altre.

“Ma Mile c’è forse qualcosa che non sappiamo, Sidia ci ha detto che ultimamente non hai una salute di ferro però non ha voluto dirci nient’altro” era Morea questa volta.

“No sto benissimo, e comunque questo non è il momento giusto per parlarne, poi quando rientro a Tokyo saprete tutto promesso, ma comunque non preoccupatevi non è niente di grave anzi!” rispose Milena, sentendo poi il braccio di Heles dietro le spalle mentre finiva la tazza di te.

“Ok allora ci vediamo quando tornate tra due settimane ragazze, se avete bisogno di qualche altro aiuto fate un fischio” disse Sidia.

“Ok buona notte a tutte” rispose Heles anche da parte di Milena prima di togliere la comunicazione.  Alla chiusura della telefonata seguirono dei minuti di silenzio interrotti solamente dal tintinnio dei braccialetti che Milena aveva indossato per la serata contro le tazze in cui avevano bevuto che la ragazza stava lavando per poi metterle ad asciugarle sul lavandino pronte per un eventuale utilizzo il mattino successivo. Sempre che si fossero svegliate in orario per la colazione:  il direttore dell’orchestra infatti le aveva detto che il giorno successivo le prove non ci sarebbero state , un po’ perché non erano più necessarie, e un po’ perché l’orchestra avrebbe dovuto provare con i ballerini il balletto: “Il Lago dei Cigni” di  Čajkovskij che la violinista conosceva fin troppo bene per il brano “La morte del cigno” molto popolare soprattutto tra i musicisti e che Heles sapeva suonare ad occhi chiusi al pianoforte, anche se per le note strazianti era  molto più adatto a un violino.

“Che facciamo andiamo a letto?” chiese poi a Heles dopo aver finito di lavare le tazze.

“Ok agli ordini, però io non ho sonno, se tu ti senti stanca mi guarderò un po’ di tv tanto te ci vogliono le cannonate per svegliarti” sorrise l’altra.

“Guarda che potrei anche fare un eccezione e metter da parte la stanchezza sai?” rispose l’altra alzandosi sulle punte per dare un veloce bacio alla compagna prima di dirigersi in camera a cambiarsi. Heles invece si ritirò in bagno per lavarsi i denti.

Venti minuti più tardi le due erano entrambe sotto le coperte, era impossibile star fuori dal piumone, ormai era la metà di Novembre e pian piano le temperature divenivano sempre più gelide, e ormai i viennesi aspettavano la prima spruzzata di neve. Heles come aveva annunciato aveva acceso la televisione e aveva abbassato il volume al minimo consentibile dall’orecchio umano per percepire distintamente le battute dei canali inglesi, che a quell’ora della notte trasmettevano programmi a dir poco demenziali. Milena invece l’aveva abbracciata mantenendo la sua testa sulla sua spalla, cosicché lei poteva facilmente abbracciarle il bacino con il braccio destro, mentre la guerriera di Nettuno intrecciava la mano sinistra alla sua. Tuttavia Heles sentiva che la sua compagna era distratta.

“A che pensi?” le chiese sottovoce, certa che era sveglia perché conosceva fin troppo bene il ritmo del respiro dell’altra quando dormiva.

“Pensavo a che nomi potevamo dare al nostro piccolino o alla nostra piccolina” rispose l’altra spostando leggermente la testa per guardare Heles negli occhi. Un ghigno si dipinse sul volto della guerriera di Urano.

“Se è un maschio Haru non è male sai”

“Ma dai..Hel… Haru… Haruka è il tuo nome in giapponese…Haru suona come l’abbreviazione di Haruka” rispose l’altra poco convinta.

“Uhm…embè? Chiami lui e arrivo anche io..che male c’è?” rispose Heles

“Se… guarda me ne basta una di Haruka per volta..non voglio trovarmi nella situazione di averne due con il tuo stesso carattere” rispose lei provocandola.

“ Se sei innamorata persa di me è anche per il mio bellissimo carattere” rispose Heles con il suo ego smisurato che sapeva sfoggiare quando meglio le pareva.

“Io vado a dormire va… che è meglio” bofonchiò Milena, gli occhi le si stavano chiudendo per la stanchezza, con le ultime energie che le rimanevano si sistemò meglio affianco all’altra per starle abbracciata il più possibile.

“va be come vuoi io guardo ancora un pochino la tv, notte piccola” disse abbassando la testa quel poco che era necessario per scoccarle un bacio sulle labbra.

“Notte…”

 

Il mattino dopo, si svegliarono giusto all’orario giusto per fare un pranzo colazione, quel pomeriggio si sarebbero dedicate completamente allo svago, forse anche un po’ di shopping se fosse rimasto il tempo la meta predestinata era palazzo Schönbrunn.  Antica dimora degli Asburgo antica dinastia regnante in Austria.  Per quel giorno avevano deciso di muoversi in moto per lasciare un po’ di respiro anche all’autista che da quando erano arrivate non aveva avuto neanche un attimo di respiro. Heles si era occupata i giorni precedenti dell’affitto della moto, ed era praticamente pronto tutto. Milena però si sentiva al quanto irrequieta e agitata per quell’uscita fuori porta, e non riusciva neanche a capire perché dato che quella notte era stata senza sogni ne incubi, forse era soltanto perché aveva dormito troppo. Mentre preparava qualcosa di veloce per il pranzo, Heles si preparava per andare a prendere la moto che avevano affittato, in modo da arrivare giusto in tempo per prendere la sua compagna che nel frattempo avrebbe pranzo e poi si sarebbe vestita per uscire. Tuttavia dopo che Milena rimase da sola in casa la sua irrequietezza aumentò a dismisura tanto che la ragazza non riusciva neanche a stare troppo ferma nello stesso punto dell’abitazione e che le dava fastidio veramente tutto, sapeva che essere sensibili agli odori era uno dei sintomi della gravidanza, e sapeva anche che essere un po’ lunatica era normale, ma da qui a essere così irrequieta il salto era molto ampio. Non aveva affatto fame un po’ per colpa delle nausee e un po’ per colpa dell’agitazione che fin dai tempi del liceo le chiudeva lo stomaco. Quando aveva una verifica a scuola era un vero e proprio delirio: se aveva una verifica dopo la pausa  pranzo o quella mattutina non mangiava, lo stesso avveniva se la verifica era prima. Colpa dell’emotività o di chissà che cosa era sempre stato così, fortunatamente ormai i concerti non le facevano questo effetto. Davanti al piatto di pasta il suo cervello le ordinava tassativamente di non mangiare, ma la sua determinazione prese il soppravvento e si sforzò per finirlo, non tanto per se stessa ma per suo figlio perché altrimenti sarebbe svenuta entro due ore ne era sicura.  Finito di mangiare andò a prepararsi, e dopo essersi lavata i denti non poté far a meno di mettersi di profilo davanti allo specchio per vedere se la pancia era un po’ cresciuta, aveva sentito dire che prima dei quattro mesi non si sarebbe vista, ma dipendeva comunque da persona a persona e lei di costituzione era piuttosto magra. Osservando il suo riflesso però non notò nessun cambiamento, forse era veramente troppo presto. Non vedeva però l’ora di fare il suo rientro a Tokyo per andare a fare un ecografia e vedere la piccola nocciolina che pian piano cresceva. Al solo pensiero le scappò un sorriso quasi ebete. Finita la parte di preparazione che prevedeva l’utilizzo del bagno, ovvero i denti e il trucco si diresse in camera a vestirsi, quel giorno avrebbe indossato dei pantaloni neri e una camicia bianca, la gonna vista la moto almeno per quel pomeriggio era vietata, e a dirla tutta con i pantaloni si sentiva un po’  come un pesce fuori dall’acqua, ma come faceva Heles a usarli sempre? Dopo di che indossò la miriade di braccialetti che era solita indossare perché apprezzava molto il loro tintinnio prodotto dai suoi movimenti con il braccio. Ultimo spruzzo di profumo e fu pronta. Mancavano solo le scarpe e la borsa. Le prime nere e la seconda la solita borsa bianca. Dopo essersi preparata si diresse in sala con le chiavi di casa in mano, Heles era in ritardo di dieci minuti, erano già le quattordici e cinque. L’irrequietezza salì nuovamente, non sia mai che alla sua compagna fosse successo qualcosa in moto.  Le paure della guerriera di Nettuno però, furono presto mitigate dal suono del campanello alla porta di casa, suono che riconobbe come quello di Heles, non tanto perché era diverso quanto per la lunghezza dei trilli. Dopo aver preso il cappotto si diresse verso la porta di casa, e fuori dal giardinetto sul quale si affacciava la loro porta d’ingresso, Heles l’aspettava appoggiata alla moto con il casco sulla sella mentre ne teneva uno in mano. Non che l’entusiasmava molto sfrecciare tra il traffico di Vienna in moto, ma i patti erano patti e lei era solita mantenere le promesse. Quindi appena arrivata vicino alla moto dopo un bacio piuttosto profondo che mandò presto in iperventilazione le due, indossò il casco riservato a lei, e dopo che Heles salì sulla moto le passò le mani intorno al bacino stringendo la presa per non cadere. Era da circa una ventina di giorni che non andava in moto, e tolta la parentesi della festa di in bocca al lupo che le avevano organizzato le sue compagne, era un anno o forse più che non sfrecciava nel traffico su una moto per lunghi tragitti come quello che si accingevano a fare. Doveva ammettere che stare a contatto con la guerriera di Urano sia fisicamente sia per via del vento che le circondava per via della velocità la rilassava.

“Se mi stringi ancora un po’ vedrai il mio stomaco farci da freno aprendosi come un paracadute al di fuori della mia bocca” la sentì urlare da sotto il casco. Forse stringeva un po’ troppo la presa, Heles aveva proprio ragione. Ma il fatto e che aveva sempre avuto un po’ la paura di cadere in curva. Tuttavia andare in moto era una bella sensazione, non eri condizionata dal traffico perché riuscivi a infilarti in tra due colonne di macchine senza problemi ed eri per così dire più libera. Senza aggiungere che il contatto stretto con Heles le donava una strana sensazione di benessere che superava di gran lunga l’irrequietezza. Dopo circa un trenta minuti passare a sfrecciare nel traffico giunsero finalmente alla loro meta,e  lo spettacolo che fece capolinea davanti agli occhi della musicista era a dir poco maestoso. Mentre osservava il prospetto dell’edificio, richiamò alla mente le varie informazioni che aveva letto sui siti internet, e che aveva memorizzato in modo quasi automatico come accadeva praticamente sempre quando si parlava anche della più minima forma d’arte.

Il complesso dell’edifico comprendeva, oltre al castello comprendeva il grande parco e il giardino zoologico più antico al mondo. La funzione principale dell’edificio era quella di residenza per gli Asburgo nobile casata all’interno della quale erano compresi gli imperatori d’Austria. Gli esponenti forse più famosi di questa casata erano Francesco Giuseppe e Elisabetta, meglio conosciuti come Franz e Sissy. Il prospetto dell’edificio, lungo quasi 175 metri, era in puro stile rococò e di colore giallino chiaro, quasi un color crema; su di esso facevano capolinea un balcone a loggia sostenuta da due colonne ed era coronata due statue piuttosto imponenti.

“Bella addormentata forse è meglio se ci diamo una mossa a fare i biglietti” era Heles che la distolse dalle sue considerazioni mentali.

“Si ok..stavo analizzando l’edificio mentalmente, so che a te sentir parlare di storia dell’arte non va giù e allora me le sono tenute per me le considerazioni”

“Hai fatto bene ne faccio volentieri a meno” le rispose l’altra mentre intrecciava le sue dita a quelle di Milena dopo aver chiuso i due caschi sotto la sella della moto, gesto che compieva raramente perché di rado rendeva visibili i suoi sentimenti a tutto il mondo, tuttavia Emily quel giorno non era nelle vicinanze e quindi potevano permettersi di essere una coppia normale. Le due si diressero quindi verso la biglietteria per fare i loro biglietti, e poi iniziarono la visita al palazzo. La prima meta della loro visita furono gli appartamenti imperiali i cui muri e soffitti erano abbelliti di arazzi e stucchi dorati, che a Milena parevano bellissimi, ma che Heles non  ritardò a classificare come “Inutili sfarzosità senza ne capo ne coda” ovviamente la musicista non era d’accordo. Procedendo nella visita passarono nella stanza del così detto scalone azzurro, e furono un po’ rallentate dalla fila che spesso si creava in questa stanza, soprattutto se c’era qualche gruppo di visitatori provenienti dall’Italia: gli affreschi di quella sala infatti erano stati dipinti da Ricci, un pittore originario della penisola che si affacciava sul Mediterraneo. E in effetti come tutti i pittori italiani ammirati in tutto il mondo anche lui aveva un tratto e una stesura del colore molto armoniosa. Passato lo scalone azzurro, arrivarono nelle sale di rappresentanza, che fecero incuriosire Heles questa volta, perché in origine erano utilizzate per lo svolgimento di cerimonie politiche e militari esse comprendevano:  la Sala della guardia, con stucchi dorati, l’Anticamera dell’imperatore con un tavolo da biliardo 700esco per l’attesa e la Sala di Noce, usata per le udienze, con fregi dorati e in  noce, appunto.

Ciò che avrebbe ricordato per sempre Milena però sarebbero stati  gli appartamenti di Sissi e Franz Josef: lo studio e la Camera da letto con ritratti della bellissima e regale Sissi e la famiglia, poi la Saletta della terrazza, rivestita di broccato di seta, la Saletta della scale rivestita di damasco rosso e arredi di palissandro da seta. L’ambiente più bello a parere di Milena tuttavia rimaneva il Salotto dell’Imperatrice con tappezzeria in broccato bianco e oro.

“Non è bellissimo Hel?” disse tutto ad un tratto Milena girandosi verso la compagna. Beccandola ferma davanti a un quadro che ritraeva la principessa per l’appunto.

“Te l’ho detto secondo me tutta questa sfarzosità non ha ne capo ne coda, potevano benissimo risparmiare e mettere meno oro negli stucchi e tutte queste stronzate e pensare un po’ di più alla popolazione che nel frattempo moriva di fame o quasi” sbottò la bionda. Chi voleva apparire grande facendo uso di mezzucci come l’architettura era ritenuto dalla guerriera di Urano un grandissimo pallone gonfiato, soprattutto per i personaggi storici di cui si sapeva praticamente tutto dell’epoca in cui vivevano. “ E poi scusa dicono tutti che Sissy è bella, ma secondo te questa è bella? È un cesso fatto persona, oppure il pittore si era fatto un tiro di oppio o simili prima di dipingerla perché dai amore in confronto tu sembri di un altro pianeta” le considerazioni di Heles furono ampliamente ignorate dalla musicista che si limitò a roteare gli occhi sospirando con un tono che sembrava dire “Ormai è irrecuperabile” per poi soffocare una risata.

In seguito le due attraversarono la Grande Galleria adibita ancora oggi ad alcune celebrazioni rappresentative di rilievo, e poi ancora Salone azzurro, la Piccola galleria, la Stanza delle Porcellane e Sala del Milione. Giunsero infine alla mostra di carrozze adiacente alla scuderia che era ancora funzionante. Una delle altre grandi passioni di Milena era l’equitazione, forse era l’unica che non le era stata imposta dai suoi genitori, e sentire nel museo l’odore caratteristico delle selle di cuoio e dei finimenti le venne un moto di tristezza. Qui le due si sbizzarrirono con le foto, facendosene a vicenda anche vicino ai cavalli finti attaccate alle carozze, e non mancarono le facce buffe con le corna a scongiurare la sfiga che fece Heles quando Milena la costrinse ad essere fotografata davanti alla carrozza funebre degli imperatori. Prima di iniziare un giro del giardino però Milena insistette per andare a vedere le stalle con i cavalli, proprio quando giunsero li c’era un cavallo nero fuori con il suo cavaliere diretto al suo allenamento giornaliero, la guerriera di Nettuno allora chiese se poteva accarezzarlo, e ottenne una risposta affermativa. Quel cavallo così nero, sicuramente di razza Frisona, le ricordava la sua Midnight Star, che da troppo tempo ormai aspettava la sua padrona nelle scuderie della villa della famiglia Kaioh. Anche la sua era una frisona. Heles tuttavia rimase a dir poco sorpresa nel vedere con quanta sicurezza Milena sapeva dove toccare il cavallo, che in confronto alla sua ragazza sembrava veramente un gigante.

“ C’è la possibilità di cavalcarlo?” chiese senza nessun preavviso Milena, facendo sgranare gli occhi a Heles: ma le era dato di volta il cervello? Era al secondo mese di gravidanza non poteva ne sforzarsi ne prendere colpi ricorrenti, cosa che a cavallo per via del movimento dell’animale erano inevitabili.

“Amore forse non è il caso…” iniziò a dire, ma Milena la fulminò con uno dei suoi sguardi più temibili. L’unica speranza di Heles  era che il cavaliere dicesse di no.

“ Se sai cavalcare e hai un minimo di esperienza si, è un cavallo un po’ nervoso” rispose affabile il cavaliere. Perfetto pensò tra se e se Heles, giustificando la risposta affermativa con un tentativo di corteggiamento da parte dell’austriaco a Milena.

“Si ho cavalcato fino a tre anni fa, e lo faccio da quando ero bambina in particolare il mio primo cavallo è stata una frisona di cinque anni e mezzo e quindi so che tipo di carattere anno questi splendori” rispose lei, prima di far leva sulla sella per montare a cavallo, per poi stringere le redini ed acquisire la postura necessaria a cavallo.

Appena il cavallo si mosse Heles non poté far a meno di notare che quella razza era perfetta per la sua compagna, era maestosa, determinata e straordinariamente elegante per il passo caratteristico che attirava l’attenzione anche a una che non era appassionata di cavalli. La visione della sua amata su quella bestia la preoccupava per via del bambino e la fece sperare che il cavallo non si arrabbiasse per una puntura di mosca sbattendola a terra, ma la rendeva anche orgogliosa perché era l’unica a possedere una tale manifestazione di eleganza.

A Milena invece le sembrava di tornare indietro del tempo a tre anni addietro a quando cavalcava ancora nel terreno di famiglia, si promise di informarsi sul costo del mantenimento di un cavallo in un maneggio appena sarebbe rientrata a Tokyo in modo da trasferirvi la sua Midnight Star, così facendo avrebbe potuto cavalcarla ogni qualvolta ne sentiva la necessità, intanto però decise che prima di scendere da quello splendore che non era poi così nervoso come le era stato detto, anzi sembrava proprio un cagnolino, avrebbe fatto un giro di ostacoli. Era un tutt’uno con il cavallo come in fondo qualsiasi cavaliere che non cavalca per hobby ma per passione, e a ogni salto le sembrava di volare, altro che moto!

Heles appena vide che Milena prendeva velocità con il cavallo si innervosì e non poco. Aveva paura che potesse succedere qualcosa alla sua amata. E per l’apprensione appena vide che si dirigeva verso un ostacolo nascose la scena con la mano alla sua vista.

Dopo altri dieci minuti, Milena si riavvicinò all’entrata del recinto per smontare da cavallo e dare al cavallo quelle tipiche pacche sul collo che i cavallerizzi sono soliti dare agli animali quando eseguono un percorso netto e senza errori.  E dopo aver ringraziato il cavaliere, si diresse verso l’angolo esterno del recinto dove Heles l’aspettava.

“Andiamo?” chiese Milena, senza ottenere nessuna risposta da Heles che all’improvviso sembrava al quanto fredda e distaccata.

“Ok… “

“Posso sapere che cos’hai?” chiese Milena intuendo che c’era qualcosa che preoccupava la bionda, ormai le bastava uno sguardo nei suoi occhi verdi per capirlo.

“Secondo te che cos’ho?? Cazzo Mile, sei al secondo mese di gravidanza e sembra che non te ne freghi un emerito cazzo del bambino!!!! Se per qualche motivo il cavallo si impennava e tu cadevi? Cosa poteva succedere? Sei un’immatura del cazzo, altro che responsabile” gli urlò dritto sul naso, lasciando senza parole Milena, che tuttavia sfoderò la sua calma serafica e le rispose con un candido:

“Hai finito?” a dir poco disarmante.”Si da il caso che il 99% delle volte che un cavallo si imbizzarrisce è colpa del cavaliere che compie qualche errore, perché inesperto. So quello che faccio e non ti preoccupare che il bambino sta bene!” rispose secca. Heles si sentiva in colpa per averla ripresa così duramente, ma il bambino che aveva in grembo la guerriera di Nettuno era frutto di un piccolo miracolo e non voleva pregiudicare niente in modo stupido come invece voleva fare Milena.

Quando giunsero vicino la moto erano ancora in assoluto silenzio, e Milena ebbe nuovamente quella sensazione di inquietudine che l’aveva pervasa quello stesso mattino, Heles dal canto suo si limitò a passarle in malo modo il casco prima di mettersi a cavallo della moto e aspettarla.  Il palazzo era in bassa collina quasi pianura, ragion per cui il rientro a casa avrà avuto si e no due curve e poi era tutto un rettilineo fino all’entrata di Vienna. Avevano ormai perso di vista il castello quando una macchina nera raggiunse la moto da dietro, e iniziò a far pressione per spingerla il più possibile verso il ciglio della strada.

“Ma che cazzo fa sto imbecille” imprecò Heles. “Tieniti forte, devo necessariamente accelerare altrimenti questo ci sbatte fuori strada..ma guarda te sto coglione”

Heles in fatti diede gas alla moto aumentandone la velocità pur rimanendo sotto i limiti consentiti di velocità, ma quella macchina nera con i vetri anch’essi scuri sembrava un bolide, e il risultato non fu quello sperato dalla motociclista, mentre sentiva la presa di Milena farsi sempre più rigida. Si era trovata nella stessa situazione cinque anni prima, solo che al posto di Milena c’era Banny che aveva perso la corriera per tornare a casa, e in quell’occasione quando ancora non sopportava la loro dolcissima principessa della Luna, erano state costrette a combattere insieme legate da delle manette di energia; mentre Milena come al solito si era sacrificata facendosi buttare giù dalla cascata da… Katia? Bo non se lo ricordava minimamente se era Katia o Eugial il nome, quelle due pazze scatenate sembravano identiche.

“Heles stai attenta!!!” sentì urlare Milena, e si accorse che l’altra aveva la voce incrinata dalla paura. Nonostante tutto ciò che fece la motociclista tuttavia, la macchina aveva talmente premuto contro la moto per spingerla fuori strada, che fu una questione di millesimi di secondi, e sentì la presa sulla sella svanire da sotto, così come la presa delle mani. Per Milena fu lo stesso si sentì come spinta da una mano di un gigante, e anche lei perse la presa sulla compagna, ritrovandosi poco dopo tra la terra e l’erba sul ciglio della strada, dopo aver battuto forte la testa. Per fortuna che aveva il casco pensò tra se e se.

Heles dal canto suo vide Milena atterrare in malo modo, così come lei dopo il volo, la moto invece invase la corsia opposta, mentre la macchina sgommava e si allontanava il prima possibile. “Che botta” pensò la bionda, si sentiva come se avesse preso una grandissima saccata di botte da un soggetto super palestrato. Non era però quello il momento di piangersi addosso, doveva accertarsi dello stato di Milena, che si stava rialzando al quando mal messa. Così si alzò per raggiungerla, lei infatti era abituata a cadere in moto, ma la sua compagna no.

“Non ti alzare subito in piedi, come ti senti?Ti  Fa male qualcosa?” le chiese agitata.

“Si ma non è niente davvero…sono già stata in modo peggiore figurati con tutti i demoni che abbiamo affrontato cosa vuoi che sia… “ la ragazza non riuscì a finire la frase che la pervase una fitta sovraumana all’addome, provocandole un gemito che forse era meglio non far fuoriuscire dalla bocca, anche se ovviamente le sue corde vocali non erano d’accordo.

“Che hai?” chiese Heles sempre più agitata

“Hel non è niente, è solo un dolore alla pancia ma non credo sia nulla di….”

“Hai il cellulare in borsa? Il mio si è distrutto, anche se era in tasca ci sono caduta sopra, ci sarà solo la scheda riutilizzabile”

“Si è in borsa…” rispose lei portandosi la mano sul grembo per via di un'altra fitta.

“ Chiamo l’ambulanza per sicurezza, non si sa mai caso mai c’entrano con la gravidanza. Mal che vada ti dicono che è normale anche se ne dubito, e non provare a discutere perché ci vai e basta in ospedale” le disse severa vedendo che Milena già iniziava a protestare. Anche se non ne aveva le forze il dolore che sentiva era veramente forte, le aveva preso anche i reni, molto simile a quello del ciclo mestruale ma era più forte, quasi insopportabile.

“Arrivano tra dieci minuti massimo” rispose Heles sedendosi accanto a lei. Se fosse successo qualcosa a loro figlio non se lo sarebbe mai perdonato, era lei ad essere voluta andare in moto quel giorno e non in macchina come era loro abitudine e se l’era andata a cercare quella situazione. Era proprio un bravo papà non c’era che dire: aveva messo a repentaglio la vita di suo figlio quando ancora non era nato. Figurarsi quando nasceva. Si sentiva impotente, sapeva benissimo che Milena non si lamentava per non farla stare in pensiero, ma se le sue supposizioni erano giuste, e se quello che pensava si stava verificando, la sua amata stava soffrendo e non poco. Avrebbe solamente voluto poter farsi carico di quel dolore che sicuramente aveva pervaso il corpo della compagna per alleggerirle il carico, ma non le era possibile, poteva limitarsi solamente a fissarla nei suoi grandi occhi blu e basta.

Dopo cinque minuti sentirono in lontananza una sirena, che giunta sul luogo dell’incidente rallentò fino a fermarsi al lato della strada, Milena anche se contrariata fu costretta a sdraiarsi sulla barella, e in quella posizione i dolori che sentiva sembravano lacerarle l’anima. I medici per sicurezza le tolsero il casco e le immobilizzarono il collo con uno dei quei collari altissimi e scomodissimi, per evitare di

“Andate pure avanti con lei, io vi raggiungo in moto” sentì dire da Heles, con la voce incrinata. Prima che la porta dell’ambulanza si chiuse e l’automezzo partì a tutta velocità alla volta dell’ospedale.


   
 
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