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Autore: Little Shinedown    30/03/2011    5 recensioni
"Io ti ho dato fiducia Rachel ma tu non hai potuto ripagarmi perchè non ne avevi neanche tu in te stessa"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrogance

 

 

Il sole stava già tramontando quando Rachel svoltò l'angolo, immettendosi nella strada che conduceva alla palestra. Si stupì quando, in lontananza, scorse la sagoma di Richard. Notò che non era solo ma vi era una ragazza bruna con lui.

Sembrava stessero litigando: lui cercava di avvicinarsi ma lei lo allontanava indignata, gesticolando e sputando insulti che Rachel, da lontano, non riuscì a capire. Lui, mortificato, cercava di giustificarsi, parlando pacatamente; Rachel percepì solo un “mi dispiace” trascinato, dopo di che vide la ragazza girare i tacchi e ripercorrere la stradina, avvicinandosi sempre di più a lei che la percorreva nel senso opposto. I loro sguardi si incrociarono nel momento in cui, inevitabilmente, si trovarono una di fronte all'altra e fu in quel momento che Rachel poté osservarla meglio. Si poteva dire che rientrasse perfettamente nello stereotipo della bella ragazza: alta, fisico asciutto e curve nei punti giusti, il tutto incorniciato da una lunga chioma corvina, liscia e setosa, che le arrivava fino alla vita. La cosa che però la colpì di più furono i suoi occhi: due pietre nere, arrossate dal pianto, incastonate in un volto pallido e contratto in una smorfia di tristezza, che in tempi migliori avrebbero potuto illuminare un' intera stanza. Cercò con la mente di identificarla ma per quanto si sforzasse non riuscì ad associare il suo viso nessuna entità conosciuta. La ragazza lanciò uno sguardo al borsone, di Rachel e di conseguenza guardò lei, intuendo il motivo della sua presenza in quel luogo. Fu un'occhiata rapida, accompagnata da un sottofondo di singhiozzi strozzati e dal suono di tacchi sull'asfalto. Non appena l'ebbe superata, si voltò a guardarla, vedendo solo la sua chioma nera, oscillare sinuosamente sotto la luce del sole calante, poi girò la testa verso Richard che con la testa bassa rientrava in palestra, accompagnato dalla sua immancabile sigaretta.

Ripensò alla partita di Sabato: si era divertita molto e dagli spalti, aveva fatto il tifo ma nonostante tutto non riusciva ancora a capire come facessero le sue compagne a mantenere i nervi saldi sotto gli occhi di tutta quella gente, sotto i loro sguardi e le loro urla. Lei sarebbe probabilmente già morta dopo il primo errore e le conseguenti grida di scherno dal pubblico. Non sarebbe sopravvissuta alle loro occhiatine complici e alle battute prive di buon gusto che aveva sentito fare da un paio di ragazzini, qualche posto più in là. Era dannatamente fragile e insicura, non c'era nulla da fare. Pregò davvero che la pallavolo le giovasse in questo senso.

Prima di varcare il cancello, lanciò un pensierino a sua madre, pensò a quanto, in fondo, le volesse bene e da quanto tempo non parlassero. Dopo quella sera i loro dialoghi si erano bruscamente interrotti, anche se ogni tanto la notte, Rachel la sentiva piangere e solo Dio sapeva quanto si sentisse in colpa ma l'incrollabile orgoglio di una e la morbosa timidezza dell'altra avevano accuratamente fatto sì che nessuna delle due facesse un passo verso una forma di riappacificazione.

“Hey Rachel!” la voce squillante di Frances la obbligò a voltarsi. Vide la ragazza che le stava correndo incontro avvolta in uno sciarpone candido che le copriva gran parte della faccia.

“Ciao Fran!” esclamò guardandola “sotto tutta quella lana non ti avevo quasi riconosciuta!” disse quando furono abbastanza vicine.

Quell'affermazione suscitò l'ilarità dell'altra che scoppiò a ridere.

“Lo so, lo so però non sai quanto tiene caldo” disse, facendo roteare i vivaci occhi chiari.

“Oh, lo immagino! Dai sbrighiamoci, Richard è già entrato!”

“Sì ho incrociato Ali prima!” disse lei, rabbuiandosi improvvisamente.

“Chi è Ali?” chiese Rachel, che cominciava capire qualcosa.

“Alison Gallagher, il miglior centrale che la storia della nostra squadra abbia mai visto! E anche il più capriccioso of course! Ex fiamma del coach. Una bella ragazza, per noi era Pocahontas!”

Forse non così ex” pensò.

“Prima l'ho incrociata ed era distrutta, deve aver litigato con Richard”

Già

 

Lo spogliatoio era vuoto quando le due vi entrarono, segno che erano le prime e che avrebbero potuto concedersi qualche minuto prima di iniziare cambiarsi.

“Rachel, ma tu sei fidanzata?” chiese Frances, sfilandosi lo sciarpone.

Quella domanda colse la ragazza abbastanza di sorpresa poiché cambiò almeno otto colorazioni diverse prima di riuscire a rispondere.

“No... non credo che l'amore abbia mai avuto bisogno di me però scommetto che tu sei felicemente fidanzata!” disse cercando di dissimulare la sua amarezza.

L'altra tirò un sospiro “In realtà ci siamo lasciati da poco...”

Rachel rimase basita “Mi dispiace... non volevo ferirti!”

“Stai tranquilla, sono io che ho avanzato il discorso e poi sto iniziando a dimenticarlo. Nothing lasts forever” disse con un sorriso.

“Frances, mi dici una cosa?”

“Che cosa?”

“Come fai a sorridere, a sorridere sempre voglio dire? Come fai a non far mai trasparire la tua tristezza?”

L'altra la guardò teneramente “Vedi Rachi, io ero chiusa, chiusa proprio come un bozzolo, hai presente? Disse, unendo le mani per rendere meglio l'idea.

Rachel annuì interessata.

“Non sorridevo mai e avevo paura di tutto, poi ho capito che ciò che ti cade dal cielo, non sempre vuole romperti la testa ed ho imparato ad accettare le cose come vengono. La vita non è semplice ma chi è il mondo per farmi stare male? Per rendermi triste? Io sono Frances Bilson e ho il diritto e il dovere di essere felice! Quindi sorrido alla faccia del mondo!”

A Rachel scappò un sorrisetto. “Anche tu sei bella quando sorridi, fallo più spesso e senza timore, è l'unica cosa che nessuno potrà mai toglierti, neanche il ragazzo più stronzo o sfida più faticosa!”

“Grazie Fran!” disse, gettandole le braccia al collo “grazie di esistere”

Era la prima volta che abbracciava qualcuno di sua spontanea volontà. La paura di essere rifiutata l'aveva sempre bloccata davanti a qualsiasi manifestazione d'affetto, stampandole sul volto un' espressione perennemente dura e per certi versi snob.

“Di nulla, piccola Rachi”

 

“Che state facendo?” trillò Sammy davanti al tenero quadretto che le si era appena presentato davanti.

“Le amiche!” rispose Fran.

Le amiche!” pensò Rachel e un brivido di gioia la percosse.

 

“Diamoci una mossa! Il coach è già dentro!” le ammonì Mel “abbiamo un sacco di cose di cui discutere”

“Mel non iniziare! Non mi sembra che Sabato sia andata così male” la beccò Sammy.

“Un 3:0 egregio per noi!” le fece eco Kat.

“E' vero, ma siamo in poche e non abbiamo riserve”

“Pensi che Richard non ci abbia già pensato?” chiese Joan.

“Sì e spero abbia anche trovato una soluzione” rispose l'altra uscendo dallo spogliatoio.

 

Quando tutte si ritrovarono in palestra, Richard era già seduto sul banchetto ad aspettarle. I capelli scuri, tirati indietro da una fascetta dello stesso colore, lasciavano scoperto buona parte del viso, che appariva decisamente teso. Sembrava non vedesse l'ora di iniziare.

“Prima di tutto” iniziò, puntando un dito verso Rachel “hai preso una decisione?”

Rachel fu sorpresa dal dito puntato e dal tono che lo accompagnava ma cercò di non farsi impressionare.

“Ho deciso che continuerò ad allenarmi!” disse solennemente, scatenando gridolini di gioia da parte delle compagne, che iniziarono a battere le mani.

“Bene, stiamo crescendo” sospirò lui, rivoltò alle compagne, che prontamente annuirono.

Rachel ebbe, però, la sensazione che quel “stiamo crescendo” non fosse tanto riferito alle sue compagne quanto a lei.

“Oggi cercherò di insegnarti i fondamentali della pallavolo e poi vedremo per cosa sei più portata. Per quanto riguarda voi ragazze, beh, sono contento per Sabato. Come avrete potuto notare non servono eccezionali doti fisiche ma solo un po' di testa e tanto cuore. Abbiamo le basi per costruire una squadra anche solo in otto!” continuò, guardando ognuna di loro e scandendo ogni parola “Potete iniziare a riscaldarvi, ora”

 

Iniziarono tutte a correre in gruppo, fecero stretching ed infine presero i palloni pronte per riscaldare le braccia.

“Rachel, tu stai con me. Voi altre, voglio vedervi tutte in coppia. Oggi solo tecnica” ordinò il coach e la sua voce rimbombò per tutta la palestra.

 

Le due ore passarono in fretta, tra un esercizio e l'altro, tanto che Rachel non si accorse del trascorrere del tempo fino a quando Richard non le propose un “ultimo esercizio” sulla difesa in caso di attacco.

“Joan puoi venire un secondo?” gridò per sovrastare il rumore dei palloni che sbattevano per terra.

La ragazza si avvicinò e Richard le chiese di mostrare a Rachel la posizione di difesa dopodiché attaccò un pallone su di lei, convinto che lo avrebbe difeso ma l'attacco era troppo corto e Joan troppo lontana per riuscire a prenderlo in tempo. Cadde in avanti con le braccia ancora tese e quando le piegò era già a terra.

“Dai Joan, riproviamo” disse lui noncurante, ma la ragazza non accennava ad alzarsi. Rachel ribolliva di rabbia: non poteva sopportare l'arroganza, di nessun genere. Le altre nel frattempo, abituate a cadere, continuavano imperterrite ad esercitarsi.

“Avanti Joan, non ti sei fatta niente!” ripeté lui spazientito.

“Forse se non si alza, qualcosa si è fatta!” esclamò Rachel, andandole incontro, sorpresa lei stessa della sua sfacciataggine. Richard la guardò stupito.

“Non sta a te giudicare se qualcuno si è fatto male o no!” la ammonì.

“E non è neanche giusto che i tuoi problemi personali infieriscano sul tuo lavoro!”

A quelle parole Richard sbiancò e dietro di lui tutte le altre ragazze. Rachel non poteva credere a ciò che aveva appena avuto il coraggio di dire. Si portò una mano alla bocca, spaventata da lei stessa e dovette fare appello a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere. Lui intanto continuava a guardarla e a un primo momento di imbarazzo fece spazio la rabbia che gli colorò il viso di un rosso acceso. Lei non riusciva a sfuggire da quegli occhi lucidi d'ira che la stavano fissando.

“Sei pregata di uscire” riusci solo a dire.

“Come?” chiese lei incredula.

“Vattene!”

Rachel rimase immobilizzata, lanciò un'occhiata spaventata a Frances che era più sconvolta di lei e dopo aver riacquisito la coscienza di se, scappò negli spogliatoi in lacrime. 

  
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