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Autore: AntonellaSpuffy    30/03/2011    2 recensioni
Kristen scruta per la prima volta William dalla sua finestra.
Poi gli occhi di William diventano tutto ciò per cui vivere.
Alcune citazioni:
I suoi occhi fissano il pavimento.
E’semplicemente magnifico.
-Devo cominciare a preoccuparmi?Ti sei infilata dalla finestra?- chiede burbero.
Perfetto. Sospiro e cerco di compiere la mia missione e scappare.
-Senti, non sono qui per spiarti o cosa. Ieri ho fatto una figura pessima. E’vero, ero curiosa e ho cercato in ogni modo di vederti. Il fatto è che ti avevo visto fissarmi dalla finestra...beh, ora so che non mi fissavi dato che non vedi, ma insomma hai capito!
Così ti ho portato i biscotti vecchi di mia nonna. Non li hai mangiati vero?
Gli hamburger sono stati un’idea di mio padre. Il maggiordomo non ti ha detto del suo marsupio vero?
E poi quando mio fratello ha perso la sua macchinina, era vero non l’ho buttata io nel tuo giardino, non arriverei mai a tanto, anche se sono convinta che tu l’hai pensato.
 Ho sbagliato, non avrei dovuto essere così insistente e poi quella storia del non guardarmi in faccia. Come potevi farlo? Sono stata maleducata e perciò ti ho fatto una torta di mele per scusarmi. Non devi mangiarla per forza, ma è commestibile, non come i biscotti e credo che anche gli hambuger lo siano.
Non ho forzato la porta è stata la signora che lavora per te a farmi entrare, ma ti prego non licenziarla!-
Ecco , la mia solita dissenteria verbale! [...]
- Leggi l’ultima frase - mi dice, mentre la luce del sole gli carezza delicatamente il volto.
- "Così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno" - sussurro appena.
E sorride. Di un sorriso bello e fiero.
Dove sei stato. Eri lontano. Eppure eri qui. Ne sono certa.
Perchè non è possibile che io abbia vissuto, respirato, aperto gli occhi ogni mattina senza che tu fossi con me.
Se tu fossi stato lontano non sarebbe accaduto.
E ora la tua presenza mi sta uccidendo. E ora voglio morire tra le tue braccia.
Fammi vedere come si muore.
Va bene. Mi basta. Tutto pur di starti accanto.
Fammi vedere come si muore dentro ai tuoi occhi William.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2°Capitolo , parte 2.

 

Il giorno seguente sono ancora frastornata. Sono tornata a casa come in catalessi.

Per metà mi sono sentita ancora terribilmente adirata con quell’ estraneo che aveva passato il tempo a prendermi in giro spudoratamente.

Per metà, la sua presenza, ha continuato a farmi lo stesso tossico effetto.

Quando poi, prima di mettermi a letto, ho lanciato un occhio alla sua finestra, la sua immagine è esplosa nel mio sguardo.

Nuovamente lì. Immobile. Aveva guardato, senza vedere, la mia finestra.

Tutto questo non mi sta facendo decisamente bene. Anzi.

Mi sento peggio dei giorni precedenti al suo arrivo . La noia è stata sostituita da qualcosa altro: ansia, trepidazione, ira e rabbia. Un miscuglio esplosivo.

Per fortuna papà è di buon umore e si occupa del nanerottolo puzzolente, mentre io do da mangiare a Spike. La vicinanza della sera prima deve averlo confuso perchè ora, non fa altro che strusciarsi vicino ai miei jeans.

-Che stai facendo?- gli chiedo, guardandolo truce. Lui indietreggi e poi sconsolato si allontana.

Meglio non fargli prendere troppe confidenze!

Arrivo a scuola stranamente in orario. Willow mi sta già aspettando, mentre Xander avrà perso nuovamente tempo, nell’ acquisto delle figurine di qualche super eroe.

-Kristen- mi fa segno lei. Si sventola con un quaderno, mentre cerca di sistemarsi i capelli.

-Dici che oggi vedremo il signorino Stratford?- aggiunge, quando la raggiungo.

Non mi va di mentirle, ma ancora una volta ho l’ istinto di non rivelarle nulla dei miei incontri.

Non riesco a capire perchè.

-Will, io penso che non verrà a scuola. Ho fatto due chiacchiere con una donna che lavora per lui e penso che studi a casa-

Una mezza verità. Mi sento terribilmente in colpa.

-Davvero ? Ci snobba a tal punto ? Cos’ha ? Un maestro privato ? Credevo che certe cose non esistessero più!- scherza lei.

-I soliti ricchi- concludo io con nonchalance

 

A mensa è una vera tortura. I ragazzi del primo anno sono naturalmente la mira preferita della banda dei fighi e come al solito il nostro tavolo si trova giusto nel bel mezzo della guerra del cibo.

Mi riparo con il vassoio, mentre cerco inutilmente di evitare spaghetti volanti e ketchup spruzzato direttamente dall’ erogatore.

-Vorrei partire per la guerra- ci fa sapere Xander sconsolato.

-Sono certo che sarebbe decisamente meglio del liceo-

-Non hai tutti i torti, pensa che mancano solo pochi mesi e tutto finirà- cerca di rincuorarlo Willow, mentre abbassa la testa, per difendersi da una...scarpa?

-E tu credi che al collage la situazione non si ripeterà? Sono certa che Xan finirà per diventare la nuova vittima dei neo laureandi- scherzo io ,mentre lui mi guarda già terrorizzato.

E’nel bel mezzo della battaglia che Liam Darcy che non ha preso parte alla rappresaglia, sia alza e si avvia verso l’ uscita.

Arrivato quasi vicino al nostro tavolo, mi fissa e poi mi saluta con un sorriso.

Rimango sbalordita per qualche istante. Mi avrà scambiata per qualcun altro ?

-Secondo me hai fatto colpo!- sghignazza Willow. Faccio una strana smorfia con la faccia.

-Magari ti chiede di uscire- sussurra Xan, come se fosse la cosa più terribile del mondo. Io abbasso gli occhi.

-Non ti fa piacere? Non ti piaceva quel tipo?- mi chiede, indicandolo e nascondendosi contemporaneamente, dietro al vassoio verde.

-Mh- mugugno.Certo che mi piace, mi ripeto.

Lo sapevo. L’avevo detto che quel William era tossico per me.

Tutto mi sembra più stupido, brutto e inutile.

Perfino Liam impallidisce al suo confronto.

Eppure mi piaceva! Cervello mettiti in moto! Ricordi tutte le stupidaggine che hai fatto per lui? Scritte sul diario, seguirlo durante gli allenamenti, raccogliere le sue penne mangiucchiate?

Cosa cavolo stai pensando? Il tuo vicino di casa è di certo la persona più scorbutica, maleducata del pianeta.

Non ti considererebbe nemmeno se il mondo si capovolgesse e diventassi presidente degli Stati Uniti. Inoltre....vuoi la sua considerazione?

 Ok, è bello, è bello da far paura. Ma basta? E’un pazzo, sadico!

Prima di andare via, mia avvio verso l’ufficio del signor Grace, sperando di trovare in qualche attività extrascolastica, una piacevole distrazione.

-Entra Kristen- mi fa segno lui, appena mi vede.

 Si chiude la porta alle spalle e getta a terra tutte le cartacce che ricoprono la mia sedia.

-Le raccoglierò dopo- mi dice per non farmi preoccupare. Il suo studio è quasi disordinato quanto la mia casa.

Lui di certo è l’uomo più trasandato del mondo.

Il martedì poi, giorno libero della signorina Mountain, tocca il fondo.

-Ieri stava meglio- gli faccio notare, indicando il suo maglione infeltrito.

-Ho tutti i vestiti in lavanderia- si lamenta lui, alzando da dei documenti una tazza di caffè stantio che lascia su questi, un enorme chiazza marrone.

-Di cosa voleva parlarmi?- gli chiedo, prima che se ne dimentichi.

-Allora... è una cosa abbastanza importante, impegnativa, non potevo pensare a qualcuno migliore di te Kristen-

Comincia una sviolinata. La cosa puzza decisamente.

-Tutti questi elogi, mi fanno pensare che non ne sarò per nulla felice- dico, storcendo il naso.

-Non è nulla di particolarmente gravoso. Solo ti ruberà più tempo, ma sarebbe un lavoro importante- si giustifica dandosi un tono. Vuole decisamente convincermi.

-Diciamo che i tuoi voti sono ottimi e quindi entrare in un buon collage per te è facile, il problema è solo pagarlo, hai bisogno di una borsa di studi-

-Mi pare che questo sia chiaro ormai da anni- gli dico scettica.

-Per la borsa di studi, oltre alle mie raccomandazioni,t utti i progetti extra che fai, il tuo impeccabile comportamento, di certo ti aiuterebbe tantissimo ciò che sto per proporti. Ne farei menzione nel tuo curriculum scolastico e sarebbe un vero lustro per te-

-Arrivi al dunque, la prego-

-Si tratta di un nuovo studente- mi informa.

Non capisco.

-E io cosa dovrei fare?- gli chiedo scettica.

-Lui non viene a scuola, diciamo che potrebbe, ma preferisce studiare per conto suo-

Il mio allarme super sonico si attiva.

-Si diplomerà comunque in questa scuola, sosterrà solo l’esame finale, così vuole suo padre, ma avrà bisogno di qualcuno che gli passi appunti , compiti, che viva realmente la vita scolastica. Basterebbe un› oretta al giorno-

Io deglutisco. Fa che non sia lui. Fa che non sia lui. Mi mangerà viva!

-In realtà , lui ha chiesto espressamente che sia un professore, in questo caso io, a svolgere questo lavoro, mi pare un ragazzo alquanto lontano dalla sua età, ed è proprio per questo che penso che invece l’ ausilio di uno studente sia fondamentale- conclude, sistemandosi per la centesima volta gli occhiali sul naso. Poi si mette in piedi e comincia a guardarmi negli occhi. Sta cercando di convincermi!

Ti prego fa che non sia lui. Fa che non sia lui. Farò qualsiasi cosa!

-Ed io ho pensato a te.-

-Di chi si tratta, signor Grace?- chiedo con voce tremante.

Fa che non sia lui., Fa che non sia lui. Giocherò con Spike ogni giorno!

-Aspetta cara- mi dice, cercando sotto una pila di documenti, prima di estrarre un fascicolo tutto accartocciato.

-Ecco. Si chiama William Stratford. Abita dalle tue parti?-

Sbatto violentemente la tesata sulla sua scrivania agonizzante.

-Cosa c’è cara ? Non stai bene?- mi chiede lui allarmato, scattando in piedi..

-No- mugugno.

-E’l’ultima persona al mondo con cui potrei avere un contatto- lo informo e lui sembra rasserenarsi.

-Perchè dici così?- sembra divertito.

Scatto in piedi.

-Non finga signor Grace. Sono convinta che era a conoscenza del fatto che quel ragazzo fosse la reincarnazione del male- gli dico, puntandogli il dito contro.

-E’scortese, maleducato e di certo non vorrà assolutamente il mio aiuto. Dai nostri pochi incontri abbiamo determinato che i nostri caratteri sono assolutamente incompatibili.- concludo, prima di ricadere esausta sulla poltrona.

-Incompatibili?- sorride.

-Mi piace, sono certo che è la scelta più giusta- sghignazza. Io divento truce.

L’ha preso per un episodio di "Guerra e Pace" ?

-Non c’è nulla di divertente. Mi prende in giro, crede che voglia abusare di lui, mi considera una ficcanaso e abbiamo già messo alla prova la nostra pazienza.- lo informo, scandendo ogni parola..

-Il fatto che vi conoscete già, è ottimo. Abita vicino a te, cara?- non sembra ascoltarmi!

-E’praticamente il mio dirimpettaio, ma questo non cambia nulla!Sono irremovibile-

-Quindi già sai che è un ragazzo non vedente- il tono del professore è grave.

-Sta cercando di impietosirmi? - gli chiedo scettica.

-No, noto solo la tua discrezione. Tutti si stanno chiedendo come sia quel ragazzo e tu mi pare non ne abbia fatto menzione con nessuno-

Cerco di calmarmi.

-E’evidente che lui sia una persona riservata, l’ho assecondato. Anche se non capisco perchè non voglia che nessuno lo veda. E’cieco, non un ladro di banche. - Il mio discorso sembra logico.

Il signor Grace sorride.

-Sarebbe importante- cerca di convincermi.

Scuoto la testa violentemente.

-Non se ne parla. Lui non vuole stare assolutamente con me, la mia compagnia non gli piace.

Penso che non gli piaccia nessun essere umano, in realtà.-

-E a te? A te piace la sua compagnia?- mi chiede stuzzicandomi. Sta perdendo decisamente la testa. Tutti quei romanzi gli hanno dato al cervello!

-E’aspro, pungente e maleducato- lo informo stizzita.

-Non hai risposto alla mia domanda-

Sospiro.

-Mi ucciderà se mi presento di nuovo a casa sua- dico agognante.

Le mie difese barcollano.

C’è una parte di me, piccola e decisamente folle che brama la sua vista. E questo mi fa decisamente paura.

Un' ora al giorno. Tutti i giorni. Quanto male mi farebbe?

-Questa volta non lo fai per curiosità, assolvi solo un tuo compito-

Il professore assapora già la vittoria.

E’una lenta resa la mia.

-E Jhonny?- gli chiedo accennando al mio fratellino, come ultima arma.

-Sono certo che la simpatica donna che si occupa del ragazzo, lo terrà volentieri per un’oretta al giorno. -

Ha una risposta praticamente per tutto.

-Mi ucciderà- continuo a ripetere.

 

A casa sono irrequieta. Finisco i compiti in meno di un’ora, con la mente completamente in subbuglio. La peste mi fissa dal divano.

-Kri, Kri- ride, mangiucchiandosi le mie matite.

-Stai per perdere una sorella- lo informo prendendolo in braccio.

Ho il terrore di fare ogni tipo di mossa. Sono certa che questa volta mi fucileranno direttamente varcando il cancello.

-Se chiamassi prima?- chiedo a Johnny. Potrei informarlo.

Il professore mi ha assicurato che ci avrebbe parlato ma non so come e cosa gli dirà.

Ho scoperto solo oggi quanto possa essere subdolo per arrivare a ciò che brama!

Johnny si infila un dito nel naso e io mi dico che è un si.

Afferro il foglietto imbrattato che mi ha dato il signor Grace con le varie informazioni e compongo in numero di casa Stratford.

 Fa che risponda la vecchia zuccherosa, fa che risponda la vecchia zuccherosa.

-Casa Stratford- sento dire da un uomo anziano.

Cavolo, il pinguino! Coraggio Kristen, coraggio.

-Hem...salve, sono Kristen abito di fronte, dovrei parlare con...il padrone di casa!-

Non so mai come cavolo chiamarlo!Sembra di parlare con la servitù di un conte!

Il maggiordomo rimane in silenzio. So che sta per propinarmi la solita scusa pronta.

-Si tratta di una questione scolastica importante- gli dico dandomi un tono. Colpito e affondato!

Stavolta ho una giustificazione.

-Mi scusi- mi dice lui. Io attendo.

-Ma perchè sta telefonando?- mi chiede, spiazzandomi.

-Abitiamo praticamente ad un metro di distanza, penso che se parla ad alta voce riesco a sentirla anche senza telefono- afferma sarcastico.

Brutto pezzo di stoccafisso!Mi prende in giro.

-Volevo solo....annunciarmi, prima di presentarmi a casa vostra-

Annunciarmi ? Che cavolo di parola è? Deve essere un rimasuglio di "Ragione e sentimento".

-Si è annunciata!- mi sfotte lui.

-Vuole annunciarsi anche al signor Stratford?- continua, ironico e rude.

-Sto arrivando!- concludo sgarbata io e gli riattacco il telefono in faccia.

-Pessima idea- accuso Johnny che mi guarda per qualche istante prima di scoppiare a piangere.

Perfetto.

 

Dopo circa trenta minuti, un tentativo di autoconvinzione che uscirò viva da quella casa, un litro di profumo e essermi spazzolata mille volte i capelli, tanto da diventare calva, mi avvio verso il luogo maledetto.

Prendo Johnny per mano e un peluche senza testa e cerco di trovare un po’di coraggio nel mio corpo.

Busso una volta e attendo. Anche la peste sembra intimorita perchè mi fissa ad occhi sgranati.

-Sta tranquilllo- dico più a me che a lui.

Per fortuna viene ad aprire la donna che il giorno prima mi ha offerto come vittima sacrificale al padrone.

- Cara! - esclama alla mia vista.

- E questo muffin?- dice, indicando la peste che già allunga le manine verso di lei. Traditore!

-Sono qui per conto del professor Grace - la informo, mentre lei prende in braccio Johnny.

-Si, abbiamo da poco ricevuto una sua telefonata-

-Lui è nello studio- mi informa un poi’ inquietata. Ci risiamo.

-Lasci pure il piccolo con me-

E’evidente che voglia evitare una carneficina. Penso che LUI lo mangerebbe a colazione.

La donna mi indica la stanza. Si tratta della stessa in cui per la prima volta l’ho visto.

Busso alla porta e non ricevo alcuna risposta. Cominciamo bene!

La apro lentamente e scopro una stanza immersa nell’oscurità.

-Ci sei ?- chiedo. Mi sento una perfetta cretina.

Lui naturalmente fa come sempre...sospira!

-Apri le finestre- mi ordina con la sua solita voce. Con la sua voce.

-Non vorrei che ti rompessi una gamba inciampando su qualcosa- aggiunge con ironia.

-Non credo ti dispiacerebbe- sussurro a denti stretti, mentre seguo i suoi ordini,muovendomi a tentoni.

Appena ci vediamo comincia la nostra danza della morte e tutti i miei bei pensieri su di lui vanno a fare benedire!

Spalanco lentamente la finestra che lui, pochi giorni prima, ha aperto svelandomi la sua magnifica bellezza. Fuori il sole sta tramontando, ma basta la luce fioca per dare ristoro ai miei occhi.

A lui no, naturalmente. A lui la luce non è concessa.

Deglutisco rumorosamente e per un istante l’aria mi manca.

Quando mi volto scopro che lui è seduto alla scrivania. I capelli sono tirati all’ indietro, perfetti come al solito. Indossa una camicia bianca e un paio di jeans scuri, ha il volto fisso su un libro strano. E’perfetto. Non ho altre parole per descriverlo.

Di una bellezza disumana che cozza maledettamente con il suo modo di fare.

-Il signor Grace mi ha avvertito, abbiamo appena finito di litigare per telefono- mi informa truce, sospirando spazientito. Ha un umore pessimo. Peggio del solito, penso.

-Quando mi ha parlato di una certa Kristen che abitava nei dintorni mi sono detto "come non ho potuto pensarci prima?Si tratta della ragazzina impicciona»" - conclude con sdegno.

Il sangue mi ribolle, di fronte a lui. La sua freddezza è glaciale.

-Non è stata una mia idea. Ancora ora non sono convinta. Decidi tu, non penso ti costringono- gli rispondo secca. Chi me l’ha fatto fare?

Il suo aspetto è niente di fronte a ciò che ha dentro.

Ad un certo punto, sospira, quasi sconfitto.

-Non ho altra scelta. Mio padre ha deciso che devo diplomarmi in questo maledetto liceo di provincia e pare che l’unico modo sia attraverso di te- pronuncia le ultime due sillabe quasi con sdegno.

Si tocca le tempie e le tasta con il viso dolorante, come se avesse mal di testa.

-Io ho tutto, libri per non vedenti e un pc con programmi adeguati- mi informa.

Io sono ancora in piedi di fronte a lui. Ancora tremendamente adirata.

-Penso che tu imparerai qualcosa da me- mi dice con superiorità.

-Ne sei così certo?- gli chiedo. Sto per esplodere.

Lui sorride. Non come il giorno prima. E’ un sorriso che sa di presa in giro.

-Chi cavolo ti credi di essere?- sibilo. Lui per la prima volta è sorpreso e ...divertito?

-Non lo so, dimmelo tu?- mi sfida e poi si mette in piedi.

Io indietreggio. Non voglio litigare con lui. E’come se non mi sentissi ancora pronta.

Ma so che lo faremo. So che avverrà. E ho paura che perderò.

E’ lui a farmi terribilmente paura.

-Senti, tu non piaci a me quanto io non piaccio a te- gli dico.

E’così? Lui non mi piace? Lo odio, si, lo odio quasi, ora, in questa stanza ma...

Sono attratta da lui malsanamente. Dalla sua immagine.

-Cerchiamo di venirci incontro e concludere questa cosa. Verrò da te domani alle cinque-

Sono esausta d terribilmente spossata dalla sua vista, dalle poche parole che ci siamo scambiati.

Lui annuisce.

E’divertito come al solito. Per un attimo ,mi pare che il suo malumore sia passato.

-Bene- concludo.

Attendo qualche istante, per riprendere fiato.

- Kristen - mi chiama lui. Ancora il mio nome sulla sua bocca.

Si guarda intorno per qualche istante. E’evidente che pensi che io possa già averlo lasciato solo, che sia già uscita dalla stanza.

-Sono qui- lo informo. Lui fa una smorfia con la faccia.

E so cos’è. Si vergogna. Per essersi mostrato così cieco di fronte a me.

-Non mi chiami mai per nome. Perchè?- ha sulla faccia di nuovo quel mezzo sorriso sarcastico e divertito.

Io sbuffo spazientita e mi avvio verso l’uscita.

-Cosa vai a guardare!- concludo indispettita.

Non lo faccio. Non l’ho mai fatto. Non so perchè.

E’che la sua immagine fa male quanto il suo nome. Fa paura.

-A domani...William-


 

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