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Autore: Akane    26/01/2006    0 recensioni
“Per il cameriere biondo che si chiama Marco:
‘Guarda, se avessi un colpo, un’opportunità per prendere qualcosa che hai sempre voluto, un momento, lo cattureresti o lo lasceresti scivolar via?’
…io vorrei catturare te…
Ciao Sherikel”
(di recente l'ho rivisitata un po' e questa è la versione migliorata...)
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE TERZA:
BIGLIETTO PER UNA PAZZA SCATENATA

“ ’Vieni come sei
Come eri
Come voglio che tu sia
Come un amico’
Allora, ti va? Ok, non ‘come voglio (io)che tu sia’ ma come vuoi essere tu, naturale…
3484884442
Marco, il cameriere biondo!”


Sono curiosa di vedere cosa succederà oggi che torno al solito pub, dove lui c’è. Dopo quella sera non abbiamo avuto vere e proprie chiacchierate sempre a causa del suo lavoro, ma comunque mi saluta sempre chiedendomi come va’, io faccio altrettanto e con lo sguardo ci incrociamo e ci cerchiamo ogni volta, puntualmente. Anche quando mi metto in posti scomodi dove lui non può arrivare, almeno un giretto senza motivo dalle mie parti se le fa e mi saluta. Noto che quando cammina fra i tavoli c’è sempre molta gente, io lo fisso come una calamita, naturale, ma lui non può certo guardare uno ad uno i clienti per vedere se hanno bisogno di lui… vi cammina in mezzo ma non guarda le persone, però lo noto sempre e quando passa davanti al mio tavolo con i soliti amici (poi con Stefania si è sistemato tutto) lo sguardo lo butta. Non è casuale e generale come con gli altri, lo punta esclusivamente su di me, io lo noto perché lo guardo così finiamo per farci quasi sempre un cenno.
È un momento interessante, anche perché ogni volta che vado là so che almeno qualcosa succederà o se anche così non è sono contenta lo stesso perché in linea di massima le cose vanno bene ugualmente.
Entro accompagnata dai soliti e lui è lì che lavora, io sono vestita come sempre appariscente non di proposito. Noto che di sottofondo ci sono i Nirvana e come succede ogni volta che ci sono loro io mi metto a cantarli agitando il braccio in aria, con il pollice, l’indice e il mignolo aperti. Giusto per passare ulteriormente inosservata… quando faccio queste cose non ci rifletto mai, le faccio e basta!Così non mi becco solo gli sguardi di tutti i presenti ma anche di quelli di Marco, il che non mi dispiace affatto. Lui si mette a ridere vedendomi ed io abbasso il braccio con un ombra di vergogna… che cessa quando torna il ritornello di ‘Come as you are’ ed io riprendo la mia performance canora.
Continuo guardandolo, ridendo a mia volta, quando gli passo accanto mi da’ un scherzoso buffetto sulla schiena ed io sarei sicuramente andata in fiamme solo fino a qualche mese prima… e senza i Nirvana!
Irene e gli altri ci guardano senza capire da dove vengano tutti questi cambiamenti, non penso lo rivelerò mai, lo ritengo più che altro un segreto fra me e lui e questo pub; a pensarci bene tutti quelli che lavorano qua sanno gli sviluppi della nostra stramba storia e non mi dispiace, certo io sono più per la privacy ma adoro anche essere al centro dell’attenzione.
Viene come sempre Marco a prenderci l’ordinazione, come sempre si mette accanto a me, parliamo velocemente del più e del meno e poi viene richiamato al lavoro.
È una serata come tante, rido, scherzo, mi diverto e guardo il mio biondo preferito, gli sorrido e continuo a ridere e scherzare.
Quando mi porta la mia solita birra grande, insieme al foglietto del conto del tavolo mi lascia un altro biglietto, lì per lì penso sia solo un ulteriore scontrino, lui se ne va’ e io bevo. Solo dopo un attimo gli presto la giusta attenzione, lo apro e quel che vedo mi lascia lo stupore più totale seguito da una gioia incontaminata per la quale farei i classici salti di gioia, incontenibile quel che sento.
Sul foglio ecco una scritta a mano che dice:
“ ’Vieni come sei
Come eri
Come voglio che tu sia
Come un amico’
Allora, ti va? Ok, non ‘come voglio (io) che tu sia’ ma come vuoi essere tu, naturale…
3484884442
Marco, il cameriere biondo!”
- AAAH! - Mi sfugge istintivo un urlo quando leggo tutto, mi ha citato proprio Come as you are dei Nirvana e il mio biglietto dell‘altra volta! - Porca merda, mi ha dato il suo numero! -
Gli altri mi fissano con tanto d’occhi e sento una certa risatina all’angolo della sala accanto… certo, il mio urlo deve essere giunto fin di là da lui!
Boccheggio in un primo istante, non penso sia vero, di fatto è irreale, insperato, incredibile ma forse effettivamente è concreto…
Faccio leggere il biglietto a Irene che lo pronuncia ad alta voce e tutti scoppiano cominciando a farmi i complimenti felici per me… come se fossimo già sposati! Insomma, cerco di stare coi piedi per terra, non partire per la tangente come solo io arrivo a fare ma non è facile. Mi ripeto che è solo un biglietto, significa che vuole approfondire la nostra amicizia, cioè il nostro rapporto e di per se è positivissimo, ora io devo stare attenta a non rovinare tutto e fare la mossa giusta. Ci penso e ripenso a cosa dovrei fare mentre mille congetture e consigli, nonché domande, mi arrivano facendomi caos e confusione, infine guardo mia sorella. Solitamente lei mi conosce e sa cosa farei e cosa invece dovrei fare, la ritengo più saggia rispetto agli altri che tendono di solito a buttarsi a capofitto in qualsiasi storia solo per il gusto di farlo.
- Cosa faresti tu? -
Le chiedo a bruciapelo dopo essermi scervellata.
Lei mi fissa e si fa silenzio, ecco che sta per arrivare la sua perla di saggezza, le porgo tutta la mia attenzione:
- Sherikel, il punto è che non sono io… semplicemente fai quello che faresti senza pensarci troppo! È stato catturato da te spontanea, passionale e irruenta! Non stare a rifletterci, non è da te… se fai qualcosa di perfetto e giusto poi lui si accorgerebbe che quella non sei tu! -
Logica non troppo complicata per il mio cervello regredito, in un primo momento aveva usato un linguaggio complicato per i miei gusti ma poi conoscendomi l’ha semplificato.
- Devo essere me stessa! -
Concludo trionfale. Ho sempre sognato di sentirmi dire parole simili, da fanfic, insomma!
Mi esalta tantissimo la situazione e non sto più in me, prendo il numero e lo copio sul mio cellulare poi lo guardo e lo riguardo e continuo a guardarlo ancora beandomi della sua vista: è il numero più bello che abbia mai visto!
- Gli scrivo un sms così riceve il mio numero, intanto… poi aspetto domani, ora lui lavora ed è comunque inutile aspettarmi altro. Oddio, non mi sembra vero, ma vi rendete conto? -
Ho le guance in fiamme, me le batto per sbollirle e cercare di tornare normale ma è difficile, mi sembra di aver ricevuto qualche scossa elettrica. Che sogno!
Rimango con la testa fra le nuvole tutta la sera, gli altri parlano, io li guardo senza vederli, non credo ancora a quanto mi sta succedendo.

Io di natura sono un tipo di poche parole riguardo gli aggeggi telefonici, non mi piace usarli, tanto meno per parlare con qualcuno, mi inibiscono.
Il primo messaggio che gli scrivo è uno semplice:
‘Ciao, sono Sherikel, penso ormai che mi conosci. Questo è il mio numero.’
Non ho chiaro una tecnica per far si che lui mi scriva e parli con me a tutti i costi però ugualmente dopo nemmeno un ora ricevo la sua risposta:
‘Ciao, certo che ci conosciamo. Come va?’
Io mi metto di nuovo ad urlare, fortuna che sono sola in casa altrimenti mi sarei beccata un sacco di sguardi strani e avrei dovuto rispondere a tutti. Comincio a saltellare come una scimmia e senza trattenermi rido di felicità. Sto bene, non sono mai stata meglio prima e in questi momenti cosa vuoi che si dica? Che sto bene, ovvio!
È la verità e l’unico pensiero coerente e sensato che ho!
Così ci penso un attimo e gli rispondo:
‘ Io bene, tu? Una curiosità, di sera lavori, ma di giorno che fai?’
In breve intavoliamo circa due orette di conversazione dove ci conosciamo veramente facendoci domande e risposte su cose fra le più diverse: che vita facciamo, cosa pensiamo, come andiamo…
Eccone alcuni fra miei e suoi:
Lui: ‘Anche io bene. Di giorno mi godo il mio riposo, tu?’
Io: ‘ Logico, mi sembra giusto. Io studio e faccio qualche lavoretto…’
Lui: ‘ Tipo? Cosa studi?’
Io: ‘ Come lavoro, baby sitter, all’uni invece studio teologia! Strano, vero?’
Lui: ‘ Sorprendente, piuttosto! Poi farai la suora? ;)’
Io: ‘ Non sei il primo che me lo dice…insegnerò religione!’
Lui: ‘ Carino…devi andare d’accordo coi marmocchi!’
Io: ‘ Non ho pazienza ma poi divento come loro e stiamo molto bene insieme!’
Lui: ‘ Vorrei vederti in quei momenti, allora! Quindi tu sei credente…’
Io: ‘ Si, ma soprattutto mi piacciono le religioni in generale, tu?’
Lui: ‘ A dire il vero sono ateo, ma ammiro chi crede in qualcosa…’
Io: ‘ Avrò molto lavoro da fare, con te!’
Lui: ‘ :D Auguri!’
Poi arriva mia mamma che mi assegna i soliti lavori di casa da fare, mi ordina di togliermi dal computer e cambiare la ghiaia dei gatti, di dare una spazzata alla casa e di caricare la lavastoviglie. Sbotto e brontolo, non ho molta intenzione di staccarmi dal pc e dal cellulare ma se lavoro c’è poco da fare, non arrivo a scrivere… inoltre non vorrei finire subito la ricarica del cellulare, per non parlare delle 17. 30 che devo andare all’università!
Figuriamoci, ho mille cose da fare e chi riesce a concentrarsi così? Ho voglia solo di una cosa, di continuare a parlare con lui; effettivamente gli sms per me sono l’ideale, perché non si deve parlare a voce e posso pensare almeno un po’ a cosa dirgli, non vede se mi imbarazzo o se salto di gioia, posso fare tutte le facce strambe che voglio. Sto bene, mi piace tutto questo, l’avrò detto mille volte!
Anche mille volte l’ho detto mille volte!
Così gli spiego a malincuore i miei problemi e lo saluto dicendo che ci saremmo risentiti dopo… ovviamente nel frattempo gli squillo un paio di volte, cerco di trattenermi e non asfissiarlo ma se gli seccherebbe non mi risponderebbe. Io stessa detesto quando la gente mi scassa troppo, sono amante della libertà sotto ogni forma e per ogni cosa, quindi nonostante io sia presa così per lui cerco di non esagerare. Anche se non sembra, il cervello un po’ mi funziona.
Per punizione verso mia madre che mi ha interrotto, però, la tempesto di parole, vortici e vortici nei quali spiego per filo e per segno tutto quello che è successo la sera prima e che ci siamo detti nei messaggi… arricchito, il racconto, dei miei commenti personali e felicissimi!
Sono irriconoscibile, altro che musona maschiaccia irascibile…
Oddio, voglio vedere Marco!

È passato qualche giorno durante i quali ci siamo scambiati qualche messaggio ma non troppi, senza esagerare, insomma. Ci teniamo in contatto ed ormai abbiamo imboccato una strada che mi piace, so, o almeno immagino di sapere, dove condurrà questa via e non ho fretta di percorrerla perché so che questa è la parte migliore delle storie, la fase dell’innamoramento. Prima non lo conoscevo veramente, mi piaceva come può piacermi un attore della tv, è solo conoscendolo e stando in contatto con lui che ci si può innamorare e devo ammettere che questo sentimento cresce sempre più.
Prima ero felice perché era come un sogno irrealizzabile, sono quelle cose che si desiderano d’istinto… Marco è un bellissimo ragazzo, a mio parere, con quel fascino un po’ trascurato ma carismatico, il carattere che si può intuire mi incuriosisce e desidererei avere un fidanzato come lui, ma se fosse stato uno stronzo e antipatico l’avrei pestato e basta. Sono quelle cose che poi ti capitano e dopo averle desiderate ti sembra di stare su una nuvoletta, ci credi poco ma mano a mano che procede analizzi la cosa e quel che provi; ti piace e speri non si rovini tutto.
Io mi sento così.
Ad un certo punto della giornata, mi arriva un suo messaggio:
‘Posso chiamarti?’
Sto bevendo una birra, sono birra dipendente, in compagnia di Irene, Stefania e Cristian, a casa mia; mentre loro parlano ed io con loro leggo l’sms e ovviamente mi va di storto il sorso, lo sputo d’istinto addosso a chi ho davanti, Cristian, ma non mi allarmo più di tanto perché so che lui gli sputi in faccia ogni tanto li merita (che cattiva che sono), la vittima diventa di sasso ed il mio viso comincia a diventare rosso, poi bordeaux e infine viola. Prendo a tossire rendendomi conto che non mi sono rimessa ancora del tutto, gli altri mi guardano come se fossi un alieno ed io continuo a guardare il display del cellulare mentre stringo la bottiglietta di birra.
Infine il consueto urlo impanicato, comincio a saltellare di agitazione e dalle espressioni che faccio devo essere a dir poco buffa, mi fissano proprio da pazza. Quando finalmente mi chiedono cosa io abbia, li fisso ricordandomi della loro presenza e sentenzio in fibrillazione:
- Vuole chiamarmi! -
- Cosa? -
Si scatena un po’ di panico misto a felicità, uno dice di farmi chiamare, uno invece mi chiede cosa gli dico… ed io che cazzo ne so cosa gli dico? È lui che vuole chiamarmi, avrà lui qualcosa da dirmi!
 Accidenti… io adoro i ragazzi così che prendono l’iniziativa ma non in modo irruento ed esagerato… cioè… lui è perfetto, nonostante io prima l’abbia corteggiato apertamente e spudoratamente come normalmente non succede, insomma è il ragazzo in caso che fa così con la ragazza e non viceversa, ma ora le cose si sono stabilite ed è tutto così divino che non so cosa fare, odio il telefono, parlarci attraverso, così gli scrivo:
‘ Sei sicuro?’
Lui: ‘ Certo che sono sicuro, perché?’
Io: ‘ Ora?’
Lui: ‘ Si, sei occupata? Non ti va’?’
Io: ‘ No è che il telefono mi inibisce e mi imbarazzo…’
Lui: ‘ Non ti mangio…’
Io: ‘ Promesso?’
In risposta la sua chiamata.
Boccheggio e guardo l’apparecchio che squilla dicendo: ‘Drin Dirn-Rispondi al telefono-Drin Drin-Chiamano al telefono-Drin Drin-‘A rispondi a ‘sto cazzo de telefono?-Drin Drin-‘A li mortacci tua, rispondi a ‘sto minchia de telefonooooooo’
La mia suoneria originale e simpaticona ora mi fa piangere dalla disperazione. Fisso il display sul quale lampeggia il nome del chiamante: amore mio!
- Dai rispondi, scema! -
Ebbene si, lo farò, altrimenti magari Marco pensa male!
Sospirando preoccupata mi rassegno e schiaccio il tasto verde:
- Pronto? -
La mia voce è sottile ed incerta, trema.
- Ciao… -
La sua invece è chiara ed allegra, non ha mai problemi, immagino rida solare anche ora. La sua immagine nella mia mente mi rilassa un po’, scatto verso la porta d’entrata e mi siedo sullo scalino per parlare più in silenzio. Gli altri comunque ascoltano la conversazione con tanto d’orecchi! (certo non si ascolta con gli occhi o la bocca!!!)
- Ciao…scusa, non volevo non rispondere solo che sai il mio problema… -
- Si, mentale! - Suggeriscono dal soggiorno sentendo la mia frase, io impreco poco fine nella loro direzione, lui non capisce e pensa che me la sia presa con lui così devo anche spiegare l’equivoco con una varietà di colori incredibile in volto. Finisce che lui scoppia a ridere, di me immagino, ed io dopo un primo momento d’imbarazzo gli vado dietro, effettivamente è comica la situazione… un pochino…
- Se non inizi, non lo vincerai mai, sai? -
È ironico mentre lo dice ma so che ha ragione.
- Si, è vero, io mi adatto subito solo che è la prima idea di dover parlare al telefono, persino con gli amici mi viene l’agitazione se devo prendere su la cornetta, è più forte di me! -
Comincio a rilassarmi di più, merito suo ovviamente che mi parla come fossimo amici da secoli, in realtà non credo che siamo ancora amici. Più di conoscenti e meno di amici… credo…
- Allora, che stavi facendo? -
Cambia discorso, dal tono della voce potrebbe essere a casa disteso nel divano comodo con la televisione accesa che si riposa, anche se il suo sottofondo è silenzioso mentre il mio manda, guarda caso, Eminem!
- A dire il vero nulla, oggi non abbiamo l’università così sono quasi tutti i miei amici da me, è un porto di mare casa mia e ci viene chi vuole, sta quanto vuole, fa quel che vuole… non sono mai stati problemi, è stata un improvvisata. -
Sostiene una certa allegria, secondo quanto diciamo:
- E’ bello così, anche casa mia è uguale. Abito da solo in un appartamento e sono rare le volte in cui sono solo… -
- Sei un animale da compagnia, come me! -
Lui ride poi però abbassa la voce facendosi più serio ed in un certo senso affettuoso, ha sempre un tono squillante di norma e sentirlo così mi fa ricordare quella sera speciale.
- Vedo che avete fatto pace, poi… -
Si riferisce effettivamente anche lui a quella volta e ai miei amici, mantengo la sua inclinazione e rispondo:
- Si… tutto bene, i soliti equivoci che feriscono, l’importante poi è parlare e aggiustare… -
Liquido il discorso così e al suo silenzio, chissà a cosa sta pensando, chiedo:
- Tu che facevi? Come mai mi hai chiamato? -
- Io non facevo nulla, inizio il turno alle 18 così mi stavo solo rilassando, siccome non ho nessuno per casa, per ora, ho pensato di chiamarti… -
Sembra come sempre, quella sua felicità inspiegabile per la vita, eppure c’è un fondo, nella sua voce come di malinconia, non ne sono sicura.
- Tutto bene? -
- Perché? -
- E che ne so, rispondi! -
Rimane stupito e dice che va tutto bene, ma mi sembra sempre strano. Continuiamo a parlare per un po’, tanto paga lui, io sono sempre un po’ impacciata e lui più spigliato e ad un certo punto lo dice, come potrebbe dire: che prurito al fondoschiena!
- Ti va uno di questi pomeriggi di uscire con me? Ovviamente prima del mio turno di lavoro, quindi presto… -
Io trattengo di nuovo il respiro, elaboro quanto appreso e poi cado ufficialmente nel panico, di nuovo.
Ok, mi ha chiesto circa di uscire, di pomeriggio è meno imbarazzante per me, cazzo, perché sono timida coi ragazzi e sono uno scaricatore di porto con gli altri? È allucinante… ancora non ci credo, rispondo dopo un lungo silenzio di riflessione, durante il quale il tasso di felicità lentamente sale, finalmente poi rispondo:
- Si! Quando vuoi! -
Ehm, forse dovevo fare più la preziosa e dire: dipende quando, sai sono molto impegnata e non so…
Ma io non ce l’avrei mai fatta, ho reagito d’istinto, anzi, in fondo ci ho pensato anche troppo, non avrei mai potuto mettere l’incertezza dove ho tanta sicurezza!
Lui con la sua solita allegria:
- Perfetto! Facciamo sabato! Poi ci mettiamo d’accodo meglio, ok? -
- Si… -
Vado avanti a ‘si…’ sognanti per un bel po’, poi ci salutiamo che lui deve prepararsi ed andare a lavoro.
Chiudiamo la comunicazione, sto in silenzio a lungo mentre mi ripeto mentalmente che uscirò con lui da sola con Marco, l’uomo dei miei sogni!
Sospiro poi urlo di gioia, un urlo che si trasforma in uno di terrore.
Porco mondo esco con Marco e che faccio poi? Cosa dico? Come mi comporto?
La verità? Ho una paura fottuta!

Alla fine opto per uno dei miei tipici abbigliamenti, per essere più a mio agio. Metto sotto sopra la camera lo stesso per poi indossare maglia e pantaloni che erano sopra di tutti!
Ho dei pantaloni neri larghi con le cerniere su tutta la gamba, il cavallo basso e arricciati alle caviglie dove navigano, sopra invece una maglia dal taglio semplice e la stoffa leggera che cade liscia sulla pelle, non aderisce troppo ma non ingrassa nemmeno, anzi; è nera con uno scollo esagerato e sul petto (che io ho piuttosto prosperoso e oserei aggiungere: troppo!) c’è stampata una tigre con della stoffa in rilievo, color sabbia e nera per le ombre, è fatta bene e fa la sua figura invidiabile, poi, modestamente, si addice alla mia indole!
I capelli li lascio sciolti sulla schiena, ho rifatto le maches l’altro giorno e sono ancora di mille colori vivi… rosse, arancio, rosa, nere, bionde, castane. Mi assesto gli occhiali sul naso dopo essermi truccata leggermente, un trucco che consiste in un filo di matita nera nella parte inferiore dell’occhio e il mascara, Irene voleva mettermi altra roba tipo ombretti, fondotinta, rossetti o lucidalabbra ma io ho sgraziatamente rifiutato: ma dico, mi ci vedete con tutta quella roba in volto? Ma per favore!
Marco non mi riconoscerebbe nemmeno!
Marco… Oddio… ho pensato il suo nome disinvolta, come se fosse normale che ora lo vedo… diavolo, che roba!
Mi piace dire come niente fosse: ora vedo Marco!
Anzi, lo ripeto: ora vedo Marco!
E lo dico anche ad alta voce, convinta e soddisfatta:
- Ehi, ora vedo Marco! -
Finché non mi metto a ridacchiare da sola. Gli altri, tutti presenti per l’occasione, mi guardano come fossi impazzita e probabilmente è proprio questo.
Sono un caso senza speranza, ne sono convinta, ma intanto lo ripeto:
- Esco con Marco! -
Chissà perché scuotono la testa?

Ce l’ho davanti e penso di star vistosamente tremando, ma la mia facciata rimane sempre tutta d’un pezzo, ho l’aria naturale da menefreghista rilassata in qualunque ambiente e situazione, sono fatta così, anche se dentro mi si agita l’impossibile.
Dunque, ero rimasta a… Ah si: ce l’ho davanti. Quel che noto prima di ogni cosa è l’altezza, non avevo mai notato che fosse così alto ed è la cosa più importante perché lo è più di me ed è essenziale.
La seconda cosa che noto è quella che noto sempre: è bellissimo!
Cioè… non come lo è Brad Pitt, piuttosto come lo è Benjiamin McKanzie, anzi, è circa il suo sosia secondo il mio modesto parere, solo che ha l’aria più sveglia e spigliata, proprio da simpaticone.
La terza è l’abbigliamento: porta dei jeans stretti che gli fasciano fin troppo bene gambe e fondoschiena, dove io normalmente sbavo senza ritegno, una maglia nera maniche lunghe attillata ma non di quelle dove non respiri.
Sorride e mi saluta per la seconda volta, alla prima mi ero imbambolata a guardarlo:
- Oh, ciao… -
Mormoro finalmente e lui mi fa la solita domanda:
- Come va? -
Questo mi fa sciogliere, me lo chiede sempre dopo quella volta che mi ha visto star male:
- Bene, grazie… tu? -
Accentua il sorriso e dice che sta bene anche lui e dopo poco ci troviamo a parlare camminando per il centro cercando un bar che ci ispiri, è merito suo se nel giro di un attimo chiacchieriamo da grandi e vecchi amici, ha un ottima parlantina non di quelle esagerate e fastidiose, tiriamo entrambi fuori la battuta per rilassarci a vicenda ma fra noi quella più tesa sono sempre io.
Non ho mai fatto cose del genere e mi sento strana ma felice, si, insomma, le solite cose!
A sistemare definitivamente il mio stato d’animo è una persona anzi, quel che fa e dice o meglio facciamo poi noi.
Ci viene incontro e ci passa accanto, ci fissa insistente e poi è come se riconoscesse Marco, torna indietro e lo chiama, il mio biondo si gira e lo fissa cercando di ricordare chi sia ma non mi sembra abbiano un’espressione rilassata, qualcosa non mi convince. Mi faccio un po’ da parte senza ascoltare tutto quel che si dicono ma l’orecchio viene attirato da una frase di questo sconosciuto, non avrei mai voluto farmi i fatti loro ma proprio non ci sono riuscita a non sentire:
- Ma come non ti ricordi… tua sorella non ti ha parlato di me? -
Marco comincia ad incupirsi e non mi piace più la sua espressione, i suoi occhi azzurri diventano sempre più di fuoco.
- Mia sorella non credo abbia a che fare con te, conosco i suoi amici… -
La sua voce si indurisce, io mi allarmo sempre più avvicinandomi indiscreta. L’altro ribatte schernendolo:
- No, non sono suo amico, è storia vecchia… è stata un ottima amante, quando la rivedi salutamela… -
Marco non risponde, non so cosa pensa e cosa ci sia dietro, ma quello che dice mi piace sempre meno.
- Si tratta di 2 o 3 anni fa, è stato un colpo di fulmine, non ti ha mai raccontato la storia? È commovente… mi dispiace un po’ ma ho dovuto lasciarla, per me ha mandato a puttane il suo matrimonio ed una che cambia idea tanto facilmente potrebbe farlo sempre, non volevo fare la parte che ha fatto fare al marito… come sta, ora? Si sarà risposata quante volte? Ho visto che tipo era, interessante ma non seria… giusto da una scopata e via! -
Onestamente non credo a quel che sento, come può un essere umano essere così bastardo? Io non conosco la situazione e cosa significhi esattamente tutto questo ma trovo quest’uomo schifoso e nauseante, lo fisso come se fosse un alieno dall’aspetto orripilante, non oso immaginare com’è Marco… e poi questo stronzo mi sta rovinando la mia uscita con lui, non può farmi una cosa del genere.
Mi prudono all’istante le mani che apro e stringo a pugno in continuazione, i miei occhi prendono un inclinazione all’assassinio piuttosto evidenti, il sangue mi va alla testa, cosa facile per una come me e decido di non trattenermi più, la sua risatina scema mi fa agire all’istante e senza accorgermene io e Marco diciamo ed agiamo allo stesso momento, in maniera uguale:
- Brutto figlio di puttana! -
Ed entrambi i pugni si infrangono nel volto di quell’essere ignobile che viene sbattuto violentemente contro il muro.
Anche senza capire che cazzo diceva esattamente è da trucidare solo per il suo modo di fare, aggiungici che ha rovinato il mio appuntamento e il quadro del perfetto suicida è completo!
Stronzo!
Io e Marco ci guardiamo con il respiro un po’ affannato più per la rabbia che per altro, le pupille si restringono da dilatate che erano e notiamo entrambi che abbiamo la stessa identica espressione di ira misto stupore, mentre una sorta di soddisfazione sempre crescente si fa strada.
- Ora mi sento meglio! -
Anche questo lo diciamo insieme e torno in me arrossendo un po’, l’arrabbiatura scema immediatamente; lui ride battendomi la spalla ed io ne vengo contagiata, andiamo avanti così per un po’ mentre lasciamo il tipo a terra stordito.
È stato un ottimo diversivo per rompere del tutto il ghiaccio, in fin dei conti ora non potrei desiderare di meglio, una pestata ogni tanto in compagnia fa più che bene, no?
Il resto del pomeriggio fino alle 18.00 lo passiamo scherzando, lui mi racconta un po’ di sua sorella che ha avuto un matrimonio disastroso per cause ignote che non ha mai voluto spiegare a fondo, tutti le hanno lasciato la sua privacy e la sua disperazione, è caduta in depressione ed ora sta sempre peggio. Ora i conti tornano. Capisco che la sua famiglia non è molto felice come lui appare, lui è così allegro e spiritoso di natura, uno così è difficile da trovare… sono sempre più convinta che è la mia anima gemella.
- Sai, a dire il vero quando l’altro giorno ti ho chiamato, l’ho fatto perché avevo appena visto mia sorella. È pietosa ed ogni volta trascina nella sua tristezza chiunque la circondi, non sono mai riuscito a capirla anche se da piccoli eravamo molto affiatati. Mi ha stupito quella tua domanda su cosa avessi io… come l’avevi capito che c’era qualcosa? -
Io prendo una lunga sorsata di cioccolata, di pomeriggio preferisco quella, e sorrido imbarazzata; detesto quando mi ringraziano con un espressione così disarmante e sincera, non sopporto quando riconoscono che sono una specie di brava persona che considera chi mi sta intorno. Io che mi preoccupo per qualcuno? Ma siamo pazzi?
Invece lui mi sta scoprendo in ogni frangente, non bastavano le figure di merda che ho già fatto con lui!
- No, non so, mi sei sembrato strano, diverso… non che io abbia parlato con te tante volte, anzi, ma è stata una sensazione… mi dispiace per tua sorella, comunque. -
Lui mi fissa serio, incurva leggermente le sue labbra in un tenero sorriso come di ringraziamento e non mi toglie lo sguardo penetrante di dosso, giusto per finire di arrostirmi!
Capisce che non voglio cose sdolcinate o sentimentali, così rispetta questo chiaro messaggio che gli lancio e se ne sta in silenzio un momento ed io gliene sono grata.
Per il resto… beh, per il resto non sono mai stata meglio e sono contenta di non aver parlato come uno scaricatore di porto, come faccio sempre!
   
 
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