13.
Il
Leopardi si deprime
Un
altro mese passò in quello stato, con Ethan che cercava di reprimere, e non
comprendere, quello che provava, e Brian che lo stuzzicava a volte, o che si
metteva a punzecchiarlo come un bambino.
Era decisamente strana come relazione, la loro.
-
Esci anche oggi? - chiese Brian notando Ethan che si infilava la giacca -
Ultimamente stai spesso fuori. -
- Sì, vado solo a sentire alcune cose per la scuola. Non preoccuparti e pensa a
lavorare, il tuo pranzo lo avrai comunque. -
-
Non è per il pranzo. - Ethan si irrigidì con la mano sulla maniglia - Stai
cercando di evitarmi? -
Oh cavolo, e adesso? Una risposta a quella domanda così diretta non ce
l'aveva per niente.
- No, assolutamente! - esclamò con troppa enfasi.
- Sicuro? -
- Sicurissimo, ciao! - E si chiuse la porta alle spalle, caracollando giù per
le scale, col cuore a mille. No no, non affatto bene.
Brian
osservò qualche secondo la porta chiusa, distratto solo dallo strusciare di
Wolfram contro la sua gamba. Lo prese in braccio e gli accarezzò piano la
testolina pelosa.
-
Hai un padrone davvero strano. Strano tanto quanto carino, eh, gatto? -
-
Meow. - confermò lui, godendosi quelle piacevoli carezze.
Brian sorrise andando a sedersi sul divano, era stanco di starsene sempre di
fronte al pc, quella sera avrebbe voluto fare altro.
Andare in discoteca, sballarsi un po', e ballare un sacco. Aveva talmente tanta
di quell'energia che avrebbe voluto ballare per tutta la notte, fino a fare
mattina.
E anche ballare con Fiocco. Era da mesi che Ethan non andava al Babylon con lui.
Ma
quella sera sarebbe riuscito a convincerlo.
Non che gli piacesse moltissimo andarsene dall'appartamento e lasciarlo solo
col suo violino e nient'altro, come invece succedeva spesso, ultimamente.
Per carità, era liberissimo di provare quanto voleva, ma desiderava che
buttasse il suo bel faccino anche in altri posti. Con lui.
Quando ballavano insieme era qualcosa di incredibilmente piacevole, sembrava
che ci fossero solo loro due in tutta la sala, era un po' come ballare con
Michael, e un po' no. C'era intimità, affinità tra loro, qualcosa di bello, di
forte, di intenso.
Un legame.
Di che natura però, non avrebbe saputo dirlo.
-
Mi raccomando, tu aiutami a convincerlo. - disse rivolto a Wolfram, alzandosi e
lasciandolo da solo a coccolarsi tra i cuscini del divano.
Si diresse in bagno per una doccia rinfrescante.
Al massimo del suo fascino, difficilmente Fiocco avrebbe potuto dargli una
risposta negativa, no?
Dopo
mezz'ora di passeggiata, Ethan era già sulla via del ritorno, con in mano dei
noiosissimi appunti che l'insegnante si era raccomandato di prendere, e che
sapeva non gli sarebbero mai serviti a un bel nulla.
Si sentiva un po' più rilassato, pronto per passare la serata con Brian, e in
fondo non gli dispiaceva proprio per niente.
Aveva decisamente voglia di un po' di intimità...
Gli appunti gli caddero di mano, finendo sui gradini, mentre lui socchiudeva la
bocca, sorpreso, sconvolto, basito. Non poteva essere.
Justin era là, davanti al portone del loft di Brian, che lo guardava stupito.
- Che diavolo ci fai tu, qui? - Stessa voce, stessa connotazione, tutto. Era
Justin, lo stesso Justin di sempre.
-
Io... Io potrei fare la stessa domanda. Non eri partito? -
Non doveva rimanere in silenzio. Se stava zitto tutto sarebbe stato solamente
più complicato da digerire.
Justin lo fissò con astio. Neanche dopo tutto quel tempo doveva aver
dimenticato il rancore nei suoi confronti.
- Sono tornato a casa per vedere Brian. Ma non vedo perché questo ti
debba interessare. Tu che cosa ci fai qui? Rispondi. -
Piccolo arrogante.
- Io vivo qui, nell'appartamento di Brian Con lui. - rispose Ethan col suo tono
più altezzoso mentre si chinava a raccogliere gli appunti - Perché dovrebbe
interessarti? -
-
Tu... Vivi nel suo appartamento? - E perché mai?! - domandò altero.
Perché stiamo insieme. La tentazione di dirlo era forte, ma si trattenne
dal dire quella bugia. O almeno, quell'ipotesi non confermata.
- Questioni di lavoro. -
- Cosa?! - replicò lui - Mi prendi in giro? -
-
No. Per nulla. - replicò sostenuto, infilando una mano in tasca e mostrando poi
a Justin una copia delle chiavi di casa - E' stato Brian ad offrirmi
ospitalità. Ha insistito, praticamente. -
-
Doveva proprio essere ubriaco. - commentò l'altro, sarcastico.
- Sbaglio o sei diventato più acido di prima? - replicò Ethan. Ora come ora si
stava chiedendo come aveva fatto a trovarlo attraente. Era cresciuto, diventato
più alto, ma quello sguardo arrogante da stronzetto gli era rimasto.
Disgustoso.
- Tu invece sei un traditore come sempre? -
-
Ancora con questa storia?! - domandò Ethan esasperato - Cazzo, sai proprio
lasciarti le cose alle spalle, eh?! - Lo superò e andò alla porta, infilando la
chiave nella serratura, voltandosi poi verso Justin - Dovresti andartene sai?
Sei venuto qui per niente. Non credo che Brian abbia la minima voglia di
vederti. -
-
Non me lo faccio dire da te. - Justin gli diede una spinta, entrando
nell'appartamento.
A guardarlo comodamente sdraiato sul divano c'era Wolf, che lo squadrò con
curiosità.
- Ti sei persino portato il gatto? -
Ethan sospirò, doveva essere pazienza. Almeno lui era cresciuto, cosa che
Justin non sembrava aver esattamente fatto.
-
Non... -
Entrambi sentirono uno scrosciare d'acqua che proveniva dal bagno, che in poco
tempo terminò.
Appena minuti dopo, con un semplice asciugamano in vita, Brian uscì
frizionandosi i capelli, muovendosi verso la cassettiera.
- Brian.. - Justin lo richiamò con un sussurrò e finalmente l'uomo si voltò
verso di loro.
Rimase
fermo, immobile come una statua di cera, con un'espressione indifferente.
Solo dopo un minuto esatto di degnò di sbattere le ciglia e assumere un'aria
perplessa.
- Ehm... -
Justin sorrise e gli andò incontro, salendo i gradini della stanza, gli si avvicinò,
e lo baciò senza preamboli.
S'impossessò delle labbra di Brian lasciandoci scorrere la lingua, passandogli
le mani sui fianchi.
Brian
non fece nulla, né ricambiò. Probabilmente stava ancora cercando di assimilare
la cosa.
Il sapore che ora aveva sulle labbra gli sembrava familiare... Un sapore che
aveva assaporato più e più volte.
Justin. Quello di Justin.
Fece per chiudere gli occhi, ma la figura ferma dietro di loro di Ethan, in
qualche modo lo scosse e staccò Justin da sé.
- ...Perché sei tornato? -
-
Serve un motivo? - Justin alzò le spalle - Questa è casa mia, no? -
Brian boccheggiò leggermente. Tecnicamente sì, ma tecnicamente anche no. Adesso
quella casa era più o meno sua e di...
Un cellulare squillò all'improvviso, era quella di Ethan, lo estrasse dalla
tasca e uscì dal portone, in corridoio, a rispondere, lasciando loro due da
soli.
- Perché lui è qui? - domandò Justin all'istante, senza più sorriso.
-
Per una serie di circostanze. - rispose Brian dandogli le spalle e andando a
prendere una camicia e la biancheria - Non poteva più stare a casa sua e lo
ospito. Tutto qui. Esattamente come ho fatto con te. -
-
Cioè l'hai adottato come un cane smarrito? - Justin aveva parlato in tono acido
- Credevo che non ti stesse molto simpatico. -
- E' a te che non sta molto simpatico. - gli fece notare.
- Mi ha trattato come una puttana. -
Come me. penso Brian, senza dirlo ad alta voce.
-
Senti... - Brian lanciò l'asciugamano sul letto e si infilò lentamente i boxer
e poi i pantaloni allacciando il bottone - Perché ti dà così tanto fastidio? Te
ne sei andato così, all'improvviso e ora torni e la prima cosa che fai e subito
mettere bocca e rompermi i coglioni, Justin. - Prese la camicia.
Justin
continuò ad osservare il suo corpo seminudo che veniva lentamente ricoperto.
- Scusa... Tu te la fai con Ethan? - domandò quasi incredulo - Ci scopi? -
- E se fosse? -
- Potrebbe attaccarti un sacco di malattie. -
Brian gli scoccò un'occhiata fredda.
- E tu quanti te ne sei scopati New York? -
-
Questa cosa c'entra? -
- C'entra eccome. - sibilò Brian - Fai tante storie quando sicuramente non
avrai esitato cinque minuti ad aprire le gambe a qualcuno. Ma dopotutto, questo
non è stato mai un problema per noi, no? Eravamo una coppia aperta, perché
iniziare ora a fare storie? -
-
Perché lui è Ethan! - sbottò Justin - Mi ha trattato di merda, mi ha usato e
tradito! -
- Da quando ti importa così tanto? -
Justin si avvicinò a lui, posando la testa sulla sua spalla, vicinissimo alle
labbra.
- Perché tu sei solo mio. - mormorò facendo le fusa.
Brian alzò gli occhi al cielo.
Ma perché tutte a lui?
-
Ti ricordi... - continuò Justin - Tutte le volte che abbiamo fatto l'amore su
quel letto? - Gli baciò il collo - O quando abbiamo scopato su quella poltrona
bianca con il gelato... E sul pavimento di quella baita e poi... Hai voluto
replicare su questo... Tutti i nostri ricordi... -
- E
tu quante volte hai replicato con altri? - rispose scostandosi dalla sua bocca,
allacciandosi i bottoni.
Justin fece per parlare, ma il rumore della porta li colse nuovamente.
- Brian, domani hai un appuntamento con un'agenzia di case editrici. A cui ci
sarò anch'io. - disse soltanto, andando a dare una grattatina a Wolf.
- Perché dovresti esserci anche tu? - domandò Justin scettico. Ethan lo guardò
dritto negli occhi.
- Perché loro vogliono me. -
-
Te? Perché mai dovrebbe volere te? -
- Perché ho gran talento, ma evidentemente non te lo ricordi. Ma Brian sì,
visto che mi ha offerto sempre buoni lavori. -
- Te lo sei portato anche a lavoro?! Ma a che gioco stai giocando, Brian?! -
Ethan sospirò, doveva controllarsi o sarebbe esploso davvero. Come poteva
essergli piaciuto quel ragazzo?
- La vuoi piantare di parlare così?! Cazzo! - sbottò, e Justin si voltò a
fissarlo.
Anche
Ethan lo fissava stranito.
Brian sospirò massaggiandosi la radice del naso, scosse la testa e prese la
giacca, infilandosela.
- Dove stai andando?! - gli corse dietro Justin.
- Vado a farmi i fottuti cazzi miei! -
-
Brian... - Ethan si avvicinò per raggiungerlo, ma il pubblicitario lo bloccò.
- No. Ho bisogno di stare da solo. -
Ethan annuì e guardò la porta che si richiudeva e si voltò verso Justin.
- Cazzo. Ma dovevi tornare proprio ora?! -
Justin
lo squadrò malissimo.
- Vaffanculo. - disse prima di andare alla porta, e sbatterla con un tonfo alle
proprie spalle.
Ethan rimase solo in casa, con Wolf, sospirando esasperato.
Ma cos'aveva fatto di male per meritarsi cose come quelle?! Possibile che fosse
stato l'unico al mondo a crescere un po'?!
E
Brian era pure andato via. Beh, perlomeno non aveva ricambiato le stucchevoli
moine di Justin... E quello gli dava da pensare, visto come all'inizio era
preoccupato nel farlo restare a casa sua.
Forse anche lui...
Ma scosse la testa. No, si costruiva solo inutili castelli in aria.
Troppe
cose, troppe tutte insieme.
Sprofondò nel divano con Wolf arrivato candidamente a dargli un po' di
conforto, lo accarezzò distrattamente, appoggiando la testa alla spalliera del
letto.
Com'era che si diceva? Sfortunato in amore e fortunato al gioco?
Forse doveva proprio cominciare ad andare al casinò.
C'era
solo un posto dove Brian poteva trovare calma e risposte. Passandosi una mano
tra i capelli e suonando aspettò che il suo salvatore gli aprisse la porta.
- Ehi, Brian! - esclamò Debbie facendo capolino.
No. Non era esattamente lei.
- Come mai sei da Michael, Debbie? Avrei urgentemente bisogno di parlare
con lui. -
-
Ooohh, problemi in vista? - sorrise lei sorniona, lasciandolo entrare.
La casa era sempre la stessa, così calda, accogliente, piena di quell'amore
sdolcinato e irreprensibile che emanavano Michael e Ben.
- Sono qui per cucinare, è l'anniversario della prima volta di Ben e Mikey! -
rise raggiante.
Brian la guardò in tralice.
- Non è vero, è stato a novembre. -
- E
tu come fai a saperlo? -
- Difficilmente dimenticherò l'entusiasmo di Michael nel raccontarlo... - Si
lasciò cadere in una sedia e sospirò, alzando la testa al soffitto - Justin è
tornato. -
Debbie
lo fissò incredulo.
- Cosa? - Anche lei si andò a sedere accanto a lui, sulla poltrona - Topino è a
Pittsburgh? -
- Già. - annuì lui - E ha avuto un viva e cortese diatriba con Fioc... Ethan. -
- Cosa?! -
-
Sì... Stronzate sul fatto che lo ospito, che mi usa... Ha fatto un gran casino
anche perché andiamo a letto insieme! Li ho lasciati a casa da soli, o sarei
esploso, non ce la facevo più a sopportare quel ragazzino! E neanche lo sguardo
di Ethan. -
Debbie
si accomodò sullo schienale, dubbiosa.
- Brian, questo sì che è un bel casino. -
- Sì, lo è. - convenne lui acido - Ora io mi ritrovo in casa con una iena,
mentre un'altra che ci abitava forse vuole tornarci! -
- Topino è tornato per te? - domandò sorpresa.
- Non lo so, non me l'ha detto, e sono scappato prima che mi potessero
azzannare! -
-
Tu volevi che Justin tornasse, non è vero? E' per questo che hai sofferto. Che
temevi della presenza di Fiocco in casa tua. -
L'uomo rimase in silenzio, e Debbie gli accarezzò con fare materno un braccio.
- Brian... Devi darti una risposta una volta per tutte. Hai un raggio di sole
che si è sempre illuminato per te, e ti rivuole. Dall'altra parte hai un fiocco
di neve davvero, davvero gelido che soltanto tu sei in grado di sciogliere. -
- Credo che tu mi abbia appena cariato tutti i denti. -
Debbie
gli accarezzò i capelli affettuosa.
- So che la scelta è difficile. -
- No, qui io non devo scegliere un bel niente! - replicò - Uno se n'è andato,
mentre l'altro... L'altro è troppo rompipalle per me! Mi sono un po' stufato di
fare il baby-sitter! -
-
Oh, caro, credo che sia il contrario! E' Fiocco che fa da babysitter a te! -
rise Debbie - Cosa posso dirti? Non preoccuparti perché tanto presto non dovrai
scegliere niente. Ethan ormai non ha trovato i soldi per quella scuola a cui
tiene tanto? -
-
Ne ha fin troppi, l'hanno anche chiamato per un altro lavoro... - commentò
seccamente.
- Beh, non è fantastico?! - esclamò Debbie con un sorriso luminoso - Lui non
voleva darti disturbo, tu non lo volevi... E tra poco partirà per la Francia! -
- Italia. -
- Fa lo stesso! -
Brian
si alzò in piedi e fece il giro della stanza con lo sguardo perso, mettendosi
le mani sui fianchi.
-
Questa giornata è diventata un incubo impossibile. -
- Non ti vedevo turbato da un sacco di tempo. Topino sa sempre infiammarti
l'animo... E forse è per questo che lo ami... O lo amavi? -
Lui
scosse la testa come se volesse scrollarsi di dosso qualcosa di fastidioso.
- Non ci posso pensare... -
- E adesso cosa pensi di fare? - gli domandò Debbie con un sorrisetto divertito.
-
Ero venuto per parlare con Mikey... -
- Appunto, sei come Fiocco. Eternamente confuso. -
- Ma... - continuò Brian lanciandole un'occhiataccia - Credo che nemmeno
lui potrebbe darmi una risposta. Devo arrangiarmi da solo! -
- Sì, tesoro. Tira fuori la palla e va! -
-
La smettete tutti di prendere la mia povera palla come esempio?! -
- Tesoro, tutti noi la amiamo alla follia! -
Brian sbuffò portandosi una mano alla tempia, incredulo.
- Ma perché sempre a me...? -
- Perché tu sei un tenerone nascosto sotto alla scorza dello stronzo perfetto. -
-
Io non sono un tenerone, Debbie, per nulla! -
- Puoi dire quello che vuoi, ma io rimarrò sempre della mia idea. Ora muovi il
tuo culo da favola e vai una volte per tutte a chiarire questa situazione,
chiaro? O ti bandisco dalla mia famiglia a vita! -
-
Cosa vuoi che dica?! A chi?! Ethan non mi ascolterebbe nemmeno legato ad un
termosifone! -
- E cosa diamine vorresti dire a Fiocco? -
- Che... Che... - Tentennò.
- Che...? - lo esortò lei.
-
Che è arrogante quanto carino? -
Debbie alzò la mano pronta a dargli uno scappellotto.
-
Vuoi muovere quelle labbra anche per parlare e non solo per fare pompini, Brian
Kinney?! -
-
Perché si fanno questi discorsi prima di cena? - intervenne Michael uscendo
dalla camera da letto - Ciao Brian. -
- Michael, sei arrivato al momento giusto! - disse Debbie - Convinci il testone
qui presente a dire quel che prova per Fiocco, prima che Raggio di Sole faccia
esplodere qualcosa. -
- Justin è qui?! - domandò Michael sorpreso.
Brian
annuì in silenzio.
- E
il fatto di vederlo mia ha quasi fatto venire l’ulcera. Sono dovuto uscire
perché non sopportavo di vedere quei due mocciosi litigare! -
-
Sei sempre così gentile. - sorrise Mikey appoggiandosi allo stipite della porta
- E adesso? -
Brian rimase il silenzio.
- Posso rimanere qui, stanotte? -
- Non ci pensare nemmeno! - esclamò Debbie - Devi chiarire la tua situazione,
caro il mio rubacuori con una palla sola! -
- Mamma! -
- Tu hai perso la testa per Fiocco, Fiocco l'ha persa per te, ma Topino è
tornato, e ti ricordo che tu con Topino ti ci sei quasi sposato... - continuò
lei imperterrita.
- Lo so, lo so! - sbottò nervoso - E credi sia una cosa facile da risolvere?! -
-
Può esserlo più di quello che credi. Tu pensi a Justin e tutto quello che avete
vissuto insieme, ma cazzo Brian! - disse Michael - Pensa anche a come ti ha
fatto sentire dopo che stavi cominciando a comportarti come un vero fidanzato
per lui, a come ti ha trattato. Se ne è andato da te perché non voleva che gli
facessi le coccole! -
Brian
continuò ad osservarlo senza dire niente.
- D'altro canto, Fiocco ha portato nella tua vita quella ventata di fuoco di
cui avevi proprio bisogno, con la sua bella musichetta e il suo caratterino
piccante... - continuò Debbie tentatrice - Mentre Topino era lo zucchero nella
tua promiscua e caotica esistenza, no? -
L'interessato spostava lo sguardo prima su uno e poi sull'altro, senza parole.
Prima o poi l'avrebbero fatto diventare pazzo.
-
Allora? Cosa vuoi fare? Restare lì impalato per il resto della giornata o
andare? -
Brian squadrò l'amico e sospirò passandosi una mano tra i capelli.
- Non è facile come le vostre belle facce lo fanno sembrare! -
- Oh andiamo Brian, non avrai paura di mandare a quel paese Justin o Ethan? Da
una parte hai la possibilità di tornare con Justin come era all'inizio, mentre
dall'altra Ethan che è... - Mikey osservò l'uomo che sembrava non aspettare
altro che finisse la frase - ... no, questo te lo deve dire lui. -
- Ma anche Fiocco se ne andrà! Cosa serve pensare tanto a cosa dire che poi
anche lui partirà? -
-
E' questo di cui hai tanta paura? - domandò Debbie con fare materno. Brian non
rispose - Perché semplicemente... Non glielo dici? -
- Che cosa, che non voglio che se ne vada?! - sbottò lui. Sia lei che Michael
annuirono - Voi siete matti! -
-
Perché? - rise Michael - Come lo hai detto a noi puoi benissimo dirlo a lui!
Anche Ethan ha la sua confessione da farti e non ne ha il coraggio, se lo fai
tu per primo lo farà a sua volta! -
-
Voi non lo conoscete... - Brian scosse la testa - Lui non è così... -
- Come non lo sei tu? - sorrise Debbie andando in cucina, sentendo un profumino
provenire dal forno - Come il grande Brian Kinney che spezza i cuori, che ha
paura di dire quello che prova alle persone che gli stanno intorno? Come lui? -
- Io non ho paura. - sibilò a denti stretti.
- E
allora vai. - disse ancora Michael, avvicinandosi all'amico e guardandolo
dolcemente, come se davanti a sé non avesse Brian adulto, ma un Brian Kinney
ragazzino e insicuro - Non hai nulla da perdere, no? Poi torni qua e hai sempre
me, il meglio! - scherzò.
Brian
gli diede un buffetto sulla guancia.
- Quindi sono costretto ad andare da Ethan? -
L'amico annuì, e la voce imperiosa di Debbie fece il resto.
- Ok... - si rassegnò voltandosi verso la porta - Se mi troverete morto...
Saprete perché è successo. -
- Perché sei scemo. - sorrise Michael salutandolo con la manina.
Quando
tornò all'appartamento, contò fino a 50 prima di inserire la chiave ed aprire.
Credeva quasi di ritrovarsi la casa distrutta o devastata. Invece era tutto
come lo aveva lasciato.
Ma non c'era nessuna presenza di Justin.
Ethan era seduto sul divano che trafficava con la sua borsa e si voltò di
scatto quando sentì la porta aprirsi
-
Sei tornato. -
-
Già. - annuì guardandosi cautamente intorno, nel caso che ci fosse un ninja
appostato da qualche parte pronto a farlo secco - Che fai? -
- Sistemo, non vedi? - La faccia di Ethan non era esattamente il massimo
dell'allegria.
- E
Justin? - chiese piano.
L'espressione di Ethan non migliorò.
-
Non so. E' uscito poco dopo che te ne sei andato. Forse è andato a cercarti.
Anzi, sicuramente. - sospirò tirando la cerniera del borsone.
Brian
rimase a guardarlo prendere su la borsa, era ovvio che cosa stava facendo.
Se ne stava andando.
- Cosa fai? - gli chiese comunque, per prendere tempo.
-
Vado via. Credo che ora che è ritornato Justin sia il momento migliore, no? -
Si alzò e cercò con lo sguardo Wolfram.
- Wolf? - lo richiamò spostandosi e cercandolo chiamandolo più volte - Wolf,
dove sei?! - sbottò poi, passandosi una mano sul viso e fermandosi.
Era
decisamente troppo nervoso.
- Justin non abita più qui. - commentò Brian monocorde.
- Da come si atteggiava, non credevo. - replicò acido.
- Lui può dire quello che gli pare. L'ha sempre fatto, no? -
Ethan lo guardò, dall'alto in basso.
- Non ti va di riaverlo qui con te? -
-
No. Non credo. Mi ha fatto uno strano effetto rivederlo, indubbiamente ma... -
- ... Ma? - Ethan si avvicinò al pubblicitario - Ma cosa? -
-
Ma... - Brian espirò a fondo, prendendo coraggio. Molto coraggio. Molto più di
quello che gli era servito per confessare al mondo intero che uno dei suoi
gioielli era stato asportato - Ma io e lui non stiamo più insieme. Quindi...
Adesso ci stai tu, qui. -
Il
viso di Ethan divenne rosso, Brian pensò che non era mai stato così carino.
- Tu... Tu sei un disastro! - sbottò Ethan dandogli un piccolo pugno sul
petto.
Ok, non era esattamente la reazione che si aspettava. Veramente, non aveva
pensato quasi a niente.
- Ma... Ma perché?! - protestò.
- Hai la sensibilità di uno zerbino! Me lo stai dicendo in una maniera
orribile! -
-
Ti sto dicendo cosa?! -
-
Di volermi con te! Perché se mi dici adesso ci sei tu qui mi viene in
mente solo questo! E... Oddio... - Si coprì il viso - Sono uno stupido, è la
seconda volta che parlo senza pensare... Faccio queste figure del cazzo. -
A
quanto pareva a essere imbarazzati erano in due.
- Beh... Più o meno... - Brian vide Ethan camminare nervosamente come una tigre
in gabbia, sapeva che se non l'avesse detto ora, non l'avrebbe detto mai -
Sì... Sì, ti voglio qui, è vero! -
Ethan
rimase in silenzio, cercando di ricordarsi come diavolo si faceva a respirare.
Brian l'aveva detto davvero?
- Tu... Lo vuoi seriamente? - domandò piano, agitato e ansioso.
- Sì, sì, cazzo! Ma non farmelo ripetere! -
- Io voglio ... - lo interruppe Ethan - Io voglio stare qui. Con te.
Perché io... - Si tormentò le mani - Provo qualcosa per te che... -
Era
decisamente più di quel che Brian avrebbe mai sopportato.
- Ok, senti... Tu abiti qui, ok? - disse cercando di ragionare - E ci rimani,
ok? -
- Ok... - annuì Ethan, imbarazzato.
- Ok. - confermò Brian - E... E non te ne vuoi andare, vero? -
-
N... No. L'Italia...Vorrei andarci ma può ancora aspettare, davvero non è...
Una cosa da fare ora. Devo maturare prima e... - Diede le spalle a Brian,
voltandosi teso, ma sentendosi stranamente molto più leggero - Mi sto
preoccupando, dov’è finito Wolfram?! -
-
Ma vaffanculo il gatto... - Brian lo prese per le spalle, lo girò e lo baciò
senza mezzi termini, seguendo l'istinto, almeno un bacio parlava molto più di
tante inutili parole che lui non sarebbe mai stato in grado di pronunciare.
Ethan
si strinse a Brian, ricambiando con tutta la passione e il sentimento che non
aveva riservato agli altri. Parlare? Stava davvero per mettersi a
parlare prima, quando quello era un modo meraviglioso per capire le cose?
Si
persero in uno stretto abbraccio e un feroce bocca a bocca che pian piano si
illanguidì, diventando persino romantico.
Il
bacio era lento, morbido e soprattutto sembrava non finire mai. Ethan pensava
che quando si sarebbero staccati, avrebbe provato una sensazione oscena, quasi
di freddo, quindi gli parve decisamente il caso di rimanere a contatto con le
labbra di Brian il più possibile.
Magari
per sempre.
Wolfram sbucò dal bagno, miagolando lievemente, e quando li vide, ritti nel
mezzo del loft a baciarsi appassionatamente, tornò di là, tanto per rispettare
un po' la privacy.
-
Senti... - mormorò Brian con voce roca, staccandosi da quelle labbra morbide,
stringendogli le spalle.
- No... - lo bloccò Ethan - Zitto e baciami! -
- ... Volevo solo dire... - Fu immediatamente messo a tacere con un bacio - ...
Il letto... - E un altro ancora.
Ethan
lo trascinò per il colletto fino ai gradini, li superarono con un abile gioco
di squadra, senza staccarsi un attimo, e crollarono sul materasso, che cigolò
sotto il loro peso.
Continuando
a baciarlo, Brian aprì la camicia del violinista sfiorandogli il petto e i
capezzoli che pian piano si inturgidivano sotto il suo tocco. Dio, quanto gli
piaceva sentire le reazioni di Ethan ai suoi tocchi.
Il
ragazzo gli infilò le mani sotto la camicia, sfiorandogli i fianchi caldi,
piantandoci le unghie in un gesto spontaneamente possessivo, come se avessero
voluto dire che era suo, solo ed esclusivamente suo.
- E
te ne stavi anche andando... - ridacchiò Brian a bassa voce contro le sue
labbra, ed Ethan ricambiò suggendogli appena il labbro inferiore, fissandolo
soddisfatto - Non mi avresti neanche fatto arrivare fino alla porta... -
Si
baciarono di nuovo, Brian stava infilando le dita sotto i jeans di Ethan,
quando un insistente bussare alla porta li interruppe.
- Lascia perdere... - mormorò Brian abbracciandolo - Sarà Mikey... -
Ethan annuì pronto per eseguire quel delizioso ordine, quando la voce di Justin
esplose, non esattamente calma.
- ETHAN, cazzo, aprimi! -
Il
ragazzo si bloccò, guardando fisso negli occhi Brian, che fece lo stesso. Dopo
qualche secondo e ancora altri rintocchi frettolosi, scostò piano l'uomo da sé
e si alzò, dirigendosi verso la porta, sistemandosi il colletto della camicia
aperta. Aprì la porta, solo in uno spiraglio.
-
Non è molto educato urlare sul pianerottolo, tanto più alle due di notte, sai? -
-
Fammi entrare. -
- Com'è che si dice? -
- Fottiti! - Justin spinse la porta e si fece spazio, con un'espressione truce
- Chi ti credi di essere per potermi dire questo in casa mia? -
-
Casa tua? - ripeté Ethan freddamente - Casa tua?! -
-
Casa mia. - confermò Justin sostenendo il suo sguardo con boria.
- No, Justin. - sbuffò Brian seduto sul bordo del letto, passandosi una mano
tra i capelli spettinati - Ti ho già detto di smetterla di usare quel tono. -
Justin fissò Brian.
-
Sei tornato. - Lo sguardo si impose sulla camicia aperta, voltandosi poi
nuovamente verso Ethan, che era nelle stesse condizioni - Che cazzo significa?!
-
Ethan
non rispose, guardò Brian, che alla fin fine era l'effettivo proprietario di
tutto. E anche il quasi ex-marito di Justin.
- Significa che questa non è più casa tua. - disse Brian alzandosi, muovendo
qualche passo verso di loro - Tu te ne sei andato, no? -
Il biondino lo guardò incredulo, lanciò un'occhiata a Ethan, poi di nuovo a
lui.
- Mi vuoi dire che te la fai davvero con lui? -
-
Sto dicendo... - Brian si avvicinò e strinse un braccio ad Ethan avvicinandolo
a sé, per poi passare un braccio intorno alle sue spalle - Che è lui che
voglio qui, ora. -
Ethan non spiccicò una parola, ma un sorriso soddisfatto fece capolino.
Soddisfatto,
e palesemente ebete.
Justin li guardò uno per uno, facendo poi un sorrisino.
- Cioè, Brian... Tu... Mi vuoi mollare per lui? - Aveva pronunciato quel
lui come se si trattasse di una scoria tossica.
- Non eri così schifato quando ti scopavo. - replicò Ethan, colto da un certo
senso di potere.
-
Era diverso! Era prima di sapere che schifosa persona sei! Bugiardo, stronzo
che illude le persone! Cosa cazzo hai fatto a Brian? Il lavaggio del cervello?
Lui mi ha detto che mi ama... -
- Te l'ha detto, prima! Le cose cambiano! Sei stato tu da solo a farle
cambiare! - ribatté Ethan.
-
Brian! - Justin si voltò verso di lui, che alzò gli occhi al cielo, sospirando.
Lasciò Ethan e si avviò verso Justin.
- Andiamo fuori a parlare di questa storia. - gli disse in tono calmo.
Brian
lanciò prima un'occhiata a Ethan che rimase impassibile, per poi annuire.
Uscirono dall'appartamento e Brian si appoggiò contro la porta incrociando le
braccia.
-
Chiariamo una volta per tutte, ok? -
-
Sono d'accordo. - fu la risposta di Justin - Cosa ti è successo? -
- Smettila di usare quel tono arrogante. -
- Strano detto da te, non è lo stesso tono che hai usato con me per, quanto?,
sei mesi? - replicò acido, mani sui fianchi - Si può sapere cosa sta
succedendo? Ti sei messo con lui? -
- No! - sbottò, quell'argomento non gli piaceva - Ma siamo amici. -
-
Amici... Tu vai a letto con i tuoi amici allora, Brian? Sei andato a letto
anche con Michael? No, perché... - rise sarcastico - Non penso che prima tu ed
Ethan foste sul letto a parlare da amici, sai. -
-
Oh, a New York hai imparato a cavillare, anche? - sibilò incrociando le
braccia.
- Sei tu che sei diventato... Sei diventato matto! - sbottò esasperato - Ma ti
rendi conto che quello è Ethan?! Ian, quello che mi ha trattato di merda! -
- Non è che tu lo avessi trattato molto meglio, a conti fatti. - Guardò
l'espressione interrogativa di Justin - Ti sei messo con lui solo per un tuo
stupido capriccio. Tu non provavi niente per lui. -
Il ragazzo aprì la bocca, decisamente scioccato.
- Tu... Tu mi vieni a parlare di sentimenti? -
-
Io ho sempre provato qualcosa per te! Avevo difficoltà a esprimerlo- sospirò
frustrato - Ma non mi sembra che ti sia mai andato troppo a male, il nostro
rapporto! -
Justin
lo fissò senza parole.
- Tu... Dove hai messo il vero Brian? Dove l'hai nascosto? -
- Justin, non sto scherzando... - rispose lui, stanco di quella situazione.
Odiava essere messo sotto pressione, soprattutto da persone che sapevano come
lasciarlo spiazzato.
- Brian... Mi stai dicendo che non stiamo più insieme? -
Brian lo squadrò immobile. Stavolta era lui ad essere senza parole. Poi rise.
Fece una risatina isterica, incredula.
- Justin, ma ti rendi conto che sei stato tu a mollarmi di punto in bianco? -
-
Ma io non ti ho lasciato! Non abbiamo rotto. Sono solo andato a New York. Ho
sempre pensato a te! - si giustificò lui.
- Ma se non ho mai avuto tue notizie! Spedivi qualche cartolina solamente a
Debbie! -
- E
allora?! - replicò acido - Non vuol dire che avessimo dovuto staccare ogni
contatto! -
Brian alzò gli occhi al cielo, possibile che non capisse?
- Tu mi hai mollato. Ti ho chiesto se volevi sposarmi, e mi hai detto di no. -
ricapitolò lentissimamente, come se stesse parlando con una persona molto, ma
molto stupida - Prima hai voluto che io fossi il fidanzato perfetto, poi mi hai
piantato senza neanche pensarci due volte! Come credi che mi sia sentito?! -
Justin
ebbe una scatto con le mani, cercando di trovare qualche parola. Ma nessuna gli
veniva in mente, fino a che non si avvicinò a Brian e lo baciò, per essere
scostato poco dopo.
- Non puoi cancellare tutto quello che c'è stato tra noi per... lui.
L'hai appena detto, no? E' solo un amico. -
Brian
aprì la bocca, ma non ne uscì niente, si limitava a guadare gli occhioni
azzurri di Justin, così familiari, così concreti, così dolci...
E a ripensare al male che gli aveva fatto. Un dolore inimmaginabile al petto,
il cuore che si spezzava in tanti piccoli pezzi che poi aveva persino
calpestato.
Perché era di nuovo lì? Perché voleva farlo di nuovo? -
-
Ti prego, Brian... Non buttiamo via tutto. Riprendiamo quello che c'era tra
noi. Le nostre favolose scopate, i baci, i pranzi da Debbie, i nostri balli al
Babylon... -
Ballo?
Quelle parole gli fecero tornare in mente quanto gli piacesse ballare con
Ethan, e da quanto, troppo, tempo era che non lo facevano. Che doveva
decisamente chiederglielo.
- ... Il Babylon... -
.Continua.
Theeeeeeen,
buongiorno signorine!!!
Frank: *Guarda l’orologio*
Sono le undici passate!
Io: ... Buonanotte
signorine!!!:D
Piaciuto il
capitolo? Ve l’aspettavate? Sì? No? Forse? Risponderò solo in presenza del mio
avvocato? Va beh, è un vostro diritto!u_ù
Come al solito un
caloroso thank you per
apprezzare/preferite/seguire/ricordare/commentare/molestare/farequalunquecosa
questa storia, noi apprezziamo molto!X3
E vi aspettiamo al
prossimo capitolo che, indovinate?
Sarà l’ultimo!
Quindi preparatevi
psicologicamente!XD
Alla prossima!:)