12 Aprile, XIX Secolo.
Giotto non si sentiva affatto bene.
Si trovava davanti al palazzo di una delle più importanti famiglie mafiose italiane. L’edificio, una reggia di 10 piani simile ad un castello, era pregno dell’odore della polvere da sparo. Dalle finestre, immerse nell’oscurità, partivano violenti schioppi, e ognuno di questi schioppi era spesso accompagnato da urla disumane. Si potevano intravedere delle figure umane muoversi nell’ombra, come danzanti; ma Giotto lo sapeva bene, che quella era una danza macabra, la danza della morte.
Erano giorni che questo orribile balletto si ripeteva, sempre in zone diverse, e senza arrivare mai ad una vera conclusione. La Famiglia Divino, del resto, era un’organizzazione davvero potente, e usava questo suo potere per compiere crudeli delitti, senza che nessuno si opponesse al suo regime; era quindi naturale che quella contro di essa non sarebbe stata una guerra facile. Eppure erano arrivati lì, allo scontro finale: i suoi uomini avevano individuato la residenza del nucleo centrale della famiglia e lui con i suoi Guardiani si era precipitato. Tuttavia, i suoi Guardiani avevano insistito affinché lui restasse fuori dalla casa. L’unico che non aveva obiettato era stato Lampo, ma G. aveva fatto in fretta a fargli cambiare idea; e così erano entrati, lasciandolo solo, accanto alla macchina. Lui però avrebbe voluto essere lì con loro, per proteggerli. Per questo si sentiva male, per questo il suo stomaco stava girando come una roulette. Forse era ancora in tempo per partecipare alla battaglia; forse avrebbe potuto rendersi utile in qualche modo, prima che l’operazione giungesse al termine…
Mentre pensava a queste cose, intravide delle figure varcare il portone e uscire dal palazzo: erano i suoi Guardiani. Corse loro incontro, ansioso di sapere, non se avessero eliminato il nemico (cosa che non gli andava a genio, avrebbe evitato volentieri spargimenti di sangue), ma se ci fossero dei feriti fra i suoi amici.
«Tutto a posto? State tutti bene?», chiese preoccupato.
«Certo, nessun problema.», rispose G. con aria tranquilla, ma allo stesso tempo turbata. Giotto notò che il Guardiano non era particolarmente sudato, e si domandò perché.
«Sicuro?», insistette Primo.
«Beh, effettivamente un problema ci sarebbe.», ammise il giovane dai capelli rossi.
«Nel palazzo c’erano solo alcuni scagnozzi, e un membro della famiglia, il boss, Zeus.»
«Uno solo?»
Ora anche Giotto era turbato. Le sue fonti erano certe che i membri del cabale dei Divino fossero 9.
«E dove sono gli altri 8?»
G. prese un lungo respiro.
«Non lo sappiamo, Primo. Sono letteralmente spariti.»