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Autore: Enigm    02/04/2011    3 recensioni
Non si scherza con il tempo. La linea temporale potrebbe essere paragonata ad una fila di tessere del Domino: basta spostarne una, e si rischia di far crollare tutte quelle successive. Ma quando un nemico dal passato si presenta nel futuro, Tsunayoshi Sawada è costretto ad affrontare un pericoloso viaggio nel tempo, che potrebbe innescare un effetto domino senza precedenti, e segnare la fine della Famiglia Vongola.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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14 ottobre, Presente.
 
«Juudaimeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!» 
Tsunayoshi Sawada aprì gli occhi di scatto. Gokudera Hayato, il suo amico, nonché Guardiano della Tempesta, era seduto accanto a lui, e lo guardava con il solito misto di ammirazione e premura. In mano teneva un vassoio, sul quale era poggiata un'enorme pila di pancakes. In cima ai pancakes era stata infilata una piccola candelina, la cui fiamma ondeggiava flebile a destra e a manca, a seconda del respiro del giovane dai capelli argentati. Al ragazzo ci vollero numerosi secondi prima di rendersi conto che:
1. Non si trovava a casa sua: la stanza in cui si trovava sembrava quella di un maniero barocco, pieno di quadri e mobili antichi.
2. Non si trovava nemmeno in Giappone: fuori dall'enorme finestra alla sua destra si poteva vedere una distesa enorme di verde, adornata con qualche torre qua e là; gli ulivi ondeggiavano mossi dal vento, riproducendo il dolce movimento delle onde marine; un gruppo di uccelli del paradiso si era appoggiato al ramo dell'ulivo più vicino, e cinguettava allegramente. 
3. Si trovava in Italia.Era il suo compleanno. Ne dedusse che erano passati alcuni mesi dalla cerimonia di iniziazione.
In breve tempo, ricordò tutto. Era stato ufficialmente nominato Decimo Boss dei Vongola, e ora stava amministrando la Famiglia nella sua sede principale in Italia, con la scusa di essere andato in quel Paese per seguire degli studi all'estero.
«Forza, si sbrighi a vestirsi! oggi è il suo grande giorno!», disse Gokudera, lanciando alla rinfusa sul letto a due piazze tutti i vestiti che si trovavano nell'enorme armadio a lato della porta. 
«Ho capito, ho capito...», rispose mogio Tsuna, alzandosi pigramente dal letto. La vivacità del Guardiano era sempre pesante di prima mattina. Ma almeno su una cosa aveva ragione, quello era il suo grande giorno: per la prima volta dalla cerimonia di iniziazione sarebbe stato Tsuna, non Decimo. E soprattutto, avrebbe rivisto i suoi amici. 
 
Alla festa c'era un sacco di gente: molti erano camerieri, domestiche, o membri del catering, ma c'erano anche membri di importanti famiglie mafiose. E ovviamente una di queste era la Famiglia Cavallone. 
«Ehi, Tsuna! Tanti auguri!», esclamò Dino, sfoggiando il suo solito buonumore. Dietro di lui, la sua schiera di uomini applaudiva con foga.
Tsuna sorrise. «Grazie Dino. Mi fa piacere che tu sia venuto... anche perché sei uno dei pochi invitati che conosco.»
«Stai scherzando?! Non mi perderei il compleanno del mio fratellino per nulla al mondo! E poi, guarda che bel regalo che ti ho portato!» 
La schiera di seguaci si aprì in due per rivelare una Ferrari rossa fiammeggiante.
«Visto che bambolina? Poi non dire che non ci tengo a te!», disse il Cavallo Rampante, facendo l'occhiolino. 
Ma non so neanche guidare...,pensò il Decimo, chiaramente shoccato. 
«E l'altro tuo fratello non lo saluti?» 
Tsuna si voltò di scatto. Kozato Enma gli stava sorridendo, così come tutta la sua famiglia.
«Enma! Sono così felice di vederti! E anche tutti voi, ovviamente.»
La famiglia Shimon aveva passato dei brutti momenti, quando era stata manipolata da un individuo senza scrupoli, il Primo Guardiano della Nebbia, Daemon Spade. Infatti, erano stati rinchiusi nella prigione dei Vindice per un certo periodo di tempo, finché Sawada non era diventato il nuovo Boss. Allora era (faticosamente) riuscito a far rilasciare gli Shimon, insieme al suo amico e Guardiano del Sole, Sasagawa Ryohei.
Una delle due ragazze del gruppo, dai capelli corvini, avanzò verso il festeggiato.
«Felicitazioni, Vongola Decimo.»
Tsuna sorrise malinconico. Adelheid Suzuki aveva subito un grave colpo durante quei tragici eventi: una persona molto cara a lei Katou Julie, aveva perso la vita. 
«Adelheid, ti prego, non chiamarmi in quel modo...»
«Allora? Dov'è il mio caro nipotino?», interruppe una voce. Era Timoteo, con i suoi Guardiani.
«NONN... volevo dire, Nono!», disse Tsuna, cercando di contenersi.
«Ma come? Dici a questa ragazza di risparmiarsi le formalità, e poi...»
Iemitsu Sawada comparve dal nulla. «Lascia perdere il mio ragazzo, Timoteo. Sta solo cercando di calarsi nella parte.» 
Si abbracciarono tutti e tre calorosamente. 
«Allora, come procedono gli affari di famiglia?», chiese il Nono.
E' un inferno!!!
«Tutto bene, nonno. E poi ci sono i miei amici che mi danno un grande aiuto!», mentì il giovane.
«Qualcuno ci ha chiamato?»
I Sei Guardiani comparvero alle sue spalle.
«Ragazzi! Ma dove siete stati?»
«A prendere le ragazze all'aeroporto, ovviamente!», rispose Takeshi Yamamoto, Guardiano della Pioggia. Haru, Kyoko, I-Pin e la mamma di Tsuna, Nana, comparvero da dietro i sei. Ci fu l'ennesimo abbraccio generale, poi fu un parlare indistinto, e il Decimo fece fatica a reggere il passo.
«Guarda che bel posto che ha affittato il Nonno! E' così spazioso! Ma dimmi Tsuna, come vanno gli studi?»«Bene, mamma, va tutto bene.» Eh, non sai quanto!!!!
«Secondo te dove sono le torte, Haru?»«Hahi! Non riesco a vedere, c'è troppa gente!»
«Lambo vuole le caramelle!»«Lambo, sii più educato, le calamelle le plendelai dopo!»
«HEY! FESTEGGIAMO ALL'ESTREMOOOO!»
L'unico che non parlava era Hibari Kyoya, Guardiano della Nuvola, ma Tsuna non se ne preoccupò più di tanto, sapeva che era fatto così. 
«Non capisco perchè siamo qui? Quel Vongola, sapete cosa ha fatto!»
Al sentire quella voce, il festeggiato si rattristò. Era Ken Joshima, membro della Kokuyo Gang. 
«Ken, è il mio boss. Per favore.», replicò Chrome Dokuro, altro membro della Kokuyo, nonchè Guardiano della Nebbia.
«MPF. E va bene, tanto finché si mangia gratis...»
«Ken, sei terribilmente maleducato. Contieniti.», lo rimproverò Chikusa Kakimoto.
Sawada poteva capire perchè il giovane fosse così irritato. Quando aveva liberato gli Shimon, Tsuna non era riuscito a liberare anche Mukuro Rokudo, il loro capo, nonchè occasionale Guardiano della Nebbia, visto che prendeva spesso possesso del corpo di Chrome. Infatti, Daemon Spade, l’uomo dietro alle azioni degli Shimon, era riuscito a far diventare Mukuro il suo vassallo, e quando Tsuna cercò di liberarlo, questo li attaccò alle spalle. Ne conseguì una spaventosa battaglia, che terminò con la cacciata dello spirito del Primo Guardiano della Nebbia. Tuttavia, anche se libero dall’influenza malefica di Daemon, il giovane fu riportato ugualmente nella sua cella, per aver attaccato direttamente i Vindice stessi, anche se sotto il controllo di un’altra persona.
Una voce infantile si insediò nei suoi pensieri.
«Lascialo perdere, è logico che sia irato con te.»
«R-Reborn!»
Tsuna rimase esterrefatto nel vedere che tutti gli Arcobaleno erano presenti. Cercò di prendere in braccio il neonato killer, ma venne ricambiato con un potente calcio in faccia.
«Non mi toccare.»
E’ violento come al solito!
«Anch’io ho portato degli ospiti.», disse il bambino. Due ragazzi si fecero strada tra gli altri invitati: uno, vestito in modo parecchio casual, aveva i capelli rossi e portava gli occhiali; l’altro era vestito in modo formale, con i capelli ben pettinati, ma pareva piuttosto annoiato, e succhiava flemmatico un leccalecca. Inoltre, uno strano tatuaggio era ben in vista sul collo.
«Shoichi, Spanner!»
«Ciao Tsun… volevo dire, Decimo.», rispose il rosso, chiaramente imbarazzato.
«Ehilà.», si limitò a dire l’altro.
I tre chiaccherarono per un po’ di tempo: in particolare, si parlò molto del prototipo della macchina del tempo che i due stavano costruendo.
«E’ quasi funzionante.», disse fiero l’occhialuto.
«Mi fa piacer…»
Non riuscì a finire la frase: un’esplosione molto vicina lo interruppe. All’inizio tutti pensarono che fosse stato uno scherzo di qualche burlone (magari un certo Longchamp), ma presto ne arrivarono altre, sempre più vicine. Il panico si diffuse fra gli invitati: alcuni cercavano di aiutare, portando al sicuro chi non era predisposto al combattimento, altri si erano messi all’opera per scoprire la causa di tale fracasso. Presto la verità venne a galla.
«Cosa?! Un’evasione di massa dalla prigione dei Vindice?! Ma come hanno fatto ad arrivare qua così in fretta?», domandò il Nono al messaggero di quella sventura.
«In verità, l’evasione è avvenuta qualche ora fa, ma i Varia avevano detto che si sarebbero occupati loro della faccenda, e che non c’era bisogno di informare il Decimo.»
«Quegli sciocchi… E la causa?»
«Ignota, signore.»
Tsuna era veramente preoccupato ora: se i fuggitivi erano arrivati fin lì, significava che i Varia, i migliori assassini sulla piazza, erano stati sconfitti, e lui li aveva fronteggiati, quindi sapeva che non era facile metterli KO. Inoltre, la sua intuizione gli diceva che tutto questo era stato programmato da qualcuno. Ma chi?
«Juudaime, sarà meglio che lei ritorni nella villa, insieme con gli altri.», disse Gokudera.
«Hai ragione, ma vorrei che anche voi veniste con me.», replicò il Decimo, timoroso che i suoi amici corressero qualche pericolo.
Il Guardiano della Tempesta stava per obiettare, ma lo sguardo implorante del suo Boss lo convinse.
«Tsuna! Lascia che ce ne occupiamo noi. E’ il nostro dovere di Famiglie alleate.» intervennero Enma e Dino.
«R-ragazzi…»
Questa volta fu lo sguardo di Enma ad impietosire Tsuna.
«Va bene. Ma state attenti!»
I due annuirono, prima di tornare dalle loro famiglie e prepararsi a contrastare l’attacco.
 
3 ore dopo
 
Erano passate 3 ore dalla prima serie di esplosioni, e ancora nessuna notizia. In compenso, queste continuavano, anzi, diventavano sempre più forti. Nel salotto della villa, Tsuna e i suoi amici sedevano in silenzio, ma la tensione era nell’aria, e, come si suol dire, si sarebbe potuta tagliare con un coltello. L’unico che non sembrava teso era Lambo, che saltava come una cavalletta da una parte all’altra. Tuttavia, nessuno in quel momento faceva caso a lui, nemmeno Nana Sawada, che sembrava invece la più terrorizzata di tutti.
«Ora basta, vado a vedere cosa sta succedendo!», sbottò Gokudera.
«Gokudera, no! Non voglio che tu ti faccia del male.», lo implorò Tsuna.
«Stia tranquillo, Juudaime, non sarò certo io quello che si ritroverà pieno di lividi.», rispose l’altro.
«Promettimi che non combatterai. Prometti che vedrai com’è la situazione e tornerai indietro per informarci.», replicò il Decimo.
Gokudera sbuffò. Avrebbe voluto lanciarsi nel mezzo della battaglia e fare una strage… Ma gli ordini sono ordini.
«E va bene, come desidera.», disse alla fine arrendevole.
Ma appena mise la mano sul pomello d’ottone della porta, una voce rimbombò nel salone.
«Nessuno uscirà di qui.»
Il corpo lacero di Kozato Enma spalancò la porta e volò in mezzo alla sala. Tsuna ebbe quasi un infarto nel vedere le condizioni del suo amico: i vestiti erano totalmente stracciati, il corpo bagnato dal sangue praticamente ovunque, la faccia gonfia, gli occhi contratti in un’espressione di dolore.
Tutti si voltarono verso l’entrata. Dal denso fumo che oscurava l’esterno avanzarono otto figure: indossavano tutti vestiti d’epoca, da nobili dell’800.
I due che precedevano gli altri erano molto simili tra di loro: entrambi avevano lunghi capelli castani, anche se quelli di uno erano più scuri e tagliati a scodella fino al collo, mentre quelli dell’altro ricordavano quelli si un selvaggio. Anche i vestiti erano diversi: il primo indossava il classico fazzoletto dei nobili sotto un’elegante giacca blu; il secondo invece era semplicemente vestito con una camicia di flanella, aperta a mostrare la peluria del petto. Infine, il primo aveva un singolare tatuaggio a forma di mezzaluna sull’occhio sinistro, mentre il secondo aveva una colta barbetta sul mento.
Dopo alcuni minuti di sgomento generale, fu proprio l’uomo col tatuaggio a parlare:
«Ebbene? Chi di voi è il Decimo Boss dei Vongola?»

 
  
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