“
Quanto pesi?” mi chiese ad un certo punto.
“
70 kili”
“Beh,
è un po’ troppo per essere una farfalla”
osservò, volgendo lo sguardo di lato.
“
Lei pensa che potrò mai diventare una farfalla?”
“
No. Mi spiace” concluse. “ Tu sei
un’umana e gli umani non possono diventare
farfalle”.
Rimasi
a fissarlo per un po’ mentre si toglieva gli occhiali dal
nasone verde e li
poggiava su un tavolino.
“
Beh, arrivederci” sorrise cortese il bruco peloso.
“ Sono cinquanta euro; in
contanti, prego”.
Frugai
nel mio portafogli e infilai la somma richiesta nella cavità
dell’albero.
Lui
li contò, soddisfatto, poi in un fruscio sparì.
“
Per quale motivo vuoi diventare una farfalla? Vedi che non è
poi così bello” mi
avvertì la signora Butterfly.
“
Perché non dovrebbe esserlo?”
“Perché
prima sei un bruco peloso e sei costretto a stare rinchiuso in un
bozzolo per
giorni; poi, appena riesci ad uscire, all’alba sei vivo, al
tramonto potresti
già non esserlo più”.
“
Anche per l’uomo è lo stesso” osservai.
“
Ma come è lo stesso? Voi uomini vivete per anni, camminate e
correte e
costruite … riuscite a far tutto, voi uomini …
“
“
Ma non riusciamo a volare” dissi io, amaramente.
“
Ma avete gli aeri, o come si chiamano … “
“
E’ l’aereo che vola, mica noi che stiamo dentro
seduti”
“
Ma almeno voi vivete un sacco e non state in un bozzolo, prima di
nascere.”
“
Chi te lo ha detto, Butterfly? Prima di venire al mondo stiamo per nove
mesi in
un sacco, e per altri dieci anni non riusciamo a vivere senza colei che
ci ha
generato. E poi noi continuamente rischiamo la vita, spesso per colpa
di noi
stessi uomini. ”
“
Io credo che l’uomo sia un po’ una farfalla,
Wendy” mi sorrise amichevole mia
madre, quando ritornai a casa nel pomeriggio.
“
Davvero?”
“
Sicuro. Anche se non vola l’uomo è un
po’ farfalla, perché vuole volare; ed
anche se non vive solo un giorno, perché egli vive istante
per istante. Ogni
uomo è una farfalla, Wendy, quando si sente sereno, leggero.
“
Il
mio volto s’illuminò del più bello dei
sorrisi: anche io ero una farfalla, alla
fine.
Uscii
in giardino ed iniziai a volteggiare nella fresca aria del crepuscolo,
correndo
e gridando felice, fin quasi a perdere il fiato.
Stanca,
mi sedetti su uno spuntone di roccia, illuminato dalla luce rossa e
intensa di
un nuovo tramonto.
Il
sole intanto soffocava tra le montagne scure, rifulgendo ancora degli
ultimi
raggi.
Poi
caddi – fu un attimo – e m’accasciai tra
i sottili fili d’erba.
All’alba
sei vivo, al
tramonto potresti già non esserlo più.