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Autore: DarknessIBecame    01/04/2011    6 recensioni
Prendiamo una Rachel Berry rinnovata, un Noah Puckerman alle prese con tanti ragazzacci che le corrono dietro, un Finn Hudson sempre più impacciato e mescoliamo con qualche nuovo e vecchio personaggio. Aggiungiamo un paio di Dive e cerchiamo di capire cosa ne viene fuori.
Dal primo capitolo: "La sua decisione sembrava essere presa. Stava chiaramente dicendo che si sarebbe lasciata il ragazzo alle spalle, non voleva più tornare indietro. Non sarebbe più tornata indietro. Neanche il tempo di assimilare il pensiero che la canzone era finita, lasciandola spossata. Ed era cominciato l’applauso."
[Puck&Rachel/Puckleberry]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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She'll never come back

Never Again

Era tutto un susseguirsi di immagini, volti felici, urla ed abbracci. Volti e voci che l’avevano seguito fino alla macchina, di ritorno dalle Regionali. Avevano vinto, non riusciva ancora a crederci. E dovevano tutto a lei.
“Stop! Rallenta, respira…e non grattarti la testa come un’ebete!” Ok, adesso era tutto sotto controllo.
Regionali, si. Quello doveva diventare un campo neutro. E di nuovo si ritrovò a vagare con la mente a soltanto un paio d’ore prima. Aggrottò la fronte, strizzando un poco gli occhi, in quel suo tipico cipiglio che, come Quinn non si stancava di ricordargli, lo faceva sembrare “scemo”. In fin dei conti era stato un momento bellissimo. Neanche l’inaspettata scenetta del pugno della Sylvester aveva potuto fermarli dal festeggiare. L’unico punto buio in tutta quell’allegria era il faccino di Kurt che ogni tanto tornava ad affacciarsi nei suoi pensieri confusi. Di primo acchito gli era sembrato persino buffo, con quell’espressione a metà tra gioia e fastidio. Cercava di farsi vedere orgoglioso del suo vecchio Glee Club, ma girandosi verso quel damerino che sembrava tanto piacergli, il sorriso forzato che gli aveva rivolto era valso più di mille parole. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui, anche solo per posargli una mano sulla quella spallina, che a volte sembrava portare il peso di un mondo…

-Finn? Finn! Ma mi stai ascoltando?- una Quinn esasperata, a braccia conserte, lo stava fissando impaziente.
-La accendi questa macchina, si o no? Sai che ho promesso a mia madre di non fare troppo tardi. E smettila di guardarmi come se fossi  un alieno!- anche quando era arrabbiata, la sua voce era profonda e sensuale, ferma e precisa nello scandire le parole. Oddio, era ancora a bocca aperta? Quando cavolo era salita? Non si era minimamente accorto della sua presenza. Si sbrigò ad annuire convinto, facendo girare la chiave nell’accensione della macchina e preparandosi a fare marcia indietro. Piccole gocce di pioggia andavano infittendosi sul vetro, riempiendo l’abitacolo  di un rumore ovattato, mentre il silenzio si faceva più imbarazzante. Lo specchietto retrovisore gli rendeva una perfetta visuale della scena che si stava svolgendo a pochi metri di distanza. Il parcheggio sembrava deserto, solo una figuretta dai lunghi e morbidi capelli castani aspettava tra gli spazi adibiti alla sosta. Rachel, che fino a poco prima era intenta a strillare nel minuscolo cellulare rosa che teneva tra le mani, ora sembrava arrabbiata. Frustrata. Sbuffava, batteva il piedino sull’asfalto, ancora con il vestito di scena. Le braccia scoperte strette alla vita, le dita delle mani tamburellavano nervosamente a ritmo col piede. La pioggerellina cominciava ad arricciarle le punte dei capelli, chiazzando di scuro il vestitino celeste e l’asfalto intorno a lei. Poi un’ombra le arrivò alle spalle. Ancora lui. C’era sempre lui. Non poteva lasciarla in pace? Lasciarli entrambi in pace? Con un gesto fluido aveva lasciato cadere la sua felpa enorme sulle spalle della ragazza, coprendola nello stesso momento con l’ombrello nero. Aveva visto quello sguardo sorpreso nascerle sul volto, mentre sbatteva più volte le lunghe ciglia da cerbiatta. Poi si era aperta in un sorriso che era sempre e solo destinato a lui, dolce ed affettuoso. Come diamine si può essere dolci ed affettuosi con Noah Puckerman?
Una mano l’aveva scosso dal fissare la scenetta, scrollandolo neanche fosse uno straccio. –Allora?- era stata capace di dirgli solo questo e lui si era aperto in un sorriso stiracchiato, continuando la retromarcia e facendo stridere le gomme durante la sterzata per immettersi nel senso di marcia. Un piccolo espediente per far girare Rachel verso di lui, per incontrare i suoi occhi. La brunetta però non ci fece caso. Stava ridendo ad una battuta del bell’imbusto di fronte a lei, che ora le offriva il braccio ed ad un suo cenno affermativo l’aveva scortata fino al pick up.

Sbuffando contro un mondo che pareva muoversi all’incontrario, Finn Hudson si dirigeva verso casa della sua fidanzata, sperando di poi poter fare quattro chiacchiere con Burt davanti ad una partita qualsiasi.

                                                              ****

Durante l’ora del Glee tutti parevano eccitati, il chiacchiericcio e le risatine arrivavano alle sue orecchie ma lui non ci fece troppo caso. Sapeva quello che si stavano mormorando i ragazzi. MVP. Ed ecco arrivare il professor Schue, con un sorriso raggiante stampato in faccia. Aveva un non so che di…inquietante? Subito cominciò a congratularsi con loro, prima di voltarsi e prendere una statuetta da sopra al pianoforte. Chiamò accanto a lui una Rachel Berry confusa e visibilmente soddisfatta, all’annuncio che per la gara delle Regionali era stata scelta all’unanimità come MVP del Glee Club. Il breve discorso uscì genuino da quelle labbra piene, commuovendola e facendo commuovere anche i loro compagni. Tutti le si accalcarono addosso, la strinsero in un abbraccio collettivo per farle sentire quanto le erano vicino. E lei che pensava di non piacere a nessuno! Finn si mosse per ultimo, insieme a Quinn, quasi avesse aspettato un suo segnale. La Spaventosa Quinn poteva rifarsi viva da un momento all’altro, e non voleva che il momento di Rachel fosse rovinato da una delle solite discussioni che portavano avanti ormai da giorni. Quel maledetto ballo di fine anno stava mandando in tilt la sua ragazza, che non perdeva occasione di fargli notare quanto le sue smorfie, i suoi ragionamenti, le sue movenze fossero poco indicate per il futuro re del ballo. – Dobbiamo vincere Finn! Io voglio vincere! E’ l’unico modo per far vedere a tutti che i migliori in questa scuola siamo ancora noi. Quella coroncina deve essere mia, e non me la farò portar via solo perché tu sembri il figlio di Frankenstein! – il succo del discorso era sempre questo. Lui non andava mai bene, non era mai abbastanza. Ma pendeva dalle sue labbra, era innamorato di lei, per quanto ogni tanto si ritrovasse a pensare alla sua storia con Rachel. Mentre una tendeva sempre a fargli notare i suoi errori, l’altra lo metteva sempre di fronte a scelte difficili. Una troppo sicura, l’altra troppo poco. Camminava per i corridoi ormai deserti, pensando a quanto fosse difficile la sua vita da teenager con un ruolo importante e senza neanche rendersene conto si ritrovò di fronte alla porta dell’auditorium. Perfetto, proprio dove voleva essere. Aveva deciso di parlarle alla fine delle lezioni, di congratularsi a modo suo, di farle sentire che c’era ancora e che aveva sempre creduto in lei. E sapeva che l’avrebbe trovata lì, intenta a provare qualche romantica canzone che mettesse in risalto la sua voce. Qualcosa della sua adorata Barbra, magari.

                                                              ****

Già le prime note si diffondevano nell’aria, e lui, nascosto dietro l’uscio, si preparò ad un nuovo colpo al cuore. Cavolo, persino quelle stupide canzoni sui cerchietti o sui figli unici erano in grado di trasmettergli più di ogni suo cantante preferito, di fargli scendere brividi giù per tutta la schiena! Sbirciò dentro, sicuro che lei non avrebbe minimamente notato la sua presenza. Era seduta su uno sgabello al centro del palco, un piede a terra, il microfono rosa nella mano sinistra. Aveva raccolto i capelli in una coda alta, spostando la frangia di lato e continuando a levarsela dagli occhi ogni volta che qualche ciuffo troppo corto le carezzava il viso. Cos’era quella melodia? Era sicuro di non averla mai sentita, nelle varie serate passate a casa di Rachel, sdraiati sul letto con i vari sottofondi che la ragazza sceglieva con cura, in base all’umore e a quanto avanti voleva che i due si “spingessero”. La chitarra elettrica dava un tocco rock, quasi da cattiva ragazza, ed accompagnava parole che lui sapeva essere dirette alla sua persona.

I hope when you’re in bed with her
You think of me.
I would never wish bad things
but I don’t wish you well.


Diavolo! La brunetta era inviperita. Lo sguardo fisso di fronte a sé, una mano a stringere il tessuto della gonna corta, quasi volesse stracciarlo. Le movenze da prima donna che l’avevano sempre contraddistinta sul palcoscenico perse chissà quando, lasciavano il passo ad una donna arrabbiata, tesa, pronta a sputare ogni parola con un sorrisetto saccente sul volto attaccando con la strofa successiva.

Does it hurt
To know I’ll never be there?
Bet it sucks
To see my face everywhere.

It was YOU
Who chose to end it like you did.
I was the last to know.

You knew
Exactly what you would do,
Don't say
You simply lost your way.

She may believe you.
But I never will.
Never again.

Ogni colpo andava a segno. Ogni accento era come un pugno nello stomaco pronto a colpirlo e a togliergli l’aria. Fece qualche passo ancora verso la scalinata, avvicinandosi alla prima poltrona ed aggrappandovisi con la mano. Cos’era cambiato? Da quando Rachel covava tutto quel rancore? Era davvero così che si sentiva, dietro quella maschera di risolutezza e quel sorriso da star per cui tanto si allenava?  La vide riprendere fiato, e per quanto quelle parole gli facessero male, bramava di sentirla cantare ancora.

Never again will I hear you.
Never again will I miss you.
Never again will I fall to you.
Never.

Never again will I kiss you.
Never again will I want to.
Never again will I love you.
Never.

La sua decisione sembrava essere presa. Stava chiaramente dicendo che si sarebbe lasciata il ragazzo alle spalle, non voleva più tornare indietro. Non sarebbe più tornata indietro. Neanche il tempo di assimilare il pensiero che la canzone era finita, lasciandola spossata. Ed era cominciato l’applauso. Lo sguardo di Finn era subito scivolato sulla platea, dove riconobbe subito la mohawk di Puck. Maledizione! Avrebbe tanto voluto spaccargli la faccia a pugni, anche se era il suo migliore amico, anche se lei non era più sua. Che rabbia. Lo vide avvicinarsi a lei, continuando ad applaudire, mettendo poi le mani sulle ginocchia di Rachel, andata a sedersi sul bordo del palco.

-Allora è così…finalmente posso portarti a cena fuori, eh?- aveva usato il suo miglior tono da macho, ed anche se gli dava le spalle, sapeva che stava usando tutto il suo fascino per irretire la ragazza. La sentì ridacchiare, negli occhi stavano pian piano scivolando via le emozioni portate a galla da quel pezzo, facendo spazio ad uno sguardo smaliziato.
-E cosa vorresti fare, dopo cena?- ammiccando gli si era avvicinata, in attesa della risposta.
-Ho una proposta per te. Voglio darti la possibilità di cantare con la band del mitico Puckzilla. Abbiamo bisogno di una voce femminile, e, sebbene avessi i miei dubbi, dopo questa canzone non posso far altro che chiederti di unirti a noi. In ginocchio, se dovesse essere necessario.- sospirò, come se l’ultima parte del discorso fosse stata la più difficile da pronunciare. E poi successe. Lei si sporse ancora un po’, lasciando che le loro labbra si unissero.
-Mmm…uva?- aveva mormorato Rachel, leccandosi le labbra ed aprendosi in un sorriso splendente. Finn aveva visto abbastanza. Si voltò ed uscì dall’auditorium, non senza lanciarsi un’occhiata alle spalle mentre il suono delle loro risate gli rimbombava nella testa.


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Eccola qua. Finalmente l’ho pubblicata. Ero indecisa fino all’ultimo, ma le parole di Tem_93 e DreamGirl91 (a cui ovviamente voglio dedicare questo capitolo, siete state la mia ispirazione!) mi hanno spronata ad andare avanti. Se vi annoiate, se vi schifate, se vi vien voglia di scovarmi ed uccidermi, fermatevi un attimo a pensare…che questa è la mia prima ficcy! Q_Q
Ho già qualche altra ideuzza in mente, ma se non dovesse piacere, la lascerò come one-shot in ricordo della mia breve carriera da semi-quasi-vorrei ma non posso scrittrice.

Chiedo scusa per eventuali errori di grammatica e di battitura.

Un bacio
Veronica/Vevve

   
 
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