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Autore: DarknessIBecame    03/04/2011    4 recensioni
Prendiamo una Rachel Berry rinnovata, un Noah Puckerman alle prese con tanti ragazzacci che le corrono dietro, un Finn Hudson sempre più impacciato e mescoliamo con qualche nuovo e vecchio personaggio. Aggiungiamo un paio di Dive e cerchiamo di capire cosa ne viene fuori.
Dal primo capitolo: "La sua decisione sembrava essere presa. Stava chiaramente dicendo che si sarebbe lasciata il ragazzo alle spalle, non voleva più tornare indietro. Non sarebbe più tornata indietro. Neanche il tempo di assimilare il pensiero che la canzone era finita, lasciandola spossata. Ed era cominciato l’applauso."
[Puck&Rachel/Puckleberry]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ironic Ironic

Mentre Kurt e Mercedes si occupavano di tutto, non poté che domandarsi ancora una volta se avesse fatto veramente bene a dargli tutta quella libertà. Ma ormai da una settimana Rachel Berry era sotto costante assedio. Kurt passava più tempo con lei che col suo nuovo fidanzato...beh, quasi. Infatti anche Blaine era sempre invitato alle loro riunioni ormai. Ne sembrava felice, e la ragazza non poté che ammettere che senza il suo apporto ora i suoi due migliori amici si sarebbero presi davvero TROPPE libertà.


-Ragazzi, ho pensato di organizzare una serata tranquilla da me! E poi mi manchi tanto, Kurt...- durante una delle solite telefonate a tre con i ragazzi, aveva messo in atto il suo piano. Perché Rachel Berry sapeva sempre cosa fare. Pianificava sempre le sue mosse.
-Va bene tesoro, ma niente più alcolici, mh!- una Mercedes fin troppo accondiscendente era riuscita a darle man forte nel convincere l'Usignolo, trovando anche la perfetta soluzione. Per cena avrebbero chiesto a Blaine di unirsi a loro, poi sarebbero rimasti a chiacchierare fino a tardi, ed i tre del McKinley (ok, due e mezzo, ma consideravano il ragazzo ancora tale) avrebbero dormito insieme in camera di Rach, aggiungendo una rete ed un materasso preso dalla stanza degli ospiti che i suoi padri avevano arredato con estremo gusto. Così quel sabato sera, dopo aver visto per la milionesima volta
My Fair Lady e pianto di gioia nel momento in cui Eliza finalmente riprendeva il suo posto a casa del Dr. Higgins, avevano lasciato i due piccioncini da soli per salutarsi in santa pace, mentre lei e Mercedes erano salite in camera per rifare i letti e prepararsi per una nottata di chiacchiere tra dive.

-Rach? Abbiamo finito. Sei perfetta!- Kurt batteva insistentemente le mani, quasi volesse auto-glorificarsi per l'opera compiuta. Lei non si era neanche resa conto di essersi alzata in piedi e degli sguardi fissi di Blaine e Mercedes.
-Tesoro, nessuno potrà resisterti sta sera!- aveva esclamato l'amica, mentre nello stesso momento il fidanzato di Kurt si complimentava con gli altri due.
-Se non fossi fidanzato con questo amore di ragazzo, e fossi un po' più etero, potrei pensare di farti il filo, Berry!- incurante dell'occhiataccia del biondino, le aveva sorriso, e lei si era trovata a pensare che quel ragazzo era davvero bellissimo quando sorrideva! Scosse la testa, sorpresa dal movimento dei capelli. Cosa diamine avevano combinato? Odiava sentirsi così vulnerabile ed insicura, soprattutto prima di un'esibizione. Ma i due erano stati irremovibili. Niente specchi fino alla fine delle loro fatiche. Fatiche. Pfui!
-Sarai fantastica, lo sappiamo tutti. E sai anche che ti odiamo per questo! Adesso è il momento della rivelazione. Dopo esserti vista così, non potrai più tornare indietro.- la prese in giro Mercedes, accompagnando le parole con un buffetto sul suo braccio nudo. Poi si era scansata ed aveva sollevato il telo che avevano usato per coprire lo specchio del camerino. Fu in quel momento, mentre il suo cuore perdeva un battito per l'emozione, che rivide tutto quello che era successo solo un paio di settimane prima, e l'aveva portata fin lì.

Puck era venuto per chiederle di unirsi alla sua band, e lei l'aveva baciato. A stampo, s'intende. Semplicemente perché quella richiesta era stata così inaspettata, così ben accetta, che non era riuscita a trattenersi. Si era subito scusata, in imbarazzo, ma lui aveva bloccato il flusso dei suoi pensieri con tanta gentilezza, unita a quella spavalderia che lo contraddistingueva.
-Ehi, piccola, è tutto ok. So che è difficile resistermi, quindi non ne farò un dramma. E poi curi il mio povero orgoglio ferito!- avevano riso insieme, ricordandosi della conversazione avuta il giorno prima nel suo pick up, mentre la riportava a casa dopo la magnifica performance che li aveva portati a stracciare i rivali alle Regionali. Le aveva confessato che Lauren se n'era andata da sola, con la sua macchina, dicendogli che aveva bisogno dei suoi spazi. E lui sapeva che dietro quelle poche parole si nascondeva una "fottuta" verità. Non era riuscito a conquistarla come sperava. Tanta sincerità aveva stupito Rachel, che aveva cercato di consolarlo esclamando convinta che Lauren sarebbe tornata presto sui suoi passi. Dopo tutto lui era Puck, il dio del sesso del McKinley
! Avevano fatto quattro chiacchiere sotto casa della brunetta, fin quando i suoi padri erano tornati a casa, scusandosi per il mostruoso ritardo. Lei e Noah si erano salutati, dandosi appuntamento per la mattina dopo a scuola.
Quella mattina era stato tutto perfetto, fin quando non aveva visto la scenetta di Finn e Quinn che si alzavano insieme, in ritardo rispetto agli altri, per unirsi ai compagni in quell'abbraccio mozzafiato che tanto le aveva scaldato il cuore. Lei, con uno sguardo scocciato, sembrava trascinarsi verso il centro dell'aula; lui come un docile cagnolino non l'aveva mai persa di vista, imitando i suoi modi forse per non farla arrabbiare. La rabbia invece era montata in Rachel, che dopo le lezioni era corsa a sfogarsi in auditorium. Aveva scelto una canzone nuova, che qualche giorno prima aveva sentito alla radio e che le era rimasta impressa per il modo in cui sembrava calzare alla sua storia. Sembrava quasi che quel testo riuscisse a lenire le sue ferite, tutte inferte da quell'Hudson, ovviamente. Troppo presa dal ritmo della musica, si era accorta della presenza di Noah soltanto quando aveva sentito l'applauso solitario rimbombare tra le pareti dell'auditorium. Si era seduta sul bordo del palco ed avevano chiacchierato a lungo. Lui le aveva spiegato che la ragazza del loro batterista se n'era andata quando si erano lasciati, che era la loro voce (<> aveva aggiunto lui con una smorfia), e che li aveva lasciati a piedi due settimane prima del live che avevano organizzato in un locale nel paesino di Elida, a circa un quarto d'ora da Lima. Le aveva snocciolato diligentemente la scaletta delle canzoni, e dopo aver ricevuto ancora una volta la risposta affermativa, si erano dati appuntamento a casa di Puck, per le prove, quella sera. Rachel si era presentata puntualissima, con uno dei suoi migliori maglioncini, sopra ad un vestitino blu a pois e corredato di borsetta rossa. I ragazzi erano già nel seminterrato, e quando la videro arrivare a braccetto con Puck, scossero la testa. Lo avevano preso da parte, e lui con un enigmatico <>, aveva preso posto davanti al microfono, chitarra alla mano. Ed avevano attaccato con il primo pezzo, affiatati e precisi. Lei aveva cercato una qualche rassicurazione in Puck, che prontamente le aveva sorriso ed annuito, ed era partita dimenticando tutto il resto.


Well life has a funny way of sneaking up on you
When you think everything's okay and everything's going right
And life has a funny way of helping you out when
You think everything's gone wrong and everything blows up
In your face"

 
Quando la canzone finì e gli ultimi accordi si persero nell'aria, rimase solo un silenzio pesante intorno a loro. Poi il gruppo si mosse quasi in sincrono. Chi le afferrava le mani, chi cercava di darle pacche sulle spalle...il bassista la staccò persino da terra, abbracciandola e facendole fare una giravolta in aria. Non si era mai sentita così felice, le guance rosse e gli occhi ancorati a terra mentre gli altri si complimentavano con Noah.
-Dove diavolo la tenevi nascosta, maledetto chitarrista da strapazzo?- commentavano, decidendosi poi ad attaccare con qualche altro pezzo. Dopo 3 ore di prove, risate ed una pausa spuntino, si separarono. Era stato il pomeriggio più vivace della sua vita, si ritrovò a pensare la giovane, vedendo sparire su per le scale Jim, Alex e Oliver, in ordine bassista, batterista e tastierista del gruppo. Erano un po' rozzi, degni compari di Puck, ma le piacevano perché altrettanto schietti. Prima di partire Alex le aveva confessato che a prima vista non le avrebbe dato un soldo di fiducia. Sembrava una scolaretta impettita e spocchiosa, secondo lui. Rach aveva spalancato occhi e bocca, annuendo poi rassegnata. Era il suo destino, tutti la vedevano così.
-Ma, ehi! Non fare quella faccia! Potresti anche vestirti di piume di struzzo, e riuscire ad incantare un teatro pieno di ricconi, con la voce che hai! Ci vediamo Martedì, Rachzilla!- sorpresa per quel nomignolo, lo salutò e si voltò nuovamente verso Puck.
-Su, su! Vedrai che andrà tutto bene. Sono un po' testardi, ma sicuramente spaccheremo alla prima serata!- le aveva rivolto un sorriso sincero, ma che non contagiò gli occhi profondi del ragazzo. Sembrava che qualcosa ronzasse in quella testa crestata, e lei sapeva cosa. Il suo stile non si addiceva alla loro musica ed alla band. Loro erano tutti bei ragazzi, muscolosi ed affascinanti, lei sembrava una ragazzina delle medie troppo altezzosa. Quando arrivò uno dei suoi padri a prenderla, salutò Noah con un piano già delineato in mente.

-Che te ne sembra?- impaziente, Kurt, che si era occupato del guardaroba di Rachel,  la fissava mettendola ancora di più in agitazione. Quanto avrebbe voluto aver indosso uno di quei completi con giacca e calzoni al ginocchio che usava per le scampagnate con i papà. Magari erano bruttini, ma comodi e sicuri. Altro che...quello! Le avevano fatto indossare un top con spalline legate alla base del collo di un grigio perla, con uno scollo morbido che creava pieghe alla "vedo non vedo" poco sotto la curva dei seni, rigorosamente senza reggiseno.  Un paio di jeans neri ed aderenti a sigaretta, la vita bassa che lasciava intravedere un pezzo di pelle sotto l'ombelico, strappati ad arte sulla coscia sinistra cadevano a pennello fino alle caviglie, mentre ai piedi calzava decoltè laccate nere, con tacco argentato. Il ragazzo era per caso impazzito? Quei trampoli sembravano pronti a farla rovinare a terra in mezzo al palcoscenico, e lei non poteva permetterlo.
-So cosa stai pensando, ma prova a fare due passi. Sembra di camminare  su delle comode ballerine. Non che abbia provato.- si affrettò ad aggiungere lui, sorridendo imbarazzato. E così era, in effetti. Niente le impediva i movimenti. Ma ancora si sentiva a disagio. Voltandosi nuovamente verso lo specchio si accorse del lavoro certosino di Mercedes. Le aveva passato una crema abbronzante che intensificava il color caramello della sua pelle. Le aveva allisciato i capelli, aggiungendo extension dello stesso identico colore dei suoi, poi aveva cotonato parte della frangia fino ad unirla in mezza coda sul retro della nuca. Il trucco era leggero ma d'effetto. Un velo di cipria e fard albicocca, eyeliner argentato ad allungarle il taglio degli occhi, bocca rossa e ciglia così folte da sembrare finte. La trasformazione che tanto avevano sperato era avvenuta. Sexy, ma non volgare. Una bellezza esotica ed aggressiva.

-Adesso. So che la richiesta vi sembrerà un po' strana, soprattutto perché il mio primo tentativo è stato un fallimento.- buttò fuori la Berry d'un fiato, sul lettone della sua camera, rivolgendo uno sguardo accusatore a Kurt che le cingeva le spalle con un braccio, mentre Mercedes era intenta a struccarsi in pigiama davanti allo specchio. -Però ho bisogno del vostro aiuto. Devo assolutamente cambiare look.- gli altri due si erano fermati, sembravano aver smesso persino di respirare. Poi accolsero la richiesta con grida di giubilo, neanche dovessero redimerla da chissà quale peccato e tutto il loro entusiasmo dovesse concentrarsi su quel compito. Il giovane Hummel urlò così tanto che i genitori di Rachel dovettero fare una capatina in camera, giustificandosi con un semplice "pensavamo che la nostra prediletta vi avesse rubato qualche assolo", prima di tornare a riposare nella loro stanza. Avevano parlato per circa mezz'ora, ascoltando una Rachel concitata che tentava di spiegare i suoi motivi, senza tralasciare la frase del batterista, che tanto l'aveva abbattuta quanto aveva fatto morire dalle risate i suoi amici più cari.
-Vorrei che mi aiutaste per il live. So che non ce la farei mai da sola. E poi...beh, vorrei trovare anche un qualcosa di più adatto per la scuola. Sono stufa di essere presa a granite in faccia per come mi vesto. Tanto vale che cominci da lì, magari potrei abituarmi.- aveva tentennato nel suo ragionamento solo quando Kurt e Mercedes si erano dimostrati risoluti nel volere che si liberasse di tutti quei maglioni.
-Diamoli ai bimbi bisognosi, trinciamoli, bruciamoli, ma non voglio più vederli, ti prego!-aveva esclamato la procace ragazza di fronte a lei, gambe incrociate e pigiama rosa con dei coniglietti stampati sopra. Stremata dalle loro chiacchiere, si era addormentata lasciandosi sfuggire la promessa di accettare QUASI ogni loro decisione. "Lo fanno per il mio bene." si ritrovò a pensare nel dormiveglia, immaginandosi la faccia della band due Sabati dopo. Perché quella sarebbe stata la prova del fuoco per lei.

Sapeva che ci sarebbe stato tutto il Glee Club, qualche Usignolo ed il Prof Schue, che aveva visto qualche tempo prima chiacchierare fuori dal locale con i suoi genitori e sua madre biologica. Non poteva farci niente, era stato più forte di lei. Aveva il fisiologico bisogno di mettersi in mostra, quindi aveva mandato a tutti lo stesso messaggio con ora, luogo e motivo dell'incontro. Non sapeva se avrebbero tutti accettato, ma in cuor suo stava cominciando a sperare che non ci fosse proprio nessuno in sala. "Smettila! Tu sei Rachel Berry. La futura star di Hollywood, acclamata ed adorata dal mondo intero. Contesa dai maggiori registi dei tuoi musical preferiti!" quasi fosse un mantra, questo si ripeteva, uscendo per ultima dal camerino a lei riservato, con i tre al suo seguito, così vicini che le venne pensato volessero essere pronti nel caso si fosse accasciata a terra, per non muoversi più da lì. Un ultimo respiro, prima di guardare il locale per la prima volta. Era pulito, ordinato e....pieno zeppo. Quanta gente avevano invitato i ragazzi della band? Decisa a chiederglielo, lasciò che gli altri si dirigessero ai tavoli, e si incamminò decisa e sicura sul retro del locale, dove sapeva che avrebbe trovato Noah e gli altri, Oliver con la sigaretta in bocca, e forse Jim con una birra ghiacciata. Ed eccoli là, appoggiati con la schiena al muro, vestiti in modo simile e, doveva ammetterlo, veramente belli. Tutti con i jeans, soltanto le maglie si differenziavano. Jim sfoggiava una maglietta a maniche corte con lo stemma di un gruppo metal; Alex una camicia blu scura con le maniche arrotolate, così da mettere in mostra i muscoli; Oliver invece era il più sobrio, indossava semplicemente un dolcevita celeste con scollo a V, che cadeva perfettamente sul petto ampio. E poi c'era Noah.  Noah, bello come il sole, con una semplice camicia nera sbottonata, ed una maglia in lycra bianca ed aderente che lasciava intravedere perfettamente dove portava la linea degli addominali. Bracciale borchiato al polso, jeans bianco sporco, se ne stava appoggiato contro il muro e continuava a sembrare un bocconcino irresistibile. Ma che diamine era andata a pensare? Lei aveva chiuso con i ragazzi. Certo, lo ripeteva tutte le volte, ma questa era la volta buona che rispettasse i suoi propositi. Anche se avrebbe voluto affondare le dita nella mohawk di Noah per attirarlo a sé, o sbatterlo al muro e baciarlo fino a dimenticare dove si trovassero. Ok, era ufficialmente impazzita. Probabilmente l'abbigliamento, le canzoni, la serata, la facevano sentire davvero una cattiva ragazza.
-Avete portato voi tutta quella gente?-esclamò, facendo il suo solito ingresso teatrale. E di teatralità ce ne fu, decisamente. I ragazzi la guardavano come se non capissero chi fosse e cosa stesse dicendo. Poi Oliver fischiò a lungo, mentre Puck poté solo dire -Wow.- Galvanizzata dalla reazione del gruppo, si aprì in un sorriso sornione.
-Non vorrete far tardi, il pubblico ci aspetta!-battendo un paio di volte le mani prima di voltarsi e rientrare senza aspettarli. Sarebbe stato un debutto magnifico.

Il pubblico impaziente mormorava in sala, mentre i ragazzi provavano gli strumenti e controllavano che il suono uscisse limpido dalle casse. Rachel sbirciava dalla porta di servizio, cercando con lo sguardo prima i suoi genitori, poi i suoi migliori amici ed infine lui. Stringeva la mano di Quinn nervosamente, guardandosi intorno come un cucciolo sperduto. Si muoveva troppo sulla sedia, meritandosi un bel rimbrotto da parte della fidanzata. La musica arrivò chiara alle sue orecchie, e lei seppe cosa fare. Era abituata agli sguardi, al pubblico, e quella sera non si sarebbe tirata indietro. Occhi negli occhi, salì quei pochi gradini che la separavano dal palco fissando Noah, che la guardava orgoglioso e...famelico? Non sapeva come descrivere altrimenti la sua occhiata penetrante. Si sistemò di fronte al microfono ed iniziò a cantare, dimenticando tutto e tutti.

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Bene, una domenica poco movimentata e molto assonnata ha prodotto questo nuovo capitolo, in cui da giorni preparavo la rivalsa di Rachel su tutte le varie angherie sopportate al liceo. Ho cambiato qualche tag, visto che dalla one shot sta prendendo forma una storia un pochino più articolata.Vorrei ringraziare chi ha letto il primo capitolo, l'ha recensito, messo tra i preferiti o altro. Ditemi voi, vi sembra che sia andata troppo OOC? Cercherò di rispettare la storia, aggiungendo qualcosa e modificando se gli autori di gLee torneranno alla carica con la coppia Finchel. Perché Puckleberry vale! Spero vivamente che anche questo capitolo vi piaccia!
Ah, dimenticavo. La canzone del titolo è Ironic, di Alanis Morisette.
Un bacione
Vevve
   
 
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