Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Natalja_Aljona    01/04/2011    4 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Sette - L'amico di ieri

Ti lascerò...crescere

Ti lascerò...scegliere

Ti lascerò anche sbagliare

(Ti lascerò, Fausto Leali)



Mattina, un fruscio di lenzuola, un sorriso sbriciolato sul viso come un biscotto fragrante nel chiarore del sol fulgente.

George si stropicciò gli occhi con il dorso della mano. Sorrise.

-Kaliméra-

Natal'ja sgranò gli occhi, ma la sua indecisione durò poco. Gli scompigliò i capelli, lo abbracciò forte.

-Kalimorning-

Rapidamente scivolò giù dal letto, con un saltello si mise in piedi e corse alla finestra.

Con uno strattone scostò le tendine e, girata la maniglia, si affacciò.

Contò i secondi sulle dita, Natal'ja.

Con un balzo fu sul davanzale e un frangente dopo già correva sulla strada, verso un portone dipinto di un bel blu lucido, il portone del Biscottificio Kutuzov.

Bussò tre volte, finchè una donna dai chiari capelli raccolti disordinatamente con un nastro di stoffa celeste non le aprì.

Nel tempo di un respiro, Natal'ja fu travolta dall'abbraccio di bianche braccia e dolci, materni baci.

-Vieni, Natal'ja, vieni!- gridava la donna in russo.

Afferratala per un braccio, la trascinò davanti una profumata tavola imbandita, davanti alla quale Natal'ja trasecolò.

Decine e decine di sacchettini di stoffa colorata decoravano a festa la tavola, celando al loro interno caldi frollini d'ottima fattura.

Limone, cioccolato, cannella, zenzero, marzapane, cocco, miele, burro, zucchero, latte, miele, cereali.

Con la mano percorse la tovaglia, fino a fermarsi dinnanzi a un sacchettino di poco più grande degli altri. Il sacchetto dei biscotti di scarto.

Spezzati, bruciati, imperfetti. Ce n'erano di tutti i tipi, di ogni fragranza e sapore, alcuni ancora in buone condizioni.

Natal'ja vi affondò una mano, estraendone un' abbondante manciata che si affrettò a nascondere nella manica del vestito, trattenendo il fiato per gli intensi profumi.

Poi salutò con un bacio la madre, che ridendo l'abbracciò, con il nastro azzurro ondeggiante tra i capelli, e corse via.

-Natal'ja!- si sentì chiamare, a un passo dal varcare la soglia.

-Anche a Nikolaj-

Natal'ja annuì, pur essendo curiosamente divenuta pallida in volto.

Oltrepassò la porta di fretta, correndo, quasi avesse avuto la morte dietro.

E invece, ahimè, l'aveva davanti.

Una volta tornata a casa, raggiunse a passo spedito il tavolo della cucina, dove lasciò cadere, con apprensione crescente, alcuni biscotti per Nikolaj.

Poi tornò in camera, rossa in viso per la corsa, sbattendosi la porta alle spalle.

I biscotti erano finiti in terra, ai suoi piedi.


Le lenzuola per terra. L'Iliade, abbandonata esanime in un angolo del letto. La pistola di George, a poca distanza dai suoi piedi.

E George, che non c'era.


-Georgij, where are you?-

Parlava piano, Natal'ja, per sentire meno il dolore.

Non c'era George, gabbiano di scogliera, né quel sorriso ch'era mille vite, la nostalgia che aveva di casa, il sapore dei biscotti sotto i denti.

E dire che sarebbe bastata la voce, a lei.

Perché era la voce di Ulisse che implorava Nausicaa, la voce di George.

Le sarebbe bastato il suono, perché era lo stupore di Apollo alla fuga di Daphne, era il silenzio del cavallo trascinato dai Dàrdani oltre le mura di Troia, il suono della sua voce.

Eppure, non c'era.

Un sospiro, ed ella si ritrovò a pensare a quanto in realtà fosse ingiusto il mondo, che con tanta facilità toglieva ciò che in poco aveva suscitato il riso e lacrime di gioia, gioia la cui assenza avrebbe sollevato il cuore dal petto, come atroce sofferenza, per la vita incurabile.

E improvvisamente l'udì, la voce soave, la voce della libertà che, in quanto donna, raramente aveva avuto.

-Éla edó!-

E, fatta sul suo braccio quella dolce presa che voleva essere a metà tra la stretta ferrea e imperturbabile del soldato e quella gentile dell'amante, se la strinse al fianco, negli occhi il medesimo ardore d'un disperato.

Tacque, lei, poichè in quel mentre altra necessità non aveva che respirare, vivere anche per l'aria di Lacedemone che lui portava nel sorriso.

Come accecata dall'arcobaleno, lei, davanti a lui.

-Ecco il momento in cui si dovrebbe morire!- sussurrò, rammentando le parole dell'Esmeralda.

Quanto sarebbe piaciuto, a Natal'ja, non aver detto la verità!


Ma l'allontanò, George, e apprensivo le indicò un punto lontano, sulla strada.

La fanciulla lasciò scivolare lo sguardo oltre la finestra, e d'un tratto si sentì morire.

Nikolaj Zirovskij, cugino, amico e protettore degli anni passati, dispotico nemico del presente, giaceva esanime sulla bruna terra di Wavertree.


Note


Il Biscottificio Kutuzov gestito dalla madre di Natal'ja è ovviamente dedicato al generale russo

Michail Kutozov, famoso soprattutto per aver sconfitto Napoleone nel 1812, con la Battaglia di Borodino.

Lo stupore di Apollo alla fuga di Daphne”, invece, fa riferimento al mito secondo il quale Daphne, ninfa della quale Apollo s'era invaghito, fuggì talmente disperatamente dal pretendente fino ad implorare Gea, la Terra, di trasformarla in una pianta, onde evitare definitavamente il pericolo. Gea la trasformò in una pianta d'alloro, che da allora fu la pianta sacra ad Apollo.

Ecco il momento in cui si dovrebbe morire!”, invece, è una frase del “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo, più precisamente la scena dell'appuntamento tra Phoebus de Chateaupers ed Esmeralda.

Dàrdani è un altro modo per indicare i Troiani, in partic0lare Enea, quando, nel libro II dell'Eneide, si ritrova a raccontare a Didone il sogno fatto la notte della fine di Troia, ossia il fantasma Ettore, saluta il cugino chiamandolo appunto “luce dei Dàrdani”.

Bene, finite le note ;)

Eccoci ad uno dei momenti più decisivi della storia, in un capitolo scritto un po' sul libro di grammatica un po' su quello di antologia, questa mattina ;)

La morte di Nikolaj, un personaggio enigmatico, non propriamente positivo, che nei precedenti non si è distinto esattamente per la sua immensa simpatia, ma che ugualmente ha fatto -e farà- del bene.

Non aggiungo altro ;)

A presto,

Martina

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Natalja_Aljona