Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: past_zonk    01/04/2011    2 recensioni
Un piccolo sprazzo d’eternità si rifugiava in quelle carezze; sembrava che uno squarcio nel cielo avesse riflesso un po’ di paradiso in quel giardino(...)Tutto via, tutto portato lontano da quelle maree benefiche che erano i loro momenti di perfezione.
Quando le braccia dell’uno erano nido per dell’altro, quando quasi suonavano il piano l’uno sull’anima dell’altro e stavano bene. Così immensamente bene.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grazie ai miei cani, a mia madre, a Flavia e alla Primavera che ha deciso di inondarmi l’animo.
 
 
 
Gli aranci e i limoni che torreggiavano sul prato chiaro del giardino donavano all’aria quella dolce fragranza di agrumi che pareva stuzzicare le narici e chiedere al naso il permesso d’entrare dentro ed espugnare lo spirito.
Il profumo è fratello del respiro e con esso penetra negli uomini, permea tutto, distingue il bene dal male e certe volte sa anche ingannare.
Era Aprile e la primavera aveva donato una nuova epifania al mondo circostante ravvivando fiori ed insetti, permettendo all’acqua di gorgogliare serena nel ruscello e al Sole di danzare vanitoso nel cielo.
Gli uccelli cantavano ammalianti, corteggiandosi e inseguendosi in voli gioiosi fra rami e nuvole dalle forme burrose. Pettirossi tubavano in direzione delle loro amate e giovani tortorelle gonfiavano fiere il petto, sgranchiendosi le ali e mostrando austere il perfetto collarino scuro ed elegante che circondava il loro collo pennuto.
Una semplice felicità pareva discendere su tutti come fitta nebbiolina, insieme a suoni e sensazioni rigeneranti.
-Pad…Pad!-
Un cane scuro dalle iridi grigie saltellava all’ombra di una ginestra scodinzolando e latrando di tanto in tanto; al suono della voce del compagno si girò verso di lui e gli corse incontro, sovrastandolo con la sua enorme mole e leccandogli affettuosamente tutto il viso.
-Paddy…suvvia!- urlò l’altro, cercando inutilmente di scacciare il cagnone.
La ginestra emanava un odore splendido.
Un mix fra le tinte calde del giallo e il bianco elegante formava i suoi petali imporporati da fragranze dolci come miele.
Mille api e insetti laboriosi corteggiavano i pistilli e succhiavano le dolci sostanze racchiuse da quell’amplesso di colori e odori stupefacenti.
Il cane nero si sollevò ancora e prese ad inseguire una farfalla bianca, mordendo l’aria e respirando gravemente.
Il ragazzo minuto si tirò a sedere e rise di gusto ad osservare il cane cercare di infastidire le api, abbaiando a prendendo a zampate la ginestra, facendo piovere petali gialli e ricoprendosene il pelo moro e morbido come velluto.
-Sembri un fiorellino!- urlò.
Aveva le mani grandi e nodose, i capelli miele e gli occhi color ambra colata. Sembrava quasi anche lui un fiore odoroso, con quel suo sorriso sincero e senza pretese. Il vento fece ondeggiare i suoi capelli e il sole gli baciò le guancie arrossate, donandogli un’aria spensierata.
Il cane bruno s’agitò, facendo svolazzare i petali e lasciandoli in balia del vento; poi, trotterellando, si diresse verso una siepe.
 ‘La sola cosa che si possiede è l'amore che si dà. ’
Tornò, dopo pochi minuti, in sembianze umane; dopotutto aveva lo stesso sorriso e gli stessi occhi giocosi del quadrupede iperattivo che latrava. Effettivamente stava ancora latrando o più semplicemente ridendo con quel modo tutto strano e sguaiato di farlo che lo accumunava in ogni azione.
-Rem!- un sorriso felice gli fece mostrare i denti mentre urlava quel nome.
-Sirius! Vieni!- Remus sorrise di rimando.
Sirius, capelli neri come la pece, labbra rosee e fisico asciutto, corse verso il compagno e si sedette al suo fianco, all’ombra d’un pino.
Raccolse una margherita e, con la mano sinistra (quella del cuore) arricciò i capelli mielati dietro l’orecchio del giovane, poi poggiò piano la margherita sul suo orecchio, facendolo arrossire tremendamente.
Le nuvole volteggiavano nel cielo ma stavano bene attente a non oscurare il sole.
Un raggio di luce illuminò il visto di Remus facendogli strizzare gli occhi giusto il tempo di intravedere il moro avvicinarsi velocemente al suo viso e premere le labbra sulle sue.
‘Io vivo come te, scegliendo i miei rumori; il mio Sole nascerà dove cammini tu’
Quei dolci cuscinetti rosati strinsero forte le labbra del biondo, staccandosene quasi subito dopo.
Remus sorrise e sfiorò il naso di Sirius con il suo, teneramente, le gote ancora porpora viva.
Le dita e i polpastrelli caldi di Sir percossero piano il collo del biondo, pizzicandolo di tanto in tanto e facendolo rabbrividire; poi arrivarono al mento e infine carezzarono le labbra.
Sirius allora sentì la necessità di serrare le palpebre, di lasciarsi permeare dal buio per poter quasi immergersi nelle sensazioni che il tatto gli suggeriva. Quelle labbra sembravano pezzi di nuvole cadute per caso sulla terra.
-Cosa ci fai qui, Rem?- sussurrò piano, riscaldando col respiro emesso il naso freddo dell’altro.
-Cosa?- chiese Remus quasi soffiando.
-Cosa ho fatto di così bello per meritarti?-
-Oh, niente Sirius. Effettivamente non lo so- scherzò sagacemente il biondo, facendo spalancare quello scorcio grigio perla degli occhi del cagnaccio.
-Oh beh, allora me ne vado…!- minacciò poi Sir, allontanandosi leggermente dal volto dell’altro.
-Ehy, dove pensi di andare!?-
Remus prese fra due dita il mento del moro e lo attrasse a sé baciandolo.
-Io pensavo di farti un complimento e tu ci scherzi su…- sussurrò Sirius con le labbra ancora su quelle di Remus.
-Sei pessimo, Moony- continuò sentendo poco dopo le labbra dell’altro stiracchiarsi in un sorriso.
Labbra su labbra. Un piccolo sprazzo d’eternità si rifugiava in quelle carezze; sembrava che uno squarcio nel cielo avesse riflesso un po’ di paradiso in quel giardino.
Sembrava scomparire tutto il resto per un po’. I pleniluni, la famiglia, gli studi, le litigate.
Hush.
Tutto via, tutto portato lontano da quelle maree benefiche che erano i loro momenti di perfezione.
Quando le braccia dell’uno erano nido per dell’altro, quando quasi suonavano il piano l’uno sull’anima dell’altro e stavano bene. Così immensamente bene.
-Lo so che sono pessimo; ma allora perché io mi son meritato te, Sir?-
-Diciamo che non mi meriti. Dai la colpa ai tuoi occhi, comunque, se proprio vuoi saperlo.-
-E tu dì alle tue labbra di calmarsi o impazzisco.-
-La cosa non mi dispiacerebbe.-
-Ah no? Ti ammazzo, poi.- scherzò Rem.
-Non mi dispiacerebbe neanche morire per mano tua. Vorrei morire per mano tua.- Disse Sirius, serio tutt’ad un tratto.
-Cielo, Sir. Giuro che starò con te fino alla fine.- Sussurrò il biondo, oscurandosi.
-Non pensiamoci.-
Sirius si stese e poggiò la testa sulle gambe dell’altro, attendendo solo le sue soffici mani fra i capelli.
Osservò cauto il tramonto.
Il tramonto aveva tacitamente suggellato quella promessa, conservandola fra le sue grinfie.
-Sir- disse Remus carezzandogli la testa –Ho paura.-
-Di cosa?- chiese Sirius mettendosi a sedere, accigliato.
-Ho come un brutto presentimento. Non vorrei staccarmi mai da te, Sir. Vorrei vivere altre vite insieme a te.-
-Ma è quel che faremo.- Sussurrò il moro, guardando negli occhi l’altro.
Le cicale frinivano nervosamente e la luce scemava fra le braccia fredde del buio.
Poi Remus s’immerse anch’egli come la luce fra le braccia del moro e soffiò un timido ‘ti amo’ sulla sua pelle, con voce rotta.
-Anche io; e, dimmi, perché dovrebbe succederci qualcosa? Non conta niente, solo questo momento, Rem! Io che ti stringo al mio cuore, il tramonto e la tua bocca! Nient’altro!-
Sentì le labbra del biondo lasciare piccoli baci sulla sua pelle percorrendo un sentiero selciato sull’epidermide. Risalendo sul collo, Remus, incontrò per caso le labbra di Pad e poi gli baciò le palpebre serrate dischiudendo la bocca.
Il  buio inglobava tutto e cominciava a far freddo.
-Guarda Rem! Quei fiori si stanno dischiudendo!-
-Oh, saranno le ‘belle di notte’. Sono dei fiori che sbocciano subito dopo il tramonto.-
Sirius gli carezzò la testa e s’alzò, issandolo e prendendolo per mano e dirigendosi più vicino a quei fiori.
-C’è una storia babbana, sai.- cominciò Remus –che parla di questi fiori.-
-Oh!- Sirius era proprio un bambino.
-Le lucciole piangevano tutto le notti, così la Luna scese in terra per chiedere perché fossero così disperate-
Sirius lo osservava rapito, e stringeva forte la sua mano.
-Le lucciole dissero che il loro più grande sogno era quello di poter vedere, almeno per una volta, un fiore sbocciare, dato che loro vivevano nelle tenebre, quando tutti i fiori si chiudevano sopiti.-
Sirius guardò il cielo ormai scuro.
-Allora la stella di Sirio, la più bella e lucente, scese anch’essa in terra e chiese alla Luna d’essere generosa con le lucciole e di guarire le loro ferite.-
Sirius sorrise, sentendosi in un certo modo ‘citato’.
-La Luna, commossa da Sirio, si staccò una ciglia e la posò gentilmente sul terreno. Allora, sotto gli sguardi ammaliati delle lucciole, spuntò dal terreno un bellissimo fiore che sbocciava solo nella notte.-
Remus guardò negli occhi l’altro.
-Da allora ogni lucciola può posarsi su una ‘bella di notte’ illuminandole i petali e la Luna può stare lì in cielo, ritagliata in quella trapunta, insieme alla sua Sirio.-
Remus sorrise e abbassò lo sguardo.
-E’ una storia meravigliosa. Ora, se non le dispiace madama Luna, può entrare in casa assieme alla vostra amata Sirio?-
-Certo.- Rispose Remus baciandolo e dirigendosi con lui verso casa, mano nella mano, nel buio perlato dai raggi lunari e dai loro sogni di teneri e fragili uomini.
 
-Tutto per te, Sirio.-
 
 
                                                           Fine.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: past_zonk