[LUST]

-Allora, ti è piaciuto?

Il mio ghigno risplende nell’oscurità di quella stanza che fino a qualche secondo prima era stata testimone di quell’atto che aveva accompagnato il genere umano fin dalla sua prima comparsa su questo pianeta.

Quell’atto capace di far spaventare, godere , impazzire.

Quello stesso atto che era stato incorniciato come peccato e come marchio di vergogna sul corpo di un uomo.

Mi abbasso lentamente verso quel corpo che è stato il mio complice fino a che i miei capelli d’ebano vanno a toccare il suo volto rigido ed immobile.

A quella distanza, subito una sublime folata dall’aroma ferroso mi penetra le narici, appesantendo il mio respiro che fino a quell’attimo era stato quasi impercettibile.

Aspiro violentemente, e ad aumentare la mia estasi poi si aggiunge anche il rumore del debole gocciolio provocato dal sangue in caduta libera dal letto verso il pavimento.

Non arriva nessuna risposta da quel corpo immobile sotto di me e così il mio ghigno si trasforma in un tetro sorriso che farebbe rabbrividire il diavolo in persona.

-No? E’ davvero un peccato…

Strappo rapidamente le lame facendo sobbalzare la mia preda, catturata con tanta facilità.

Fino a pochi secondi fa ero io quella penetrata.

Sfioro le mie labbra con la lingua che poi va ad accarezzare le mani insanguinate, complici di quel duplice peccato.

Un umano ora non riuscirebbe più a guardarsi allo specchio dalla vergogna.

Con un forte scatto retraggo le lame che ora diventano solo le eleganti dita di una bella donna.

Umani… peccato che io… umana non sono.

Alzo la testa verso il soffitto e chiudendo gli occhi mi accarezzo il corpo, che è come un’arma capace di far piegare anche l’essere umano più casto, ma mi chiedo se questa sia una maledizione o una benedizione.

Mi alzo in piedi sul pavimento cercando uno specchio su cui rimirarlo in tutta la sua seducenza.

Non esiste pace per questo corpo.

Ha fame.

E una volta saziato è ancora più affamato.

Ma quando lo soddisfo, cosa ottengo?

L’estasi provata è la mia linfa vitale, ma allo stesso tempo è una droga, la cui astinenza mi soffoca e m’imprigiona in questo mio organismo, schiavo di questo piacere che opprime l’uomo dai secoli dei secoli.

Rido, danti allo specchio, compiacendomi di quel mio atto e ringraziando colui che mi ha donato un corpo che contiene quella sua parte di anima maledetta e venerata dalle creature di questo mondo.

Poso le dita sull’uroboro tatuato al centro del mio petto.

Io sono la Lussuria, e oggi… sono in caccia.