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Autore: Chandra Adrastea    03/04/2011    6 recensioni
Come quando ti sei avvicinato, incurante di tutto, e mi hai portato via.
Come quando ti ho seguito senza una parola.
Come quando i bicchieri si sono infranti, e non ce n'è importato nulla.
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Volevo ringraziare di cuore tutti coloro che si sono fermati a leggere la mia ff e quelli che hanno avuto il tempo di commentare. Grazie infinite, davvero!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Domani è solo un ricordo - Parte I

E so già come andrà a finire.

Come i sospiri, le dita, le ombre passeranno.

 

Come quando ti sei avvicinato, incurante di tutto, e mi hai portato via.

Come quando ti ho seguito senza una parola.

Come quando i bicchieri si sono infranti, e non ce n'è importato nulla.

 

E abbiamo corso, disperati, verso un futuro che non ci sarebbe mai stato.

Intanto sognavamo posti dove vivere il presente.

Fiori mai piantati.

E bagnandoci abbiamo pregato, come l'ultima notte, di trovarlo quel luogo.

E mentre i pensieri rimbombavano tra mille specchi, le dita si univano.

Mentre il respiro spariva, i cuori battevano.

E quando la luce è morta, il desiderio ha vissuto.

 

Come siamo entrati, fradici, in um mondo mai creato.

Come abbiamo capito che gli sguardi e le grida sono solo un ricordo.

Come ce lo siamo nascosti, pensando non sarebbe servito.

E come abbiamo creduto che ora, davvero, sarebbe stato niente.

 

E abbiamo fissato il vuoto, e ascoltato il silenzio.

Nascondendo tutto, fingendo sempre, ci siamo illusi.

Ci siamo illusi, sicuri, che tutto questo non servisse.

E mentre comunicavamo sciocchezze, bloccavamo tutto, per paura.

E ci convincevamo che così bastava.

Cha stavolta era giusto.

E il perfetto lo nascondavamo alla vista, ce lo negavamo da soli.

Rammentando che non c'era concesso, il perfetto.

 

E i rami muovevano.

Il vento danzava.

La pioggia puliva.

E le permettevamo di pulire anche noi.

E scongiuravamo il vento di danzare con gli errori. Fino a stordirli.

Intanto immaginavamo i rami fondersi, e farci osare.

 

Gli alberi non ci hanno raggiunto.

E tu ti sei mosso.

Osando davvero, ora, avere i miraggi.

Possederli qui. Toccarli con mano.

Renderli reali.

Tutti.

Uno per uno.

 

E io ti ho seguito.

Ti ho dato la chiave e ti ho fatto aprire il cancello.

Perchè era inutile, ora.

Perchè non lo sopportavo più.

Perchè lì nessuno mi avrebbe visto.

Sarebbe stata solo una parentesi.

 

E mentre la tempesta distruggeva, noi costruivamo un mondo.

E sul pavimento gelido, i corpi accostati, le ombre già unite.

E mentre ci guardavamo per la prima volta, la felicità scappava.

I respiri disegnavano fantasmi e il fuoco inceneriva le prigioni.

I ricordi volavano veloci e i pensieri ci facevano marcire.

 

E noi che volevamo ucciderli.

Aumentavamo il ritmo.

Affrettavamo i movimenti, terrorizzati.

Solo per affogarli tutti prima dell'unione.

Solo per fare quello che non avevamo mai fatto.

 

E tu che tocchi, frughi, trattieni.

E io che cerco assaporarti più che posso.

Per ricordare qualcosa di bello.

Quell'unica cosa positiva dei nostri anni.

E cercare di tenerla stretta.

Di sentirla tutta. Fino in fondo.

Almeno per un po'.

 

Intanto guardavamo la felicità sparire.

E facendo finta di niente, affondavamo le unghie nella carne.

Richiamavamo sensazioni e parole.

Perchè ci piaceva pensare che lì era tutto fiorente.

E ci piaceva pensare di non sapere.

Però la santivamo, la consapevolezza.

E guardavamo la felicità svanire.

E nella mente, ci convincevamo che era con noi.

Ci ingannavamo senza pudore.

E' qui, dicevamo.

E lo sapevamo che lì, tra saliva e morsi, c'era ben altro.

 

Si udiva.

Si vedeva.

Si percepiva.

 

Davanti al camino, solitudine.

Nelle budella, ansia.

Nelgl'occhi, timore.

Nel cuore, male.

Nella testa, pensieri.

 

Scappare era inutile.

Da una vita lo facevamo, ed erano ancora lì.

Le disgrazie di un'esistenza.

Io che parto in carrozza.

Tu che ti sprechi per me.

Io che m'innamoro di un idiota.

Tu che vai a puttane.

I pensieri che non ci abbandonano.

Mai.

Immagini ci corrodono come acido.

E noi che andiamo avanti.

E i ricordi che si annidano in profondità.

E noi che di giorno li ignoriamo.

Intanto ci tagliamo la gola.

 

Perchè ci siamo convinti, fino a ieri, che erano sopportabili.

Perchè la notte stringevamo i sogni, cacciando ossa e sangue.

Chiamavamo la tempesta, che li avrebbe allontanati.

Perchè ci rintanavamo negli angoli, desiderando sparire.

Perchè quello è il desiderio più forte mai provato.

E perchè lo sapevamo, che i pensieri uccidevano.

 

E ora ci fermiamo, davvero consapevoli.

Osserviamo il nostro operato.

E chiediamo perdono per le nostre colpe.

Spaventati.

Distrutti.

Completamente colpevoli.

Unici responsabili della nostra distruzione.

 

Noi peccatori.

Noi che ci siamo condannati.

Noi che abbiamo scelto l'Inferno in Terra.

Io che te l'ho imposto.

 

Perchè è così.

Questo davvero non posso negarlo.

E' così dall'inizio.

Da quando mi hai raggiunto, anni fa.

Dal giorno assolato in cui hai creduto in una nuova vita.

Da quando ho distrutto tutto quello che avevi.

E dall'istante in cui ho ucciso quello che eri.

 

E ho continuato.

Fregandomene.

Senza badare alle conseguenze. Tue.

Ho continuato a burlarmi di te.

A usarti.

A pensarti come un gioco.

 

E mi sono divertita da morire.

Guardandoti rifiutare ho riso.

Vedendoti cedere ho mi sono sentita potente.

Solo perchè lo facevi per amor mio.

Ho sempre saputo che lo facevi per amor mio.

Era questo a darmi soddisfazione.

 

E tu l'avevi capito, all'istante.

Eppure continuavi a vivere.

Prolungavi il silenzio.

Abbassavi la testa.

Sopravvivevi ai demoni.

Ritardavi la morte.

Per amor mio.

 

Fai tutto per amor mio.

Anche portarmi qui...

Solo per amor mio.

 

E le lacrime scorrono.

Non le fermo.

Stavolta no.

Sono colpevole.

Lo sappiamo entrambi.

 

E' ora.

Ora di ricevere la punizione.

E' ora di toglire la maschera.

Di mostrarmi in tutta la mia fragilità.

Di mostrare tutto il mio stupido senso di colpa.

E' ora di lasciarti infierire.

  
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