Tornato
a casa
Damon si buttò sul letto. Credeva di non riuscire a prendere
sonno tanto presto, ma si sbagliava. In pochi attimi il suo cervello
smise di pensare e si addormantò. Fu un sonno senza sogni e
senza incubi. Quando si alzò era ormai sera e si sentiva
riposato.
Scese
in
biblioteca, senza una vera ragione. Prese un libro di storia locale e
iniziò a sfogliarlo pigramente. Non stava cercando qualcosa
in
particolare, anche se la sua attenzione fu catturata da una foto. Le
foto dell'epoca non erano molte, quindi credeva di conoscerle tutte a
memoria, ma si sbagliava. Possibile che fosse sempre stata
così e lui non
vi aveva mai prestato la giusta attenzione? La foto risaliva agli anni
in cui lui era un bambino. Si riconosceva nella folla. Era una foto
scattata alle famiglie fondatrici: i padri tutti seduti in prima fila,
mentre dietro e sui lati le mogli e i figli. Lui e suo fratello erano
già orfani della madre eppure vicino a loro c'era una figura
femminile.
Non
poteva
sbagliarsi. Era lei. Angel... Eppure tra i suoi ricordi lei non c'era,
ne era sicuro. Guardò con più attenzione la foto.
La
qualità lasciava un po' a desiderare, ma non poteva
sbagliarsi.
Chi diavolo era veramente? cosa ci faceva in quella foto? e sopratutto
cosa voleva da lui?
Chiuse
violentemente il libro e si mise a passeggiare su e giù per
la stanza.
Lei
non era una minaccia. Su questo punto era certo. Era il suo istinto a
dirlo, e quello si sbagliava raramente.
Tornò
al libro: guardò la foto per alcuni minuti. Nulla. Buio
totale.
Poi la sua attenzione cadde un po' più in basso. Adesso non
fissava più il viso della ragazza, ma ai suoi piedi.
Istintivamente
corrugò la fronte e poi, mente un nuovo pensiero
si
insinuava in lui, l'espressione mutò, disegnando un tenero e
spontaneo sorriso.
Stranamente
si sentiva sereno, come gli capitava di rado. Ma aveva bisogno di una
conferma.
Chiamò
Stefan e quando il fratello arrivò, pochi attimi dopo, gli
mostrò la foto. -Chi è?- chiese Damon. -Non ne ho
idea-
rispose titubante Stefan, non capendo l'interesse del fratello per una
foto di 150 prima. -Non hai la più pallida idea di chi possa
essere?- Stefan scosse lentamente la testa, mentre si sforzava di
ricordare qualcosa. -Immaginala con i capelli rossi.- Ancora nulla.
-Lascia perdere... niente di importante.- Stefan sapeva che quelle
parole, dette da Damon avrebbero voluto dire l'esatto contrario, m a
decise di non indagare oltre.
Quando
quella
sera suonò il campanello andò Damon, anche se
sapeva
benissimo che la visita non era per lui. -Adesso arriva, è
sotto
la doccia.- Non l'aveva neanche salutata e lei ne parve un po' offesa.
Lui le aveva voltato le spalle e se ne stava andando quando lei lo
trattenne per un braccio. -Che modi sono? almeno puoi salutare- tutti i
propositi di Damon di lasciarla stare ebbero un fremito. Quando lei lo
guardava con quegli occhi fiammeggianti lui non poteva proprio
resistere. Con un passo ridusse al minimo la distanza fra di loro.
Si
mise a gurdarla con insistenza poi le buttò in faccia tutto
quello in quel pomeriggio aveva deciso. -Elena, a me non importa niente
che tu e Stefan siate perfetti l'uno per l'altra. Non me ne frega
niente che mi dici che ti sono indifferente. E ci sono mille altre cose
di cui non mi importa nulla, ma so quello che voglio. Io voglio te, e
lo sai. Sai anche che non ho problemi ad aspettarti. Puoi anche
metterci tutta la vita. Ma il giorno che ammetterai con te stessa
quello che vuoi veramente... bè, quel giorno ti
basterà
sussurrare il mio nome, perchè non sarò mai
troppo
distante da te.- Lui le sorrise e si avvicinò, posandole un
delicato bacio sulla guancia. -Buona serata- le disse con tono di
scherno. Se ne stava andando quando si sentì chiamare.
-Damon...- la voce di Elena era poco più che un sussurro e
lui
notò che le tremavano le gambe. Incrociò le
braccia sul
petto e la guardò, invitandola a continuare. -...io non so
ancora... no...si, so cosa....ma non so ancora come o quando...- lui le
aveva messo l'indice sulle labbra. Per il momento gli bastava. Sapeva
che per lei quelle parole erano già un grande sforzo e non
voleva forzarla ancora di più. Aveva già ottenuto
più di quello che aveva preventivato per quella sera. Lei lo
ringraziò con lo sguardo e lui sorrise dolcemente, prima di
allontanarsi.
Quando
più tardi Elena uscì dalla casa accompagnata da
Stefan
vide con la coda dell'occhio la luce accesa in camera di Damon e
intuì la sua sagoma dietro le tende. Era sicura che la
stesse
guardando e a quel pensiero ebbe un brivido. Ma non di freddo o di
paura. No. Era di felicità. Lui l'averbbe aspettata e lei
sapeva
che presto o tardi avrebbe trovato il coraggio che le serviva.
Damon l'aveva vista allontanarsi con suo fratello, aveva percepito
l'occhiata fugace di lei verso la sua finestra e sinceramente sperava
in un suo sorriso al pensiero che lui la guardasse. Ora però
era
un altro il sorriso a cui pensava. E mentre se ne stava a fissare il
cielo nero sulla finestra vide un bagliore scintillare alle sue spalle.
Voleva voltarsi di scatto, ma non potè. Se la sua teoria era
giusta anche se si fosse voltato fulmineamante non avrebbe comunque
potuto vederla. Era la regola. Già non capiva come aveva
potuto
stare con lei una sera intera... "Esisteranno permessi speciali" aveva
teorizzato nel pomeriggio.
Comunque
aveva
intuito la sua presenza. In quel momento doveva essere proprio
lì dietro di lui, forse con una delle sue manine appoggiata
alla
sua schiena. Damon chiuse gli occhi, respirò profondamente.
-Grazie.- Fu tutto quello che riuscì a dire,
perchè tutti
i discorsi che le avrebbe voluto fare si erano dissolti in un baleno.
Un paio di secondi e capì che la magia era finita. Non
avvertiva
più la sua presenza. Aprì gli occhi in tempo per
vedere
che davanti a lui stava cadendo una piuma.
La prese fra le dita. Era morbidissima. E candida. Non una sfumatura
verso un qualsiasi colore. Immaccolata. Pura. La portò alle
labbra e la fece scorrere a destra e sinistra. Era un piacevole
solletico. -Grazie.- Ripetè a voce più alta.