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Autore: pepichan84    03/04/2011    1 recensioni
Un incontro inaspettato apre gli occhi a Damon ed Elena.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angel & Damon




Tornato a casa Damon si buttò sul letto. Credeva di non riuscire a prendere sonno tanto presto, ma si sbagliava. In pochi attimi il suo cervello smise di pensare e si addormantò. Fu un sonno senza sogni e senza incubi. Quando si alzò era ormai sera e si sentiva riposato.

Scese in biblioteca, senza una vera ragione. Prese un libro di storia locale e iniziò a sfogliarlo pigramente. Non stava cercando qualcosa in particolare, anche se la sua attenzione fu catturata da una foto. Le foto dell'epoca non erano molte, quindi credeva di conoscerle tutte a memoria, ma si sbagliava. Possibile che fosse sempre stata così e lui non vi aveva mai prestato la giusta attenzione? La foto risaliva agli anni in cui lui era un bambino. Si riconosceva nella folla. Era una foto scattata alle famiglie fondatrici: i padri tutti seduti in prima fila, mentre dietro e sui lati le mogli e i figli. Lui e suo fratello erano già orfani della madre eppure vicino a loro c'era una figura femminile. 

Non poteva sbagliarsi. Era lei. Angel... Eppure tra i suoi ricordi lei non c'era, ne era sicuro. Guardò con più attenzione la foto. La qualità lasciava un po' a desiderare, ma non poteva sbagliarsi. Chi diavolo era veramente? cosa ci faceva in quella foto? e sopratutto cosa voleva da lui?

Chiuse violentemente il libro e si mise a passeggiare su e giù per la stanza.

Lei non era una minaccia. Su questo punto era certo. Era il suo istinto a dirlo, e quello si sbagliava raramente.

Tornò al libro: guardò la foto per alcuni minuti. Nulla. Buio totale. Poi la sua attenzione cadde un po' più in basso. Adesso non fissava più il viso della ragazza, ma ai suoi piedi.

Istintivamente corrugò la fronte e poi,  mente un nuovo pensiero si insinuava in lui, l'espressione mutò, disegnando un tenero e spontaneo sorriso.

Stranamente si sentiva sereno, come gli capitava di rado. Ma aveva bisogno di una conferma.

Chiamò Stefan e quando il fratello arrivò, pochi attimi dopo, gli mostrò la foto. -Chi è?- chiese Damon. -Non ne ho idea- rispose titubante Stefan, non capendo l'interesse del fratello per una foto di 150 prima. -Non hai la più pallida idea di chi possa essere?- Stefan scosse lentamente la testa, mentre si sforzava di ricordare qualcosa. -Immaginala con i capelli rossi.- Ancora nulla. -Lascia perdere... niente di importante.- Stefan sapeva che quelle parole, dette da Damon avrebbero voluto dire l'esatto contrario, m a decise di non indagare oltre.

Quando quella sera suonò il campanello andò Damon, anche se sapeva benissimo che la visita non era per lui. -Adesso arriva, è sotto la doccia.- Non l'aveva neanche salutata e lei ne parve un po' offesa. Lui le aveva voltato le spalle e se ne stava andando quando lei lo trattenne per un braccio. -Che modi sono? almeno puoi salutare- tutti i propositi di Damon di lasciarla stare ebbero un fremito. Quando lei lo guardava con quegli occhi fiammeggianti lui non poteva proprio resistere. Con un passo ridusse al minimo la distanza fra di loro.

Si mise a gurdarla con insistenza poi le buttò in faccia tutto quello in quel pomeriggio aveva deciso. -Elena, a me non importa niente che tu e Stefan siate perfetti l'uno per l'altra. Non me ne frega niente che mi dici che ti sono indifferente. E ci sono mille altre cose di cui non mi importa nulla, ma so quello che voglio. Io voglio te, e lo sai. Sai anche che non ho problemi ad aspettarti. Puoi anche metterci tutta la vita. Ma il giorno che ammetterai con te stessa quello che vuoi veramente... bè, quel giorno ti basterà sussurrare il mio nome, perchè non sarò mai troppo distante da te.- Lui le sorrise e si avvicinò, posandole un delicato bacio sulla guancia. -Buona serata- le disse con tono di scherno. Se ne stava andando quando si sentì chiamare. -Damon...- la voce di Elena era poco più che un sussurro e lui notò che le tremavano le gambe. Incrociò le braccia sul petto e la guardò, invitandola a continuare. -...io non so ancora... no...si, so cosa....ma non so ancora come o quando...- lui le aveva messo l'indice sulle labbra. Per il momento gli bastava. Sapeva che per lei quelle parole erano già un grande sforzo e non voleva forzarla ancora di più. Aveva già ottenuto più di quello che aveva preventivato per quella sera. Lei lo ringraziò con lo sguardo e lui sorrise dolcemente, prima di allontanarsi.


Quando più tardi Elena uscì dalla casa accompagnata da Stefan vide con la coda dell'occhio la luce accesa in camera di Damon e intuì la sua sagoma dietro le tende. Era sicura che la stesse guardando e a quel pensiero ebbe un brivido. Ma non di freddo o di paura. No. Era di felicità. Lui l'averbbe aspettata e lei sapeva che presto o tardi avrebbe trovato il coraggio che le serviva.


Damon l'aveva vista allontanarsi con suo fratello, aveva percepito l'occhiata fugace di lei verso la sua finestra e sinceramente sperava in un suo sorriso al pensiero che lui la guardasse. Ora però era un altro il sorriso a cui pensava. E mentre se ne stava a fissare il cielo nero sulla finestra vide un bagliore scintillare alle sue spalle. Voleva voltarsi di scatto, ma non potè. Se la sua teoria era giusta anche se si fosse voltato fulmineamante non avrebbe comunque potuto vederla. Era la regola. Già non capiva come aveva potuto stare con lei una sera intera... "Esisteranno permessi speciali" aveva teorizzato nel pomeriggio.

Comunque aveva intuito la sua presenza. In quel momento doveva essere proprio lì dietro di lui, forse con una delle sue manine appoggiata alla sua schiena. Damon chiuse gli occhi, respirò profondamente. -Grazie.- Fu tutto quello che riuscì a dire, perchè tutti i discorsi che le avrebbe voluto fare si erano dissolti in un baleno. Un paio di secondi e capì che la magia era finita. Non avvertiva più la sua presenza. Aprì gli occhi in tempo per vedere che davanti a lui stava cadendo una piuma.


La prese fra le dita. Era morbidissima. E candida. Non una sfumatura verso un qualsiasi colore. Immaccolata. Pura. La portò alle labbra e la fece scorrere a destra e sinistra. Era un piacevole solletico. -Grazie.- Ripetè a voce più alta.


Fine


  
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