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Autore: Maryjed    03/04/2011    3 recensioni
Io sono colei che per un giorno entrerà nella testa di questi tre uomini per sapere come trascorrono le giornate, cosa pensano e come agiscono.
Jared,Shannon e Tomo tre nomi, tre uomini tre caratteri completamente diversi.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Sono sveglio ed è già una buona notizia, considerando che ieri ero già ubriaco a mezzanotte, eppure questa è la vita che ho sempre sognato per me.
Mi giro nel letto e ritrovo due donne che dormono l’una accanto all’altra e, nonostante non ricordi completamente cosa sia successo la scorsa notte, mi accorgo di aver fatto l’ennesima orgia: una ogni notte con ragazze diverse ovviamente.
Il tour che più mi piace è quell’Europeo perché le donne sono più disponibili: sono americano quindi mi desiderano maggiormente giacché abbiamo un fusorio di 12 ore a dividerci.
“Signore per favore, adesso avrei da fare!” la caccio via dalla mia camera, rimanendo solo.
Accendo la musica dal mio Iphone e pompo i Korn.
Odio starmene solo e in silenzio, la musica non mi fa pensare e forse è proprio per questo motivo che ho deciso di imparare a suonare la batteria perché fa talmente tanto casino da impedirti di udire altro al di fuori di lei.
“Buongiorno Shannon!” mi saluta Tomo con il solito sorriso, mi domando se sia davvero così felice. Sempre, ovunque si trovi lui è dannatamente felice e spensierato sarà anche l’età.
“Tomo per favore, stanotte ho dormito poco, ti prego risparmiami la tua voce a quest’ora!”.
“Ah fratellino mio, la notte è fatta per dormire non lo sai? Altrimenti come farai a trovare il Nirvana” mi si avvicina Jared con un cornetto in mano e un thè.
“Io il tuo Nirvana te lo ficcherei dove sai tu…” gli rispondo ridendo.
“Oh che fratello che mi ritrovo…” si volta mio fratello verso il chitarrista con gli occhi lucidi: è davvero un ottimo attore.
“Tomo rimproveralo ti prego, mi sta davvero facendo soffrire”.
“E dai Shannon tratta bene tuo fratello!” mi dice con una voce a metà tra un rimprovero e sarcasmo.
“Ma mamma Tomo ha iniziato Jared!”.
Sbottiamo tutti e tre a ridere divertiti.
“Cosa ti ha suggerito ieri notte Buddha fratellino?” continuo a prenderlo in giro con una voce più che seria.
“Sha quante volte ti ho detto che i miei sogni su Buddha sono seri, ad ogni modo mi ha illuminato per un video!” beve il suo thè tranquillamente ma allo stesso tempo in maniera impeccabile, come se qualcuno lo stesse osservando.
Mi alzo dal tavolo e vado verso l’uscita del ristorante quando qualcosa mi sbatte contro:
“Oh mi scusi, io non volevo…” mi chiede scusa una cameriera.
“Ehi sta attenta la prossima volta” le sorrido io dolcemente.
“Ma… Ma ma tu sei Shannon Leto!Oddio! Posso farmi una foto con te? Ti prego”.
Ma non dovrebbe lavorare? Ad ogni modo acconsento, non mi piace trattar freddamente chi mi conosce: è pur sempre pubblicità ma la verità è che mi piace rispettare la gente e le loro idee.
Le stringo il fianco e l’obiettivo ci immortala in un momento che resterà conservato nell’eternità.
Adoro la fotografia per questo perché puoi vedere tutto ciò che altrimenti svanisce in un soffio di tempo.
E’ il mio hobby e, insieme alla batteria, la mia più grande gioia ma anche tristezza perché sono solo le poche foto sfuocate in bianco e nero l’unico ricordo che mi rimane di mio padre.
Decido di uscire, mi trovo ad Amsterdam ed è una città davvero meravigliosa: sia per la vita notturna sia per ciò che si può fare il giorno.
Uscendo dall’albergo mi ritrovo circondato da echelon matte che mi saltano addosso urlando il mio nome.
“Hi girls!” dico io con una voce sensuale.
“Shannon! Oh my god Shannon!”.
Mi abbracciano, mi chiedono autografi ed io le accontento.
C’è una ragazza piccolina: è la più bassa di tutte indossa un cappello a pois nero e grigio e una collana lunghissima mi chiede di fare una fotografia ed io acconsento ma quando mi avvicino a lei, sento il suo cuore battere! E’ davvero emozionata, non credevo che ci potessero essere persone ancora così, capaci di emozionarsi per un incontro ravvicinato con me e sono le donne come lei che non mi porterei mai a letto solo per una notte ma quelle che invece sposerei.
L’obiettivo ci individua e immortala ancora una volta.
“Mettila su facebook o twitter e taggami!” le dico accarezzandole il mento, la prendo per mano e la porto lontana dalla massa di ragazze che ci guardano stranite e invidiose.
Sul ciglio della strada la stringo a me e lei, timidamente, ricambia il mio abbraccio sincero.
“Oh Shann…Grazie!” riesce appena a dire e quando ci allontaniamo, vedo che i suoi occhi sono lucidi di lacrime sincere, non resisto: mi sento mancare il fiato e la abbraccio ancora una volta.
Indosso i miei grossi occhiali neri e giro per la città: le mie narici sono perforate dall’odore della città mattutina, una città che non ha mai il tempo di dormire.
Trascorro la giornata girovagando per strade che non conosco e fotografando ciò che cattura il mio interesse, ma sono già le 17 e devo tornare in albergo per andare a fare il concerto: non so di quanto mi sia allontanato quindi opto per un taxi che mi riporti in hotel ma mi rendo conto che vi è una metropolita.
Scendo giù, mescolandomi alla gente comune che vive in questa città, nessuno mi riconosce e, ammesso che lo faccia, non potrebbe mai pensare che Shannon Leto possa usare la metropolitana per tornare in albergo.
Mi ritrovo di fronte un bambino con un enorme pallone in mano e accanto a lui probabilmente suo padre: il bambino può avere si e no 10 anni ma si sente sicuro perché è accanto a suo padre, io invece, nonostante il peso dei miei 41 anni, non sono ancora sicuro perché la figura di mio padre non è mai stata capace di offrirmi una strada e la fiducia che i figli danno ai genitori non la conosco: ero attaccato a mio padre e quando se n’è andato via, nonostante mamma Constance si sia sempre presa cura di noi, ho continuato a sentirmi solo.
La mia fermata.
“Ehi Shannon sei vivo vedo, credevo che qualcuno ti avesse attaccato!”.
“Sì stavamo già cercando un sostituto” dice Jared divertito.
“Beh, al contrario vostro, io ho girato per la città…”
“Dimenticandoti dell’intervista che avevamo, ho dovuto inventare che stavi male…” mi dice Jared: sempre perfettino.
“Beh sì, si è inventato che avevi la diarrea!” continua Tomo.
“Tu cosa?” mi volto verso mio fratello sorpreso.
“Beh sì certo, rimanere attaccato al cesso era l’unico modo che avevi per essere credibile, mica potevo dire che eri andato in giro per Amsterdam!”.
“Ma sei matto?”
“No, assolutamente!”
“Tomo, ti prego diglielo tu che è matto!”
“Beh Shannon voleva dire che eri stato colto dalle emorroidi…”.
“Vi odio!”
“Quelli della televisione ti augurano di riprenderti!” esclama Jared serio.
“M’immagino il titolo dell’intervista SHANNON COLTO DALLA DIARREA!” inizia a ridere il chitarrista.
“Io ammazzo tutti e due e vedremo dopo chi sarà colto dalla diarrea!”.
“Ma mangi talmente tanto che potrebbe esserti capitata un’indigestione, ciccione!” continua a ridere Tomo.
“Chi sarebbe il ciccione? Rimangiati ciò che hai detto altrimenti Vicky sarà costretta a sposare le ossa del suo bel chitarrista! E tu Jared… Tu… Ti ritroverai a mangiare carne a tua insaputa! Guardatevi le spalle!”.
Arriviamo dentro il centro sportivo, dove suoneremo, la gente ha già riempito tutto lo spazio disponibile ed è eccitatissima: urla le nostre canzoni, i nostri nomi!
“Ok ragazzi 2 minuti ed entrate!”.
Il tendone nero con O fortuna eccita ulteriormente la folla, mi posiziono di fronte la mia batteria, Tomo e Tim fanno lo stesso eccetto Jared che invece sta ancora discutendo con il tecnico delle luci e cose varie.
“Manca un minuto ragazzi!” ci urlano, come se il nervosismo già non fosse abbastanza: ho paura di sbagliare qualcosa, ho paura che questo concerto possa non andare bene, che Jared venga ferito dalla massa di gente che c’è tra il pubblico e se a Tomo venisse un colpo di testa e svenisse? E se ai fan non piacesse più la nostra musica e decidessero di andare via?
Brividi di paura irrigidiscono la mia pelle e il mio corpo, il fiato mi manca il mio cuore ha iniziato a seguire il ritmo della gente che sta al di fuori di questo palco.
Le mie mani tremano talmente tanto da non riuscire a tenere salde le bacchette, le mie gambe seguono un ritmo completamente diverso e non riesco più a controllarle.
“Ragazzi 10 secondi!”.
Sento la testa scoppiare.
“8 secondi!”.
Un attacco di cuore sta per distruggere la mia vita.
“6 secondi!”.
I miei arti tremano impazziti!
“4 secondi!”.
Il mio pisello è eretto dall’eccitazione dovuto alle urla dei fan.
“2 secondi…”
“Ehi fratellone…”, mi chiama Jared sorridendomi, ”Andrà tutto bene vero? Come sempre, non è così?” mi fissa con quegli occhioni da cucciolo spaventato caratteristici e che si porta dietro da quando era un bambino, sempre la stessa domanda, sempre le stesse paure.
“Ma certo Jared… Come sempre!”.
Sorridiamo l’uno all’altro.
Il tendone cade giù e, automaticamente, le mie braccia seguono il ritmo che il mio cuore vuole: non ho uno spartito da seguire, solo quello che la mia anima mi detta.
   
 
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