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Autore: Frytty    03/04/2011    3 recensioni
Lei, Cailin, modella affermata.
Lui, Robert, attore.
Si sono amati, ma poi qualcosa è andato storto ed ora non stanno più insieme da sei mesi.
Cosa succederebbe se si incontrassero di nuovo per puro caso e capissero che non si sarebbero mai dovuti separare?
E cosa c'entrano due strani anelli che Cailin ha ricevuto in regalo da una strana maga?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Visto che me lo sentivo che dovevo aggiornare in fretta? xD

Questo week-end mi sono data al riposo e al relax e mi sento realizzata perché ho lasciato perdere il libro di storia e quello di storia del cinema xD

Vi annuncio ufficialmente che questo è il terz'ultimo capitolo e che quindi, a conti fatti, mancano il 9° e il 10° più un piccolo epilogo prima della serie di One-Shot sempre dedicate alla coppia Robert/Cailin *.* (sono ufficialmente la mia "coppia" preferita questi due, tra quelle che ho creato *.*)

 

Buona lettura e buon inizio di settimana! <3

 

 

 

 

< Ti rendi conto?!? Me lo sono dovuta sorbire per tutta la giornata! > Allison, che si era offerta di accompagnare Cailin/Robert a fare shopping, o, quantomeno, a passeggiare per il centro, perché di certo Cailin non aveva intenzione di mettere mani nel guardaroba del suo ex, si stava dilungando da circa mezz'ora nella descrizione della sua giornata trascorsa a scappare da Tom, mentre loro erano a fingere di essere la coppietta perfetta a casa dei genitori di Cailin.

< Potevi mandarlo a quel paese, no? > Le fece notare, voltandosi di fronte alla vetrina di un negozio di scarpe.

< Credi che non ci abbia provato? E' più cocciuto di un mulo! > Borbottò.

< Beh, dovresti sentirti lusingata, no? Grazie a Robert, Tom ha acquistato la sua bella fetta di fama, senza contare che fa gola a moltissime ragazze. > Fece spallucce. Conosceva Tom e, sebbene fosse sempre stato il classico ragazzo che ci prova spudoratamente con chiunque abbia un bel viso, un bel fondoschiena o delle belle gambe, sapeva che c'era un solo motivo se si era trasformato in stalker il giorno precedente: Allison gli interessava. Peccato che non fosse corrisposto.

< Non mi interessa un accidenti della sua fama, Cey! Quello è... un maniaco! > Alzò gli occhi al cielo, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

< Sicura che non ti interessi proprio niente di lui? > La osservò con cipiglio sospetto.

< Al cento per cento. > Rispose lei, sicura, nascondendo le guance color porpora nella sciarpa che aveva legato al collo per ripararsi dal vento fresco della mattina.

< E' che... insomma, dopo quella storia di Tray non sei uscita più con nessuno e magari ti farebbe bene pensare di nuovo ai ragazzi come ad esseri umani e non come a fedifraghi rozzi. > Osservò, citando quello che l'amica le aveva detto quando aveva scoperto che Tray la tradiva con una sua collega d'ufficio.

< Ma sono dei fedifraghi rozzi! > Sbottò lei.

< Sì, ok, ma ti è mai passato per la testa che ci potrebbe essere qualcuno veramente interessato a te, che ha solo intenzione di corteggiarti e farti stare bene? > Quando si parlava con Allison di sentimenti, bisognava attingere a tutte le proprie riserve di pazienza.

< E questo ipotetico qualcuno sarebbe Tom? > Sgranò gli occhi, schivando per miracolo un passeggino.

< Perché no! > D'accordo che era sempre stata lei quella che riusciva ad accorgersi di tutto, ma non pensava che Allison potesse essere così cieca!

< E' come dire che Robert ha smesso di essere un egoista presuntuoso. > Incrociò le braccia al petto e si guardò la punta delle scarpe, assorta.

< Robert non è un egoista presuntuoso! > Lo difese Cailin, arrossendo.

< Lasciarti a casa e farsi accompagnare da Kristen per la cerimonia più importante dell'anno, io lo considero un atto egoistico. > Sbuffò.

< E' successo ere fa, Ally! E comunque sai anche tu che è perennemente distratto e si dimentica le cose! > Mancava soltanto il coro d'angioletti che sospirava circondato da cuoricini.

< Lo ami ancora? > Le chiese improvvisamente seria e dimentica di Tom.

< Suppongo di non aver mai smesso. > Sospirò e si scompigliò i capelli.

< Risolverete tutto, vedrai. > Le accarezzò un braccio e le baciò una guancia a mo' di conforto, trascinandola nel primo negozio di vestiti alla sua destra.

 

< Ehi, leggi qui, Rob! I giornalisti pensano che avresti chiesto a Cailin di fidanzarvi ufficialmente durante le riprese di Remember Me. Se sapessero cos'è successo sul serio... > Tom, impadronitosi del computer portatile di Cailin, stava spulciando la rete alla ricerca di qualcosa di interessante.

< Ci sono abituato, ne scrivono così tante su di me. > Sbuffò, osservando passivamente lo schermo della tv dove l'ennesimo chef di turno cercava di spiegare ad un pubblico femminile sorridente qual era il sistema migliore per sbucciare una cipolla.

< Insomma, questa storia non finirà mai? Non c'è un contro-incantesimo o roba simile? > Gli chiese, sporgendosi in avanti, attento.

< Dobbiamo solo smettere di litigare e fare pace. > Rispose lui, facendo spallucce.

< Tutto qui?!? E non basta dire ok, sono un coglione, mi dispiace? > Tentò, scettico.

< Credi che non ci abbiamo provato? Suppongo sia qualcosa di più profondo di un mucchio di parole buttate a caso solo per dovere. Credo bisogna esserlo davvero, crederci sul serio. > Spiegò.

< Siete andati perfino a letto insieme! Beh, in ogni caso, adesso puoi valutare la tua performance senza farci la figura dell'imbecille. > Si rimise al pc, aprendo il programma di posta elettronica.

< Dovresti provare. Le donne godono più di noi maschi. > Borbottò sarcastico.

< Davvero? Che novità, non fanno altro che urlare tutto il tempo! > L'e-mail della sua manager catturò la sua attenzione per qualche istante.

< Quello non è godere, Tom, quello è fingere. > Constatò.

Tom fece finta di niente, mentre la cartella Posta in arrivo si riempiva nuovamente.

In fondo Robert non poteva lamentarsi. Aveva capito Cailin molto di più rimanendo nel suo corpo, che vivendola giorno per giorno come quando erano fidanzati e si poteva ritenere soddisfatto dell'esperienza, nonostante i suoi contro.

E poi, dopo la disastrosa litigata/sfogo del pomeriggio prima nel giardino dei genitori di lei, le cose avevano cominciato a girare nel verso giusto: scherzavano come un tempo, si sorridevano e lei non si scostava più quando capiva che stava per sfiorarle una guancia o una mano e, per la prima volta, Cailin aveva mormorato il suo nome durante il sonno, si era voltata verso di lui e si era accoccolata con la testa sul suo petto, intrecciando le gambe alle sue.

Era stato così felice, che non aveva neanche pensato al fatto che, in realtà, era lui ad essersi accoccolato addosso a Cailin e non viceversa e aveva preso ad accarezzarle i capelli (che poi erano i suoi capelli), tranquillizzandola.

Negli ultimi tempi, tra un nuovo progetto e l'attenzione dei giornalisti sempre addosso, aveva quasi rimosso il sentimento che avvertiva nei suoi confronti, al punto da credere che fosse riuscito finalmente a dimenticarla, che il loro ricordo non gli avrebbe fatto più male, invece, non solo si era reso conto che bastava la sua presenza a renderlo felice, ma anche che non aveva mai smesso di amarla e che se l'aveva lasciata andare, era stato solo perché non sopportava che lei non gli avesse accordato la sua piena fiducia.

Non voleva fare altro che amarla, sentire il suo calore sotto le coperte la mattina appena sveglio, avvertire il suo profumo dolce confonderlo e poter riprendere confidenza con la sua pelle ed il suo piacere, ma aveva paura di affrettare troppo le cose, perché Cailin era sempre stata la più riflessiva e quella che impiegava più tempo a prendere le decisioni.

Eppure lo sentiva che lei desiderava la stessa cosa, era evidente.

Era solo una sua impressione, o lì dentro era peggio di una camera a gas?

Cailin era freddolosa di natura ed era abituata a mantenere la temperatura della casa sempre costante, ma, o quando aveva cozzato contro il termostato quella mattina in corridoio aveva scombinato tutta la programmazione, oppure il suo corpo (cioè, in verità, quello di Cailin), aveva reagito all'idea che si era formata nella sua mente, di essere di nuovo un tutt'uno con lei.

Si sbottonò la camicia che aveva recuperato dall'armadio a doppie ante di Cailin e se la fece scorrere giù per le spalle, ricavandone un sollievo immediato.

Sospirò di piacere quando si rilassò contro la poltrona, trovando refrigerio nella stoffa raffreddatasi dopo l'allontanamento del suo corpo.

< Questa devi proprio... > Tom, che aveva reperito un'altra notizia assurda su Robert e Cailin, osservando il suo migliore amico, prima impallidì, poi spalancò la bocca, riacquistò colore, diventando di un bel rosso acceso e, per finire, lo indicò come se fosse stato un alieno.

< Tom, ti senti bene? Perché hai quella faccia da pesce lesso? > Gli chiese lui, ignaro.

< Dov... insomma, dovresti co-coprirti, ti pare? > Balbettò in difficoltà.

Robert abbassò lo sguardo sul seno di Cailin, rendendosi conto solo in quell'istante di essere semi-nudo, a parte il reggiseno semplice che Cailin gli aveva infilato prima di uscire con Allison.

Riafferrò svelto la camicia, cercando di coprirsi il più possibile.

< Potresti smetterla, adesso, di guardare le tette della mia ragazza? > Sbraitò contro Tom, lanciandogli un cuscino che lo centrò in pieno volto, risvegliandolo dal coma. 

< Io... non ti stavo affatto guardando le tette! > Protestò, abbassando lo sguardo sullo schermo del pc.

< Certo che no! E asciugati la bava, lumaca! > Borbottò, incupendosi.

< Divertente. E comunque, visto che sembra che tu l'abbia dimenticato, Cailin non è la tua ragazza. > Constatò pratico.

< Cosa vorresti dire con questo? Non sarà la mia ragazza, ma non posso di certo permettere che il mio migliore amico guardi in questo modo la ragazza che amo! > Sbuffò, furioso.

< Cosa c'è di male? Cailin è una bellissima ragazza e ha un corpo da favola e io, a differenza di te, sono un uomo! > Gli fece presente, sarcastico.

< Beh, allora, visto che sei un uomo, vedi di tenere gli ormoni a bada. > Lo scimmiottò con un'occhiata omicida.

< Quella si chiama gelosia, lo sai Rob? > Gli fece notare qualche istante più tardi, mentre un Robert nuovamente vestito della sua camicia, si ostinava a fissare lo schermo del televisore come se potesse esplodere.

Borbottò qualcosa di assolutamente incomprensibile, lasciando modo a Tom di scuotere la testa e di sorridere divertito dalla faccenda.

E anche se fosse stato geloso? Per lui non era certo un mistero che Cailin lo attraeva ancora. Sì, aveva mentito con i suoi amici quando gli chiedevano, nei giorni in cui era cupo e triste e pensava a lei e al suo sorriso, se andava tutto bene, che Cailin non gli mancava affatto e che poteva avere migliaia di donne ai suoi piedi capaci di rimpiazzarla, ma dentro di sé, sapeva benissimo che era una falsità e che non ci sarebbe mai stata una donna come Cailin nella sua vita, che gli sapesse donare amore, affetto, amicizia, senza pretendere nulla in cambio e accettando di essere anche trascurata pur di stare con lui.

Sì, era decisamente geloso.

 

Quando Cailin tornò a casa quella sera, imprecando perché, dopo una settimana, non era ancora riuscita a far mettere al corpo di Robert un piede dietro l'altro, trovò la casa silenziosa e buia.

< Rob? Sono tornata! > Alzò la voce per farsi sentire e tastò la parete alla ricerca dell'interruttore della luce, non trovandolo.

Lasciò le chiavi sul mobile dell'ingresso e proseguì verso la cucina, avvolta in una strana penombra. Magari Robert si era dimenticato di spegnere la luce sul piano cottura (cosa che, per inciso, dimenticava sempre anche lei).

< Rob? > Riprovò, avvicinandosi di soppiatto.

E se l'avessero rapito?

No, si era così immedesimata in Robert da aver imparato anche a pensare come lui.

E poi, rapirlo in casa sua, con Tom che gli aveva fatto compagnia per gran parte della giornata? Era escluso.

La porta della cucina era aperta e lo scenario che le si presentò di fronte, le sembrò insolito e al tempo stesso meraviglioso.

Robert aveva apparecchiato la tavola di candele profumate, i piatti del servizio "buono" che lei utilizzava solo in occasioni speciali e aveva poggiato una rosa sul suo piatto.

Come se non bastasse, aleggiava un profumo delizioso e dal forno proveniva il classico odore di torta appena sfornata.

Stentava a crederci, eppure non era impazzita e quello non era un sogno. Ma se Robert aveva davvero fatto tutto quello per lei, dove si era cacciato?

< Che fai, non ti siedi? > La sua stessa voce la fece sussultare, spingendola a voltarsi e Robert era lì, di fronte a lei. Aveva indossato uno dei suoi vestiti più belli, che, non a caso, era quello che le aveva regalato lui in occasione di un after party e sorrideva.

< Mi hai spaventata... > Replicò in un sussurro.

< Scusami. Volevo che fosse una sorpresa. > Bisbigliò in risposta.

< E'... insomma... bellissimo. > Si voltò di nuovo verso la tavola.

< Perché non ti siedi? > La invitò, sospingendola gentilmente verso la sedia.

Era tutto irreale: Robert era nel suo corpo, eppure la stava corteggiando lo stesso, le stava facendo capire che a lui importava.

In fondo, era così importante chi era nel corpo di chi? 

Robert la servì in silenzio, mentre lei si rigirava la rosa tra le mani, annusandola di tanto in tanto e sorridendo appena.

< Hai fatto tutto da solo? > Gli chiese, assaggiando lo stufato.

< Beh, in verità mi ha dato una mano Tom; se la cava meglio di me ai fornelli. > Arrossì, abbassando lo sguardo.

< E' buonissimo. > Continuò, facendo ricadere il silenzio.

Come doveva considerare quella cena?

Come doveva comportarsi?

Era come se fosse tornata indietro, come se quello fosse il suo primo appuntamento con un ragazzo, uno per la quale hai perso la testa, uno di cui ti sei innamorata, anche se tutte le tue amiche ti ripetevano che eri una pazza e che non ci saresti mai andata d'accordo, uno di quelli che si aspettavano una risposta e che ti ponevano davanti a delle scelte.

< Tu... insomma... mi hai perdonato per quello che ho fatto, no? > Le chiese dopo un po', prendendo un sorso di vino dal bicchiere per nascondere il suo imbarazzo.

< Oh... beh... direi di sì. > Soppesò. Non ci aveva nemmeno più dato importanza.

< E... provi ancora qualcosa... per me, giusto? > Tentennò, sentendosi uno stupido. Non che si fosse preparato chissà quale discorso, tuttavia, aveva il cervello completamente spento e non riusciva a pensare a niente, se non alla voglia di stringerla e baciarla per sempre.

< Sono innamorata di te da sempre, Robert, lo sai. > Mormorò. Era o non era quello il momento di dire la verità una volta per tutte?

< Ok, perché ho bisogno che mi aiuti a lavare i piatti. > Sbatté le ciglia in un tentativo di corruzione blanda e sorrise, mentre a Cailin cascava la mascella sulla tavola. Lei gli confessava di amarlo e lui le chiedeva aiuto con i piatti?!? Era per caso finita in uno di quei film romantici da quattro soldi, dove il principe azzurro non cede alla passione nemmeno se la vede nuda nel letto?

< Stai scherzando. > Tentò.

< No, affatto. > Rispose lui, serio.

Aveva davvero ragione Allison: con Robert ci voleva molta, molta, molta pazienza per resistere alla tentazione di farlo diventare eunuco.

Si alzarono contemporaneamente e, mentre Robert prendeva in mano lo strofinaccio, pronto ad asciugare posate e stoviglie varie, Cailin tentava di convincersi che, in fondo, non solo Robert non era mai stato molto normale, ma che, paradossalmente, a dispetto della cena, della rosa e delle candele profumate, non l'amava e si era dimenticato di lei non appena gli aveva sbattuto la porta in faccia quella sera di sei mesi prima.

< Qualcosa non va? > Le chiese quando Cailin aggredì con forza una pentola.

< No, certo che no! > Gli lanciò la spugna in faccia, imbrattandolo di detersivo per piatti, e si allontanò furiosa più che mai.

< Cailin! Cailin, e dai, era uno scherzo! > La rincorse fin nella sua stanza, dove si era lanciata a peso morto sul letto, nascondendo la testa tra i cuscini e chiudendo gli occhi nella speranza di essere finita solo in un brutto incubo.

< Uno scherzo un corno, Robert! Come diavolo puoi prendermi in giro in questo modo? Sai benissimo quello che provo per te, lo sai, dannazione! Possibile che tu debba sempre rovinare tutto? > Sbraitò, lasciandolo di stucco.

< Senti, mi spiace, d'accordo? Era solo uno scherzo. Il fatto è che non sono molto bravo con le parole e non trovavo il modo di dirti che... > Si bloccò ad un solo passo dal letto.

Cailin attese, il cuore in subbuglio, la testa che girava.

< Che... cosa? > Chiese quando capì che Robert non aveva intenzione di parlare.

< Che... questa settimana sarà anche stata terribile, ma sono felice di esserti stato accanto comunque e che ho capito cosa vuol dire per te soffrire e ho imparato che il suono di un cuore che si spezza è un suono orribile e che quando non ti senti abbastanza fa male. Mi sono comportato da vero idiota con te, Cailin, ma, credimi, non l'ho mai fatto intenzionalmente, non avrei mai voluto ferirti e so che può sembrare strano, perché ho la tua voce, ho il tuo corpo e, in parte, anche i tuoi problemi, ma ti amo, ti amo dal momento in cui ti ho vista seduta su quel divano a quella festa e ti ho amata anche quando mi hai mandato a quel paese e ho continuato ad amarti anche durante questa settimana, anche se non abbiamo il nostro corpo e tutto sembra più incasinato del solito. Volevo dirti questo ieri sera, prima che Tom ci interrompesse. Volevo che tu lo sapessi. > Riprese, guardandola negli occhi.

< Ho lavato piatti fino ad ora, solo perché tu non riuscivi a dirmi che mi ami?!? > Si alzò a mezzo busto, indicandolo incredula. < Vuoi scherzare! > Continuò, afferrandolo per un braccio, sporgendosi in avanti, e trascinandolo sul piumone colorato e morbido.

< Sono desolato, ma sarebbe un bello scoop, non ho mai lavato piatti in vita mia e i paparazzi non hanno mai avuto modo di... > Ma non riuscì a terminare la frase, perché Cailin gli tappò la bocca con un bacio che lui non perse tempo ad approfondire.

Quanto era durata quell'agonia? Una settimana, sei mesi? Era come se fosse trascorsa un'eternità, eppure i loro sapori originali non erano cambiati a dispetto del loro corpo e le labbra di entrambi erano morbide così come le ricordavano.

< Devi promettermi una cosa, però. > Cailin si separò da lui, osservandolo negli occhi ad un millimetro di distanza dalle sue labbra.

< Quello che vuoi. > Le rispose in un sussurro.

< Promettimi che non mi ucciderai quando vedrai le scene che ho girato al tuo posto per Remember Me. > Lo pregò.

Robert rise, riprendendo a baciarla.

 

Erano così felici di essersi ritrovati e di essere riusciti ad abbattere i muri che li circondavano e che gli impedivano di espandere i loro orizzonti, che avevano trascorso il resto della serata a parlottare, distesi sul letto, occhi negli occhi, come se stessero organizzando un attacco terroristico. Quando il tepore delle coperte li aveva invasi e loro avevano chiuso gli occhi cullati dai loro respiri regolari, era la mezzanotte passata e la luna stava già cominciando a tramontare, rendendo la notte più chiara e le stelle meno luminose.

Non si resero neanche conto di essersi addormentati, se non quando Robert aprì gli occhi, il mattino successivo, ed osservò, stralunato, il volto di Cailin al suo fianco, ancora addormentato.

Se Cailin era accanto a lui e se non era in un altro dei suoi sogni... beh, doveva voler dire solo una cosa: gli anelli avevano smesso di esercitare il loro potere e loro erano ritornati normali. 

Si osservò la mano e provò a sfilare l'anello, rendendosi conto di non dover metterci nemmeno poi tanta forza per farlo, perché venne via senza problemi.

Ebbe voglia di esultare, ma, allo stesso tempo, ebbe voglia di tornare indietro nel tempo per rivivere quello che era successo la sera precedente con Cailin.

Aveva atteso quel momento per sei mesi e, quando finalmente si era verificato, il tempo sembrava aver messo le ali e la consapevolezza che non si era goduto quelle ore lo colpirono, facendolo vacillare, tornando a voltare il viso verso di lei, che si mosse appena nel sonno e mormorò il suo nome, cercandolo con le mani.

< Shh, sono qui. > Le rispose, evitando di alzare troppo la voce e catturandole una mano con la sua, facendo intrecciare le dita.

< Oggi è sabato, vero? > Gli chiese, accoccolandosi sul suo petto e sorridendo appena.

< Dormi, è ancora presto. > Le accarezzò i capelli e le baciò la fronte, stringendosela maggiormente al petto con il desiderio di non lasciarla andare più via e di rimanere lì con lei per sempre.

< Sai che siamo tornati normali? > Aggrottò le sopracciglia, pensieroso.

Cailin annuì, sorridente, sistemandosi tra le sue braccia calde.

< Mi sono svegliata qualche ora fa e mi sono accorta di avere di nuovo le mie tette! > Ruotò la testa in modo da poggiare le labbra sulla guancia di lui, senza baciarlo.

< Alla fine gli anelli hanno funzionato, come avevo detto io... > Voleva essere vago, ma la realtà era che cercava un apprezzamento anche da parte sua.

< Ti concedo la vittoria. > Aprì gli occhi, scrutando il suo profilo con attenzione e valutando che, in fondo, Robert poteva anche essere il solito paranoico, disattento, permaloso ragazzo che aveva conosciuto sette mesi prima, fatto sta' che aveva cominciato a rendersi conto che avrebbe preferito essere investita da un tir, oppure perdere il lavoro piuttosto che vederlo tra le braccia di qualcuna che non era lei.

Si puntellò sui gomiti e lo baciò, mentre il suo corpo fremeva dalla voglia di essere di nuovo un tutt'uno con lui.

Robert ricambiò il suo bacio con entusiasmo, trattenendole i capelli che continuavano a scivolarle sul viso, accarezzandole le schiena per tutta la lunghezza e fermando le mani sui suoi fianchi.

< Te l'ho mai detto che sei bellissima? > Le sorrise malizioso, perdendosi nei suoi occhi.

Cailin finse di pensarci un po' su e poi scosse la testa.

< Devo rimediare allora: sei bellissima. > Le baciò una guancia e Cailin si aggrappò al suo collo, abbracciandolo.

< Ti amo. > Sussurrò come se fosse un segreto e Robert sorrise, carezzandole la testa e avvolgendole la vita con un braccio, come se avesse paura che potesse scappare via.

< Ti amo anch'io, non sai quanto. > Le mormorò in risposta, inspirando il suo profumo dolce.

   
 
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