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Autore: 365feelings    03/04/2011    5 recensioni
Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto? Eh?
Credi di conoscerti, ma in realtà non sai nulla di te stesso.
Quindi estrai la bacchetta ed abbi il coraggio di essere quello che sei fino in fondo: eroe o assassino, vittima o colpevole, folle o codardo.
Fino alla fine, fino a toccare il fondo, fino a sputare tutto quel sangue marcio che infetta il tuo corpo - la tua mente, la tua anima - come un febbrile veleno.
[Seconda classificata al contest Fight Club di Dardeile]
[Seconda classificata parimerito al contest Sigh Stories - quando le recensioni si perdono in desolate lande]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scrittore: KumaCla (Amaranth93 sul forum)
Titolo: Sangue marcio
Squadra: Team Marla
Personaggi: Sirius Black, Severus Piton
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: OneShot
Note ed eventuali: Mi aggrappo disperatamente all’immagine di quel Sirius appena uscito da Azkaban che il film ci ha “regalato” per giustificare questa follia che serpeggia nei suoi pensieri. Ho, infatti, il terrore che Sirius sia terribilmente OOC, ma ho cercato di descriverlo pieno di rancore nei confronti della sua famiglia. Se non sbaglio i libri non ci raccontano in che contesto Piton abbia ideato il suo incantesimo, quindi ho pensato che forse potrebbe averlo fatto come estrema reazione alle azioni dei Malandrini e di Sirius in particolare. La mia resta comunque tutta fantasia. “
Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto?” è la citazione tratta da Fight Club, mentre “Alla fine il fisico riflette la pazzia interiore.” è di Remus Lupin. All’inizio le frasi in corsivo riguardano Severus, mentre le altre Sirius.

 

 

 

« Sei un purosangue.»
« Sei un mezzosangue.»
« I Black sono superiori. Nessuno può essere paragonato a noi.»
« Nel mondo dei Maghi c‘è una gerarchia, non dimenticarlo.»
« Questo mondo non è fatto per i Babbani, ricordatelo.»
« Non parlare delle tue origini.»
« I Nati Babbani non hanno nemmeno il diritto di chiamarsi maghi.»
« Porta rispetto ai purosangue.»
« Dai retta a tua madre, ascolta ciò che ti dice, ha ragione.»
« Attento, lì fuori. Sei un mezzosangue.»
« Hogwarts vale solo perché ci sono i Serpeverde.»
« Tutti i migliori purosangue possono vantarsi di appartenere alla Casa di Salazar.»
« Ricorda, loro non sono nessuno.»
« Non vali niente Mocciosus!»
« Sirius Black, sono tua madre! Ho il diritto di decidere ciò che è meglio per te e per la famiglia: sei un purosangue. Non disobbedirai alle mie regole fintanto che sarai in casa mia!»
« Ricorda la gerarchia Severus! Non pestare i piedi a nessuno, porta rispetto e segui le regole.»
« Grifondoro, blasfemia.»
« Tranquillo Severus, sei solo finito a Serpeverde.
Anche se sono un Grifone non smetterò di volerti bene.»
« Sei una vergogna per i Black!»
« Mocciosus, Mocciosus!»
« Ti sei abbassato ai livelli di quegli sporchi mezzosangue.»
« Ti prego, Severus, non seguire le loro orme.»
« Cuginetto, sei un perdente.»
« Sei un infame.»
« Fuori da casa mia!»
« Ti odio.»
« Tu non sei più mio figlio.»
« Non sei più mio amico.»




 

Sangue marcio


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Cresci in una famiglia di pazzi esaltati che credono di essere i migliori, gli unici degni di esistere, e come se non bastasse fanno di tutto per inculcarti nozioni prive di logica sui purosangue, per portarti dalla loro parte: se sei troppo fragile cedi, troppo ingenuo ci credi, troppo impressionabile la tua mente viene plasmata.
Tua madre ha sempre cercato di educare te e tuo fratello secondo i suoi assurdi principi, ma con te non ha mai funzionato. Con Regulus è andata meglio, ma sai che le brucia l’aver fallito con te. Nemmeno le tue cugine, per quanto degne del loro nome, le vanno bene: Bellatrix è eccessiva, Narcissa è troppo vanitosa e Andromeda è un altro fallimento.
E tu? Tu cosa sei? La pecora nera?
Io sono l’anticristo.
Provo piacere ad andare contro le loro regole, è qualcosa che mi soddisfa e mi lascia in pace con me stesso.
Cresci in questa famiglia di pazzi esaltati e ne esci da diseredato: ti credi un vincitore, ti senti soddisfatto perché non sono riusciti ad intaccare la tua mente.
Ma la verità - la verità nuda e cruda, quella che non vuoi ammettere - è che non ne sei mai uscito. Mai. E la storia della tua sanità mentale è tutta un’illusione.
Perché tua madre, nel suo fallire, è riuscita almeno in una cosa: nel rovinarti la vita.
La mia me l’ha proprio distrutta.
Hogwarts mi è apparsa come un miraggio di salvezza e appena ho potuto, ho levato le tende dalla prigione - un vero mattatoio - in cui abitavo.
Uno della mia casa, un Grifondoro come me, un giorno mi ha detto: “Hey Sirius, sei un grande, te ne sei liberato. L’hai sfangata.”
Un cazzo.
Quel germe di follia che cercano di trapiantarti non attacca su di te, non subito, ma stanne certo, i sintomi te li porterai dietro per sempre.
Sei marcio, amico. Sei marcio fino al midollo pure tu, solo che non te ne rendi conto.
Credi di aver distrutto quel seme - il deserto con cui l’hai accolto sembra abbastanza distruttivo -, in realtà lo fai precipitare in un acquitrino di cui nemmeno tu sei a conoscenza.
È in quella palude che la follia della tua famiglia cresce e ti fa marcire dall’interno.
Certo, tu sei diverso da loro fuori. Dentro, dentro è tutta un’altra storia.
Per questo, fin da quando l’ho visto ho capito che sarebbe diventata la mia antitesi e il mio compagno in questo vortice di pura e degenerante pazzia.
Severus Piton era tutto ciò che avevano cercato di insegnarmi ad odiare e allo stesso tempo tutto ciò che sarei dovuto essere.
Non c’è da stupirsi che sia diventato il protagonista dei miei scherzi.
Mocciosus era un Mezzosangue smistato a Serpeverde che aderiva all’insano pensiero di tutte quelle viscide Serpi. C’era un qualcosa di sbagliato in tutto ciò, era ovvio che finissi con l’odiarlo e il disprezzarlo: era la personificazione di ciò da cui ero sfuggito e l’incarnazione stessa di quel marciume che si ammassava sottopelle e cresceva rapido.
Andava stabilito un contatto e poi eliminato.
Ma una volta che hai iniziato, non riesci più a smettere.
Piton era diventato un prolungamento della mia esistenza: era quella parte viscida e marcia che ristagnava in me e che prendeva forma sotto i miei occhi, per ricordarmi che dai Black non si fugge. Io conoscevo lui perché conoscevo me stesso. O era il contrario?
Quel continuo scontrarsi, quel susseguirsi di insulti, quella frenetica catena di gesti frammezzati da parole simili a veleno, diventano la tua routine e a un certo punto ti rendi conto di non riuscirne più a farne a meno.
È un vortice, un abisso.
E tu cadi, inesorabilmente. Una volta che ti sei reso conto di star precipitando senza ancora di salvezza hai solo due alternative: lasciarti andare passivamente o portare con te qualcuno. Sperando di toccare il fondo, prima o poi.
Severus Piton è stato il mio compagno.
Tutti quegli scherzi, tutti quegli insulti, tutte quelle punizioni.
Sette anni di scuola sono scivolati sulla mia pelle, rapidi, come acqua, senza lasciare tracce evidenti. Ho cercato di uscirne, da questo vortice di follia, di pulire il sudiciume che la mia famiglia mi aveva attaccato. Ci ho provato. Ci proverai anche tu. Ma non ci riuscirai.
Alla fine ricorrerai anche a ciò che non dovresti usare: una maledizione senza perdono.

« Mocciosus.»
Non c’è nessuno in giro a quell’ora. Sono tutti a pranzo.
Seguire Piton, però, si rivela più interessante.
« Sirius Black.»
Nel pronunciare il mio nome arriccia le labbra in una smorfia di disgusto.
La sua voce è terribilmente fastidiosa e la sua faccia mi fa salire un prurito alle mani che ben conosco: mi assicuro di avere la bacchetta con me.
« Che ci fai qui?»
Non che voglia davvero sapere perché sia andato al confine con la foresta.
Voglio solo trovare un pretesto. Uno qualsiasi.
« Non ti deve interessare.»
Si è irrigidito, come ogni qual volta che parla con me; ormai lo conosco bene, so che non passerà mai all’attacco, allo scontro diretto.
« Gli studenti non possono stare qua.»
« Vattene.»
Mentre mi caccia fa un passo in dietro: sta già battendo in ritirata, prevedibile.
« Schifosa Serpe.» , sputo e mi assicuro di usare quella stilla velenosa che mi nasce in gola ogni qual volta che ho a che fare con lui o con uno della sua Casa.
« Attento a come parli, Grifone. Un giorno potresti ritrovarti senza quella sudicia lingua che ti ritrovi.»
Assottiglia gli occhi e stringe i pugni così tanto che le nocche sbiancano: vorrebbe, ma non può. Non ne ha il coraggio e nemmeno la forza.
« È una minaccia, Mocciosus?»
E rido, cattivo, perché quella viscida Serpe è senza spina dorsale.
« Wingardium Leviosa. Fammi un po‘ divertire!»
Il suo corpo inizia a galleggiare e lui a dimenarsi. Lo sento imprecare, maledirmi e intimarmi di farlo scendere. Lo accontento, e come un peso morto precipita a terra, atterrando di faccia sull’erba umida del prato.
« Exulcero!»
C’è rancore nella voce, mentre l’incantesimo passa accanto senza colpirmi.
« Aguamenti!»
Questa volta si getta a lato e mi lancia un Impedimenta.
Le scintille volano nell’aria, colorandola di azzurro, giallo, verde e infine rosso.
« Crucio!»
Sento la voce scappare rapida dalle mie labbra, risuonare nell’aria e perdersi tra le urla di dolore di Piton.
Abbasso la bacchetta, sconcertato, e guardo il corpo della mia antitesi contorcesi dal dolore.
« Sectumsempra.»
Questo non l’ho previsto.
Non lo sento nemmeno pronunciare l’incantesimo, tanto la sua voce si è ridotta a un sottile e straziato bisbiglio.
Sento però la mia carne lacerarsi e vedo il mio sangue schizzare sull’erba mentre mi accascio a terra.
Quel sangue marcio macchia di rosso il verde, il rubino si mescola allo smeraldo, il Grifone alla Serpe.

Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto? Eh?

Credi di conoscerti, ma in realtà non sai nulla di te stesso.
Quindi estrai la bacchetta ed abbi il coraggio di essere quello che sei fino in fondo: eroe o assassino, vittima o colpevole, folle o codardo.
Fino alla fine, fino a toccare il fondo, fino a sputare tutto quel sangue marcio che infetta il tuo corpo - la tua mente, la tua anima - come un febbrile veleno.

 

Alla fine il fisico riflette la pazzia interiore.

 





N/A
Questa storia si è classificata seconda al Fight Club Contest di Dardeile.
Sono davvero felice e soddisfatta, ho anche ottenuto il bonus Fight Club *-*
Cla

   
 
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