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Autore: Two Little Shapes    03/04/2011    0 recensioni
La ricca famiglia dei Montoia Fiore era sempre stata un modello per gli abitanti del paese. Quando la loro secondogenita scomparve i signori Montoia Fiore non mostrarono troppa preoccupazione per la ragazza. // Kate era una persona tranquilla. La sua vita era felice e sopprattutto normale. Ma tutto cambiò quando con i suoi amici scoprì qualcosa che non avrebbe mai dovuto sapere.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10.TEN!
 
 
Appena l’urlo squarciò il silenzio in cui era avvolto il bosco, Kate si fermò, guardandosi intorno, con il respiro affannato e le gambe doloranti.
- Nina, aspetta! – esclamò esausta.
La ragazza le si affiancò. – Chi ha urlato?
Kate alzò le spalle, poi guardò dietro di sé preoccupata. – Ho paura. Mi è sembrato Mark. – soffiò senza fiato.
- Dove sono lui e John? – chiese in un sussurro Nina.
- Non lo so. Erano qui poi sono spariti.
Si scambiarono uno sguardo turbato.
- Kate che facciamo?
Lei la fissò impaurita, mentre una lacrima scorreva lenta sul suo volto.
- Forse potremmo andare a cercare aiuto.
- No. – disse Nina con un certo nervosismo. Quell’urlo le aveva messo inquietudine.
Continuava a cercare nel buio. Pronta a cogliere il minimo movimento, il minimo dettaglio o particolare. Ogni cosa era importante.
- Perché no? Perché niente aiuto? Da soli non riusciremo mai a salvarci. Quindi… possiamo solo farci aiutare da qualcuno.
- No. Almeno non ora. – Nina continuava a perlustrare intorno a lei, scrutando nell’oscurità.
Kate non la capiva. – Ma perché?!
- Perché quando avremo trovato qualcuno che ci possa aiutare potrebbe essere troppo tardi per John e Mark.
Kate sussultò a sentire le ultime parole.
- Allora… che possiamo fare?
Nina corrugò la fronte in cerca di una soluzione. – Non so quanto sia sicuro tornare indietro. – disse turbata.
Erano sempre più terrorizzate. Ad un tratto Kate notò qualcosa di cui non si erano rese conto finora e che non avrebbero voluto accadesse.
- Nina.
- Che c’è?
- Dove siamo?
Regnò il silenzio per qualche istante nel quale le ragazze si fissarono orripilate, gli occhi sbarrati, il sudore sulla fronte.
Poi Nina si guardò intorno. – Cazzo! Ci siamo perse! L’unica cosa sarebbe tornare indietro… anche se ho molta paura di farlo, sinceramente.
- Io… rivoglio Mark e John. Loro… - Kate trattenne a stento un singhiozzo. Nina le prese la mano e le sorrise incoraggiante, ma anche la sua espressione non riusciva a rassicurarla, soprattutto perché la sua amica stava piangendo in silenzio.
Ripresero la strada che portava alla vecchia villa, nell’oscurità del bosco. Il buio diventava sempre più fitto e sempre più spesso una delle due incespicava nel terreno.
- Vorrei sapere dove diavolo sono le torce! – soffiò Nina con voce rotta.
- Non ricordo. – osservò piano Kate. – Devono essere cadute mentre correvamo oppure le abbiamo lasciata all’entrata nella fretta di scappare.
Passò qualche minuto di silenzio, poi Nina si fermò di botto e strattonò l’amica. Lei si girò e la guardò interrogativa.
- Che c’è?
- Sbaglio o ci abbiamo messo di meno a scappare?
Kate diede una rapida occhiata intorno. – Ehm… Non mi sorprenderebbe se ci fossimo perse un’altra volta.
Si scambiarono uno sguardo impaurito.
Una leggera brezza scompigliò i capelli delle ragazze, facendoli ondeggiare.
- Come facciamo, Nina? – chiese con le lacrime agli occhi. – Nina? Nina?!
Nina era diventata improvvisamente pallida. Cadde a terra, con un tonfo e roteò gli occhi all’indietro.
- Ninaa!! – Kate la tenne per le spalle, continuando a chiamarla e a scuoterla leggermente. – Nina! Ti prego, Nina!!
Le palpebre della ragazza sbatterono una volta. Due. Più volte.
- Ehi! – Kate la guardò e la scosse ancora, questa volta più delicatamente. Lei spostò lo sguardo sull’amica e sussurrò qualcosa di incomprensibile. Poi si schiarì la gola e strizzò gli occhi, mettendosi a sedere.
- Nina, che ti è successo?!
- Non lo so. Ho la nausea.
- Forse perché sei a stomaco vuoto. Anche io non mi sento benissimo per quello. – Kate si asciugò una lacrima. – Mi hai fatto spaventare tantissimo. – disse poi alzandosi e porgendo una mano all’altra ragazza. – Riesci ad alzarti?
- S… si…
Nina afferrò la mano tesa di fronte a lei e si mise in piedi, tremando.
Azzardarono diversi passi verso un’oscurità indefinita, quando un movimento da un punto imprecisato attirò la loro attenzione. Una sagoma si faceva strada tra i cespugli. E si faceva sempre più vicina.
Nina e Kate si fermarono terrorizzate.
- È lei. – disse Nina senza voce, l’espressione di terrore sul volto.
Kate si girò dalla parte opposta e la strattonò. Scapparono, cercando di correre sempre più velocemente. Ma a momenti Nina rallentava o incespicava nel terreno. Kate poteva vedere la sua fronte imperlata dal sudore.
Ad un tratto Nina cadde, la sua mano sfuggì dalla presa dell’amica, che fino a poco prima gliela stringeva ferramente. Lei si fermò di botto qualche passo più avanti, per voltarsi istantaneamente e fissare disperata Mary Elizabeth avanzare a tre metri di distanza dalla ragazza a terra.
Quest’ultima intuendo la situazione si agitò, cercando di strisciare in avanti e di rialzarsi. Ma fu tutto inutile.
- Nina!! – Kate fece un passo verso di lei, il braccio teso. Ma si bloccò appena vide in faccia l’altra. Non era spaventata. Né preoccupata. Sorrideva rassegnata, le lacrime che le rigavano il volto.
- Scappa. Non preoccuparti di me. Trova gli altri e andatevene! – Mary Elizabeth le afferrò una caviglia. – Via!! – urlò istericamente Nina, piantando le unghie al terreno e cercando di resistere.
- NINA!! – adesso Kate piangeva e strillava, guardando l’amica allontanarsi lentamente.
- Scappa Kate!! Muoviti!!
Mary Elizabeth sparì e con lei anche Nina.
- Nooo!! – urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Poi si guardò intorno terrorizzata, tra i singhiozzi. Prese a correre senza fare attenzione alla direzione. Pensava solo a scappare. Veloce.
Voleva trovare suo fratello, trovare Mark e salvare Nina. Voleva che Mary Elizabeth morisse. Che tutti stessero bene. Voleva tornare a casa. Voleva che quella assurda situazione finisse. Subito.
Non si rese conto di dove stava andando finché non arrivò disperata dentro a quella maledetta radura che le sembrava ormai così familiare. Si fermò di scatto. Tutto era silenzioso e immobile. E buio come non mai.
Kate si avvicinò titubante all’entrata e guardò il terreno umido. Delle torce e delle armi non c’era traccia. Non riusciva proprio a ricordare quand’era stata l’ultima volta che le aveva avute.
Sentì dei passi dietro di lei, si irrigidì istantaneamente.
- Kate?
Quella voce la conosceva fin troppo bene.
Si voltò di scatto e corse verso il suo interlocutore.
- John!
Gli saltò letteralmente addosso, scoppiando nuovamente a piangere.
- Kate! – sussurrò lui disperato, accarezzandole i capelli. – Stai bene?
- Si. Ha preso Nina! John dobbiamo salvarla!
Il volto del ragazzo si pietrificò mentre nella sua mente si diffondeva l’orrore per aver perso anche quella persona. Prima Mark, poi Nina.
Come se avesse sentito quel pensiero sua sorella si scostò per guardarlo in volto disperata.
- John… dov’è Mark?
- Mark… - la sua voce si spense. – Ha… preso anche lui.
La mente di Kate ci mise un attimo a collegare il grido a quella notizia appena ricevuta. Il pianto che le si era momentaneamente calmato riprese.
- No… no… no…
Sentì John singhiozzare flebilmente. – Noi li salveremo.
Kate si calmò, separandosi da suo fratello, e voltandosi a guardare determinata la grande e vecchia villa che si ergeva davanti a lei. Fece per dirigersi verso la porta, quando suo fratello la fermò.
- È tutto inutile. Non si apre. Quella deve aver fatto qualcosa.
- E quindi come facciamo?
- Pensavo di entrare dalla cantina.
Kate si allontanò dall’ ingresso, asciugandosi ancora le lacrime.
- Vieni? – chiese rivolta a John che sembrava scrutare tra i cespugli.
- Aspetta un po’.
- Cosa c’è?
- Mi è sembrato di vedere…
- John? – Kate lo fissava impaurita, mentre si avvicinava ai cespugli, allontanandosi così da lei. – Dove vai?
- Ho visto… - accennò ai cespugli. – Credo di aver visto le pale e le torce.
- Cosa? – più il tempo passava più trovava difficile respirare, non se ne era resa conto prima. – John, aspetta. Potrebbe essere una trappola. La voce le si faceva sempre più tremula, le lacrime le pizzicavano di nuovo le estremità degli occhi.
- No, non penso. Lei non c’è. – disse voltandosi a guardare Kate, per poi spostare nuovamente lo sguardo. – Se solo ci fosse luce, qua è buio pesto.
Kate alzò lo sguardo e fissò il cielo nuvoloso che copriva la luna e ne limitava la luce. La ragazza rabbrividì, aprendo la bocca per dire qualcosa. Ma la richiuse appena tornò a guardare in basso.
- John? – scrutò nell’oscurità, in cerca del ragazzo.
Dove diavolo è?
- John?! – adesso tremava tutta. Si avvicinò piano all’estremità della radura. Poi un movimento brusco da dietro un albero la fece balzare all’indietro. Sentì un lamento, poi la voce di suo fratello.
- Kate! SCAPPA!
Poi altri movimenti. Due persone correvano, poteva sentire i passi affrettati di due paia di piedi. Sempre più lontani. Sempre di più.
Ebbe la forza di chiamare un ultima volta suo fratello, accasciandosi a terra disperata.
- JOHN!! NOOOOO!! – si coprì il viso con le mani, scossa dai violenti singhiozzi.
Un urlo. Non molto forte. Ma abbastanza per rendere distinguibile la voce del ragazzo per cui stava piangendo.
- Noooo!!
Le braccia le crollarono lungo i fianchi, toccando il terreno umido. Guardò il suolo senza realmente vederlo.
Era arrivata lì, in quel posto infernale con i suoi amici e suo fratello. Stavano bene. poi tutto si era rovinato. Mary Elizabeth aveva distrutto tutto. Insieme a qual ragazzo, Daniel. Lentamente tutto si era fatto sempre più orribile e opprimente. Prima Mark. Poi Nina. E infine John. Le aveva portato via tutti. Le aveva portato via la felicità. Era come se l’avesse pugnalata al cuore. Come se l’avesse devastata. Fatta a pezzi. E lei non poteva certo lasciar correre tutto questo. Non poteva lasciarla fare. Sarebbe stato altamente ingiusto. Doveva fare qualcosa. Doveva reagire. Subito. Prima che fosse troppo tardi.
Kate si alzò in piedi barcollando, e cercò di calmare i suoi tremiti.
Cosa doveva fare?
La cantina!
Si voltò di scatto e corse, incespicando continuamente, verso il retro. Si fermò e si guardò intorno. Non sapeva bene dove era. Corse a destra tenendosi vicina al muro di cinta poi si fermò di nuovo e riprese a correre nel senso opposto.
I minuti passavano e lei non trovava la porta.
Dove cavolo è?! Dov’è la cantina?!
Arrestò la corsa e si posò le mani sulle tempie pensando. Nina aveva detto che era uscita da lì passando per la cantina, appunto. Perciò l’entrata doveva essere lì vicino. Prese fiato e ricominciò a cercare.
Qualcosa attirò la sua attenzione. Sembrava un recinto.
Kate strizzò gli occhi cercando di mettere a fuoco l’oggetto. Le serviva luce. Luce. Cosa poteva fare luce?
Sussultò quasi mentre si affrettava a tirare fuori dalla tasca il cellulare. Schiacciò un tasto e voltò lo schermò acceso a illuminare una scaletta che scendeva verso il basso, con tanto di ringhiera. La porta davanti all’ultimo gradino era vecchia. Ma non fu quello che fece correre Kate verso le scale. La porta era socchiusa.
La spinse e cercò di vedere qualcosa della stanza sempre usando il cellulare. Aveva tutta l’aria di essere il posto che cercava, lo intuiva anche se non riusciva a vedere molto di ciò che la circondava.
Un’arma. Gliene serviva un’altra, adesso che non aveva più la sua.
Si avvicinò a un muro, strizzando gli occhi.
- Cosa cerchi di preciso?
Kate rimase paralizzata dalla paura. Non si mosse di un millimetro, mentre le lacrime le scorrevano lungo il volto.
- Per caso… questo? – nella cantina risuonò un tonfo.
Prese coraggio e, respirando a malapena, si voltò molto lentamente. A qualche passo da lei Mary Elizabeth la fissava sorridendo perfidamente. Teneva un bastone in piedi.
Kate si portò le mani alla bocca, singhiozzando in silenzio.
- No… no… no… - cadde a terra, tremando violentemente.
È arrivato il mio turno.
Nella sua testa continuava a rimbombare quella frase. Tutti i pensieri, le speranze, i sogni che un attimo prima le affollavano la mente sparirono nel nulla. In un attimo solo. Adesso si sentiva vuota.
Mary Elizabeth si avvicinò. Istintivamente Kate strisciò indietro fino ad appoggiarsi contro il muro.
- Tranquilla, rivedrai presto i tuoi cari. – disse in un sussurro l’assassina, mostrando un sorriso malvagio.
Kate non si accorse nemmeno che al suo fianco c’era una fila di cadaveri di innocenti.
La vista le si appannò leggermente mentre la ragazza davanti a lei afferrava con due mani il bastone e lo alzava lentamente sopra la testa.
Si sentirono dei lamenti. Kate ci mise un po’ ad accorgersi che era lei stessa ad emetterli.
L’ultima cosa che vide fu il bastone di Mary Elizabeth farsi pericolosamente e velocemente vicino. Poi strizzò gli occhi e tutto si fece nero.
Sentiva uno strano ronzio alle orecchie.
Improvvisamente qualcuno squarciò quel silenzio con un urlo terribile. Carico si orrore. Faceva accapponare la pelle.
Aprì di scatto gli occhi e si ritrovò a fissare una stanza luminosa, dalle pareti bianche. Regnava un forte odore di disinfettante. Era in ospedale.
Si sedette e si portò una mano alla testa, notando il dolore che la tormentava. Con le dita toccò una benda che le avvolgeva la fronte e la nuca.
Allora era sopravvissuta.
La porta si aprì bruscamente e un John allarmato fece la sua comparsa, con uno sguardo a metà tra la sorpresa e la paura.
- Kate! – corse da lei, abbracciandola! – Ti sei risvegliata!
Lei ricambiò l’abbraccio. – John… stai bene?
- Cosa? Certo. Sei tu all’ospedale. Kate ci hai fatto venire un infarto, quasi!
Lei era sempre più confusa. – Dimmi cos’è successo!
- Eri in coma.
- Cosa?! – non credeva alle sue orecchie. In coma. Che se la fosse cavata solo con il coma dopo quella avventura? Ma poi agli altri cos’era capitato?
- John, ero nella cantina! Mary Elizabeth ti aveva preso, ti ricordi? C’erano anche Nina e Mark!
Lui la fissò perplesso.
- Io non conosco nessuna di queste persone. A parte… il tuo amico Mark. È venuto ieri a trovarti.
- Sta bene?! – solo quando John annuì spostò la sua attenzione sul resto della frase che le aveva appena detto. – Come, aspetta? Nina… ?
Lui era sempre più confuso.
- Kate, ricordi, eri uscita per andare a fare un giro vicino al bosco. – come pronunciò quelle parole si voltò di scatto. – Sei caduta e hai sbattuto la testa su un sasso. A quel punto sei entrata in coma. Non sai quanto ci hai fatto preoccupare! Ma come ti salta in testa di cadere sui sassi?!
- Io… sono entrata in coma in quel momento?
Lui annuì continuando a stringerle la mano. – È stato due giorni fa.
Kate abbassò lo sguardo, rendendosi conto dell’irrealtà di alcuni dei suoi ricordi. Era tutto stato un sogno. No, un incubo. L’incubo peggiore che avesse mai fatto. Adesso ricordava chiaramente. Era caduta. Perché era caduta?
Cercò più volte nella sua memoria, mentre il mento le tremava leggermente.
Aveva visto davvero una ragazza. Che fosse Mary Elizabeth o meno, lei aveva visto una ragazza. Era stato solo dopo che era scivolata, sbattendo la testa.
Le si gelò il sangue nelle vene, intanto il suo cervello lavorava, per ricostruire quel puzzle.
Forse… forse non aveva sognato tutto. C’era davvero qualcuno nel bosco. E forse c’era anche una casa. E se c’era la casa allora… Nina!
Una parte di lei voleva che fosse tutto un sogno, però le sarebbe piaciuto molto avere un’amica come Nina.
- John…? – chiese in un filo di voce.
- Dimmi.
Lei gli sorrise. – Sai se nel bosco c’è una casa abbandonata, per caso?

* * *
 

Ringraziamo davvero tutti quelli che hanno letto questa storia, ve ne siamo grate. :)
Abbiamo finito questa storia e finalmente possiamo dedicarci completamente alla fanfiction che stiamo scrivendo.
Ancora grazie davvero a tutti quanti. Speriamo che la nostra storia vi sia piaciuta e che gradiate il finale.
Vostre

 

Two Little Shapes
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