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Autore: Unsub    03/04/2011    2 recensioni
Il nuovo team è finalmente tornato a casa. Ognuno di loro ha preso la propria decisione. Ma saranno tutte rose e fiori ? Avranno fatto la scelta giusta? Perchè questo nuovo caso sembra mettere in discussione tutte le loro vite?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Prentiss, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Profiler'
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17 Capitolo XVII. Arrogance

Chris sedeva rigido di fronte alla commissione affari interni dell’F.B.I., cercando di sembrare tranquillo e di trasmettere una sensazione di sicurezza. Aveva ancora ben chiare le indicazioni di Henry circa il modo di rispondere, si fidava di lui, l’aveva visto all’opera in diversi processi e sapeva che era un ottimo avvocato.
Le persone sedute dall’altra parte del tavolo erano due uomini e una donna, tutti agenti con anni di servizio alle spalle, il più giovane aveva all’incirca cinquant’anni. Sapeva che il suo futuro all’interno del bureau dipendeva da quell’intervista “informale”, tutto quello che sarebbe seguito non sarebbe stato altro che una mera formalità. La decisione sarebbe stata presa quel pomeriggio da quelle tre persone che non lo conoscevano ed ignoravano tutto della sua vita.
La donna dai capelli neri, visibilmente frutto di tintura, fece scattare la sua penna e poi sollevò gli occhi sull’agente Reid.
-    Credo possiamo cominciare – esordì aspettando un cenno affermativo dagli uomini seduti al suo fianco – Come sicuramente sa, questa è soltanto la fase preliminare dell’indagine in corso su di lei e i suoi colleghi. Sicuramente l’agente Jefferson vi avrà reso edotti sui motivi che hanno condotto all’apertura dell’inchiesta. Ha qualcosa da aggiungere, agente?
-    No – forte e deciso, rammentò il suggerimento di risposte brevi e che non dessero adito ad altre interpretazioni.
-    Vuole cortesemente fornire i suoi dati per il verbale?
-    Agente speciale Christopher Reid, membro dell’Unità Analisi Comportamentale sotto la diretta supervisione dell’agente speciale Emily Prentiss.
-    Agente Reid – esordì l’uomo seduto alla destra, stempiato e con occhiali dalla montatura antiquata – Ci è stato reso noto che lei intrattiene rapporti “non professionali” con una sua collega, l’agente speciale Isabel Irons. E’ corretto?
-    Sì – contò mentalmente fino a dieci per non aggiungere altro, sorrise pensando che non era così difficile.
-    Di che natura sono i suoi rapporti con il citato agente? – intervenne l’uomo moro e con una vistosa pancetta, seduto alla sinistra della donna.
Henry gli batté leggermente una mano sul braccio, come ad avvisarlo di essere onesto ma coinciso.
-    Siamo fidanzati.
-    Devo dedurre che abbiate già parlato di matrimonio… - la donna mora sollevò un sopracciglio.
-    E’ una domanda? – Henry si sporse in avanti.
-    No – rispose la donna, sbuffando indispettita – Ma questa lo è: agente, il suo supervisore era al corrente della sua relazione impropria con la sua collega?
-    Obiezione – Henry scarabocchiava svogliato sul block-notes – Non credo che “relazione impropria” sai un termine corretto, visto che il mio assistito ha chiarito il fatto che sono fidanzati.
-    Riformulo – sospirò la donna – L’agente Prentiss era al corrente del vostro fidanzamento?
-    Sì.
-    Quando l’avete informata? – chiese l’uomo stempiato.
Chris rimase in silenzio fissando Henry che gli fece segno di proseguire con la risposta.
-    Appena la nostra relazione è cominciata, seguendo il protocollo abbiamo avvisato tempestivamente il nostro diretto superiore.
-    Parlando di protocollo – riprese la donna – Lei sa che il protocollo dell’agenzia vieta di fraternizzare con i colleghi?
-    Sì – di nuovo LaMontagne gli fece segno di proseguire – Ma so per esperienza che questo divieto va incontro a molteplici interpretazione e, soprattutto, che sta alla discrezionalità del superiore tollerare o meno tali situazioni. Naturalmente, sempre che questo non interferisca con il lavoro degli agenti.
-    Non crede che una relazione come la vostra interferisca con il vostro lavoro? – l’uomo moro si sporse verso di lui, cercando di farlo cadere in contraddizione.
-    No.
-    Che prove può portare a suffragio di questa sua affermazione? – l’uomo non demordeva.
-    I miei genitori, inoltre il capo sezione Morgan è sposato con l’agente supervisore Prentiss, anche loro erano colleghi all’epoca dell’inizio della loro relazione.
-    Quindi secondo lei è una prassi normale intrattenere questo genere di rapporti con i propri colleghi?
-    Il mio cliente ha già risposto ad una domanda simile. Se non avete altro, direi che abbiamo finito – Henry fece il gesto di chiudere il block-notes.
-    No, non abbiamo finito – disse la donna, guardando il giovane avvocato con astio – Cosa sa dirmi della relazione fra sua sorella e il suo collega, l’agente Jack Hotchner?
-    Questo esula dal motivo della nostra conversazione – Henry si alzò in piedi di scatto – Il mio cliente è qui per rispondere delle accuse che gli sono state mosse, non come testimone in un’altra procedure. Se volete risentirlo in quella veste, dovrete convocarlo di nuovo dichiarando sulla convocazione che verrà ascoltato come testimone.
Henry afferrò Chris per il braccio e lo trascinò fuori dalla sala. Percorse il corridoio a passo spedito senza mai voltarsi a guardare l’amico che camminava al suo fianco. Decisamente sapeva il fatto suo ed era riuscito a tirarlo fuori da una situazione piuttosto imbarazzante.

La commissione aveva già ascoltato Jack, JJ e Puka. Mancava solo Isabel, che ora sedeva a fianco di Henry che cercava di metterla a suo agio con domande poco impegnative. Non le staccava gli occhi di dosso un momento e continuava a sorriderle, cosa che lei trovava estremamente irritante.
-    Ti interrogheranno sulla tua relazione con Chris – continuò lui tranquillo – Lui ha sostenuto che siete fidanzati, tu lo confermi?
-    E’ una relazione seria – rispose lei senza scomporsi.
-    Bene, ottima risposta. Cerca di essere breve e coincisa e vedrai che andrà tutto bene. Se ti dovessero chiedere se avete informato l’agente Prentiss della situazione…
-    Mi limiterò a dire la verità.
-    Cioè? – chiese lui tornando a sorriderle.
-    Il nostro supervisore ne è stato informato appena c’è stato qualcosa di cui informarlo.
-    Risposta troppo lunga, opta per qualcosa come “da subito” oppure “tempestivamente”.
-    Non ho due anni, so parlare da sola senza che gli altri mi mettano in bocca le parole – decisamente Henry non era in cima alla sua lista di preferenze maschili – Vorrei ricordarle, avvocato, che sono un esperta in tecniche di interrogatorio.
-    Ma di solito sei tu ad interrogare non il contrario – le batté una mano sul braccio in segno di incoraggiamento – Se dovessero farti domandi che non riguardano il tuo rapporto con Chris, non dire niente.
Camminavano lungo il corridoio fianco a fianco, lui aveva un sorriso da bravo ragazzo stampato in faccia e finalmente Isabel capì cosa l’irritava così tanto. Gli ricordava Mac, il suo ex ragazzo, con cui Chris aveva avuto un “vivace scambio di opinioni” nel garage, pochi piani più sotto. Aveva imparato a diffidare da chi sembrava così bravo e perfetto, una cosa che si poteva dire di lei era che non commetteva mai due volte lo stesso errore.
Entrarono decisi nella sala riservata alla commissione e Irons prese posto senza esitazioni. Sembrava rilassata e a suo agio, cosa che costrinse i membri della commissione a guardarsi perplessi. Henry sorrise compiaciuto, decisamente la ragazza ci sapeva fare.
-    Vuole fornire i suoi dati? – la donna mora sembrava nervosa.
-    Agente speciale Isabel Irons, B.A.U. sotto la supervisione dell’agente Prentiss – riuscì persino a sorridere conciliante mentre lo diceva.
-    E’ stata informata del motivo per cui si trova qui?
-    L’agente Jefferson ha precisato che sono sotto inchiesta perché fidanzata con l’agente speciale Christopher Reid, mio collega presso l’Unità Analisi Comportamentale. La cosa violerebbe il protocollo, se non fosse che il nostro diretto superiore è stato avvisato tempestivamente della situazione e che il nostro lavoro non ha mai risentito della nostra relazione.
Il fatto che lei avesse risposto già a qualsiasi domanda che loro potevano farle aveva spiazzato i tre esaminatori, che si guardarono stupiti e chiesero una piccola interruzione, allontanandosi dalla stanza per qualche momento.
Isabel unì le mani sul tavolo e cominciò a far cozzare i pollici l’uno contro l’altro, mentre canticchiava sotto voce e si guardava in giro con l’aria di una ragazzina innocente in gita scolastica. Henry la guardò ammirato, dicendosi che sicuramente la ragazza aveva carattere e che non si vantava di essere un esperta di tecniche di interrogatorio, lo era proprio.
I tre rientrarono con piglio deciso e ripresero posto. La donna si schiarì la voce un paio di volte e poi la guardò mordendosi le labbra, segno che qualsiasi cosa stesse per chiedere era solo un modo per prendere tempo e non farla andare via senza che le fosse stata rivolta almeno un’altra domanda.
-    Cosa pensa il suo supervisore della faccenda?
-    Questo credo proprio che lo dovreste chiedere a lei – ignorò volutamente la mano di Henry sul suo braccio e sgranò gli occhi in un’espressione di puro stupore – Non leggo nel pensiero.
-    Non ne avete mai parlato? Non le ha mai accennato che la cosa poteva causare problemi?
-    Se ci fossero stati problemi, sono certa che l’agente Prentiss ci avrebbe convocati e avrebbe esposto le sue perplessità. Ciò non è mai avvenuto.
-    Cosa sa della vita privata degli altri membri del suo team?
-    Questo esula dal motivo della mia presenza qui – di nuovo ignorò il suo avvocato.
-    Si rifiuta di rispondere?
-    Risponderò quando mi convocherete come testimone, in quel caso sono sicura che la citazione dichiarerà espressamente che non sono stata convocata per l’inchiesta che coinvolge il mio nome.
-    Credo che la mia cliente abbia risposto a tutte le vostre domande, con permesso.
Come si allontanarono abbastanza dalla sala, Henry l’afferrò e la fece cozzare contro il muro.
-    Dì un po’, ragazzina, cosa ti sei messa in testa.
-    Non ti ho scelto io come avvocato, non so niente di te e non vedo perché dovrei affidarti la mia difesa. Tanto più che sono in grado di difendermi da sola.
-    Sei arrogante, indisponente e da che ti conosco mi prudono le mani – si staccò dal muro e la guardò assorto prima di sorridere ironico – Capisco perché Chris ha perso la testa per te.
Si allontanò lasciando lì spiazzata. Il tono con cui le aveva detto quelle cose… che fosse un complimento?

Continua…
   
 
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