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Autore: Emy_n_Joz    04/04/2011    1 recensioni
Assassini. Templari. Sappiamo già cosa fecero in passato. Ma cosa direste se ci aiutassero a reinterpretare uno dei più grandi eventi della storia?
Francia, 1789. L’inverno è particolarmente rigido, soprattutto per chi adesso non ha più una casa. Il popolo ha fame; la carestia e il gelo hanno divorato ogni cosa. Le tasse non fanno che aumentare di giorno in giorno, rendendo la situazione insostenibile. E strani individui, coperti da un mantello bianco e con il viso nascosto da un cappuccio, si muovono per i vicoli, come ombre, tra questa desolazione. Al contrario, alla corte del re, il fasto e l’opulenza dominano con una totale indifferenza su tutto quello che succede al di fuori delle mura di Versailles, sugli intrighi, sulle feste e su nobili abbigliati riccamente, e sfoggianti anelli dorati, intarsiati di pietre preziose con la forma di una strana croce scarlatta. Dalla cima della Tour du Temple di Parigi, un mantello bianco è sospinto dal vento a tempo con la bandiera strappata recante il fleur de lis dei Borboni. Sotto il cappuccio, le labbra piene e rosse accennano un sorriso. Un attimo e, con un sussulto dell’aria e il grido stridente di un falco o di un’aquila, la figura è sparita, lasciando soltanto come segno del suo passaggio lo sbattere fremente e spaventato delle ali di alcuni colombi.
E ciò che verrà dopo sarà l’inferno, o la sua fine.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: Revolution'
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St.Gilles, Francia, 1789
28 Gennaio

 
Borseggio. Spionaggio. Interrogatorio.
Le tre azioni che gli Assassini solevano eseguire per ottenere abbastanza informazioni da poter uccidere il loro obiettivo.
Damien non veniva meno a questa norma. Perciò, appena arrivato a St.Gilles, si era premurato di individuare i luoghi più frequentati dagli abitanti. Più di una volta si era lamentato di non essere nato nell’Antichità, quando la Confraternita aveva una sede praticamente in ogni più piccolo villaggio. Adesso, loro dovevano fare tutto da soli.
Camminava per il mercato della città, che era piuttosto grande rispetto a quelle che aveva visitato prima. Si aspettava di trovare qualcosa. Nel mercato c’era sempre qualcosa da trovare.
Infatti, mentre passava accanto a una bancarella ricolma di verdure vecchie e mezze marce, sentì il frammento di una conversazione.
“…Gaillard ha detto carote, non cavolfiori!”
Il ragazzo si bloccò, e per un attimo il tizio dietro al banco lo guardò con fare sospettoso. Così si allontanò con aria indifferente e raggiunse una panchina di legno contro una parete.
Il tempo di sedersi, e i due avevano già ricominciato a parlare.
“Ma non ho trovato altro!” si giustificò il mercante “Nel caso te ne fossi dimenticato, c’è carestia, e non posso fare miracoli!”
“Non me ne faccio niente dei tuoi cavolfiori! Non durerebbero nulla! Non si conserverebbero neanche fino a metà del viaggio!” si infervorò l’altro, buttando a terra la cassa di cavolfiori.
“Ehi! I miei cavolfiori! Guarda che me li paghi lo stesso! Andare in giro a cercare cavolfiori non è uno dei miei passatempi preferiti, sai? E nemmeno le carote per il tuo padrone!” sbottò il venditore.
“Faresti bene a cambiare idea, allora. Il mio padrone non è un uomo paziente, e se trova qualcuno che gli mette i bastoni tra le ruote, neanche troppo misericordioso. Perciò, vedi di procurarti quelle maledette carote, o qualcosa che si conservi altrettanto bene! Ci siamo capiti?” lo avvertì con freddezza l’uomo.
Il mercante trattenne il fiato, e poi buttò giù le spalle. “D’accordo… Vedrò di procurarmi delle patate. Adesso vattene. Ho da fare.”
Il servo di Gaillard, evidentemente scontento, si allontanò dalla bancarella, e Damien si alzò in piedi.
Lo sapevo che avrei trovato qualcosa,pensò con un ghigno, anche se non c’era da essere felici di ciò che aveva scoperto.
Gaillard stava per partire. Ed evidentemente per un lungo viaggio se faceva provviste, e addirittura si curava che si conservassero per diversi giorni. Damien non aveva idea di quanto si mantenessero le patate, ma supponeva per un bel po’.
La cosa che non sapeva, e che forse era la più importante, era quando sarebbe partito. Non poteva mettersi a sorvegliare casa sua finché non lo avesse visto allontanarsi in carrozza.
No… Doveva scoprire di più sia riguardo al viaggio che al momento e al luogo propizio per ucciderlo. Perciò non gli rimaneva che continuare a cercare.
Ma per farlo, aveva bisogno di indicazioni più precise.
 
Il monastero benedettino era all’interno della città, cosa piuttosto insolita in effetti. Ma meno insolita se si pensava che tutta la città era cresciuta intorno a quel monastero, e alla presunta tomba di Gilles, il santo.
Damien se ne fregava altamente.
Ma la persona che gli serviva era all’interno di quel monastero. Si arrampicò oltre le mura, faticando un po’ per via della ferita al fianco che continuava a fargli male, e dentro al chiostro senza farsi vedere, fino a raggiungere una minuscola finestra munita di sbarre.
Individuò quella allentata e la divelse con facilità, prima di infilarsi nella piccola cella.
L’uomo inginocchiato di fronte al santino smise di pregare, e si alzò in piedi di scatto, cacciando un urletto.
“Gesù, Giuseppe e Maria, Damien!” esclamò il monaco facendosi il segno della croce.
Damien spalancò gli occhi. “Beh, grazie, hai un’alta considerazione di me.” mormorò, per poi sorridere.
Il monaco gli lanciò un’occhiata di rimprovero. “Ti prego di non bestemmiare. Siamo in un luogo santo.”
Il ragazzo ridacchiò, sedendosi scompostamente sullo scomodo giaciglio contro il muro. “Tu passi troppo tempo a pregare, Mathieu.”
Mathieu fece un mormorio infastidito con le labbra. “Cosa ti porta qui, Damien? In questo luogo sacro e totalmente inadatto a te?” gli chiese sarcastico, rimanendo in piedi di fronte a lui.
“Non posso far visita ad un vecchio amico?” domandò Damien di rimando, con un sorriso irritante.
Il monaco inarcò un sopracciglio con aria scettica. “Hai interrotto le mie preghiere.”
L’Assassino sbuffò sonoramente, e si buttò per un attimo sdraiato sul letto. “D’accordo!” disse poi, rialzandosi “La farò breve. Mi serve sapere qualcosa riguardo a Gaillard. Bastien Gaillard.”
Mathieu aggrottò le sopracciglia. “E’ sulla tua lista?”
Damien rimase in silenzio qualche momento, esitante. “Secondo te?” fece poi.
Il monaco sospirò, mettendosi una mano nella chierica tagliata di fresco. “Non lo so, Damien… Non sono sicuro di essere la persona più adatta per…”
“Andiamo, Mathieu!” sbottò Damien “A chi altri potrei chiederlo? Almeno ammetti che il motivo per cui non vuoi parlare è legato alla tua fede!” si mise a sedere su un lato del letto, con i gomiti sulle ginocchia e gli indici contro le labbra “Vuoi che ti ricordi che cos’ha fatto? Bene, te lo ricorderò.”
Il monaco spostò il peso da un piede all’altro con insofferenza. Cosa che incoraggiò Damien a continuare.
“Ha ingannato il popolo. L’intera popolazione, che si è fidata di lui eleggendolo suo rappresentante. E l’ha ingannata nel modo più sordido e disgustoso; per denaro. E’ un sudicio verme corrotto, e inoltre c’è il rischio che venga a sapere di cosa stiamo organizzando, che spazzi via tutto il lavoro che abbiamo fatto. Vuoi questo, Mathieu? Preferisci condannare migliaia di vite, piuttosto che aiutarmi a togliere di mezzo un simile rifiuto della società?”
Il monaco sospirò di nuovo, senza guardarlo negli occhi.
Damien aggiunse, con tranquillità: “Non sei tu che devi ucciderlo.”
A quel punto, il giovane monaco posò lo sguardo su di lui, e raddrizzò le spalle. “D’accordo.” disse, prendendo a camminare avanti e indietro nella stanza “Cosa vuoi sapere?”
“Sono venuto a conoscenza del fatto che Gaillard ha intenzione di partire per non so dove, e non so quando. Per questo mi serve sapere il più possibile a suo riguardo, e velocemente. Se me lo faccio scappare chissà quando lo ritroverò, e dove…”
“Sì, sì, ho capito! Non sai dove e non sai quando, non sai niente! Adesso lasciami pensare!” sbottò Mathieu, senza smettere di girare nervosamente per la stanza.
Se non gli fosse stato più conveniente lasciarlo parlare, Damien gli avrebbe ricordato che l’ira è uno dei sette peccati capitali.
“Dunque…” disse il monaco dopo un po’, passandogli davanti “L’unica cosa che mi viene in mente è che potresti parlare” fece, marcando con eloquenza l’ultima parola “Con un certo René Silvère. Abita ad est rispetto a questo monastero, appena prima del mercato. E’ venuto a confessarsi da me l’altro giorno, dopo un’eternità di tempo… Forse non si era più confessato dalla comunione, in effetti.” aggiunse Mathieu con un breve sorriso “Sembrava avere una certa fretta, e sa cose che potrebbero esserti utili.”
Damien si spazientì. “Madonna…!”
Mathieu gli lanciò un’occhiataccia, e l’Assassino si affrettò a deviare la sua conclusione “Santa! Se le sai già, perché non me le dici?”
Il monaco incurvò le dita come se volesse strangolarlo. “Non è così che funziona, Damien! Non posso infrangere il segreto del confessionale, sarebbe peccato. Inoltre, sei tu l’Assassino. Sta a te ricercarti questo tipo di informazioni.”
Damien alzò gli occhi al cielo, rassegnato. Se c’era una cosa su cui Mathieu non si smuoveva, erano gli obblighi della sua fede.
“D’accordo.” si limitò a dire “C’è altro?”
“Sì.” rispose Mathieu, senza smettere di andare avanti e indietro “Ora che ci penso, mi pare di aver sentito un uomo declamare a gran voce le doti di Gaillard, intorno alla zona povera della città. E’ lì che di solito bazzicano i suoi assoldati. Sicuramente riuscirai a scoprire qualcosa.” concluse il monaco, fermandosi finalmente a sedere a terra contro il muro, con aria esausta.
Damien si alzò in piedi, e andò ad appoggiargli una mano sulla testa.
“Grazie, pelatino.” disse con un sorriso “Mi sei stato di grandissimo aiuto.”
Mathieu si ritrasse e gli lanciò uno sguardo di fuoco. “Madonna…!”
L’Assassino spalancò gli occhi, sinceramente sconvolto. “Mathieu!”
Il monaco si mise una mano sulla bocca e si fece il segno della croce una, due, tre, quattro volte, borbottando chissà che cosa. “E’ tutta colpa tua, Damien! Vattene!”
Il ragazzo si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere, mentre il monaco lo spingeva goffamente verso la finestra.
Si appollaiò sul davanzale, mentre Mathieu tornava a inginocchiarsi di fronte al piccolo altare.
L’Assassino rimase qualche istante a guardarlo, e poi pensò che era il momento adatto per dirgli ciò che aveva evitato di dire prima.
“Ah, Mathieu…” fece, e il monaco smise di mormorare, voltandosi per metà verso di lui “Ti ricordo che l’ira è uno dei sette peccati capitali.”
Il monaco ringhiò esasperato, e afferrò la statuetta davanti alla quale stava pregando. Ridendo come un pazzo, Damien si buttò giù dal davanzale, appena in tempo per evitare l’impatto con la piccola scultura. Cadde in un mucchio di fieno, e quando riemerse vide alcune schegge della statuetta sul pavimento del chiostro.
“La mia miniatura di Saint Gilles!” urlò dall’interno la voce disperata di Mathieu.
Il ragazzo si mise una mano vicino alla bocca, ed esclamò: “Era a questo che mi riferivo!”
E poi, prima che al monaco venisse in mente di lanciargli qualcos’altro, corse via dal monastero.
Appena uscito, un lieve brivido gli corse lungo la schiena. Si voltò di scatto, esaminando la facciata dell’edificio da capo a piedi. Aveva la brutta sensazione che qualcuno lo stesse osservando.
Senza riuscire a scollarsi di dosso quell’impressione continuò per la sua strada, diretto ad est. Eppure, qualcosa gli diceva che sapeva chi lo stava spiando.
 
Damien riusciva già a sentire i rumori del mercato quando si trovò davanti alla casa di René Silvère. Si era fatto indicare il luogo esatto da uno o due passanti, e non aveva avuto molte difficoltà a trovarlo; la casa si distingueva da quelle che aveva intorno perché evidentemente più ricca.
Stava per bussare gentilmente alla porta quando qualcuno lo precedette. Un uomo snello e minuto lo sorpassò prima che raggiungesse l’uscio, e batté due volte il pugno sulla superficie di legno.
Damien si allontanò velocemente e si nascose in un angolo della strada. Da lì, senza farsi vedere, prese ad origliare.
“Era l’ora! Sei in ritardo!” esclamò il padrone di casa.
René Silvère era un tizio che a prima vista non avrebbe dato l’impressione di poter vivere in una casa come quella. Somigliava di più a un malvivente da strada, grosso, ben piazzato e trascurato com’era.
L’uomo minuto tremò visibilmente. “Scusatemi, monsieur. Ho avuto molte commissioni da sbrigare, data l’imminente partenza…”
Damien si fece più attento. Quello era evidentemente un servitore di casa Gaillard.
“Non m’interessano le tue scuse. Prendi, e va’ a consegnarlo al tuo padrone.” l’interruppe Silvère, sbattendogli sul petto una busta piuttosto grande “Togliti dai piedi, ora.”
L’altro uomo annuì parecchie volte, si sistemò il pacchetto in una sacca a spalla e si allontanò dalla porta il più velocemente possibile.
Damien snobbò Silvère con la stessa velocità con cui si era interessato a lui.
Borseggio, pensò, prendendo a seguire il servitore in mezzo alla folla.
Quando gli fu abbastanza vicino allungò con cautela il braccio disarmato verso la sua bisaccia, infilò le dita nell’apertura e immediatamente sfiorò la busta. L’afferrò saldamente, e la tirò fuori senza emettere un rumore.
Mettendosela nella sacca si allontanò a grandi passi da lui, e quando il servitore cominciò a imprecare era già appollaiato su una terrazza, con la lettera in mano.
Tra i numerosi errori di ortografia, c’era scritto:
 
 
Bastien,
I miei uomini sono pronti a partire. Dimmi quando hai finito di fare provviste ; comunque sia, non possiamo rimandare la partenza più di una settimana.
Partiamo venerdì notte, quando tutti i cittadini saranno a dormire nelle loro case. Passeremo dalla strada che corre rasente le mura verso l’uscita nord. Spero che tu abbia già corrotto le guardie perché ci lascino passare senza problemi.
Ti dico solo che se i bifolchi ci dovessero beccare, puoi dire addio tanto alla tua carica e al tuo denaro, quanto alla testa.
Vedi di farti trovare pronto un’ora dopo la mezzanotte. Con i miei soldi.

René

 
Insieme al biglietto, nella busta c’era una mappa. Era una grande cartina della Francia, sulla quale qualcuno aveva tracciato dei segni ben precisi. Una freccia partiva da St.Gilles, e attraversava metà della Francia evitando praticamente tutti i centri abitati. Arrivava fino a Parigi, che era cerchiata parecchie volte, per poi riprendere verso nord-est, e fermarsi infine in un altro cerchio su un’altra città.
“Bourbourg.” lesse con difficoltà Damien, strizzando gli occhi.
Quindi Gaillard meditava di scappare, e anche molto lontano. Il perché era un’incognita, ma almeno adesso sapeva quando sarebbe partito.
Ma come mai Parigi era cerchiata con tanta insistenza? Sembrava una tappa del viaggio di Gaillard… Ma perché, se evitava con tanta cura i centri abitati, avrebbe voluto fermarsi nella capitale del regno di Francia?
Non importa. Tanto non ci arriverà mai.
Il suo viaggio avrebbe cambiato strada… verso la tomba.
Ancora, comunque, non aveva abbastanza dettagli. Quindi, senza perdere dell’altro tempo, decise di dirigersi verso la parte più povera della città.
 
Anche per chi non avesse ricevuto indicazioni precise come le sue, sarebbe stato evidente che quella parte della città era sprofondata nella miseria.
La prima cosa che Damien notò fu il gran numero di persone sdraiate a terra, o comunque abbandonate contro le pareti degli edifici, forse talmente povere fino al punto di non possedere neanche una casa.
Le abitazioni erano tante, e ammassate le une sulle altre, scalcinate e spesso senza neanche le imposte. Oltre ai mendicanti, le uniche persone che si vedevano in giro erano donne e bambini magrissimi, mentre gli uomini, si disse Damien, dovevano essere ai campi a faticare e a cercare di tirare fuori qualcosa dalla terra avara.
Fu mentre camminava, rapito da quella vista, che sentì una voce più alta delle altre:
“…E’ per questo che dovete affidarvi alla guida di Bastien Gaillard, il vostro rappresentante! Tra pochi mesi agli Stati Generali difenderà il nostro popolo davanti al Re, e lo farà con gioia e dedizione!”
Damien si avvicinò velocemente alla fonte della voce, e si ritrovò in una piazza piccola e spoglia, con un palco nel centro. Lì, un uomo declamava a gran voce:
”Presentategli le vostre personali lamentele, lui ne prenderà atto e provvederà a inserirle nei Cahiers de Doléances! Affidatevi a Bastien Gaillard! Abbiate fede in lui! Gaillard è uno di noi! A prova del suo appassionato interesse nei nostri confronti, il Generoso si sta impegnando a creare un piano di ristrutturazione e miglioramento della nostra città! Con il contributo di solo dieci livres, lo aiuterete in questa impresa, e a St.Gilles non mancherà più niente, avremo l’acqua e il cibo sia d’estate che d’inverno! Fidatevi di Gaillard, l’amico dei poveri!”.
Finito il suo discorso, l’oratore scese dal palco e, tranquillamente, imboccò una stradina, di sicuro diretto al prossimo luogo d’incontro.
Magari nel distretto ricco, dove avrebbe detto tutto il contrario.
Damien sbuffò sarcastico e lo seguì nel vicolo, attento a non farsi scoprire. Aspettò che l’uomo raggiungesse una via quasi completamente deserta, e poi, lo voltò con violenza. L’uomo lo guardò con gli occhi spalancati, ma prima che avesse tempo di dire qualsiasi cosa, si beccò il pugno di Damien dritto in faccia, e un dente, insieme a uno schizzo di sangue, gli saltò dalla bocca.
“Ma siete impazzito? Che vi ho fatto? Perché mi attaccate?” chiese l’uomo spaventato, mettendosi in ginocchio a terra.
Damien sorrise sarcastico. “A me non avete fatto niente. E’ al popolo che state nuocendo.”
Il volto dell’uomo diventò più bianco di quanto già non fosse. “Ma come potete dire una cosa del genere? Non avete sentito le mie parole?”
“Proprio perché le ho sentite” lo interruppe Damien “Ne sono convinto.”
“Cosa intendete dire con questo?” chiese l’oratore, sempre più atterrito.
L’Assassino cercò di essere il più chiaro possibile. “Sono certo che sapete che l’uomo di cui parlate tanto bene non è altro che uno sporco traditore. E voi lo aiutate nei suoi intenti. Quanto vi paga? Sentiamo.” chiese minaccioso.
L’oratore mise le mani davanti al viso. “Sono tutte fandonie quelle che dite!”
Damien iniziava a spazientirsi. “Bhé, se non avete niente da dirmi… Allora non ho bisogno di voi.” disse, facendo scattare la lama celata.
L’uomo sgranò gli occhi e arretrò verso il muro. Si guardò intorno disperato, probabilmente nella speranza che qualcuno passasse nel vicolo in quel momento.
Ma quando si rese conto che non aveva scampo, parlò: “D’accordo! Vi dirò tutto ciò che volete, ma vi prego, risparmiatemi!”
Damien si limitò a ritrarre la lama e a ghignare. “Questo lo vedremo dalla qualità delle vostre informazioni. Quindi scegliete bene le vostre parole. Credo che sia la vostra specialità.”
L’uomo deglutì, e poi iniziò: “Gaillard non è affatto un amico del popolo. Lui vuole soltanto il loro denaro e poi se ne andrà, senza mantenere le promesse che ha fatto. So che partirà presto, e…”
“Questo lo so già. Vedete di non farmi perdere tempo.” lo interruppe di nuovo l’Assassino, più minaccioso di prima.
“Va bene! So che… si fermerà a Parigi… Ha organizzato un colloquio privato con il Re. Da quello che gli ho sentito dire, ha una notizia molto importante per lui. Qualcosa che riguarda i suoi colleghi del Terzo Stato.”
Damien si fece più attento. “Continuate.”
“E tutta quella questione della ricostruzione della città…” riprese l’oratore “E’ una montatura. Ha intenzione di fuggire con i soldi che è riuscito ad estorcere al popolo grazie alle sue bugie, e credetemi… E’ un bel bottino.”
L’Assassino lo guardò un attimo, poi chiese: “C’è altro?”
“No, è tutto. Vi ho rivelato tutto quello che sapevo! E non è poco!” rispose l’oratore, agitato.
Damien rimase in silenzio per qualche secondo. Poi disse:
“Sì, è vero, mi siete stato molto d’aiuto.” e per un attimo vide il volto dell’uomo rinfrancarsi “Ma sapete… Come posso spiegarvelo… Se vi lasciassi in vita, non costituireste altro che un ostacolo per me, e per i miei piani. Perciò mi rincresce, ma…”
L’uomo prese a tremare come una foglia, e tentò di fuggire, ma prima che potesse fare più di due passi affrettati, Damien estrasse la lama celata e la conficcò nella sua schiena. Il suo corpo ricadde a terra in pochissimi secondi.
L’Assassino si affrettò ad allontanarsi da lì, e ben presto si ritrovò nel mezzo della folla.
Adesso aveva tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Era il momento di prepararsi ad agire.
 

31 Gennaio

Damien era appostato sulle mura, ben nascosto nell’ombra, per non farsi vedere dalle guardie che in ogni caso non avrebbero visto altro che lui quella notte.
Faceva un cazzo di freddo. Damien tremava. Avrebbe preferito che piovesse. Lui sarebbe stato meno visibile, e la temperatura meno glaciale.
Aspettava l’arrivo del convoglio di Gaillard. Non si aspettava di vedere luci o di sentire un particolare rumore: quella notte, erano in incognito quanto lui.
Aveva deciso che il momento più adatto per colpirlo sarebbe stato quello della partenza; avrebbe per forza di cose avuto meno guardie intorno, e sarebbe stato più scoperto. Lo aspettava in un punto propizio, dal quale avrebbe potuto lanciarsi direttamente sulla carrozza e fare un lavoro pulito.
Sicuramente se avesse avvisato il popolo delle intenzioni di Gaillard, il suo compito sarebbe stato più facile, ma così persone innocenti avrebbero corso il rischio di essere uccise dai mercenari e, inoltre, il Corrotto avrebbe potuto approfittarne per fuggire.
Ad un tratto l’aria fu squarciata da delle urla e dal rumore di spari. Automaticamente l’Assassino, e anche tutte le guardie sulle mura, si sporsero oltre il parapetto per vedere cosa stesse succedendo.
Concentrandosi e aguzzando la vista, Damien si accorse che il rumore proveniva da un punto “propizio” che lui aveva scartato in precedenza.
Eccolo. Maledetto.
Senza pensarci due volte, si gettò di sotto, atterrò in un mucchio di foglie secche e prese a correre a più non posso verso la fonte del rumore, sicuro di trovare qualcosa di molto interessante.
 


Allora… Non vorremmo sembrare monotone, ma questo capitolo fa veramente cadere le palle. Sicuramente non soddisferà le vostre aspettative, quindi siete liberi di commentare anche negativamente se volete, ma vi avvisiamo che questo è l’ultimo “capitolo di transizione” che vede come protagonista Damien.
Il prossimo riguarderà l’ultimo di Arnielle, e poi ci immergeremo nella storia vera.
Se fino a questo punto vi siete interessati almeno un po’ alla nostra storia, vi chiediamo soltanto un altro po’ di pazienza, questi capitoli schifosi sono quasi finiti, sul serio stavolta.
Detto questo, ci scusiamo per la frequenza di aggiornamento della storia, ma non riusciamo mai a trovare un cavolo di buco per dedicarci per bene alla nostra fanfic purtroppo, tanto che stiamo anche perdendo la nostra ispirazione. Q______________Q
Per fortuna tra poco a scuola smetteranno di rompere e con l’estate avremo molto più tempo a nostra disposizione! *.*
Ciao ragazzi, buona lettura (anche se vi abbiamo già visti addormentati sulla tastiera e letteralmente delusi xD), cercheremo di aggiornare il prossimo capitolo il più presto possibile!!

  
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