Nick
(Sul forum e su EFP se diversi): Misery13
(EFP) Misery13.
Titolo: Life of a liar
Generi: Triste
Personaggi: Narcissa Black,
Regulus Black, Lucius
Malfoy,
Rating: Giallo
Avvertimenti: One shot
Introduzione:
Di due
delle sorelle Black conosciamo la storia,
i ‘perché’, i ‘come’
e i ‘quando’.
Ma
per una di loro, la verità è non esiste.
Perché
la sua vita, non è altro che una bugia.
NdA (facoltative):
Bellatrix, ammettiamolo, è
pazza. Andromeda ha sposato Ted. Ma Narcissa, cosa ha fatto per
dimenticare? Questa
è la mia risposta.
Prompt scelto: Pazzia
Citazione: Le donne non hanno
mai niente da dire, ma
come lo dicono bene! (O. Wilde)
Life
of a liar
Molti
si chiesero il perché del silenzioso matrimonio fra Lucius
Malfoy e
Narcissa Black.
Si
sussurrava che fosse la bellezza di lei, ad aver convinto lui, o che
fosse per la sua impeccabile figura, così riservata ed
estremamente adatta per
la moglie di un Mangiamorte. Alcuni si chiesero persino se quello
scambio di
fedi fosse dettato da qualcosa di più romantico e puro.
Si
sbagliano.
Lucius
Malfoy sposò me, Narcissa Black, per un solo motivo.
La
mia innata capacità -parte vitale della mia stretta
esistenza fatta di
merletti e sangue- di mentire.
C'era
una bambina,
seduta su un altalena.
Seduta.
No, non stravaccata,
o ciondolante. Seduta compostamente per evitare ogni minima
oscillazione, i
piedi, calzanti scarpette di raso fino, ben puntate a terra.
Il
vento le portava ogni
tanto le ciocche di capelli chiari sugli occhi, o sul collo, e lei, con
un
gesto arrogante, li ricacciava dietro l'orecchio.
Odiava
l'altalena. Non
le piaceva, dondolare senza una meta, avanti e indietro. Proprio no.
Ma
era seduta, e tanto
valeva provare.
Su
e giù. Le foglie
rosso scuro, svolazzavano ai suoi piedi. Fastidio.
Ci
riprovò, ma quel che
ottenne fu solo terra su raso fino.
-Cissy.-
una voce. Non
si voltò neanche.
-Perché
non vieni in
casa?- era più simile allo stormire del vento, che a una
domanda.
Altro
fastidio.
-Perché
mi piace.-
mormorò alla fine, l'intensità della voce
più alta di un'ottava.
Si
girò per controllare
la reazione.
Bellatrix
annuì e tornò
in casa.
C'era
una festa. Una di quelle feste eleganti, rigide e pompose, travestite
da incontri amichevoli e sinceri.
Vetro
affilato fatto passare per delicato ghiaccio.
Come
lei.
Era
a suo agio, lì. Tutti mentivano, tutti.
Ricordava
di non essersi mai trovata così bene in famiglia. I suoi
genitori
non avevano mai finto di non essere rigidi e pomposi. E subdoli, alle
volte.
Camminò
con un sorriso lungo il corridoio, l'aria così pesante e
servizievole di villa Malfoy e riempirle le narici per ricordarle che
quel
luogo era stato creato per compiacere solo chi vi entrava per la prima
o
seconda volta, e non chi vi abitava.
Ecco:
a lei non piaceva per niente.
Pensava
ancora a quell'aria così tediosa e monotona, quando si
ritrovò
accanto al marito, stringendogli delicatamente il braccio.
Lui
non si voltò, ma girò semplicemente il busto in
modo da non dare le
spalle ne a lei, ne all'uomo con cui stava conversando.
Come
un attore su un palcoscenico, pensò lei.
Narcissa
aspetto che avessero finito, fingendosi indifferente, prima di
alzare lo sguardo e parlare:-Ti cercava mio padre.-
Lucius
fece un vago segno di assenso. -Tra poco sarò da lui.-
Osservava
l'altro uomo. Anche Cissy gli lanciò un'occhiata.
-Quanta
fretta.- commentò in un sussurro appena udibile.
Anche
la figura di cui non conosceva il nome, e che sembrava tanto
interessare suo marito, sorrise.
Compiaciuta
di come aveva recitato la sua parte, si sbrigò a ricambiare,
per poi voltarsi. Fece tre passi, prima di fermarsi nuovamente,
ascoltando.
-Le
donne non hanno mai niente da dire, ma come lo dicono bene!- stava
dicendo Lucius, e l'altro annuiva.
Ci
fu un piccolo, veloce, infinitesimale secondo di stasi, immobile, poi
il
tempo ricominciò a girare e lei rimase lì.
Qualcosa
l'aveva colpita -e faceva male.
Molto,
molto male. Quella strana sensazione di calore, di velocità,
di vita
che aveva cercato di tenere a bada esplose dentro di lei, gli occhi si
chiusero.
E
il ghiaccio divenne vetro. Vetro fragile, però.
Una
donna.
Non
aveva più un volto, o degli occhi, o delle mani, o dei
piedi. C'era
solo quella parola che esplodeva assieme a quella sensazione, che
girava
all'infinito. Che la spostava. Andava su e giù.
Si
mosse così velocemente che rischiò di
cadere.
E
rompersi.
Per un secondo, Narcissa Black smise di mentire.
La
seconda volta che
disse una bugia, una bugia vera, il caldo di Agosto e le sue
così improbabili
foglie rosse si era dissipato nel vento di settembre e nella sua
pioggia
ghiacciata.
La
sua mente era in
fermento.
C'era
qualcosa
-qualcosa- che la eccitava. Che le rendeva il mondo più
semplice e facile di
capire. Stava capendo il mondo, e si sentiva bene.
Certo,
sapeva che non
avrebbe mai fatto parte di quel mondo.
Ma
lo capiva. E riuscire
a capire, era per lei qualcosa di più di vincere o
divertirsi.
Lei
aveva in mano il
mondo, e ora poteva apparire come voleva.
Poteva
andare avanti,
poteva rendersi perfetta. Lei poteva, e questo era l'importante.
Ecco
come si sentiva,
importante.
Anche
se non era la
prima delle sue sorelle, a comprare una bacchetta, anche se non era la
prima ad
andare a Hogwarts, sorrideva.
Importante.
Continuava
a pensarci,
lì, mentre stringeva a sé quel piccolo astuccio.
-
... e andrai a
Serpeverde, ci mancherebbe altro! Dovremo trovarti anche un'altra
divisa e ...
Narcissa?-
-Madre?-
-A
cosa stavi pensando?-
-A
nulla, madre.-
Il
corridoio non era più tedioso, era divenuto tetro. E
incredibilmente
stretto, mentre cercava di arrivare alla sua stanza, su, al primo piano.
Si
sentiva così ... in trappola,
Sospirò,
quando giunse finalmente dinanzi alla porta. Era pronta a
togliersi quel falso sorriso e quella maschera e ad entrare,
abbandonare tutto
ed essere libera. Lasciare lì, per un attimo, quel piacere,
quella eccitazione
febbrile che le dava la menzogna.
Lo
era, finché non incontrò suo cugino. E si
bloccò, lo sguardo fisso nel
suo.
La
prima cosa che le venne in mente, fu che era cresciuto. Cresciuto
davvero.
Quei
diciassette anni gli pesavano sulle spalle, leggermente curve, e si
rispecchiavano nei begli occhi, così fieri del proprio nome
e così disgustati
dagli altri che lo portavano.
Essere
l'unico Black, quello era il suo obbiettivo.
Forse,
un po' si assomigliavano, loro due.
Fu
lui il primo a parlare.
-Perdonami
... Io ...-
Indossò
nuovamente la maschera, Narcissa, forse un po' troppo velocemente.
-Va
tutto bene.- assicurò.
Lui
annuì distratto, guardandosi intorno, non molto a suo
agio.
-Ti
serviva qualcosa?-
-No.-
-Tua
madre?-
-Conosci
la sua passione per il vino e i matrimoni combinati.-
Cissy
annuì, con gentilezza.
-Dì
addio alla tua libertà.- sogghignò, per poi
lasciarsi andare a un
sospiro.
Attimi
sfuggirono da lei, lontani, mai vissuti.
-E'
forse libero chi è schiavo delle passioni?-
replicò lui, ancora un po'
distante.
Sì,
avevano moltissime cose in comune, Cissy e lui.
Regulus
la ritrovò minuti dopo, accasciata accanto alla porta della
sua
stanza.
Non
le chiese perché avesse quello sguardo, o quelle lacrime sul
viso.
La
aiutò ad alzarsi, riaccompagnandola dentro.
Continuava
a non chiederle perché.
Glielo
disse lei, indirettamente, quando vide la bacchetta a terra, e il
sangue che le colava dai vestiti.
-Volevo
uccidere mio figlio.-
Era
mattina, quasi
l'alba. C'erano i suoi piedi nudi sul pavimento, e poi silenzio.
C'era
l'aria fresca,
c'era quell'atmosfera tediosa.
C'era
anche un disegno,
lì, sul tavolo.
Semplice:
un recinto, il
mare. Scosse la testa.
Lo
immaginò, i colori
più tenui, la stessa aria fresca di quella mattina. Il mare.
Immaginò
la sabbia.
E
si immaginò, in quel
disegno.
Non
sulla sabbia, la
marea l'avrebbe portata in acqua. E non in acqua, perché
rischiare di affogare?
Era in quel suo recinto, dipinto dalle mani del figlio che tanto amava, legno fatto di sangue e merletti. E bugie.
Misery è qui gente, per annoiarvi ancora di più :D
Sì, vabbe, sono ancora entusiasta di essere arrivata seconda al Black Brothers Contest di HarryPotterianaDOC, seconda! Sì, con sta robbetta quassù, sì. Insomma, mi affido alla giudicia, non mi sembra avesse gli occhi foderati di prosciutto, quindi ... Ah, dovrei spiegare quello che ho scritto, dite?
Beh, è stato tutto un po' complicato ... Il fatto è che mi sono sempre chiesta come Narcissa abbia reagito alla fredda educazione dei Black. Bellatrix vi si è consacrata, Andromeda si è completamente allontanata, ripudiandone le idee ... E Cissy? Come ha fatto a rimanere al fianco del marito, come ha fatto a sopportare il dolore? Così è nata questa storia.
Spero vivamente che vi piaccia, vi segnalo intanto la storia di Gigettina, prima classificata a parimerito, e di InuMilla: qui e qui .
Il giudizio:
SECONDA CLASSIFICATAMisery13 – Life of a liar
Grammatica: 9/10
Originalità: 15/15
Trama: 7.5/10
IC: 9/10
Punti prompt: 9/12
Punti citazione: 3/5
Gradimento personale: 10/10
Per un totale di 61.5 punti.
La grammatica è perfetta, l’ IC anche, l’ originalità ci sta tutta.
La trama è un po’ altalenante, in certi punti indecifrabile, ed ho faticato a collegare la scena prima dell’ ultimo flashback con l’ ultima, quella con Regulus.
Ho tolto un punto ad “altalena”, che ha avuto poca rilevanza, e due a “bacchetta”, che è stata appena citata.
La citazione è stata inserita bene, ma la avrei preferita un po’ più incisiva.
Sul gradimento, come vedi, nulla da dire. E’ una storia fantastica, mi ha messo i brividi, mi ha toccata nel profondo. Brava, brava, brava.