14. CAMMINO
Era
circa mezzanotte. Probabilmente era passata da un po’.
Tyler Lockwood stava al Grill, seduto su uno sgabello traballante a
fissare
sette bicchieri vuoti che fino a pochi minuti prima erano stati pieni
di
liquidi dai colori più svariati.
Tyler
sbuffò, esausto e davvero poco lucido. Lasciò sul
banco qualche banconota e si avviò barcollante verso
l’uscita.
Era
migliorato; nel senso che una volta non era così
instabile dopo una sbornia del genere. Se c'era una cosa che Tyler
Lockwood
aveva imparato negli ultimi mesi era sopportare il dolore.
All’inizio aveva
tentato di ignorarlo nel modo più naturale e sano possibile,
ma poi si era
arreso all’alcool. Ogni sera si recava al Grill e ci mancava
poco che il
barista gli preparasse in anticipo i bicchieri sul bancone. Ormai
andare a
ubriacarsi era un rito sacro serale per Tyler.
Aveva
provato davvero a combattere il pianto, ma aveva
imparato ad arrendersi ad ogni lacrima che spesso solcava le sue
guance. Erano
lacrime amare e difficili da accettare, poiché Tyler sapeva
benissimo che, dopo
tutto quello che era successo, era lui la ragione dei suoi stessi
pianti.
Tyler
camminò dondolando leggermente, sperando di trovare
una panchina al più presto. Aveva bisogno di riflettere da
seduto, per evitare
che i suoi pensieri pungenti lo facessero definitivamente cadere a
terra.
Riusciva solamente a pensare al fatto che non si fosse mai comportato
da amico,
che non avesse mai trattato sua madre come meritava. Se ora si trovava
in
quella condizione, era tutta colpa sua. Era se stesso
l’artefice di tutti i
casini di cui ora Tyler si ritrovava sommerso.
Aveva
fatto molti errori nella vita. Probabilmente
"molti" era un eufemismo. Non vuol dire che la gente normale non fa
errori, anzi: le persone normali fanno errori. Ma Tyler sapeva di
essere stato
un vero stronzo con gli altri e raramente aveva rappresentato il ruolo del vero amico
per qualcuno. Era
sempre stato il figlio del sindaco, che tutti imparavano a sopportare
sin dai
tempi dell’asilo. Forse da bambino era stato anche simpatico,
gentile e
disponibile verso il prossimo, ma non aveva nessun ricordo della sua
infanzia. E
comunque, nessuno si ricordava come fosse stato da bambino: quello che
contava,
era che cosa fosse ora.
Nella
sua mente era però rimasto impresso il fatto che fosse
sempre stato un ragazzo viziato che aveva la
“fortuna” di vivere nella villa
più maestosa della cittadina.
Ma questo
non significava assolutamente che lui amasse essere questa persona,
perché in
realtà Tyler detestava essere quello che era stato e quello
che era in quel
momento.
Odiava
il fatto che
la gente lo
detestasse ma
fingesse di tenere a lui; ricordava il giorno della morte di suo padre:
quando sua
madre aveva organizzato un ritrovo in memoria di Richard Lockwood nella
villa
di famiglia, centinaia di persone erano venute da lui e gli avevano
stretto la
mano con finta compassione. Aveva dovuto sorbirsi migliaia di false
condoglianze; la metà di quella gente non conosceva nemmeno
suo padre e
soprattutto non conosceva lui. E
pensare
che probabilmente quelle persone che lo avevano consolato lo stessero
circondando! Tyler digrignò i denti e si alzò,
sentendosi già leggermente più
lucido.
Camminava
per il vialetto senza sapere bene dove fosse
diretto; succedeva spesso che non avesse una meta precisa e lasciava
che
fossero i suoi piedi a guidarlo. Chissà dove lo avrebbero
condotto questa
volta.
Tyler
odiava il fatto che avesse un atteggiamento spesso
scorretto nei confronti degli altri. Non era una cosa che riusciva a
controllare, perché se ne fosse stato in grado, si sarebbe
comportato bene
tutto il tempo. Il problema era che, per quanto si sforzasse di essere
un bravo
ragazzo, finiva sempre per mettere le mani addosso agli altri, fare
cazzate,
offendere. Ricordava perfettamente quella volta dove ci aveva provato
con la
madre di Matt, appena tornata in città. Kelly era sempre
stata così, per quanto
lui riuscisse a ricordare. E non riusciva a capire come avesse potuto
fare una
cosa del genere al suo unico vero amico, quando sapeva perfettamente
che stava
soffrendo e nutriva una sincera speranza che sua madre ritrovasse la
retta via.
Inoltre
detestava la facilità con la quale si arrabbiava.
Bastava un attimo, una leggera provocazione; bastava che qualcuno lo
irritasse
un momento e lui scattava sempre: iniziava una rissa, in cui la maggior
parte
delle volte aveva la meglio, altre volte andava tragicamente male.
Quando tutto
finiva, gli dispiaceva di aver cominciato a fare a botte con gente che,
lo
sapeva bene, non gli aveva fatto proprio niente che giustificasse il
suo
comportamento così esageratamente impulsivo.
In
passato Tyler non aveva idea che questi scatti d’ira
facessero parte del gene del lupo mannaro. Ma soprattutto, non poteva
minimamente sospettare che questo gene esistesse davvero.
Continuava
a camminare e si accorse di passare davanti a
casa di Elena; forse lei era stata sua amica, un tempo. Forse lo
rimaneva
tuttora. Tyler era convinto che Elena, in qualche modo, volesse bene a
tutti.
Lo trovava affascinante; Elena sapeva anche perdonare chiunque, per
quanto lui
potesse saperne. Forse aveva perdonato anche lui? Tyler scosse la testa
a quel
pensiero ridicolo e continuò a camminare.
Dopo
gli amici, c’era la famiglia, sulla quale in genere si
può sempre contare. Per Tyler non era stato esattamente
così: voleva bene alla
madre, ma non sopportava suo padre. Era anche a causa sua se ora lui
era quella
persona che tutti conoscevano; perché i nostri punti di
riferimento nella vita,
come mamma e papà, influenzano in modo incredibilmente
gigantesco la persona
che diventeremo. Ci trasmettono i loro ideali. E onestamente il sindaco
Lockwood non era assolutamente stato un buon modello da imitare, Tyler
se ne
rendeva perfettamente conto. Quel giorno dove aveva avuto una
discussione con
Jeremy Gilbert si era davvero vergognato di avere Richard Lockwood come
padre:
come poteva un uomo maturo spingere due stupidi ragazzini a prendersi a
botte?
A
volte Tyler si chiedeva perché sua madre avesse sposato un
coglione del genere, ma poi arrivava sempre alla solita risposta:
l'amore non
ci fa ragionare razionalmente. Carol stessa glielo aveva detto: aveva
sposato
un coglione, ma lei lo amava. E il
matrimonio fra sua madre e Richard ne era la chiara prova. Tyler
sperava un
giorno di trovare qualcuno da amare, di cui prendersi cura. Voleva
provare quel
sentimento potente, forte e intenso di cui si sentiva parlare solamente
nei
romanzi e nei film. Quel sentimento che si chiama amore.
Per
orgoglio maschile, ovviamente, Tyler non avrebbe mai
ammesso una cosa del genere. Neanche se gli avessero dato miliardi di
dollari.
Però sospettava che in fondo, tutti i ragazzi avevano questo
profondo e
nascosto desiderio. Ma era molto ben nascosto, come un bambino piccolo
che
gioca a nascondino e che non vuole farsi scoprire.
E,
come se qualcuno avesse davvero ascoltato il desiderio di
un idiota, Tyler si era innamorato. Si era sentito felice e come se
finalmente
avesse trovato la ragione della sua esistenza. Prima vedeva se stesso
come uno
scherzo della natura che non sarebbe mai dovuto nascere; ora trovava un
senso a
tutto ciò che lo circondava.
C’era
solamente un piccolo problema che rovinava l’atmosfera
di quella bella favola che era riuscito a costruire: lui era un lupo
mannaro,
che ad ogni bellissima ma inquietante luna piena si tramutava in un
animale dalla
forza disumana. Non si era mai visto quando assumeva le sembianze del
lupo;
mettere uno specchio nei sotterranei dei Lockwood non era proprio
quella che si
chiamava una buona idea: primo, Carol avrebbe fatto non poche domande.
Secondo,
l'avrebbe spaccato nel giro di qualche minuto. Ad un lupo non
interessava di
certo specchiarsi, su questo Tyler era certo.
Voleva
riuscire ad essere se stesso durante le notti di luna
piena e ogni volta si riprometteva di sforzarsi fino allo stremo, ma
ogni volta
cedeva. Perché lottare era troppo difficile. A quale fine
per di più? Ora non
aveva davvero più ragioni per lottare e mascherare la sua
natura. Caroline non c'era
più.
L'unica
cosa che splendeva nella sua fiaba era lei, la
ragazza che conosceva dai tempi dell'asilo. Solare, allegra, entusiasta
di
vivere, sorridente, ottimista. Una volta a Caroline si poteva anche
attribuire
gli aggettivi "egoista" e "vanitosa". Ma un giorno, tutto
d'un tratto, era cambiata in positivo. E Tyler ne era rimasto
incantato,
letteralmente.
Non
avrebbe mai creduto che Caroline Forbes potesse offrire
il suo aiuto. E invece, l'aveva confortato e sostenuto durante la sua
prima
notte di luna piena, durante la sua prima trasformazione. La
più dolorosa e la
più inquietante. Quella dove non sai cosa
succederà, non ne hai la più pallida
idea perché nessuna persona di tua conoscenza l'ha vissuta e
può raccontarla.
Il video che suo zio Mason era stato prezioso, certo, ma Tyler era
più che
convinto che senza Caroline lui non avrebbe mai potuto farcela.
La
cosa scioccante era che Caroline fosse una vampira.
Una vampira che poteva venire
uccisa tranquillamente con un solo
morso di un licantropo. E lui era
un
licantropo. Quindi, per quale diavolo di ragione Caroline aveva speso
una notte
a sorvegliare Tyler quando era perfettamente consapevole di poter
rimanere
uccisa da un momento all’altro?
Tyler
ricordava che lei l’aveva abbracciato, ad un certo
punto. Le sue braccia incredibilmente fresche avevano avvolto il suo
corpo in
fiamme. Ogni attimo che aveva preceduto la trasformazione Tyler si era
sentito
bruciare, e il sollievo che aveva provato quando Caroline era
intervenuta era
indescrivibile. Come quando stai morendo di sete e dopo ore riesci a
venire a
contatto con dell’acqua.
Ma
ora Caroline non gli voleva più parlare, giustamente. Il
fatto che non l’avesse aiutata nelle situazioni difficili, il
fatto che avesse
permesso a quell’idiota di Jules e a quel suo amico di
rapirla e farle passare
la notte più orribile e dolorosa della sua vita, il fatto
che avesse persino
esitato davanti alla possibilità di liberarla dalla sua
prigionia lo faceva
sentire nuovamente egoista e stupido. Non meritava di vivere. Non
meritava
Caroline.
Chissà
dov’era ora Care; sapeva che non lo voleva più
vedere
e che non voleva più saperne di lui. Ma non aveva idea se
avesse trovato
qualcun altro. Se fosse stato rimpiazzato davvero, avrebbe seriamente
voluto
parlare con il nuovo fidanzato. Dirgli che Caroline non si merita di
soffrire e
che lui ha clamorosamente fallito nei suoi tentativi. Tyler voleva
assicurarsi
che la sua Caroline fosse in buone mani.
I
suoi piedi si fermarono improvvisamente. Tyler alzò lo
sguardo da terra e si voltò, per orientarsi meglio. In alto
splendeva la luna;
mancava circa un quarto per diventare piena. Tyler sospirò.
Poi riconobbe il
posto: la casa di Caroline.
Le
luci erano spente, tutti dormivano. Caroline dormiva.
Tyler
si avvicinò furtivo, attento a non far rumore. Sapeva
a memoria quale fosse la finestra della camera di Caroline. Le tende
erano
alzate; lei amava avere i vetri scoperti per lasciare filtrare il sole,
che
poteva godersi pienamente grazie a un incantesimo. Glielo aveva detto
uno dei
tanti pomeriggi che avevano passato assieme.
Tyler
scrutò la camera, ma lei non c’era. Allora lui
capì
che forse la sua Caroline era felice, dopo tutto quel tempo e tutto il
dolore
che aveva provato a causa sua.
L’ennesima
lacrima scese. Tyler si voltò e ritornò a casa,
non sapendo bene perché si fosse lasciato guidare a casa
Forbes.
Angolino
della Matta Fra o.O
Ciao!
Allora,
quanto mi detestate da
Allora
mi sento in dovere di ringraziare qualche persona: TVD, Nada650, Giuls_Salvatore, GLObulesROUGE, Laurathevampireslayer, kija_salvatore, elviraj, dreem, Samirina.
Grazie per
le vostre bellissime recensioni! Particolari ringraziamenti a Marghe,
con cui
ieri ho messaggiato un pochino, Nada che… non so cosa hai
fatto! Sarà la tua
mitica storia che mi piace così tanto (che vi segnalo qui!
Leggetela è stupenda!) o sarà la tua ossessione
per la mitica Taylor, oppure
sarà che mi hai inviato qualche messaggio super affettuoso,
non lo so. Ti amo!
Grazie a Giuls che c’è sempre! Grazie amore. Glo
perché la stimo in tutti i
sensi e che mi sopporta. E Vale che mi insegna lo spagnolo! Grazie
mille.
Grazie
a cui ha aggiunto la storia tra le seguite, le
preferite, le ricordate e grazie a chi legge in silenzio. Sono tra le
autrici
preferite di 13 persone che amo. Grazie.
E
ora pubblicità!
La
storiella di Elena con i superpoteri di Marghe
(qui!)
La
storia di Stivalazza Graham e di Ian in delirio di
Glo (qui!)
La
storia che vi farà sognare di Ian, Giulia, Steven e
Roberta di Giuls (qui!)
I
nostri Delena a New York City di Silvia (qui!)
Non
volete mica perdervi Damon che torna umano della cara
dreem? (qui!)
Beh
questa la leggerete già tutte perché è
famosa qui su EFP
ed è strabella. Glo ti adoro. (qui!)
Il
seguito di Tutte le strade portano a te… stupenda la
prima e il seguito meraviglioso. Grande Sara! (qui!)
Damon
e Elena umani. Bellissima e della mia cara prof di
spagnolo! (qui!)
Un’altra
storia meravigliosa tra Ian e la cara Bibi. Dede! (qui!)
E
sempre di Dede (ma anche di Giuls! XD) questa meravigliosa
Ian x Avril (Lavigne). Bravissime! (qui!)
E
infine una bella e originale storia tra i Delena! Di Giuls
(qui!)
Tengo
a precisare che non sono assolutamente in ordine di
preferenza, ma sono in ordine di aggiornamento (ho preso i link dalla
pagina
delle mie storie preferite). Leggetele, sono tutte meravigliose. La
storia
super bella, una delle più belle, l’ho messa prima
nei ringraziamenti. Leggete
leggete è meravigliosa. Ma vedete quanto mi piace? XD
Infine
ne approfitto per pubblicizzare le altre mie due
storie, che spero andrete a leggere e mi lascerete un commentino: la mia storia seria e
Delena. Dateci
un’occhiata se vi va! ( qui!)
e la
raccolta matta di OneShot Delena:
♥Damon&Elena♥.
Grazie
mille per l’attenzione! E scusate eventuali errori;
presto provvedero a rivedere tutti capitoli. Appena ho un po' di tempo.
Recensite
in tanti e tanti bacioni
Fra