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Autore: Lady Aquaria    05/04/2011    6 recensioni
Estratto dal capitolo 1:
Certo che voleva Camus, dentro di sé non aveva mai smesso di provare per lui qualcosa di più del semplice affetto; anche se a sé stessa lo negava, per Camus provava ancora amore.
"Io e papà ci siamo amati, un tempo."iniziò, cercando le parole più adatte."Amare, Lixue, capisci? È qualcosa di molto più forte del volersi bene."
"Quanto forte?"
Forte abbastanza da indurre una ragazza nemmeno ventenne a rivolgere fredde parole cariche d'odio all'altro. Un sentimento così intenso da indurla a restare a letto per giorni dopo il suo abbandono, tanto potente da spingerla a prendere a pugni il fratello che le aveva proposto di abortire.
EDIT: Storia completamente revisionata! Vale
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Shunrei / Fiore di Luna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
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capitolo 3 revisionato

3.

Per il futuro di Lixue, per il nostro futuro.

I’ve got you now and
I’m not letting go of you
Never be together long enough
‘Cause every moment I’m with you
It’s like I’m holding on to heaven
[Nickelback – Holding on to heaven]

 
Aiutata da Shunrei, Mei portò in tavola la cena. Non voleva essere polemica, ma la vicinanza di Camus, a cena e in casa propria oltretutto, la metteva in subbuglio.
Adori la cucina cinese, eh?
Chissà se dopo quell'esperienza con la sua cucina avrebbe pensato la stessa cosa.
Con aria perfida mise proprio davanti a lui il piatto con la sua famosa salsa rossa, quella che Shiryu chiamava Lavanda Gastrica: non per il sapore, ma per l'effetto che faceva.
"Davvero ti piace la cucina cinese?" chiese Shunrei, a Camus.
"Sì." disse Camus, sincero. "Viaggiando parecchio in genere sono aperto alle cucine straniere, a quelle orientali in particolare … in giro per il mondo per conto del Santuario e grazie ad alcuni colleghi, ho imparato ad apprezzare e sperimentare nuovi piatti… la cucina indiana grazie a Shaka, la cucina giapponese, la cucina cinese grazie a Dokho…"
"Dohko che cucina lo immagino benissimo, ma Shaka no. Questa è nuova." commentò Mei. "Davvero nuova."
Dokho riusciva a immaginarlo mentre cucinava, l'aveva fatto più volte quando, appena arrivati al Goro Ho, aveva dovuto cucinare per sé e per loro tre; le aveva anche insegnato. Ma Shaka no, assolutamente no. Quello non era capace di far nulla senza qualcuno al seguito.
Camus sorrise.
"Bè, è la sua attendente che cucina per lui." rispose, facendola annuire.
"Ah, ecco spiegato l'arcano." commentò. Si ricordava abbastanza bene dell'inquilino della sesta casa e nelle tre settimane e mezzo trascorse in Grecia anni prima, non l'aveva mai visto alzare un dito: sicuramente si faceva aiutare anche per lavarsi, proprio come i principi dei tempi andati.
"Cosa sai della nostra cucina?" domandò quindi Shunrei, riprendendo il filo del discorso.
Camus chiamò a raccolta tutta la sua esperienza in merito.
"So che è variegata, ad esempio. So che a seconda delle cucine ci sono sapori molto forti e un forte uso di aglio oppure sapori dolci e consistenze croccanti, carni brasate o affumicate." rispose Camus. "La mia pronuncia non è per niente corretta ma credo che i nomi delle quattro cucine siano Shandong, Su, Yue e Sichuan."
Shunrei annuì, mentre Mei sorrideva sorpresa.
"E questo dove l'hai letto, su internet o la tua esperienza nel settore deriva da qualche scialbo ristorante pseudo-cinese parigino?" sbottò Shiryu.
Camus inarcò un sopracciglio.
"Solo una piccola parte di ristoranti asiatici propone autentica cucina cinese di qualità come quella che si può mangiare qui in Cina. Spesso i piatti sono prodotti insipidi e standardizzati e spesso associati ad altri tipi di cucine, come quella vietnamita o tailandese che sono anch'esse molto buone, se gustate da sole." rispose Camus. "Nei miei frequenti viaggi in Oriente per conto del Santuario, come ho detto, ho avuto modo di assaggiarle tutte."
Mei si schiarì la voce.
"E… quali sono i tuoi piatti preferiti?"
"Preferiti è una parola grossa… diciamo che li ho apprezzati particolarmente… riso fritto, spezzatino di capra piccante, ran mian e budino di riso." elencò Camus. "Si dice ran mian, giusto?"
Mei annuì.
"Sì. Se avessi saputo del tuo arrivo avrei preparato quello, per cena." disse. "Purtroppo ti devi accontentare di quello che c'è."
"Ma no, mi accontento." rispose Camus.
Shiryu si alzò da tavola, per andare a rispondere al telefono che aveva preso a squillare.
"Chiedo scusa per il suo comportamento." si scusò Shunrei. "Temo sia irrecuperabile, ormai."
"Lo conosco da una vita intera, Rei. Shiryu è sicuramente irrecuperabile." la corresse Mei. "Per un attimo ho temuto una risposta salace, da parte tua."
Camus sorrise.
"Non è mia abitudine dire parolacce, o comunque rispondere in malo modo." rispose. "Preferisco di gran lunga rispondere educatamente a tono e sorridere."
Meglio così. In effetti Camus non lo ricordava affatto come una persona volgare o dalla parolaccia pronta, ed era un bene.
"Si mangia, mamma? Ho fame." protestò Lixue, distraendo gli adulti.
"Quanta fretta!" sorrise Mei. "Abbiamo ospiti, lascia che sia papà a servirsi per primo."
Shiryu tornò in cucina mentre Camus, presa la ciotola dal piano girevole in mezzo al tavolo, si stava servendo pollo e peperoni; gli lanciò un'occhiataccia, quindi si accomodò al solito posto.
Farabutto.
Comodo comportarsi così, comodo per lui, abbandonare donna e figlia nel momento meno opportuno e tornare a reclamare assurdi diritti dopo anni.
Per lui, Camus era indegno di definirsi padre, quel diritto l'aveva perso nello stesso momento in cui aveva voltato le spalle a sua sorella e alla nipotina che aveva portato in grembo.
"Hai detto che conosci tutto?" chiese Lixue.
"Quasi tutto tesoro, è impossibile conoscere ogni cosa. Ma tu a che cosa ti riferisci?" chiese Camus.
"Alla cucina."
"Oh. No, so solo qualcosa." si schermì.
Lixue sorrise, poi afferrò una nuvola di drago.
"Allora cos'è questa?" gli domandò.
Camus sorrise a sua volta.
"Questa è facile. È una nuvola di drago."
"E questo?"
"Uhm… ehm… Wonton fritti." rispose Camus, spezzandone uno e intingendolo nella salsa rossa.
Di riflesso Shiryu si portò una mano alla gola. La malefica salsa di Mei aveva un modo subdolo di agire: di primo acchito, grazie al pomodoro, sembrava una salsa dolce e gradevole, dal vago retrogusto agrodolce. Una volta bruciate definitivamente le papille gustative, scendeva come lava lungo l'esofago, liquefacendolo e arrivata allo stomaco, bastava un minimo movimento ed esplodeva come un santabarbara.
Camus masticò il boccone con gusto, assaporandolo.
"Buona questa salsa. Forse un pochino speziata, ma molto buona. Mi ricorda qualcosa che …" si accorse che Shiryu e Shunrei lo stavano guardando con tanto d'occhi, e s'interruppe. "…ho fatto qualcosa di sbagliato?"
A parte presentarsi a casa loro, niente, pensò Shiryu alzandosi e andando a prendere una bottiglia.
"Sei sopravvissuto alla lavanda gastrica, ti meriti la Wei kwei lo." disse. "Ne offro un bicchierino a tutti quelli che hanno il fegato di resisterle. E credimi, non sono tanti."
"Tu sei il secondo, dopo Dokho." disse Shunrei.
"Lavanda gastrica?  Magari Mei non sarà all'altezza di Alain Ducasse, ma addirittura definirla così…" disse Camus. "Assaggiai una salsa simile, durante una missione, in Malesia…"
"Ti riferisci alla Sambal Oelek?" chiese Mei. "La mia salsa ne è una variazione … alla ricetta base ci ho aggiunto diversi ingredienti."
"Tra i quali, un peperoncino che la gente del luogo ritiene afrodisiaco." commentò Shunrei.
Ancora un sorriso mozzafiato, con tanto d'occhiolino in sua direzione.
"A quanto pare, non mi aspettava solo Lixue, chérie."
Mei strappò con stizza un pezzo di involtino primavera.
La sua intenzione era stata quella di bruciargli il senso del gusto, non di risvegliargli la libido.

La cena, a dispetto delle previsioni di Mei, si rivelò piacevole; come ricordava, Camus era un ottimo intrattenitore -non si sapeva se per dono naturale o per colpa del liquore di Shiryu- e Mei riuscì anche a rilassarsi. Per un momento le parve di tornare al breve periodo trascorso alle Dodici Case, alle cene a due sul terrazzino dietro la casa dell'acquario.
Ma la sua mente tornò anche al dopo di quelle cene, alle sere di fine primavera trascorse dietro ai cespugli del piccolo giardino dell'undicesima casa.
Non era stato un periodo da romanzetto rosa tutto sospiri e languide carezze, anzi, a causa di Saga avevano anche litigato -e quella lite se la ricordava anche troppo bene- ma tutto sommato, era stato un bel periodo.
"…tutto bene, Mei?"
Si riscosse di colpo, alla domanda di suo fratello.
"Come?"
"Ti ho chiesto se va tutto bene." ripeté Shiryu.
"Sì, mi sono solo distratta." sorrise Mei, incrociando lo sguardo di Camus.
A volte quello sguardo le faceva paura: era come se riuscisse a leggerle l'anima.
"A-hem… beh, penso che mi ritirerò. Comunque era tutto ottimo Mei, grazie." disse poi Camus, alzandosi da tavola.
Lixue sbadigliò vistosamente, quindi guardò suo padre, che si chinò e le baciò la testa.
"Bonne nuit, ma petite."
"Okay signorina, a letto. Per stasera hai già fatto tardi." disse Mei, alzandosi da tavola.
"Mamma, papà può stare qui stanotte?" chiese Lixue.
Camus si schiarì la voce, captando lo sguardo truce di Shiryu e quello confuso di Mei.
"Non mi sembra il caso, Lixue." disse. "Posso tornare domani, se vuoi."
Lixue abbracciò il padre, piangendo.
"Ma… ma c'è una stanza in più!" esclamò. "Ti prego! Ti lascio il mio letto e dormo con la mamma!" aggiunse, facendolo ridere.
"Ma che sciocchina." sussurrò Camus.
Mei non esitò.
"Rimani." mormorò a Camus, sfiorandogli un braccio. "Mi farebbe piacere."
"Davvero?"
"Davvero Cam. Sono seria." rispose Mei. "Tesoro, và a infilarti il pigiama e a lavarti i denti, papà arriva subito."
Appena Lixue lasciò la cucina, Shiryu riprese a far polemica.
"Come, resta qui?"
"Non c'è alcun problema, c'è una stanza in più." precisò Mei, decidendo di ignorare Shiryu. "Stai tranquillo."
"La camera degli ospiti è occupata." commentò Shiryu.
Essere sciocco e infantile. Stentava a credere che il ragazzo che aveva di fronte e che si comportava in quel modo stupido fosse lo stesso che aveva sconfitto DeathMask anni prima.
Come aveva fatto Death a lasciarsi sconfiggere da uno come Shiryu?
"Mi adatto a dormire anche sul divano." disse Camus, incrociando le braccia sul petto.
"È un divano a due posti, è troppo piccolo per te."
Mei assottigliò lo sguardo, furiosa.
"Allora dormirà con me, nel mio letto." sibilò. "Quello non è troppo piccolo né occupato. O hai qualche obiezione da fare anche su questo?"
Shiryu si schiarì la voce, le sopracciglia inarcate.
"La stanza degli ospiti andrà benissimo." rispose, dopo un paio di minuti.
"Bene." disse Mei.
Camus si chinò leggermente verso Mei, sorridendo.
"Mi andava bene anche la tua stanza." precisò.
Non aveva dubbi a riguardo.
"… non… non tentarmi." rispose lei.
Lixue ritornò in cucina in pochissimo tempo, con i capelli sciolti, in pigiama, con Mushu –il suo peluche preferito- sottobraccio e un libro di favole in mano, insistendo per essere messa a letto dal padre.
"Ti… ti sei lavata bene i denti?"
Lixue annuì vigorosamente, prima di prendere la mano di Camus.
"Vai pure, parliamo dopo." rispose Mei, sorridendo. "Buonanotte, amore."
Li seguì silenziosamente poco dopo, intravedendoli da uno spiraglio lasciato dalla porta socchiusa: padre e figlia erano molto affezionati, Lixue parlava spesso di suo padre e di quanto le mancasse durante tutti i giorni e Camus… beh… lui l'adorava, era palese.
Chi era lei per impedire loro di frequentarsi, o di interrompere il loro rapporto?
Assolutamente nessuno, non sarebbe stato giusto per nessuno di loro tre e se il trasferimento a Parigi era necessario… ebbene, per loro si sarebbe trasferita.

Tornata in cucina, ignorò le occhiatacce di Shiryu addosso e iniziò a scrivere qualche appunto sulla lavagnetta magnetica del frigorifero: per prima cosa avrebbe chiamato Wenyan e si sarebbe dimessa chiedendogli, se possibile, una lettera di referenze per un altro posto di lavoro, poi, avrebbe dovuto pensare ai documenti e tante altre cose, ritirare l'iscrizione di Lixue alla scuola primaria…
"Perché devi parlare con Wenyan?" domandò Shiryu, di punto in bianco.
Mei richiuse il pennarello e lo ripose accanto alla lavagnetta, incrociando le braccia sul petto.
"Si tratta del mio capo, del mio lavoro… devo parlargli per questioni private." rispose, tagliando corto.
"Dormirà con me, nel mio letto. Ahahah. Ma che spiritosa." borbottò Shiryu, cambiando discorso.
"Non scherzo mai su queste cose." ribatté Mei. "Si tratta del padre di mia figlia e anche se la nostra situazione è complicata, si tratta pur sempre del mio compagno. E poi se voglio dormire con lui, personalmente a te che cosa importa?"
"Beh, Mei ha ragione." intervenne Shunrei. "Io metterei alla prova la resistenza del materasso con un fusto del genere."
"Shunrei!" esclamò Shiryu, scandalizzato.
"Oh scusa, mi sono dimenticata che sei gelosa." ridacchiò Shunrei.
E non immaginava nemmeno quanto.
"Appunto, vedi di ricordarlo." scherzò Mei. "Hai Shiryu, và a testar materassi con lui."
Shiryu puntò le mani sui fianchi, oltraggiato.
"Per chi mi avete preso, per un bambolotto?" protestò. "Troppo Sex and the City, ragazze."
"È tipico degli uomini. Loro possono parlare di qualsiasi cosa, ma se provi a scendere al loro livello, ti trovano da dire." disse Shunrei, prima di lasciar soli i due fratelli.
"Che cavolo le è preso?… è stata posseduta da Samantha?" domandò quindi Shiryu.
"No, Shiryu. Si sta emancipando, non è la fine del mondo…"

Camus uscì dalla stanza di Lixue più tardi; sua figlia, evidentemente su di giri per la sua presenza, si era addormentata solo dopo la seconda favola e dopo avergli strappato alcune promesse, come fare colazione insieme, andare in giro per Parigi come avevano già fatto una volta e un altro paio di cose che avrebbero richiesto un po’ di tempo: beh, il giro per Parigi poteva farlo anche da solo, un fratellino invece era una richiesta più complessa.
Nel tornare al piano di sotto, intravide Mei dirigersi in giardino e decise di seguirla.
"MEI, ASPETTA!" gridò, prima di raggiungerla.
"Cos'hai da gridare? Vuoi svegliare tutto il villaggio? Ci sento benissimo!" rispose lei, voltandosi.
Ci sentiva benissimo? E come diamine faceva, con la cascata che emetteva un fragore terribile?
"So a cosa pensi. Ma ci siamo abituati." disse Mei, indicando la cascata. Si sedette su un masso liscio e batté più volte la mano accanto a sé, in un invito a sedersi accanto a lei. "Vengo qui ogni volta che devo pensare o voglio stare tranquilla… una volta c'era quella specie di anfratto dietro la cascata ma ci sono troppi ricordi legati a quel luogo."
Le sorrise; sapeva bene a che cosa si riferiva.
"…già."
"Già. Prima che tutto andasse a rotoli." disse Mei.
Ma a dire il vero, nulla era andato a rotoli, anzi. Quegli anni erano serviti a entrambi per conoscersi meglio.
"Rotoli? Perché dici così? Nulla è andato a rotoli, scherzi?" domandò Camus. "Diciamo che ci siamo conosciuti meglio."
Mei sorrise.
"In effetti anni fa è stato tutto così veloce…" ammise.
"Appunto." convenne Camus. "Questi anni ci sono serviti comunque, adesso sappiamo più cose l'uno dell'altra. Posso dire che è stata una sorta di lungo corteggiamento."
"Beh, corteggiamento un po’ particolare, visto che abbiamo bruciato delle tappe." ridacchiò Mei, appoggiando la testa alla sua spalla. "Comunque sì, come termine può andar bene."
Shiryu ridusse gli occhi a due fessure, sbuffando sonoramente quando intravide la sorella e l'uomo dalla finestra.
Finché si limitava ad arrivare per vedere la figlia poteva ancora andargli bene, ma se pretendeva davvero di prendere entrambe e portarsele via, si sbagliava di grosso.
"Che ci fai lì alla finestra, Shiryu? Sei diventato un guardone?!" l'apostrofò Dohko, comparendo nel corridoio all'improvviso e facendogli prendere un colpo.
"Naturalmente no." rispose Shiryu, dopo aver richiuso la finestra, ignorando l'eccesso di adrenalina scaturito dallo spavento. "Non facevo niente di che."
"Spiavi tua sorella e Camus, come il solito. Se non sbaglio hai una ragazza che ti aspetta, pensa a lei."

"Un kimono?" domandò Camus, guardando l'indumento che lei indossava. "L'ho notato solo ora. Una cinese con un costume giapponese?"
"Mai visto Memorie di una Geisha? Ci sono tre attrici cinesi che interpretano tre geishe giapponesi, non è così insolito sai. Comunque è un regalo di Shiryu di un paio d'anni fa, di ritorno da Tokyo." spiegò Mei. "Ti aspettavi qualcosa kitsch? Qualcosa che mi facesse assomigliare a una bambola cinese?"
Lui sorrise.
"No. Non sarebbe da te." rispose. "È per questo che mi piaci."
"Perché non indosso solo abiti cinesi?!"
"Ma no. Perché non sei come molte delle donne che ho visto transitare al santuario o a Rodorio. Perché sei indipendente, fiera e forte. Perché hai tirato su nostra figlia da sola e non ti sei lasciata travolgere dagli eventi…"
A dire il vero non aveva avuto granché scelta all'epoca: o si rimboccava le maniche o chissà che fine avrebbero fatto, lei e sua figlia.
"Cos'altro avrei dovuto fare, Camus? Non potevo fare diversamente, ti ricordo che sei stato tu a lasciarmi, non il contrario." disse Mei. "Ma poi non ero sola, c'erano Shiryu e Shunrei con me."
Camus annuì.
Immaginava che genere di aiuto Shiryu aveva dato a lei e Lixue: parole dure e cattive nei suoi confronti e polemiche a non finire.
"A proposito di Lixue, ci sono ancora delle cose che non so e che in questi anni, in presenza di Shiryu, non ho mai avuto il coraggio di chiederti… "
"Spara."
"So che ci sono stati dei problemi con tuo fratello, quando hai scoperto di essere incinta." iniziò Camus, ricordandosi le parole di Mu.
"Uhm… sì. Ci sono stati alcuni problemi. Non era contento di sapermi incinta di un Gold Saint… "
"Soprattutto se quel Gold Saint ero io."
Mei gli strofinò la mano.
"…per farla breve, mi disse di abortire." disse Mei. "Perché diceva che un bambino mi avrebbe rovinato la vita e tu non avresti fatto niente per noi, ci avresti abbandonato."
Camus trattenne il fiato, arrabbiato.
"Che gran bastardo." sbottò. "Per Athena che bastardo!"
"Lascia perdere, ci ho pensato personalmente con un pugno ben assestato in faccia, stai tranquillo." lo distrasse Mei. "Non pensarci."
Sì, forse era meglio per tutti non pensare a Shiryu, era meglio soprattutto per l'interessato, altrimenti gli avrebbe sfasciato la testa.
"Okay, pensiamo ad altro… ad esempio… com'è andato il parto?"
Sulle prime lo guardò confusa poi scoppiò a ridere, tappandosi subito la bocca.
"Ma guarda che domanda…" scosse la testa. "…un delirio. Si ruppero le acque in piena notte e il travaglio durò tutto il giorno finché Lixue non si decise a uscire, la sera dopo." spiegò, non riuscendo a trattenere una smorfia.
"Tutto qui?"
"Bè, ti sembra poco? Cosa ti aspettavi?" chiese Mei. "Il travaglio è durato trentasei ore, mi pare più che sufficiente."
"Non so… in tv se ne vedono di tutti i colori…"
Mei ridacchiò, di nuovo.
"…oh, so che cosa intendi… donne isteriche, urlanti e sbuffanti come treni a vapore?" domandò. "Ma tu pensi che in quei momenti, una donna vera possa perdere tempo in cavolate simili?"
"No, vero?" sorrise lui.
Mei scosse la testa, divertita al ricordo.
"Shiryu sembrava una cavalletta impazzita… andava avanti e indietro in corridoio… abbiamo quasi cambiato il parquet per questo motivo, sai? E Aiolia… fu strepitoso… è stato lui a far nascere Lixue. La levatrice che aveva chiamato rimase imbottigliata nel traffico di Pechino, a causa della Festa delle Lanterne. Ho sofferto parecchio, però per me non è stato affatto terribile come dicono gli altri."
"Per molte donne il parto è un evento traumatico e orrendo…" disse Camus.
"Dare alla luce un essere umano è forse orrendo?" fece Mei. "Per me far nascere Lixue è stato bellissimo."
Camus sorrise, sornione.
"Più bello che… crearla?"
"No, certo che no. Mi sono divertita." disse Mei. "E parecchio, anche."
Silenzio.
"Sai… Lixue mi ha chiesto un paio di cose, prima di dormire."
"Ah sì? Tipo?"
"Ehm… fare colazione insieme domattina, portarla a Parigi e…"
"… e?"
"Avere un fratellino, ma questa è una cosa che da solo non posso fare e sicuramente non è ancora il caso…" disse Camus.
"Oh."

"Mei?"
Lei si girò, distogliendo lo sguardo dalla volta stellata sopra di loro.
"Mmh?"
"Posso avere ancora un po’ di salsa rossa?"
"…che stupido." sorrise, dandogli una gomitata.

***

Lady Aquaria's corner.
Oddeì……ho creato un mostro!! Anche Shunrei è OOC!
Muahahahahah!!
Colpa della funzione random del mio mp3, che ieri sera mi ha "sparato", nell'ordine: Just can't get enough (Depeche Mode), Heartache every moment (HIM), Get outta my way (Kylie Minogue), Mamma Mia, 
Gimme Gimme Gimme, Head over heels (ABBA)
e Our truth (Lacuna Coil), colpa del mio telefilm preferito e di Samantha Jones che s'è impossessata di Shunrei. Già. ù_ù
-I wonton......nel ristorante cinese dove sono cliente abituale, i wonton sono pezzi di pasta fritta, tirata come se fossero bugie di carnevale, ma salate anzichè dolci...almeno, mi hanno spiegato così…
-I Ran mian sono tagliolini fritti serviti con cipolle, peperoncino, arachidi, erba cipollina e salsa piccante
-Santabarbara…probabilmente tutti sapete cos'è…ma in ogni caso, è un deposito adibito a stivaggio di armi, munizioni e similia all'interno di una zona militare. Chiamasi così dal nome della Santa deputata alla protezione della Marina, dei Vigili del fuoco, delle armi di Artiglieria e Genio e in generale di chi fa mestieri a contatto con fuoco e/o esplosivi…
-Wei kwei lo…(spero che si scriva così)…grappa di rosa cinese
-Alain Ducasse
…è un famoso cuoco parigino
-Sambal Oelek….piccantissima salsa malese ottenuta tritando e pestando i peperoncini piccanti.

Come sempre, grazie di cuore a: chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite e chi ha recensito.

Lady Aquaria

 

   
 
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