3.
Per
il futuro di Lixue, per il nostro futuro.
I’ve
got you now and
I’m not letting go of you
Never be together long enough
‘Cause every moment I’m with you
It’s like I’m holding on to heaven
[Nickelback – Holding on to heaven]
Aiutata da Shunrei, Mei portò in tavola la cena. Non
voleva essere polemica, ma la vicinanza di Camus, a cena e in casa
propria
oltretutto, la metteva in subbuglio.
Adori la cucina
cinese, eh?
Chissà se dopo
quell'esperienza con la sua cucina
avrebbe pensato la stessa cosa.
Con aria perfida mise proprio davanti a lui il piatto con
la sua famosa salsa rossa, quella che Shiryu chiamava Lavanda
Gastrica: non per il sapore, ma per l'effetto
che faceva.
"Davvero ti piace la cucina cinese?" chiese
Shunrei, a Camus.
"Sì." disse Camus, sincero. "Viaggiando
parecchio in genere sono aperto alle cucine straniere, a quelle
orientali in
particolare … in giro per il mondo per conto del Santuario e
grazie ad alcuni
colleghi, ho imparato ad apprezzare e sperimentare nuovi
piatti… la cucina
indiana grazie a Shaka, la cucina giapponese, la cucina cinese grazie a
Dokho…"
"Dohko che cucina lo immagino benissimo, ma Shaka
no. Questa è nuova." commentò Mei. "Davvero
nuova."
Dokho riusciva a immaginarlo mentre cucinava, l'aveva
fatto più volte quando, appena arrivati al Goro Ho, aveva
dovuto cucinare per sé
e per loro tre; le aveva anche insegnato. Ma Shaka no, assolutamente
no. Quello
non era capace di far nulla senza qualcuno al seguito.
Camus sorrise.
"Bè, è la sua attendente che cucina per lui."
rispose,
facendola annuire.
"Ah, ecco spiegato l'arcano." commentò. Si
ricordava abbastanza bene dell'inquilino della sesta casa e nelle tre
settimane
e mezzo trascorse in Grecia anni prima, non l'aveva mai visto alzare un
dito:
sicuramente si faceva aiutare anche per lavarsi, proprio come i
principi dei
tempi andati.
"Cosa sai della nostra cucina?" domandò quindi
Shunrei, riprendendo il filo del discorso.
Camus chiamò a raccolta tutta la sua esperienza in
merito.
"So che è variegata, ad esempio. So che a seconda
delle cucine ci sono sapori molto forti e un forte uso di aglio oppure
sapori
dolci e consistenze croccanti, carni brasate o affumicate." rispose
Camus.
"La mia pronuncia non è per niente corretta ma credo che i
nomi delle
quattro cucine siano Shandong, Su, Yue
e Sichuan."
Shunrei annuì, mentre Mei sorrideva sorpresa.
"E questo dove l'hai letto, su internet o la tua
esperienza nel settore deriva da qualche scialbo ristorante
pseudo-cinese
parigino?" sbottò Shiryu.
Camus inarcò un sopracciglio.
"Solo una piccola parte di ristoranti asiatici
propone autentica cucina cinese di qualità come quella che
si può mangiare qui
in Cina. Spesso i piatti sono prodotti insipidi e standardizzati e
spesso associati
ad altri tipi di cucine, come quella vietnamita o tailandese che sono
anch'esse
molto buone, se gustate da sole." rispose Camus. "Nei miei frequenti
viaggi in Oriente per conto del Santuario, come ho detto, ho avuto modo
di
assaggiarle tutte."
Mei si schiarì la voce.
"E… quali sono i tuoi piatti preferiti?"
"Preferiti è una parola grossa… diciamo che li ho
apprezzati particolarmente… riso fritto,
Mei annuì.
"Sì. Se avessi saputo del tuo arrivo avrei preparato
quello, per cena." disse. "Purtroppo ti devi accontentare di quello
che c'è."
"Ma no, mi accontento." rispose Camus.
Shiryu si alzò da tavola, per andare a rispondere al
telefono che aveva preso a squillare.
"Chiedo scusa per il suo comportamento." si
scusò Shunrei. "Temo sia irrecuperabile, ormai."
"Lo conosco da una vita intera, Rei. Shiryu è sicuramente
irrecuperabile." la
corresse Mei. "Per un attimo ho temuto una risposta salace, da parte
tua."
Camus sorrise.
"Non è mia abitudine dire parolacce, o comunque
rispondere in malo modo." rispose. "Preferisco di gran lunga
rispondere educatamente a tono e sorridere."
Meglio così. In effetti Camus non lo ricordava affatto
come una persona volgare o dalla parolaccia pronta, ed era un bene.
"Si mangia, mamma? Ho fame." protestò Lixue,
distraendo gli adulti.
"Quanta fretta!" sorrise Mei. "Abbiamo
ospiti, lascia che sia papà a servirsi per primo."
Shiryu tornò in cucina mentre Camus, presa la ciotola dal
piano girevole in mezzo al tavolo, si stava servendo pollo e peperoni;
gli
lanciò un'occhiataccia, quindi si accomodò al
solito posto.
Farabutto.
Comodo comportarsi così, comodo per lui, abbandonare
donna e figlia nel momento meno opportuno e tornare a reclamare assurdi
diritti
dopo anni.
Per lui, Camus era indegno di definirsi padre, quel
diritto l'aveva perso nello stesso momento in cui aveva voltato le
spalle a sua
sorella e alla nipotina che aveva portato in grembo.
"Hai detto che conosci tutto?" chiese Lixue.
"Quasi tutto tesoro, è impossibile conoscere ogni
cosa. Ma tu a che cosa ti riferisci?" chiese Camus.
"Alla cucina."
"Oh. No, so solo qualcosa." si schermì.
Lixue sorrise, poi afferrò una nuvola di drago.
"Allora cos'è questa?" gli domandò.
Camus sorrise a sua volta.
"Questa è facile. È una nuvola
di drago."
"E questo?"
"Uhm… ehm… Wonton
fritti." rispose Camus, spezzandone uno e intingendolo nella
salsa
rossa.
Di riflesso Shiryu si portò una mano alla gola. La malefica salsa di Mei aveva un modo subdolo di agire: di primo acchito,
grazie al pomodoro, sembrava una salsa dolce e gradevole, dal vago
retrogusto
agrodolce. Una volta bruciate definitivamente le papille gustative,
scendeva
come lava lungo l'esofago, liquefacendolo e arrivata allo stomaco,
bastava un
minimo movimento ed esplodeva come un santabarbara.
Camus masticò il boccone con gusto, assaporandolo.
"Buona questa salsa. Forse un pochino speziata,
ma molto buona. Mi ricorda
qualcosa che …" si accorse che Shiryu e Shunrei lo stavano
guardando con
tanto d'occhi, e s'interruppe. "…ho fatto qualcosa di
sbagliato?"
A parte presentarsi a casa loro, niente,
pensò Shiryu alzandosi e andando a prendere una bottiglia.
"Sei sopravvissuto alla lavanda gastrica,
ti meriti la Wei
kwei lo." disse. "Ne offro un bicchierino a tutti quelli che
hanno il fegato di resisterle. E credimi, non sono tanti."
"Tu sei il secondo, dopo Dokho." disse Shunrei.
"Lavanda
gastrica? Magari
Mei non sarà
all'altezza di Alain Ducasse, ma
addirittura definirla così…" disse Camus.
"Assaggiai una salsa
simile, durante una missione, in Malesia…"
"Ti riferisci alla Sambal Oelek?"
chiese Mei. "La mia salsa ne è una
variazione … alla ricetta base ci ho aggiunto diversi
ingredienti."
"Tra i quali, un peperoncino che la gente del luogo
ritiene afrodisiaco."
commentò
Shunrei.
Ancora un sorriso mozzafiato, con tanto d'occhiolino in
sua direzione.
"A quanto pare, non mi aspettava solo Lixue, chérie."
Mei strappò con stizza un pezzo di involtino primavera.
La sua intenzione era stata quella di bruciargli il senso
del gusto, non di risvegliargli la libido.
Ma la sua mente tornò anche al dopo
di quelle cene, alle sere di fine primavera trascorse dietro
ai cespugli del piccolo giardino dell'undicesima casa.
Non era stato un periodo da romanzetto rosa tutto sospiri
e languide carezze, anzi, a causa di Saga avevano anche litigato -e
quella lite
se la ricordava anche troppo bene- ma tutto sommato, era stato un bel
periodo.
"…tutto bene, Mei?"
Si riscosse di colpo, alla domanda di suo fratello.
"Come?"
"Ti ho chiesto se va tutto bene." ripeté
Shiryu.
"Sì, mi sono solo distratta." sorrise Mei,
incrociando lo sguardo di Camus.
A volte quello sguardo le faceva paura: era come se
riuscisse a leggerle l'anima.
"A-hem… beh, penso che mi ritirerò. Comunque era
tutto ottimo Mei, grazie." disse poi Camus, alzandosi da tavola.
Lixue sbadigliò vistosamente, quindi guardò suo
padre,
che si chinò e le baciò la testa.
"Bonne nuit, ma petite."
"Okay signorina, a letto. Per stasera hai già fatto
tardi." disse Mei, alzandosi da tavola.
"Mamma, papà può stare qui stanotte?" chiese
Lixue.
Camus si schiarì la voce, captando lo sguardo truce di
Shiryu e quello confuso di Mei.
"Non mi sembra il caso, Lixue." disse. "Posso
tornare domani, se vuoi."
Lixue abbracciò il padre, piangendo.
"Ma… ma c'è una stanza in più!"
esclamò. "Ti
prego! Ti lascio il mio letto e dormo con la mamma!" aggiunse,
facendolo
ridere.
"Ma che sciocchina." sussurrò Camus.
Mei non esitò.
"Rimani." mormorò a Camus, sfiorandogli un
braccio. "Mi farebbe piacere."
"Davvero?"
"Davvero Cam. Sono seria." rispose Mei. "Tesoro,
và a infilarti il pigiama e a lavarti i denti,
papà arriva subito."
Appena Lixue lasciò la cucina, Shiryu riprese a far
polemica.
"Come, resta qui?"
"Non c'è alcun problema, c'è una stanza in
più." precisò Mei, decidendo di ignorare Shiryu.
"Stai
tranquillo."
"La camera degli ospiti è occupata." commentò
Shiryu.
Essere sciocco e infantile. Stentava a credere che il
ragazzo che aveva di fronte e che si comportava in quel modo stupido
fosse lo
stesso che aveva sconfitto DeathMask anni prima.
Come aveva fatto Death a
lasciarsi sconfiggere da uno
come Shiryu?
"Mi adatto a dormire anche sul divano." disse
Camus, incrociando le braccia sul petto.
"È un divano a due posti, è troppo piccolo per
te."
Mei assottigliò lo sguardo, furiosa.
"Allora dormirà con me, nel mio letto." sibilò.
"Quello non è troppo piccolo né occupato. O hai
qualche obiezione da fare anche
su questo?"
Shiryu si schiarì la voce, le sopracciglia inarcate.
"La stanza degli ospiti andrà benissimo." rispose,
dopo un paio di minuti.
"Bene." disse Mei.
Camus si chinò leggermente verso Mei, sorridendo.
"Mi andava bene anche la tua stanza." precisò.
Non aveva dubbi a
riguardo.
"… non… non tentarmi." rispose lei.
Lixue ritornò in cucina in pochissimo tempo, con i
capelli sciolti, in pigiama, con Mushu –il suo peluche
preferito- sottobraccio
e un libro di favole in mano, insistendo per essere messa a letto dal
padre.
"Ti… ti sei lavata bene i denti?"
Lixue annuì vigorosamente, prima di prendere la mano di
Camus.
"Vai pure, parliamo dopo." rispose Mei,
sorridendo. "Buonanotte, amore."
Li seguì silenziosamente poco dopo, intravedendoli da uno
spiraglio lasciato dalla porta socchiusa: padre e figlia erano molto
affezionati, Lixue parlava spesso di suo padre e di quanto le mancasse
durante
tutti i giorni e Camus… beh… lui l'adorava, era
palese.
Chi era lei per impedire loro di frequentarsi, o di
interrompere il loro rapporto?
Assolutamente nessuno, non sarebbe stato giusto per
nessuno di loro tre e se il trasferimento a Parigi era
necessario… ebbene, per
loro si sarebbe trasferita.
"Perché devi parlare con Wenyan?" domandò
Shiryu, di punto in bianco.
Mei richiuse il pennarello e lo ripose accanto alla
lavagnetta, incrociando le braccia sul petto.
"Si tratta del mio capo, del mio lavoro… devo
parlargli per questioni private." rispose, tagliando corto.
"Dormirà con
me, nel mio letto. Ahahah. Ma che spiritosa."
borbottò Shiryu,
cambiando discorso.
"Non scherzo mai su queste cose." ribatté Mei.
"Si tratta del padre di mia figlia e anche se la nostra situazione
è
complicata, si tratta pur sempre del mio compagno. E poi se voglio
dormire con
lui, personalmente a te che cosa importa?"
"Beh, Mei ha ragione." intervenne Shunrei. "Io
metterei alla prova la resistenza del materasso con un fusto del
genere."
"Shunrei!" esclamò Shiryu, scandalizzato.
"Oh scusa, mi sono dimenticata che sei gelosa."
ridacchiò Shunrei.
E non immaginava nemmeno quanto.
"Appunto, vedi di ricordarlo." scherzò Mei.
"Hai Shiryu, và a testar materassi con lui."
Shiryu puntò le mani sui fianchi, oltraggiato.
"Per chi mi avete preso, per un bambolotto?"
protestò. "Troppo
Sex and the City, ragazze."
"È tipico degli uomini. Loro possono parlare di
qualsiasi cosa, ma se provi a scendere al loro livello, ti trovano da
dire." disse Shunrei, prima di lasciar soli i due fratelli.
"Che cavolo le è preso?… è stata
posseduta da
Samantha?" domandò quindi Shiryu.
"No, Shiryu. Si sta emancipando, non è la fine del
mondo…"
Nel tornare al piano di sotto, intravide Mei dirigersi in
giardino e decise di seguirla.
"MEI, ASPETTA!" gridò, prima di raggiungerla.
"Cos'hai da gridare? Vuoi svegliare tutto il
villaggio? Ci sento benissimo!" rispose lei, voltandosi.
Ci sentiva benissimo? E come diamine faceva, con la
cascata che emetteva un fragore terribile?
"So a cosa pensi. Ma ci siamo abituati." disse Mei,
indicando la cascata. Si sedette su un masso liscio e batté
più volte la mano
accanto a sé, in un invito a sedersi accanto a lei. "Vengo
qui ogni volta
che devo pensare o voglio stare tranquilla… una volta c'era
quella specie di
anfratto dietro la cascata ma ci sono troppi ricordi legati a quel
luogo."
Le sorrise; sapeva bene a che cosa si riferiva.
"…già."
"Già. Prima che tutto andasse a rotoli." disse
Mei.
Ma a dire il vero, nulla era andato a rotoli, anzi.
Quegli anni erano serviti a entrambi per conoscersi meglio.
"Rotoli? Perché dici così? Nulla è
andato a rotoli,
scherzi?" domandò Camus. "Diciamo che ci siamo conosciuti
meglio."
Mei sorrise.
"In effetti anni fa è stato tutto così
veloce…"
ammise.
"Appunto." convenne Camus. "Questi anni ci
sono serviti comunque, adesso sappiamo più cose l'uno
dell'altra. Posso dire
che è stata una sorta di lungo corteggiamento."
"Beh, corteggiamento un po’ particolare, visto che
abbiamo bruciato delle tappe." ridacchiò Mei, appoggiando la
testa alla
sua spalla. "Comunque sì, come termine può andar
bene."
Shiryu ridusse gli occhi a due fessure, sbuffando
sonoramente quando intravide la sorella e l'uomo dalla finestra.
Finché si limitava ad arrivare per vedere la figlia
poteva ancora andargli bene, ma se pretendeva davvero di prendere
entrambe e
portarsele via, si sbagliava di grosso.
"Che ci fai lì alla finestra, Shiryu? Sei diventato
un guardone?!" l'apostrofò Dohko, comparendo nel corridoio
all'improvviso
e facendogli prendere un colpo.
"Naturalmente no." rispose Shiryu, dopo aver
richiuso la finestra, ignorando l'eccesso di adrenalina scaturito dallo
spavento. "Non facevo niente di che."
"Spiavi tua sorella e Camus, come il solito. Se non
sbaglio hai una ragazza che ti aspetta, pensa a lei."
"Un
kimono?" domandò Camus, guardando
l'indumento che lei indossava. "L'ho notato solo ora. Una cinese con un
costume giapponese?"
"Mai visto Memorie
di una Geisha? Ci sono tre attrici cinesi che interpretano
tre geishe
giapponesi, non è così insolito sai. Comunque
è un regalo di Shiryu di un paio
d'anni fa, di ritorno da Tokyo." spiegò Mei. "Ti aspettavi
qualcosa
kitsch? Qualcosa che mi facesse assomigliare a una bambola cinese?"
Lui sorrise.
"No. Non sarebbe da te." rispose. "È per
questo che mi piaci."
"Perché non indosso solo abiti cinesi?!"
"Ma no. Perché non sei come molte delle donne che ho
visto transitare al santuario o a Rodorio. Perché sei
indipendente, fiera e
forte. Perché hai tirato su nostra figlia da sola e non ti
sei lasciata
travolgere dagli eventi…"
A dire il vero non aveva avuto granché scelta all'epoca:
o si rimboccava le maniche o chissà che fine avrebbero
fatto, lei e sua figlia.
"Cos'altro avrei dovuto fare, Camus? Non potevo fare
diversamente, ti ricordo che sei stato tu a lasciarmi, non il
contrario." disse
Mei. "Ma poi non ero sola, c'erano Shiryu e Shunrei con me."
Camus annuì.
Immaginava che genere di aiuto Shiryu aveva dato a lei e
Lixue: parole dure e cattive nei suoi confronti e polemiche a non
finire.
"A proposito di Lixue, ci sono ancora delle cose che
non so e che in questi anni, in presenza di Shiryu, non ho mai avuto il
coraggio di chiederti… "
"Spara."
"So che ci sono stati dei problemi con tuo fratello,
quando hai scoperto di essere incinta." iniziò Camus,
ricordandosi le
parole di Mu.
"Uhm… sì. Ci sono stati alcuni problemi. Non era
contento di sapermi incinta di un Gold Saint… "
"Soprattutto se quel Gold Saint ero io."
Mei gli strofinò la mano.
"…per farla breve, mi disse di abortire." disse
Mei. "Perché diceva che un bambino mi avrebbe rovinato la
vita e tu non
avresti fatto niente per noi, ci avresti abbandonato."
Camus trattenne il fiato, arrabbiato.
"Che gran bastardo." sbottò. "Per Athena
che bastardo!"
"Lascia perdere, ci ho pensato personalmente con un
pugno ben assestato in faccia, stai tranquillo." lo distrasse Mei.
"Non pensarci."
Sì, forse era meglio per tutti non pensare a Shiryu, era
meglio soprattutto per l'interessato, altrimenti gli avrebbe sfasciato
la
testa.
"Okay, pensiamo ad altro… ad esempio…
com'è andato
il parto?"
Sulle prime lo guardò confusa poi scoppiò a
ridere,
tappandosi subito la bocca.
"Ma guarda che domanda…" scosse la testa.
"…un delirio. Si ruppero
le
acque in piena notte e il travaglio durò tutto il giorno
finché Lixue non si
decise a uscire, la sera dopo."
spiegò,
non riuscendo a trattenere una smorfia.
"Tutto qui?"
"Bè, ti sembra poco? Cosa ti aspettavi?" chiese
Mei. "Il travaglio è durato trentasei ore, mi pare
più che
sufficiente."
"Non so… in tv se ne vedono di tutti i colori…"
Mei ridacchiò, di nuovo.
"…oh, so che cosa intendi… donne isteriche,
urlanti
e sbuffanti come treni a vapore?" domandò. "Ma tu pensi che
in quei momenti, una donna vera possa perdere tempo in cavolate
simili?"
"No, vero?" sorrise lui.
Mei scosse la testa, divertita al ricordo.
"Shiryu sembrava una cavalletta impazzita… andava
avanti e indietro in corridoio… abbiamo quasi cambiato il
parquet per questo
motivo, sai? E Aiolia… fu strepitoso…
è stato lui a far nascere Lixue. La
levatrice che aveva chiamato rimase imbottigliata nel traffico di
Pechino, a
causa della Festa delle Lanterne. Ho sofferto parecchio,
però per me non è
stato affatto terribile come dicono gli altri."
"Per molte donne il parto è un evento traumatico e
orrendo…" disse Camus.
"Dare alla luce un essere umano è forse orrendo?"
fece Mei. "Per me far nascere Lixue è stato bellissimo."
Camus sorrise, sornione.
"Più bello che… crearla?"
"No, certo che no. Mi sono divertita." disse
Mei. "E parecchio, anche."
Silenzio.
"Sai… Lixue mi ha chiesto un paio di cose, prima di
dormire."
"Ah sì? Tipo?"
"Ehm… fare colazione insieme domattina, portarla a
Parigi e…"
"… e?"
"Avere un fratellino, ma questa è una cosa che da
solo non posso fare e sicuramente non è ancora il
caso…" disse Camus.
"Oh."
Lei si girò, distogliendo lo sguardo dalla volta stellata
sopra di loro.
"Mmh?"
"Posso avere ancora un po’ di salsa rossa?"
"…che stupido." sorrise, dandogli una gomitata.
***
Oddeì……ho creato un mostro!!
Anche Shunrei è OOC!
Muahahahahah!!
Colpa della funzione random del mio mp3, che ieri sera mi
ha "sparato", nell'ordine: Just
can't get enough (Depeche Mode), Heartache
every moment (HIM), Get outta my way (Kylie Minogue), Mamma
Mia,
Gimme Gimme
Gimme, Head over heels (ABBA) e Our truth (Lacuna
Coil), colpa del mio telefilm preferito e di Samantha Jones
che s'è impossessata di Shunrei. Già.
ù_ù
-I Ran mian sono tagliolini fritti serviti con cipolle,
peperoncino, arachidi, erba cipollina e salsa piccante
-Santabarbara…probabilmente tutti sapete
cos'è…ma in ogni
caso, è un deposito adibito a stivaggio di armi, munizioni e
similia
all'interno di una zona militare. Chiamasi così dal nome
della Santa deputata
alla protezione della Marina, dei Vigili del fuoco, delle armi di
Artiglieria e
Genio e in generale di chi fa mestieri a contatto con fuoco e/o
esplosivi…
-Wei kwei lo…(spero che
si scriva
così)…grappa di rosa cinese
-Alain Ducasse…è un famoso cuoco
parigino
-Sambal Oelek….piccantissima
salsa malese ottenuta tritando e pestando i peperoncini piccanti.
Lady Aquaria