Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Frytty    05/04/2011    2 recensioni
Lei, Cailin, modella affermata.
Lui, Robert, attore.
Si sono amati, ma poi qualcosa è andato storto ed ora non stanno più insieme da sei mesi.
Cosa succederebbe se si incontrassero di nuovo per puro caso e capissero che non si sarebbero mai dovuti separare?
E cosa c'entrano due strani anelli che Cailin ha ricevuto in regalo da una strana maga?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve, salvino!

Oggi sono più fusa del solito, ma vabè, ci sarete abituati ormai xD

Questo capitolo è il penultimo della Ff, se non teniamo conto dell'epilogo, ed è stato un'"aggiunta", nel senso che, teoricamente, non sarebbe dovuto esistere xD, ma è stato partorito dalla mia mente all'ultimo momento, nemmeno io saprei dirvi con quale intenzione e, nonostante tutto, non mi ritengo pienamente soddisfatta, perciò perdonatemi se lo troverete blando, scontato, patetico e non so cos'altro, ma non me la sono sentita di cambiarlo.

Ci tengo, inoltre, a precisare che quello che succede ad Allison in questo capitolo, per quanto possa sembrare surreale e da fantascienza, è successo realmente a mia cugina e le cause le capirete nell'ultimo capitolo. Volevo inserire questo avviso alla fine, perché adesso non posso addentrarmi nelle spiegazioni per non spoilerare, ma poi ho pensato che avreste letto e avreste pensato che ero reduce da un qualche episodio di E.R-Medici in prima linea o roba del genere, perciò ho preferito inserirlo ora.

Ieri ho creato, a chi interessasse, il trailer di questa Ff, di cui vi inserisco il link: http://www.youtube.com/watch?v=8AqKBzdKCdQ Mi rendo conto che non è un capolavoro di montaggio, né di assemblaggio, ma ho voluto realizzarlo comunque perché era qualcosa a cui tenevo particolarmente e che spero possa aiutarvi ad entrare maggiormente nell'ottica dei personaggi (anche se ci siete dentro già tutti *.*); perciò, perdonate la mia totale incompetenza in campo di regia u.u

Vi ricordo (oggi sono logorroica, lo so u.u) che potete pormi qualsiasi tipo di domanda, personale e non, sulle mie Ff, sui libri che leggo, la musica che ascolto, insomma, su tutto quello che volete, su Formspring rispondo a tutti, perciò, non abbiate paura di me xD

Dulcis in fundo, ringrazio infinitamente tutte le persone che commentano, che leggono soltanto e che inseriscono questa Ff nelle varie liste; mi riempite di gioia *.*

Ok, vi ho tediati abbastanza, alla prossima xD

 

Buona lettura! <3

 

 

 

 

< Dici che se ci presentiamo mano nella mano gli verrà un infarto? > Erano appena scesi dal taxi che li aveva condotti di fronte al palazzo a vetri che Robert ricordava fin troppo bene, perché era lì che aveva fatto il suo primo servizio fotografico nelle vesti di Cailin ed era lì che aveva avuto una crisi esistenziale per colpa delle mestruazioni e di quei vestiti troppo stretti e leggeri e, soprattutto, macchiabili. 

Jillian, l'agente di Cailin, l'aveva telefonata il giorno prima per comunicargli che non voleva essere uccisa e che non era colpa sua, ma la produzione aveva fatto pressione affinché scattasse qualche foto con Robert Pattinson, l'attore del momento.

Sicuramente il sì, va bene di Cailin era stato più inquietante di essere presa a parolacce per Jillian, perché era rimasta un minuto e mezzo senza proferire parola se non dei vaghi mugolii poco chiari.

Cailin non era in vena di spiegare il come, cosa e perché della faccenda, perciò l'aveva ringraziata e aveva attaccato per andare a comunicare la notizia a Robert.

Ovviamente Robert ne era stato appena informato dal fotografo in persona che si era speso in complimenti ed elogi alla sua bellezza, perciò i due non avevano fatto altro che ridere divertiti per quella coincidenza e continuare a godersi il giorno di riposo insieme.

< Io dico che, come minimo, chiamerebbero l'ospedale psichiatrico più vicino per farci rinchiudere e poi avvertirebbero le riviste di gossip. > Rispose lei, spingendo la porta a vetri ed entrando per prima.

< Allora dobbiamo fare finta di essere ancora nemici? > Attesero l'ascensore, osservando il via vai di giornalisti dall'aria indaffarata.

Cailin fece spallucce, stretta nel suo soprabito rosso scuro.

< Non ne ho idea. Forse dovremmo semplicemente smetterla di preoccuparcene. Insomma, perché dovremmo essere così importanti per loro? > Le porte dell'ascensore si aprirono e loro salirono veloci, premendo il tasto corrispondente al decimo piano dove era stato situato il set fotografico.

Jillian non era stata in grado di dirle il tema, perché, per quello che sapeva, il fotografo era ancora molto indeciso e la rivista era stata piuttosto pretenziosa a riguardo, perciò era come andare ad un appuntamento al buio senza sapere cosa ti sarebbe successo.

< Siamo stati la coppia più chiacchierata per mesi! > Sbottò lui, spettinandosi i capelli con una mano e sbuffando.

Cailin gli lanciò un'occhiata divertita.

< Rilassati. Non sarà così terribile e ne usciremo entrambi vivi, puoi starne certo. > Scherzò, beccandosi una linguaccia in risposta.

< Per te è semplice, è il tuo lavoro! > Tamburellò le dita sullo specchio accanto a lui che gli rimandava l'immagine di un ragazzo che non si era rasato, come sempre quando non doveva lavorare, e che aveva due occhiaie da far invidia ad un panda, sebbene era sicuro che le truccatrici avrebbero risolto immediatamente il problema.

< Il solito fifone! > Sbuffò lei, melodrammatica, precedendolo fuori dall'ascensore e camminando verso l'ufficio di John, il fotografo più amato dalle modelle per i suoi scatti sempre altisonanti. 

Dovette decisamente ricredersi quando vide il set e le attrezzature.

< Oh, bene, siete arrivati! Ma siete splendidi! > Anche se Robert stava cominciando a chiedersi se tutti i fotografi di moda erano soliti rifornirsi di abiti nello stesso negozio, visto che anche John era vestito dei colori più improbabili in circolazione, fece finta di niente e lo salutò cordiale.

< Ehm... domanda: quella è una fontana? > Cailin la indicò con un dito, strabuzzando gli occhi, seguita da Robert.

< Mais oui! Abbiamo deciso per delle foto in bianco e nero e spero non vi dispiaccia se ho pensato a voi come ad una coppia, vero? > Se anche non lo fossero stati, Robert avrebbe trovato difficile dirgli di no visto che stava sbattendo le palpebre come un cucciolo di cerbiatto.

< Continuo a non capire cosa c'entri la fontana... > Pensò lui, osservandola pensieroso.

A cosa poteva servire una fontana in un servizio fotografico? Non dovevano nuotare, o sì?

La testa gli si riempì delle immagini di Cailin in costume e dovette cercare di distrarsi per evitare che si notasse qualcosa che non doveva essere decisamente notato.

John emise uno sbuffo esasperato, come se fosse annoiato dalle domande di Robert.

< Ma amore, ovvio, no? Volevamo ricreare l'atmosfera di Roma! > E gesticolò teatrale con le mani per indicare lo spazio che li circondava, poi, nell'impeto di rimproverare un addetto alle luci, si allontanò, sospingendoli verso lo spogliatoio e il trucco.

Cailin salutò le due assistenti per il trucco e il parrucco e seguì Robert nello spogliatoio.

< Come mai non abbiamo due spogliatoio separati? > Si chiese ad alta voce, individuando una gonna bianca e un top dalla fantasia militare, semplice.

< Beh, che differenza fa? > Fece spallucce lui, cominciando a svestirsi.

< Semplice curiosità. > Rispose, sfilandosi la maglia e poi i jeans.

Robert la osservò infilarsi la gonna, i piedi che poggiavano sul pavimento freddo e che lei cercava di tenere lontana, arricciandoli quasi come una ballerina di danza classica.

Finì di vestirsi e si osservò un istante allo specchio per sistemarsi i capelli, notando il suo sguardo.

< Non sei ancora pronto? > Sbuffò, alzando gli occhi al cielo e camminando verso di lui.

Robert sorrise appena, piegando la testa per slacciarsi i pantaloni, osservando la sua figura farsi sempre più vicina.

< Vuoi un aiuto? > Gli mormorò maliziosa, scostandogli le mani dal tessuto, sfilandogli i lembi della camicia, prendendo a sbottonarla.

Osservò i suoi movimenti lenti e precisi, memorizzando le sfumature dei suoi occhi azzurri e le onde leggere dei suoi capelli sulle spalle.

Gli accarezzò la parte di pelle scoperta con un dito, costringendolo a trattenere il respiro e sorridendogli dolce.

< Faremo tardi, Cailin. > Mormorò poco convinto quando fece stridere la cerniera dei pantaloni per abbassarglieli.

La camicia finì sulla panca lì accanto, mentre lei si alzava sulle punte per baciargli una guancia, allacciando le braccia dietro il suo collo.

Sentì le sue mani sulla schiena sorreggerla e portarla un po' più vicina, mentre lui voltava il viso e incontrava le sue labbra morbide e dolci.

Avrebbe voluto avere più tempo ed essere a casa, tra le lenzuola profumate di lei per amarla completamente.

< Credo che dovremmo andare. > Le accarezzò i capelli e le baciò la fronte.

Si infilò la maglietta semplice e i jeans neri che gli erano stati forniti e uscirono.

Non impiegarono molto tempo al trucco: John li voleva nature (termine francese che adorava) e a Cailin applicarono solo una piccola molletta per trattenere i capelli all'indietro.

Quando raggiunsero il set, entrambi a piedi nudi, la fontana era stata messa in funzione ed era ancora più spettacolare di prima: la parte più interna della vasca era decorata da tre zampilli d'acqua piuttosto alti e l'acqua, leggermente mossa, emanava un leggero vapore invitante, segno che non doveva essere fredda.

< Oggi la regola è niente pose, d'accordo? Entrate nella fontana e muovetevi come volete. Baciatevi, toccatevi, cercatevi, scherzate... è ammesso tutto, ok? > John si posizionò dietro la sua macchina fotografica professionale in attesa che Robert e Cailin entrassero nella fontana.

L'acqua era tiepida e piacevole a contatto con la pelle e Cailin, approfittando della distrazione di Robert, lo schizzò, raccogliendo l'acqua con entrambe le mani, bagnandogli i pantaloni e parte della maglietta.

Lui, colto di sorpresa, ricambiò, mirando alla gonna e sorridendo furbo.

Il livello dell'acqua nella vasca non era eccessivo, ma riusciva comunque a bagnare le ginocchia ad entrambi, tanto che avanzavano a fatica, sebbene il fondo fosse liscio e senza ingombri.

Cailin gli si avvicinò e gli tese una mano affinché la raggiungesse, sporgendosi in avanti a chiedere un bacio.

Poco le importava se li stavano osservando tutti e se sarebbero volate voci su di loro sulle riviste: ora che si erano ritrovati aveva bisogno di sentirlo vicino.

Robert le circondò la vita con un braccio e ricambiò il bacio, indugiando sulle sue labbra e traendola ancora più vicina per assaporarla meglio.

Cailin sorrise sulle sue labbra, separandosi dal contatto e spingendolo all'indietro per farlo allontanare, del tutto dimentica che Robert era ancorato a lei e che se fosse caduto se la sarebbe trascinata dietro.

Fu inevitabile perdere l'equilibrio per Robert, che aveva afferrato Cailin per un braccio, affondandola insieme a lui, completamente bagnato, la testa semi sommersa.

Lei gli finì seduta accanto con un mugolio di dolore per il suo povero deretano.

< Tutto bene? > Le chiese, mettendosi seduto, cercando di scrollarsi l'acqua dal viso e dai capelli che scompigliò con una mano.

< Pensi di passarla liscia? > Borbottò, sebbene somigliasse più ad un ruggito di battaglia, la sua fidanzata, fiondandosi su di lui e atterrandolo soddisfatta.

< Sei tu che mi hai spinto! > Protestò lui, schizzandola e osservandola chiudere gli occhi per ripararsi.

< Ah sì? Beh, era previsto che finissi tu nell'acqua, non io! > Precisò con un sorriso divertito, impedendogli di rialzarsi e mettendosi a cavalcioni su di lui, l'acqua che le aveva bagnato i capelli e che la rendeva maledettamente sensuale e morbida, tanto che Robert ebbe la tentazione di scoprirle la pancia e morderla.

< Cosa vuoi fare? Ti ricordo che ci stanno guardando tutti. > Le sussurrò, lanciando un'occhiata a John che non aveva smesso un secondo di scattare.

< Quindi? Io voglio solo giocare... > Miagolò, abbassandosi su di lui ed osservandolo negli occhi, attenta e sorridente.

< Ragazzi, perfetto! Questo scatto è perfetto! > Esultò John, spostandosi verso di loro, la macchina fotografica sganciata dall'apposito cavalletto di sostegno.

Cailin abbassò il viso ad incontrare il mento, l'osso definito della mascella, le guance e le labbra che sfiorò leggera.

Robert spostò le mani sui suoi fianchi, la stoffa che gli dava fastidio e che avrebbe voluto strappare via per sentire la sua pelle.

< Ok, stop! Può bastare, abbiamo scatti a sufficienza! > Esordì John, facendo segno ai tecnici di spegnere le luci e la fontana.

Robert si alzò a mezzo busto, lei ancora stretta intorno ai fianchi con nessuna voglia di allontanarsi.

< Scimmietta, lo sai che non sono un albero di banane, vero? > Le bisbigliò in un orecchio e lei, per tutta risposta, gli si accoccolò meglio contro, allacciandogli le braccia al collo.

< Va bene, d'accordo, ma se cadiamo è colpa tua. > Le baciò una guancia, mettendosi in piedi a fatica e cercando di non scivolare, uscì dalla vasca.

John era ancora impegnato con il suo computer, perciò pensò fosse meglio andare ad asciugarsi prima di rivedere gli scatti insieme e decidere i migliori.

Nello spogliatoio rimise giù Cailin e le porse un asciugamano, o meglio, glielo lasciò cadere in testa, facendola assomigliare a Samara, la bambina cattiva di The Ring. 

Cailin gli fece una linguaccia, togliendosi l'asciugamano dalla testa e colpendolo con lo stesso alla schiena, facendolo ridere.

Si svestirono dei capi bagnati, indossando nuovamente i loro e tentarono di asciugarsi i capelli il più possibile in modo da non prendere un accidente una volta fuori.

< Ragazzi se volete venire di là controlliamo gli scatti e li scegliamo insieme, va bene? Sono tutti meravigliosi, ma purtroppo bisogna scegliere. > John bussò prima di aprire la porta dello spogliatoio e precederli verso una scrivania di legno su cui era poggiato il computer che Robert aveva notato prima, al quale era collegata una macchina fotografica di modello diverso da quello che aveva utilizzato per gli scatti di poco prima.

Robert occupò la sedia accanto a quella di John, costringendo Cailin a rimanere in piedi, le braccia incrociate e lo sguardo fisso allo schermo.

Forse era una follia, specie perché anche se i tecnici erano occupati con le attrezzature e John non sembrava il tipo di persona che va a sbandierare ai quattro venti le relazioni dei personaggi pubblici, quella era comunque una rivista di moda sì, ma che si occupava anche delle storie più succulente dei VIP, specialmente di quelli che loro stessi curavano. 

Le foto nella fontana l'avevano fatto improvvisamente diventare disinibito, perché non aveva più voglia di preoccuparsi di quello che le persone intorno a lui avrebbero potuto dire; non voleva sempre pensare che potesse esserci un fotografo in agguato pronto a scattare una foto compromettente; non voleva vivere la sua storia con Cailin in quel modo; non voleva che lei si sentisse oppressa e non voleva farla scappare via. Avrebbe attirato tutta l'attenzione su di sé, se fosse stato necessario, pur di non coinvolgerla ulteriormente con i paparazzi.

La afferrò delicatamente per la vita e la fece sedere sulle sue gambe, ricevendo prima un'occhiata sorpresa e poi un sorriso gentile, mentre John faceva partire le slide. Aveva ragione: le foto erano splendide e loro sembravano davvero due ragazzi innamorati che non pensavano ad altro se non a divertirsi e a stare bene insieme.

Lo erano, ma non erano esattamente nella media, spensierati e senza alcun tipo di problema.

Alla rivista servivano cinque scatti. John propose i suoi e Cailin, che era sicuramente la più esperta tra i due, ne sostituì alcuni, facendo convenire anche John sulla miglior resa di quelle che aveva proposto lei.

Robert era affascinato: aveva vissuto nel corpo di Cailin per una settimana, eppure non si era mai trovato a dover affrontare una discussione sulla scelta delle foto, nemmeno nei suoi, di servizi fotografici. Cailin era nata per fare la modella: aveva carattere, era bellissima e riusciva a condividere le sue opinioni con garbo, riuscendo ad andare d'accordo con tutti, persino con i fotografi più esigenti, quelli a cui uno scatto non va mai bene e devono ripeterlo venti, trenta volte. Sorrideva ed analizzava le foto non solo per la sua presenza, ma valutando anche aspetti esterni come la luce, la posizione, lo sguardo e il riflesso; non si soffermava mai sui particolari fisici. Sarebbe potuta diventare una bravissima fotografa o regista.

John aveva appena contattato la direzione per comunicare che il loro servizio fotografico era concluso e che avrebbe provveduto lui stesso ad inviare le foto via mail, che il cellulare di Robert squillò e lui, scusandosi, fu costretto ad estrarlo dalla giacca per controllare chi fosse.

Il nome di Tom lampeggiava.

Cailin gli rivolse uno sguardo accigliato mentre lui si affrettava a rispondere prima che lo precedesse la voce della segreteria.

< Robert, senti è... è successo un casino e... cielo! non so cosa fare, volevo chiamare Cailin, ma non ho il suo numero e mi sei sembrato la persona migliore per... > Robert lo bloccò.

< Tom, fai un respiro e raccontami cosa è successo. > Gli disse, mentre Cailin si alzava dalle sue gambe e salutava John con un bacio sulla guancia e una stretta di mano amichevole.

< Non lo so cos'è successo! Allison è svenuta ed io ero sotto casa sua e... insomma, l'ho vista scendere dalla macchina e avviarsi al portone di casa, stavo per fermarla e lei è svenuta! Ho chiamato l'ambulanza e sono salito con lei, sono in ospedale ora, ma i dottori dicono che non sanno cos'ha e che vogliono rintracciare i familiari perché io non faccio parte della famiglia e non possono comunicarmi certe notizie... non lo so! > Sbottò lui, frustrato.

Robert non l'aveva mai sentito così agitato, nemmeno quando era stato ricoverato suo padre per una semplice appendicite.

< Ok, senti, ti raggiungiamo, d'accordo? Aspettaci. > Attaccò e si alzò in piedi frastornato.

< Che succede? > Gli chiese Cailin, visibilmente preoccupata, mentre anche gli ultimi tecnici andavano via e li lasciavano soli.

< Allison è svenuta ed è in ospedale. > Disse piatto.

< Allison è... oh mio Dio! Dobbiamo andare da lei! > Non ebbe nemmeno il tempo di fermarla che lei era già corsa alla porta, il soprabito in una mano e la borsa nell'altra.

Robert la raggiunse, osservandola. Batteva un piede sul pavimento di marmo in attesa dell'ascensore che non si decideva ad arrivare e si mordeva le labbra nell'ansia e nell'agitazione del momento.

< Ehi. > La chiamò, carezzandole un braccio e sorridendole dolce. < Andrà bene, vedrai. > La rassicurò.

Cailin annuì, ma non smise di mordersi le labbra, tanto che Robert ebbe la tentazione di fermarla e di dirle che non doveva torturarle così, perché erano così belle che sarebbe stato un peccato sciuparle; eppure non lo fece. Sopportò la stretta sulla sua mano in macchina, che lei si rifiutava di lasciare anche quando doveva inserire le marce e sopportò la sua impazienza quando non riuscirono a trovare il padiglione giusto, anche se le indicazioni delle infermiere erano state chiare.

Quando intravide la figura di Tom quasi corse per raggiungerlo, abbracciandolo.

< Dov'è? > Gli chiese.

< E' in sala operatoria. > Rispose lui, affranto e spento. Aveva gli occhi lucidi e il viso scavato di chi non dorme da una settimana.

Robert prese posto su una delle sedie di plastica bianche fissate al muro e sospirò, afferrando la mano di Cailin tra le sue e lasciando che poggiasse la testa sulla sua spalla.

L'attesa era una delle cose più strazianti al mondo: il tempo scivolava via, la Terra continuava a girare e le persone a passarti davanti, ma tu eri ancora lì, su quel piccolo scoglio di speranza.

Allison non era sua amica, l'aveva conosciuta troppo tardi, quando lui e Cailin stavano per lasciarsi, ma il dolore di Cailin lo comprendeva e lo capiva e lo rispettava.

Comprendeva anche quello di Tom, lo stesso Tom che non voleva legarsi a nessuna e che non credeva nelle anime gemelle o nel destino o nel colpo di fulmine e che invece il colpo di fulmine l'aveva provato proprio con Allison, anche se non era ancora riuscito a farle cambiare idea.

Due ore dopo erano ancora lì, su quelle sedie, ad attendere e nessuno di loro sembrava avere voglia di parlare, di piangere o di sbuffare di noia.

< Vado a prendere dei caffè. > Esordì Cailin, alzandosi e poggiando le sue cose prima di dirigersi alla macchinetta automatica poco distante.

< Vuoi che ti accompagni? > Le chiese Robert, lasciandole la mano controvoglia.

Lei scosse la testa con un sorriso e si allontanò.

Come passare dalla gioia alla tristezza in quindici minuti, sarebbe potuta diventare una pubblicità.

Tom sospirò e Robert si voltò verso di lui.

< Posso chiederti cosa ci facevi sotto casa sua? > Gli domandò curioso.

Tom lo guardò negli occhi un istante prima di sorridere divertito e mettersi comodo sulla sedia.

< Avevi ragione tu, sai? Sono sempre stato un coglione e uno stronzo. Pensavo che tutte queste stronzate romantiche non valessero niente; pensavo che per conquistare una donna bastasse solo ammiccare nella sua direzione e offrirle un drink, ma Allison è diversa. Lei non vuole qualcuno su cui poter contare una sola notte, vuole qualcuno su cui poter contare sempre e che si impegni veramente per farla stare bene e che possa darle sicurezza e stabilità e una famiglia. E, cazzo Robert, io voglio davvero essere quel qualcuno. > Abbassò lo sguardo e si torturò le mani.

< Andrà tutto bene, vedrai. Avrà battuto la testa nella caduta e dovrà riposarsi per qualche giorno, ma starà bene, ne sono sicuro. > Gli assestò una pacca sulla spalla che lo fece sorridere e scuotere la testa divertito, mentre Cailin tornava con tre bicchieri di caffè che bevvero in silenzio.

< Qualcuno di voi è parente della signorina Gabe? > Un uomo di mezz'età con un camice verde petrolio si avvicinò a loro, lo sguardo deciso e vuoto.

< Sì, sono sua sorella, Cailin. > Mentì, stringendo la mano del medico e alzandosi in piedi.

< Bene. Vede, sua sorella ha avuto qualche complicazione interna, niente di grave, ma abbiamo dovuto operarla. La caduta è stata piuttosto violenta e non riprendeva i sensi, quindi abbiamo verificato tutti i valori e abbiamo riscontrato un trauma cranico di media entità e un emorragia interna causata dalla caduta. Sta bene ora, è vigile, ma ha bisogno di riposo. > Disse, aprendosi in un sorriso garbato e gentile.

< Possiamo vederla? > Intervenne Tom, alzandosi in piedi, carico di aspettativa.

< Una sola persona e per pochi minuti. Abbiamo dovuto svegliarla per necessità fisiologiche, ma le abbiamo somministrato un sedativo che la farà dormire per qualche ora, in attesa che il suo corpo assimili le ferite e il dolore. Dovrebbe far effetto a momenti. E' nella stanza in fondo al corridoio. > Indicò una porta e si allontanò.

< Grazie, dottore, davvero. > Cailin gli strinse di nuovo la mano, sorridente e poi si strinse a Robert.

< Cailin, vuoi andare tu? Sono sicuro che vuole vedere te per prima. > Le sorrise Tom, scompigliandole i capelli.

< Io sono convinta che vorrebbe vedere te, invece. Vai. > Lo sospinse contro la porta, baciandogli affettuosamente una guancia e spronandolo.

< Sono convinto che lo prenderà a calci. > Scherzò Robert, trascinando Cailin a sedersi sulle sue gambe.

< Può darsi, ma poi si ricorderà che è in ospedale, che le gira la testa e che deve mantenere un certo contegno e allora sorriderà soltanto, suppongo. > Sorrise, accoccolandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi, sospirando di sollievo.

Forse avrebbero dovuto chiamare un'infermiera, nel caso ce ne fosse stato bisogno per Tom.

   
 
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