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Autore: Matteo87    23/01/2004    11 recensioni
Un cielo senza nuvole, un leggero venticello e due fidanzati che osservano le stelle.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: Eccomi qua, sono tornato per opprimervi con uno dei miei nuovi lavori; è la prima volta che scrivo una fict su Ranma ½, e so che ho fatto i personaggi molto OOC, quindi, cari fan di questo manga, perdonatemi se potete. Vi avverto, non è molto lunga: una notte mentre cercavo di addormentarmi, ho avuto un’ispirazione improvvisa, mi sono alzato, ho acceso il computer e mi sono messo a scrivere lasciando andare le mani, e questo è il risultato. Bene, detto questo, vi lascio alla letture, spero che vi divertiate.

Un soffio d’amore

Matteo87’

"Solo da quando amo la vita è bella

solo da quando amo so di vivere"

T. Korner

"Maledizione" disse Akane sbattendo la porta di camera sua "e anche oggi è riuscito a farmi arrabbiare" la ragazza si guardo per un attimo intorno, poi si diresse verso il muro e sferrò un poderoso pugno alle assi che componevano la parete. La sua faccia era deformata dalla rabbia, ma quando estrasse la mano dal muro, guardandosi le nocche arrossate per il colpo i suoi lineamenti si addolcirono e la sua faccia tornò quella di sempre; per chi non la conoscesse bene, a prima vista, poteva sembrare una ragazza dolce e carina da quanto era disteso e rilassato il suo volto mentre sorrideva, ma, chi viveva con lei da ormai più di un anno, come Ranma, sapeva che aveva invece un carattere fiero e orgoglioso, che, quando lottava, non mollava mai, che non avrebbe mai ammesso di essere sconfitta, tantomeno da un maschio. Aveva un carattere difficile, si, ma era anche questo che la rendeva speciale, oltre ad essere molto bella, era sempre pronta ad aiutare gli altri, nonostante avesse solamente sedici anni era già molto matura e sapeva assumersi, nella maggior parte dei casi, le proprie responsabilità; le piaceva combattere, fino alla fine, fino allo sfinimento, le piaceva dare fondo a tutte le sua energia, lo ammetteva anche e se stessa, le piaceva dare fondo alle scorte, la esaltava sentire prosciugato ogni briciolo di forza, e allora… insistere, fino a che ogni muscolo si sarebbe bloccato, fino a che la sua mente non sarebbe stata più in grado di formulare un pensiero lucido e allora subentrava l’istinto, l’inconscio della sola voglia di lottare, per non arrendersi per non ammettere mai la sconfitta e per non dare a nessuno la soddisfazione di poter dire "io l’ho sconfitta". Nessuno sarebbe mai potuto venire da lei per dirgli in faccia "io sono migliore di te", e se solo qualcuno ci avesse provato, lei gliela avrebbe fatta pagare molto cara, perché poteva cascarci una volta, non una seconda. Poi un giorno era successo qualcosa di strano, qualcuno aveva cominciato a proteggerla, e non era stato suo padre, neanche le sue sorelle, loro non ne avevano mai avuto il bisogno, o per lo meno non ci avevano mai pensato, avevano sempre pensato a lei come a una che se la sa cavare facilmente da sola, e così lei aveva sempre fatto. Ma quel giorno arrivò una persona che ancora non la conosceva bene e che iniziò subito a prende le sue difese, forse non intenzionalmente, o forse no, ma era cominciato così, con la sua solita lotta mattutina, per la prima volta Kuno si era sentito in obbligo di sfidare un altro ragazzo e non lei perché ormai la figura di quel ragazzo troneggiava su lei come la figura del suo fidanzato, più per obbligo che per scelta all’inizio, ma pur sempre fidanzato. Aveva avvertito una strana sensazione la prima volta che l’aveva visto combattere, perché anche se non lo faceva certamente apposta stava combattendo per lei e, all’inizio questo la irritava. Poi a Kuno, si erano susseguiti molti altri avversare: Ryoga, Mousse, e così via fino a Saffron, il principe Kirin e molti altri ancora, e molte altre erano state le ragioni, ma sempre, proprio sempre lui combatteva per lei per difendere lei e il loro legame, fidanzamento se bisognava proprio chiamarlo così, e anche se non lo avrebbero mai ammesso tra loro c’era qualcosa di speciale, che con il tempo e con le varie avventure, con i litigi, le lotte si era andato sempre più fortificando. Quel sentimento chiamato infatuazione, attrazione, magnetismo… o più comunemente amore, era quello che li legava, e loro ancora non lo avevano capito, o meglio non lo avevano ancora ammesso ne agli altri ne tantomeno a loro stessi; e il loro era un amore strano costellato da attimi di rabbia, istanti di odio, lotte e litigi continui, situazioni imbarazzanti e avventure bizzarre, strane polveri magiche, tecniche antiche e viaggi in paesi sconosciuti, corredati sempre alla fine da attimi di dolcezza e amore con la piena consapevolezza almeno in quei pochi minuti di voler passare tutta la vita insieme, fianco a fianco, per sempre. E alla fine di ogni avventura, non cambiava niente, loro erano sempre lì ad insultarsi e a prendersi in giro, solo un po’ più uniti, un tantino più vicini, aspettando il momento in cui, quel poco spazio che ancora li divideva, si sarebbe finalmente chiuso e avrebbero potuto incontrarsi, per poi sovrapporsi, e non lasciarsi mai più, e sarebbero stati sempre insieme, come due pezzi di un puzzle che devono ancora capire quale sia il lato giusto per potersi incastrare, è come quando lo sai che due cose devono stare insieme, ma non trovi il verso, e qualsiasi altra combinazione la scarti, perché sai che sono quelli i pezzi giusti per stare insieme, gli altri sono solo indicazioni, che servono, tramite i loro errori, a rendere più forte la tua convinzione; e finché non troverai il verso giusto non avrai pace, ma non ti disperi perché sei più che sicuro che alla fine la posizione giusta salterà fuori e tutti i pazzi andranno al proprio posto, il puzzle finirà, potrai metterlo in cornice e guardarlo quando ti pare ricordando i tempi in cui litigavi con i pezzi quando poi la soluzione la avevi sotto il naso, bastava fare la cosa più semplice, unire i pezzi per come erano, non per come li volevi tu o come li volevano gli altri. Dovevi solo lasciare che i pezzi decidessero da soli e alla fine si sarebbero incastrati.

"Deve sempre aver voglia di litigare, anche per le cose più banali" disse aprendo la finestra e appoggiando i gomiti sul davanzale, guardava le stelle, quella sera non c’era nemmeno una nuvola in cielo e l’aria fresca delle sera con il vento che le scompigliava i capelli la faceva sentire più leggera, come se il vento avesse il potere di toglierle di dosso il peso della rabbia "ormai siamo a corto di repertorio, se non ci inventiamo qualcos’altro la gente ci prenderà per scemi" disse sorridendo al pensiero di quella mattina quando lui la aveva derisa perché era inciampata ed erano finiti a litigare come al solito

"Che fai, parli da sola adesso?" era sul tetto, proprio sopra la sua finestra; lei non si stupì più di tanto, sapeva che ogni tanto se ne andava la sopra per guardare le stelle, e guarda caso ogni volta sopra la sua finestra come se ci fosse una calamita invisibile che lo attirava lì, perché lui doveva averla vicina, doveva sentirla vicina, doveva controllare che non le accadesse niente; a lei ormai questa sua mania di protezione non dava più fastidio e non perdeva nemmeno più tempo a stuzzicarlo sul perché del suo comportamento, le risparmiava solo un po’ di fatica nel combattere i vari pretendenti e nel respingere le varie rivali in amore.

"E tu? Ascolti gli altri dai tetti?" chiese, ma senza provocazione, mantenendo la calma senza neppure alzare lo sguardo per vederlo, sapeva che era lì e tanto le bastava, le era sufficiente essere consapevole della sua presenza per sentirsi sicura

"Si, ogni tanto mi capita di spiare la gente, sono un maniaco omicida e questo è il mio passatempo preferito" rispose il ragazzo con un’ironia che Akane riconobbe come non sua. Quella sera non aveva voglia di litigare e si sentiva dal tono della sua voce così calmo e rilassato, c’era un cielo talmente bello che era come che avesse fatto chiarezza anche nella sua mente, come se fosse talmente incantato dalle stelle da non avere la forza di risponderle male. Lei ne fu leggermente sorpresa, ma anche felice, se non doveva litigare, meglio, avrebbe rilassato i muscoli anche lei.

"Comunque, hai ragione, devo inventarmi qualcosa di nuovo, questi litigi stanno diventando monotoni" intanto sorrideva e teneva gli occhi chiusi come a voler assaporare quella tregua fino in fondo, perché sapeva che il giorno dopo non sarebbe più stato così, l’indomani avrebbero ricominciato ad insultarsi aspettando una nuova tregua che, chissà quando sarebbe arrivata.

"Allora pensaci tu, io non ho proprio voglia di sprecare il mio tempo per queste cose"

"Già, dimenticavo che il tuo tempo è molto prezioso miss" stavolta Akane capì che c’era veramente qualcosa di strano nella sua voce, non sembrava in lui, questo sarcasmo e questa ironia non erano decisamente da lui, per il modo di sufficienza con cui lo aveva trattato avrebbe già dovuto dirle qualcosa del tipo: oppure o che altro ancora; e invece, se ne veniva fuori con queste uscite alla perdonami, ma non sono venuto per litigare. A questo punto ebbe un feroce dubbio, che non avrebbe mai creduto possibile

"Sei ubriaco per caso" le parole le uscirono di bocca più per istinto che per volere, lui non rispose subito, ma si frappose tre loro uno strano silenzio, Akane che, visto che ormai glielo aveva chiesto, attendeva poco convinta una risposta e Ranma che, stupito dalla domanda e dalla naturalezza con cui lei gliela aveva posta, cercava di razionalizzare bene i suoi pensieri per capire il motivo di quel quesito. Improvvisamente il ragazzo si aggrappò al cornicione e si calò sul davanzale della ragazza con una faccia a metà tra l’incredulo e il divertito. Lei un po’ disorientata dalla sua improvvisa entrata in scena indietreggiò di un passo notando che lui la scrutava negli occhi poi finalmente Ranma si decise a parlare

"Ma si può sapere che hai in quella testa, come ti vengono in mente certe idee?" in effetti il ragazzo era più lucido che mai, e, Akane, rendendosi conto di aver detto una stupidaggine, cercò di giustificarsi farfugliando qualcosa

"Beh ecco… tu, facevi delle battute ironiche e … non le hai mai fatte e…" il ragazzo continuava a squadrerla e alla fine Akane si convinse che probabilmente era lei che quella sera aveva strane idee in testa

"Sei veramente una strana ragazza" le disse mantenendo quello sguardo indagatore, poi vedendo che il volto della ragazza si stava contraendo in una smorfia di irritazione decise di intervenire drasticamente e si mise a ridere. Ben presto Akane, dopo esser passata dallo sbigottimento per la sorprese, fu contagiata dalle risa di Ranma e sul suo viso tornò il sorriso. Ramna si voltò nuovamente verso le stelle e tornò a contemplarle, chiuse per un attimo gli occhi e senti un movimento dietro di se, capì che Akane si era seduta sul davanzale accanto a lui, ma non riaprì gli occhi, lasciò che fosse lei stavolta a parlare per prima, anche se avrebbe mantenuto volentieri il silenzio un altro po’. La ragazza gettò uno sguardo al volto rilassato del suo fidanzato, sorrise e poi si concentrò sulle stelle; quello che si era creato tra di loro, non era un silenzio imbarazzato, non era pesante da sopportare, semplicemente era gradevole, entrambi godevano del silenzio e della presenza dell’altro; un debole soffio di vento scompigliò i capelli ad Akane proprio mentre Ranma riapriva gli occhi per guardarla; quando la vide rilassarsi e sorridere riavviandosi i capelli dietro ad un orecchio e poi chiudere gli occhi per assaporare il vento fresco, il ragazzo si imbambolò ad osservarla, era così tranquilla in quel momento e lui ne restò affascinato. Lei se ne accorse e non resistette alla tentazione di stuzzicarlo

"Cos’hai da guardare, sei rimasto paralizzato?" sulle prima battute Ranma cercò di tornare in se e non riuscì subito a dire una frase sensata

"He, io non… quando…" ma poi riprese il controllo ed ebbe chiaro in testa cosa dire, tanto ormai era una frase brevettata, così fece un bel respiro e poi la guardò negli occhi sorridendo dolcemente

"So che l’ho già detto, ma lo ribadisco, sei molto più carina quando sorridi" lei arrossì, ma abbassò la testa per non darlo a vedere, quanto tempo era che non le faceva un complimento? Tanto tempo, decisamente troppo tempo, ma ora era felice e sarebbe andata a dormire con il sorriso.

"Grazie" fu l’unica cosa che riuscì a dire e a Ranma fu più che sufficiente, credeva sarebbe stato più difficile dirglielo, ma adesso si sentiva stranamente più leggero, come se si fosse liberato da un peso, si sentiva soddisfatto e poté tornare ad ammirare le stelle, quella notte erano decisamente più splendenti. Ad un certo punto, però sentì qualcosa che non aveva niente a che fare con le stelle, qualcosa che stava succedendo lì e adesso, Akane aveva cercato la sua mano e aveva intrecciato le dita con le sue, il ragazzo voltò leggermente le testa per vederla in viso, lei lo aveva abbassato, ma Ranma poteva giurare di vederne comunque il rossore dipingerle il volto. Ranma decise che se lei aveva trovato il coraggio di stringergli la mano, lui poteva riuscire ad abbracciarla e si preparò mentalmente a qualsiasi evenienza; prese un bel respiro profondo e partì. Alzò la mano con cui stringeva Akane e le portò il braccio intorno alle spalle, quando i loro corpi si toccarono avrebbe giurato di sentire un TUC legnoso de quanto erano entrambi tesi, ma dopo un po’ si rilassarono e Ranma sentì per la prima volta quanto in realtà, in confronto al suo, il corpo della ragazza gli apparisse piccolo e fragile, provò in quell’istante un forte istinto di protezione verso di lei. Da parte sua Akane aveva già ritenuto incredibile che Ranma avesse acconsentito a stringerle la mano, non si sarebbe mai immaginata che il ragazzo avesse mai potuto aver il coraggio di fare una cosa tanto dolce e protettiva nei suoi confronti, aveva avuto le palpitazioni quando aveva solo intuito cosa volesse fare e si era irrigidita tutta, ma poi, quando aveva sentito il calore del corpo di lui e aveva poggiato la testa sul suo petto si era rilassata e adesso si faceva abbracciare da Ranma, e la cosa più bella era che, stavolta lo avevano fatto di loro spontanea volontà, non c’erano di mezzo recite, scommesse, combattimenti o altre cose, stavolta c’erano solo loro e la loro voglia di stare insieme.

Probabilmente il giorno dopo sarebbe tornato tutto come al solito, ma adesso loro avevano fatto un grosso passo in avanti e qualunque cosa si sarebbero detti in futuro, quella sera resterà sempre nei loro cuori e servirà sicuramente ad avvicinarli ancora, e ancora si avvicineranno perché i pezzi del puzzle alla fine si incastrino alla perfezione e le loro vite potranno essere incorniciate in un solo quadro, ammirato e invidiato da tutti gli altri. Perché quella che hanno vissuto stasera non è una storia, ma una parte di essa, è uno spezzone, un tratto, un semplice passaggio nella loro vita; un unico e indimenticabile soffio d’amore.

Owari

Allora, che ne dite, vi è piaciuta? Se si, commentate, altrimenti, uguale; per qualsiasi recapito, consiglio o insulto sapete come contattarmi, ci vediamo, lettori, alla prossima. Bye Bye

  
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