Le vacanze estive.
L’evento in assoluto più atteso da tutti i
ragazzi…o quasi.
Mia madre era riuscita a
farmele odiare da quando avevo dieci anni, quando fui costretta per la
prima volta a passare tutti e tre i mesi di vacanza a casa di mia
nonna. Con questo non voglio dire che per me non fosse un piacere
rivederla…ma cercate di
capire…un’ottantenne non offre grandi prospettive
di divertimento per una bambina di dieci anni, ne per una di undici o
diciassette anni.
Sta di fatto che da
quando avevo dieci anni, ogni anno, il dieci giugno parto direttamente
da Detroit per la California a passare i prossimi tre mesi della mia
vita.
A essere sinceri gli
ultimi tre anni non erano andati poi così male. Mi ero
trovata un lavoretto in un bar praticamente sulla spiaggia piuttosto
carino, paga buona, orario ottimo. Un lavoretto che aiutava a far
passare il tempo e dove avrei lavorato anche quell’estate.
Nonostante questo,
quell’anno la partenza sarebbe stata un evento terribile.
Avevo un ragazzo. Il mio
primo ragazzo per l’esattezza. Stavamo insieme da nove mesi e
come primo tentativo era andata alla grande… ma adesso
saremmo stati separati per tre mesi, anzi due mesi e tre settimane;
avrebbe passato una settimana con me in California a luglio, ma come
è ben risaputo le relazioni a distanza non funzionano.
-Tesoro-
esordì mia madre come al solito al gate
dell’aeroporto.- comportati bene, chiama ogni giorno e
salutami la nonna-. Mi schioccò un sonoro bacio sulla
guancia,il che mi fece sentire una bambina di cinque anni.
-Mamma, mi dici le stesse
cose da quando avevo dieci anni, tutti gli anni- dissi in tono paziente.
-Oh scusami Daisy! Ma lo
sai che divento nervosa in questo periodo dell’anno. Sai fra
il lavoro e tutto il resto…ma ora va il tuo aereo parte fra
poco. Ci vediamo fra tre mesi piccolina mia e ricordati
chiama…-
-Ogni giorno, si credo di
aver assimilato il concetto dopo sette anni-.
Ci abbracciammo, raccolsi
il mio bagaglio a mano e mi avviai per imbarcarmi.
Il viaggio
andò alla grande. Dormii come al solito e fui svegliata
dall’hostess.
California
sono tornata!
All’aeroporto
trovai mio cugino Gale che era venuto a prendermi. Davvero un bel tipo,
il tipico ragazzo californiano, super biondo, super abbronzato, super
atletico in poche parole? Beh decisamente carino sì. Peccato
che fosse mio cugino…altrimenti non ci avrei pensato due
volte a saltargli addosso.
-Daisy! Mi sei mancata
dolcezza!- mi sorrise e mi abbracciò con trasporto.
-Anche tu mi sei
mancato!- dopo qualche istante ci sciogliemmo dall’abbraccio.
Gale mi aiutò
a portare le valigie e ci incamminammo verso la sua macchina parlando
del più e del meno.
- Allora come sta la mia
adorabile cugina?- mi chiese una volta saliti in macchina.
-Bene a
parte…bhè lo sai. Josh, il mio ragazzo,
è ancora a Detroit. Non potrà venire a trovarmi
prima di metà luglio…-lasciai la frase in sospeso
con aria imbarazzata mentre il mio adorabile cugino se la rideva di
gusto delle mie disgrazie e mi strizzava il braccio con fare
rassicurante mentre metteva in moto la macchina.
- Bhè, quali
erano le alternative di tua madre? O che venivi qui questa estate o a
settembre ti mandava in collegio? E’ proprio un tiranno!-
-Già come no-
replicai- e di te cosa mi racconti? Come stai?-
-Oh piuttosto bene ho
trovato lavoro da un meccanico vicino a casa e un paio di mesi fa ho
affittato una casa vera e propra con tanto di giardino con un paio di
amici. Diciamo che mi sono sistemato piuttosto bene-
-Una casa?- rimasi a
bocca aperta a quella notizia- Wow Gale! Ma è fantastico una
casa tutta tua? Niente adulti fra i piedi?-
-Niente adulti fra i
piedi? E secondo te allora io cosa sarei? Un moccioso? Ho ventidue anni
nel caso non lo sapessi-.
Lo guardai con finta aria
pensosa- In effetti fisicamente dimostri ventidue anni ma a livello di maturità
ne dimostri almeno quindici in meno-.
Continuammo su questo
tono scherzoso per tutta l’ora che ci separava da casa della
nonna Sarah.
Era sempre
così con Gale, ti faceva sentire ben accetto e sapeva
metterti a tuo agio sempre e comunque.
La nonna abitava in una
magnifica villetta sul mare, molto carina e quando arrivammo la
trovammo seduta sotto il porticato ad aspettarci con in mano un lavoro
a ricamo.
Sentì il
rumore dei pneumatici e alzò lo sguardo sorridendo.
- Ciao nonna- le sorrisi
avvicinandomi- come stai?-e l’abbracciai.
- Daisy tesoro sto bene!
Quanto tempo e come sei cresciuta! Che bella che sei diventata-.
Arrossii violentemente a
quelle parole. Tipico di me, arrossire per ogni sciocchezza e in alcune
occasioni questo mio lato del carattere era molto, molto imbarazzante.
-Grazie nonna
anch’io ti vedo bene-
-Gale tesoro che ne dici
di rimanere a cena con noi stasera? Ho preparato gli spaghetti alla
scogliera come li fanno proprio in italia so che vi piacciono-
Io e mio cugno ci
scambiammo un’occhiata e scoppiammo a ridere- Si dice allo
scoglio nonna- la corressi
A ottantasette anni la
nonna era ancora in gamba perfettamente autonoma, e sia nel fisico che
nel pensiero dimostrava almeno dieci anni di meno. Speravo di diventare
anch’io così alla sua età.
Ci sedemmo a tavola e
cenammo allegramente parlando del più e del meno di come
erano passati questi ultimi nove mesi e, inevitabilmente, incappammo in
argomento “fidanzati”.
-Bhè- esordii-
in effetti ho un ragazzo- le raccontai - stiamo insieme da nove mesi si
chiama josh, e ha diciassette anni come me e siamo a scuola insieme ci
siamo conosciuti al corso di inglese e rincontrati a quello di
spagnolo, matematica, e scienze.-
-Oh Daisy cara! era ora
che ti trovassi il ragazzo!-la nonna lanciò un occhiataccia
a Gale che a quelle parole era scoppiato a ridere sbavezzandosi addosso
l’acqua che stava bevendo.-Io alla tua età avevo
già fatto una strage di cuori, aveo un sacco di
corteggiatori quando andavamo a ballare con le mie sorelle i
maschietti... -.
-Facevano la fila fin
fuori per poter ballare con te.Certo nonna, me l’hai
già raccontata la storia-. Le riposi ridendo con le lacrime
agli occhi.
Concludemmo la serata con
la torta di mele squisita come al solito. Alla fine Gale se ne
andò alle undici e la nonna vedendomi con la testa
ciondolante dal sonno mi spedì in camera da letto con un
bacio stampato in fronte come faceva quando ero piccola e un
– Bentornata tesoro-.
Salii le scale
stancamente strascicando i piedi e mi diressi nella mia stanza. Mi
buttai lì sul letto senza neanche mettermi il pigiama e mi
addormentai cullata da rumore delle onde che si infrangevano sulla
sabbia.