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Autore: JessL_    06/04/2011    9 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione:
Seraaaa :) me lo ero ripromessa: oggi avrei aggiornato. Ed eccomi qui. Anche se il capitolo, OS, è un po’ cortino ma penso che sia inutile mettere troppe informazioni sul fuoco anche se questa non è la storia primaria.

Non sono morta, sono viva e vegeta xD è solo che... beh è inutile che mi scuso, tanto sapete che ho poco tempo ^^” ma spero di ritrovarvi ancora una volta e che il “capitolo” vi piaccia.
So ch non siete molti a leggere questo “spin-off” (non so se si possa definire tale) ma volevo comunque dirvi che ho un BLOG che uso pochissimo ma che proprio oggi ho aggiornato... magari quello che ho scritto potrebbe “interessarvi”. Ovviamente per gli spoiler, il gruppo vi attende ;) buona lettura.

Anzi no, scusate. Questa, OS, riprende i fatti del capitolo 17 di “Travolgimi”.





» La paura ti blocca, ma se viene colpito qualcosa o qualcuno a cui tieni... mandi al diavolo la paura.















Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Affrontare tutto con voglia e coraggio.
Rating: arancione quasi rosso.


Alex pov.
Casa di Elise, oramai, la conosco quasi come le mie tasche e mi è inevitabile osservare fin troppo attentamente il divano in pelle nera ma Elise, purtroppo se ne accorge.
<< Alex! >> Dice schiaffeggiandomi il braccio. << Non ora. Non farti passare cose strane per la testa quando stanno per arrivare i miei genitori! >> Scoppio a ridere e la stringo tra le mie braccia. Confronto a me è talmente piccola che quasi scompare nel mio abbraccio e la cosa mi piace. Perché sembra talmente indifesa che solo io possa “salvarla”.
Penso di star ammattendo. Da quando ho la sindrome da cavaliere senza macchia e senza paura? Bah.
<< Ammettilo, mi stai dicendo di non pensarci solo perché se ti chiedessi di farlo ora non riusciresti a dirmi no... >> Ecco una cosa che mi piace del nostro rapporto: il fatto di poterci prendere in giro anche in modo malizioso. Lei gioca con me, in tutti i sensi e la cosa mi allieta, perché da quello che mi ha sempre detto mia madre, ogni qualvolta mi parlasse delle coppie innamorate, è giusto sapersi prendere in giro a vicenda, che ridere fa bene. E questo weekend ci ha solo aiutato a far scomparire questo piccolo e inutile tabù. Inutile dire che questa cosa mi fa veramente tanto tanto piacere.
<< Oh mio Dio, mi hai scoperta, adesso come facciamo? >> Ed ecco che il suo sarcasmo sbuca fuori... mi piace anche questa cosa di lei, ed è assurdo, perché non a tutti piace non essere mai presi seriamente ma lei... beh lei riesce a essere seria e scherzosa nello stesso tempo ed è una cosa che mi fa impazzire – in senso buono.

<< Alex, andrà tutto bene e poi... sei ancora in tempo per andartene. >> Opzione allettante ma... no. Voglio veramente conoscere i suoi genitori, dovrò pur ringraziare qualcuno per averla conosciuta, no? Anche perché ringraziare Sandra proprio non mi va, non posso di certo darle soddisfazioni.
Elise continua a convincermi ma ovviamente non demordo ma una sua frase mi lascia esterrefatto.
<< Basta che sii te stesso. Lo apprezzeranno e poi, se veramente tieni a me, non potranno dirci nulla. >> Forse definirmi risentito è poco... è che... sta scherzando vero? Non può dire sul serio!
<< Elise, dimmi per favore che tu sei certa di quello che provo e di quanto tengo a te. Per favore. >> Non può dirmi una frase simile dopo tutte le paranoie per schiarirmi le idee che ho affrontato per tutto il weekend. No, non può, non deve.
Non so se sono innamorato... d’altronde anche se lo fossi non è che mi si accenderebbe la lampadina o un coro di angeli prenderebbe a cantare nella mia testa... penso sia una cosa che capisci man mano, col tempo e con gli attimi che vivi e di questo posso accertarmi solo continuando a starle vicino, a viverla.
< So che tieni a me. >> Sospiro lievemente, sollevato. Ci ha riflettuto qualche attimo e devo ammettere che per un millesimo di secondo ho pensato che mi dicesse “beh veramente non lo so”, fortuna che non è andato così. In quel caso non penso che sarei riuscito a rimanere seduto a questo tavolo in attesa dei suoi genitori...
<< Solo quello? >> Ma che razza di domande faccio? Perché non ho taciuto? Perché non ho pensato prima di parlare? Cazzocazzocazzo!
Elise schiude la bocca per rispondermi ma si volta di scatto quando sente le chiavi nella serratura. Deglutisco, sia per mandare giù il mio cuore che sembra essersi stabilito nella mia gola, sia per stemperare la tensione per la conoscenza che farò a breve.
Sono agitato, questo non lo posso negare, ma sono giustificato: tengo veramente tanto, tanto, tanto ad Elise e presentarmi ai suoi genitori è una cosa importante, un passo che non ho mai pensato di fare, né con lei né con le altre che ci sono state prima ma... è strano quanto io adesso voglia piacere a quelle due persone che battibeccano nel corridoio della loro casa.
<< No Gigio, non preoccuparti! Porto io, anche, questo borsone. >>
<< Ah boh, ok. Tieni anche questo? >> Scoppio a ridere cercando di trattenermi. Mi sembra quasi di trovarmi in una di quelle puntate di casa Vianello.
<< Gi, sai dove devi andare? >> Abbasso gli occhi sul tavolo e mi mordo il labbro inferiore per evitare di ridere sguaiatamente, ora capisco Elise da chi ha preso...

È quasi un’ora che sto parlando con i suoi genitori, mi trovo bene, mi hanno messo a mio agio e mi hanno fatto tante domande. Domande legittime, niente d’imbarazzante. Ho persino apprezzato l’interrogatorio di Gigio; questo dimostra che è un buon padre, che tiene a sua figlia e che vuole solo il meglio per lei. È una cosa che ho apprezzato e che me l’ha fatto adorare.
Gigia si è soprattutto informata sulla mia famiglia, devo ammettere di aver glissato parecchio parlando di mio padre – è un tasto dolente, a malapena lo accenno con Elise, figurarsi con i suoi genitori – ma di mia madre e mia sorella non avrei mai smesso. Mi ha fatto molte domande e ho notato che osservava spesso come ci guardavamo, scherzavamo e sfioravamo io ed Elise. Penso di essere stato sotto esame tutto il tempo ma sono stato bene, perché se è vero che fosse un “test”, beh quasi non me ne sono accorto. Spero solo di averlo passato col massimo dei voti.
<< Forse è meglio che vada. >> Dico dopo aver adocchiato l’orologio e aver sentito Elise trattenere l’ennesimo sbadiglio. Mi alzo e tutti con me; ora sono nuovamente agitato... come li saluto? Ma soprattutto, come saluto Elise? Non posso farlo davanti ai suoi genitori... o sì? No, a modo mio non la posso salutare davanti ai suoi genitori. Penso che poi veramente non mi permetteranno di avvicinarmi a lei nemmeno a un chilometro di distanza!
<< Non farti problemi a passare, almeno potrai vedere mia figlia quando vuoi. Sempre a orari opportuni, naturalmente. >> Posso mettermi a saltare? No, è meglio di no. Ringrazio Gigio e dopo qualche altre battute con Gigia mi trovo da solo con Elise, sul pianerottolo ad attendere l’ascensore.
Sono senza parole. Felice. Entusiasta. Soddisfatto.
<< Wow. >> Mormoro, Elise socchiude la porta, le faccio il gesto di avvicinarsi – sono così comodo attaccato al muro.
<< “Wow”, cosa? >>
<< Beh mi aspettavo peggio. Ho avuto il lasciapassare per venire anche in settimana! >> Dico ridacchiando. Lei sorride e si lascia abbracciare appoggiando il capo sul mio petto. Immergo il naso nei suoi capelli e chiudo gli occhi.
<< Sono così contenta. >> Sorrido e ascolto il mio cuore che batte lievemente più forte.
<< Anch’io. Alla fine non è stato così tremendo come pensavi, no? >> Annuisce. E io dico mentalmente “grazie al cielo!”
Mi posa un bacio sul collo, fremo e cerco di deglutire. << Sono un po’ agitata per il matrimonio di tua cugina. Non so nemmeno il suo nome. >> Mi raschio la gola e mi allontano quel tanto che basta per guardarla negli occhi.
Sono un coglione, avrei potuto, dovuto, darle più informazioni sul matrimonio, sui miei parenti... sulla sposa! Cazzo, sono un coglione! È normale che sia agitata.
<< Si chiama Valeria... e se preferisci, posso presentartela prima di domenica, così stai un po’ più tranquilla. >> Almeno questo glielo devo, non vorrei che le venisse qualche strano attacco di panico.
<< Ma ho una settimana piena. Devo studiare, studiare e studiare. Per di più devo anche trovare un attimo di tempo per cercare un vestito da comprare. E quello sarà un altro problema, perché non ho ancora accennato nulla ai miei e... >> La fermo, chiedendomi mentalmente quale sia il problema; anche prima, al tavolo, abbiamo parlato del matrimonio però... non si è accennato niente agli abiti, ma non è un vero problema questo.
<< Calmati. Calmati. Se il problema è il vestito, possiamo rimediare. Sempre se vuoi. >> Sospira.
<< E come? >> Chiede quasi isterica, gesticolando. Posso sorridere? No, meglio di no.
<< Io posso aiutarti. Una parte possono metterla i tuoi, una io. Tanto non serve un abito lungo, un semplice vestito. Fa caldo, quindi non nero e non troppo scollato perché non ho intenzione di decapitare nessun mio parente e non troppo corto per la medesima motivazione. >> Ridacchia e torna ad appoggiarsi al mio petto, forse lo ha preso come uno scherzo ma io ero serissimo. Non ho intenzione di prendermela con qualche parente di mio padre, non mi sembra il caso e fare il fidanzato geloso... beh non è da me. E poco importa che la gelosia comunque, in quel caso, ci sarebbe.
<< Non lo so, posso pensarci? Voglio prima parlarne con i miei. Sinceramente – senza offesa – non me la sento di farmi prendere – anche se in parte – un vestito da te, non perché sei tu, ma semplicemente perché mi è piuttosto complicato anche solo prendere in considerazione una cosa del genere. >> Trattengo il respiro per un attimo e annuisco. La decisione aspetta a lei, io posso solo aiutarla se me lo permette. Ma evidentemente non vuole. Sospiro; è una sua decisione, io devo solo rispettarla... anche se non capisco perché diavolo deve intestardirsi così tanto con questa cosa dei soldi, se la posso aiutare perché non me lo permette?

<< Secondo me dovresti darle spazio... d’altronde anche a te urtano i nervi se qualcuno vuole offrirti qualcosa. >> Mi fa notare Fabio. Ho praticamente finito di lavorare, mi ha tenuto compagnia per un’oretta ma non lo sopporto più, non so quante volte mi sono maledetto per avergli raccontato tutto.
<< Sì, sarà anche vero ma sono solo il suo fidanzato, il matrimonio è di mia cugina... di certo non si sarebbe dovuta comprare un vestito adatto se non l’avessi invitata! >> Sì, sono un po’ nervoso. È che sul lavoro oggi nessuno aveva voglia di fare qualcosa e ho passato il tempo a urlare contro mio zio sperando che dicesse qualcosa agli altri, ho sprecato solo voce.
<< Quindi ti stai pentendo di averla invitata? >> Fabio ha un sopracciglio alzato e io lo imito.
<< No brutto scemo, sto dicendo che dovrei essere io ad occuparmi delle spese! Ma sto parlando da solo? >> Fabio alza le mani e le mette davanti al viso.
<< Ho capito, sei di cattivo umore, la smetto. Dove vai ora? >>
<< Raggiungo Elise. >>
<< Manco abitaste insieme! >> Lo guardo trucemente.
<< Non è stata proprio una bella giornata, ho bisogno di riprendermi. >>
<< Adesso una scopata è in grado di farti riprendere? >> Mi blocco e non gli rispondo, lo guardo solamente. Fabio, non ricevendo una risposta, torna a guardarmi. << Che c’è? >>
<< Cosa ti fa credere che vedendo Elise scoperemo? >> Sì, sono davvero nervoso. Soprattutto dopo questa sua insinuazione. Come se io stessi con Elise solo per il sesso!
<< Sembra che non sapete fare altro. >>
<< In realtà penso che quelli siate te e Sandra... anzi no, voi nemmeno quello. >> Ci stiamo guardando in cagnesco. Lo so, è come avergli inferto un colpo sotto la cintura, sleale da parte mia ma queste insinuazioni non hanno senso e non sono per niente gradite. Non da uno dei miei più cari amici.
<< Ehi che succede? >> Zio Mario s’intromette guardandoci attentamente e mettendosi in mezzo a noi.
<< Niente. Devo andare da Elise, ed è sicuramente meglio passare il mio tempo con lei che con uno stronzo di prima categoria. >>
<< Io sarei lo stronzo? Ma ti senti quando parli? >>
<< Tu sicuramente no. >>
<< Ok, adesso basta! Alex, vai. >> Non me lo faccio ripete, ascolto zio Mario e parto: raggiungo Elise.

Il nervoso a ogni metro che percorro scivola via, sparisce facendomi tornare a pensare in modo normale. Dovrò poi parlare con Fabio, ma tanto lo so, si risolverà tutto. D’altronde è una cazzata.
Percorro via Bologna e arrivato all’ultimo semaforo che mi divide da casa di Elise, la vedo seduta su un muretto. Sorrido, mi viene automatico. Aspettando il verde, faccio inversione sperando di non ammazzarmi e mi accosto al marciapiede.
Anche lei mi ha visto e questo riesce a rallegrarmi maggiormente, tanto che presumo di avere un sorriso a centotrentasei denti.
<< Come mai in giro a quest’ora? >> Lo chiedo più che altro perché se non l’avessi vista e mi fossi precipitato a casa sua, poi avrei dovuto fare marcia indietro e tornarmene alla mia di casetta, senza vederla.
<< Te, come mai in giro a quest’ora? >> Sorrido del suo tono malizioso.
<< Io ho finito di lavorare e avevo pensato di venire a vedere la mia fidanzatina. >> La intravedo sorridere e un momento dopo la vedo aprirmi la portiera, provo a scendere ma me la trovo addosso, la stringo a me scoppiando a ridere, adoro anche i suoi colpi di testa.
<< Wow, quanto entusiasmo! >> Mi permette di scendere dall’auto e dice ad Alessia di avvicinarmi. Ammetto di non ricordarla bene, l’avevo vista una sola volta ma in compenso è come se la conoscessi, Elise mi ha parlato spesso di lei. Sono molto amiche, anche se è da un po’ che non si vedono spesso.
<< Ti assicuro che non mi sono persa niente. >> Elise ridacchia, e io ci metto un secondo di troppo per capire che sa tutto. Tutto. Ah. Mai ammettere che è da tanto che non vedi una persona, soprattutto se questa amica è molto legata alla tua fidanzata.
<< Credo di dovermi abituare. >> Elise e Alessia aggrottano la fronte.
<< A cosa? >> Mi chiede Elise attaccandosi al mio braccio.
<< A non essere l’unico a sapere le cose. >> Sorrido. << Hai due migliori amiche e le ragazze si raccontano tutto... quindi mi ci devo abituare. >> Come se lo facessero solo le ragazze! Intreccia le nostre mani.
<< Ecco, facci l’abitudine, perché se combini qualcosa di male, non hai solo Gigio contro ma anche una bionda e una bruna! >> Scoppio a ridere ma mi passo una mano tra i capelli. Meno male che non ho cattive intenzioni con Elise, perché se invece fosse così dovrei avere molta paura... di Gigio soprattutto, ovviamente.

<< Sarebbe meglio che ti vestissi. >> Dico continuando a tenerla stretta, sulle mie gambe. Annuisce ma non allontana le labbra dal mio mento. Chiudo gli occhi e le accarezzo la schiena. Adoro sentirla così vicina, soprattutto ora che indossa il reggiseno e non la maglia. E poco importa se non possiamo fare niente perché di là ci sono i suoi genitori e tra poco arriveranno le sue cugine... averla così vicina mi fa rilassare. Soprattutto dopo i due obbrobri che lei – o meglio loro, le sue cugine – chiamano maglie.
Non capisco perché Elise si faccia così tanti problemi, dovrebbe solo guardarle e dire: “Fatevi i cazzi vostri, della mia vita faccio quello che desidero e mi vesto come più mi piace”... invece non lo fa, non ne ha la forza. Ma sono sicuro che le cose cambieranno, è già da troppo tempo che subisce.
Quando il citofono suona, non capisco più nulla. So solo che Elise per un millesimo di secondo s’irrigidisce, poi scende dalle mie gambe, s’infila la maglia, mi da un bacio, mi prende la mano e mi spinge fuori di casa.
<< Li saluto io da parte tua i miei genitori, tu vai. Vai! >> Come sotto ipnosi scendo le scale, una volta nell’androne del palazzo, scoppio a ridere scuotendo il capo.
Mi ha sbattuto fuori di casa. È assurda, ma l’adoro comunque. Mi ha risollevato l’umore e questo è quello che al momento mi basta. Se per stare bene devo averla accanto... chi diavolo la lascia?!
   
 
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