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Autore: Angelina93    07/04/2011    8 recensioni
- MODIFICHE APPORTATE ALL'ULTIMO CAPITOLO -
Rin è una ragazza che ha sempre vissuto con sua madre, non ha però un bel rapporto con il padre infatti, a causa sua, dovrà cambiare molto spesso città.
Questo le impedirà di instaurare con gli altri profondi rapporti di amicizia, ma cosa succederà quando arriverà a Tokyo?
Incontrerà qualcuno per cui varrà la pena di restare? e se questo qualcuno fosse Sesshomaru?
Spero di avervi incuriosito abbastanza :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Che stanchezza! Anche se come primo giorno di scuola direi che non posso proprio lamentarmi, devo ammettere che non sono più abituata a questo ritmo. Riprendere la scuola dopo le vacanze, per chi è pigra come me, può essere davvero traumatico.
Alzarsi presto la mattina, correre per poi arrivare sistematicamente in ritardo, seguire delle lezioni noiosissime e, magari, essere persino sgridati dal professore di turno perché in preda a qualche crisi esistenziale.
 
Proprio come quella tipa strana della signorina Mikawa. Sembra quasi che sia stata morsa da un cobra tanto è il veleno che sputa quando parla!
 
Tutto sommato, però, non è andata poi così male. Ho conosciuto Sango, Ayame e Kagome che sono state molto gentili con me, mi hanno anche invitato a prendere un caffè con loro questo pomeriggio! Credo che un po’ di sano shopping non dovrebbe farmi male. Mi piacerebbe anche dare un’occhiata a quella piscina di cui mi ha parlato mia madre ieri, potrei anche iscrivermi.
 
Ci saranno anche quei ragazzi che ho visto oggi a scuola, non erano niente male!
Quel ragazzo... Miroku, però, ho la netta sensazione che sia davvero un po’ maniaco.
Sembrava troppo... farfallone? Esaltato? Squilibrato?
Spero, per il suo bene, che non sia così in realtà!
 
Tuttavia, devo riconoscere che a sconvolgermi la mattinata è stato proprio l’incontro con quel tipo. Ricordo ancora il suo sguardo glaciale e i suoi occhi dorati, capaci di immobilizzarmi all’istante.  E’ stato orribile, mi sono sentita debole e indifesa davanti a lui, davanti ad uno sconosciuto.
 
Stringo i pugni, promettendomi che non sarebbe capitato una seconda volta.
Nessuno può permettersi di guardarmi in quel modo, dall’alto verso in basso, con quell’espressione sprezzante stampata sul volto. Se ci ripenso sento il sangue ribollire dalla rabbia.
Se crede di poter fare il gradasso-sbruffone-So-Tutto-Io con me, si sbaglia di grosso.
 
Esasperata, mi butto sul letto.
 
Il mio cervello e ogni singolo muscolo del mio corpo rifiutano categoricamente ogni tipo di attività, quindi, non credo mi muoverò da qui tanto presto.
Sì, lo so, sono pigra, ma non crediate che sia così per tutto.
Se, per esempio, mi chiedeste di andare in gelateria a ingurgitare chili di delicato, gustoso, fresco e irresistibile gelato alla nocciola, magari rivestito da un cremoso strato di nutella, non impiegherei neanche due secondi a scendere di casa.
 
Cavolo, mi è venuta voglia di gelato.
 
“Rin”
 
Ecco, lo sapevo... non ho neanche il tempo di stendermi sul letto e fantasticare, che vengo disturbata dalla persona più improbabile e più distante al cibo dell’intero universo.
Non ve l’avevo detto? Oltre ad essere esageratamente oppressiva, mia madre è anche una patita della dieta.
Ho perso il conto delle volte in cui, proprio mentre mangio, incomincia con i suoi soliti discorsi sulla dieta e sulle calorie. A volte sa essere così ripetitiva, da farmi venire seriamente il dubbio che una busta di patatine sia effettivamente capace di farmi mettere su almeno un chilo.
Adesso non le do ascolto quando parla, provo solo una grandissima tenerezza per lei che probabilmente non apprezzerà mai una delle cose più belle della vita: il cibo.
Non vivo per mangiare, ma sono dell’idea che, con moderazione, non ci si debba privare di nulla.
L’eccessiva privazione porta all’ossessione!
 
“Dimmi” le dico, quando la vedo fare capolino dalla porta semi aperta di camera mia.
 
“Verresti a darmi una mano con questi scatoloni?”
 
Ci penso un po’ su. Sarei tentata di aiutarla, ma conoscendola... se accettassi sarebbe capace di farmi rassettare addirittura tutta la casa che, tra l’altro, non è proprio piccolissima.
 
“In verità mi stavo preparando per uscire con delle ragazze che ho conosciuto stamattina a scuola”
 
Anche se l’appuntamento sarebbe alle 17:00, potrei approfittarne per compre una nuova borsa per la piscina. Quella che ho è quasi tutta sfasciata.
 
“Va bene, ma sistema i tuoi almeno entro domani!”
 
Dubito che li riuscirò a disfare entro domani. Svogliatamente, mi alzo dal mio comodo lettino e recupero da un pacco sotto la scrivania un paio di jeans, delle scarpe ballerina e una semplice T-shirt bianca che mi lascia le spalle leggermente scoperte.
 
Mi specchio e do un’occhiata ai capelli. Come al solito, i miei boccoli sono indomabili e così preferisco legarli in una lunga coda. Recupero il mio piccolo borsello del trucco e metto un velo di matita agli occhi e il lucidalabbra alla pesca che mi ha regalato mia nonna poco tempo fa.
 
Scendo le scale e vedo mia madre alle prese con un enorme pacco parzialmente imballato.
Quasi mi dispiace lasciarla da sola alle prese con tutta questa confusione.
Mannaggia a me e ai miei sensi di colpa da brava figlia!
 
“Mamma, ma non puoi aspettare che venga domani Sanao?”
 
“Mai rimandare a domani quello che potresti iniziare a fare oggi!”
 
Non mi sembra che fosse esattamente così il proverbio...
 
“D’accordo, stai attenta. Io vado, a più tardi”
 
“Ciao tesoro!”
 
Esco finalmente dalla porta di casa e respiro a pieni polmoni, sperando che sia valsa la pena uscire così presto.
 
                                                                              ***
 
 
Finisco di riporre l’asciugamano dentro lo zaino e do un’occhiata all’orologio.
Sono le 15.30 e Masao non è ancora arrivato. Odio i ritardatari, trovo che non arrivare puntuali ad un appuntamento sia una profonda mancanza di rispetto.
Ammetto che con lui, però, ho dovuto farci l’abitudine.
 
Spingo leggermente la maniglia di ferro ed esco. Mi guardo intorno, non vedo nessuno a parte me e l’immensa struttura che ospita la palestra scolastica. A quest’ora, quasi tutte le attività sportive sono terminate e il cortile che solitamente ospita una buona parte degli studenti, è deserto. Mi soffermo distrattamente sull’edificio alle mie spalle, mentre una folata di vento mi scompiglia i capelli.
 
Ora che ci penso, è stato proprio qui che ho conosciuto Masao.
Prima di allora, ho sempre vissuto per conto mio.
Adesso non è cambiato molto, però con lui è diverso, lo è sempre stato.
Ci siamo capiti subito e questo è bastato perché potessimo fidarci l’uno dell’altro.
 
Anche se, comunque resto della mia idea: nella vita tutti sono importanti, ma nessuno indispensabile.
 
Torno a guardare l’orologio. Sono le 15.45. Giuro che se mi farà di nuovo la paternale per la scarsità di tempo che dedico agli allenamenti, lo strozzo.
 
Da dietro l’angolo spuntano un gruppetto di ragazzi. Fra di loro riconosco quel maniaco di Miroku, seguito da quello stupido di Koga e... Inuyasha.
Il mio sguardo si sofferma principalmente su di lui, su mio fratello che, sentendosi osservato, si volta nella mia direzione.
 
Èquestione di un attimo, quando sento il suono di un clacson e la voce familiare di Masao chiamarmi.
 
“Sesshomaru! Eccomi!”
 
Lo fulmino mentre tira il freno a mano della sua Jaguar.
 
“Sei in ritardo” gli dico, avvicinandomi a lui.
 
“Mmm, sei di pessimo umore oggi, peggio del solito direi”
 
“...”
 
“Avanti, che è successo” mi chiede con aria interrogativa.
 
“Niente, andiamocene” gli dico, questo non è né il luogo né il momento adatto per parlare.
 
“Mmm, d’accordo” mi risponde facendomi un sorriso.
 
 
Salgo in macchina, sento il mio amico mettere in moto e sgommare, ma ho la fastidiosa consapevolezza che, in lontananza, ci sia un paio di occhi scuri che continuano a fissarmi.
 
 
                                                                            ***
 
“Ehi, Inuyasha”
 
Un giovane moro, con i capelli legati da un codino, cercava, invano, di richiamare a sé l’attenzione dell’amico.
Il ragazzo in questione era abbastanza alto e muscoloso, risultato dei lunghi allenamenti di arti marziali a cui, sin da bambino, era stato sottoposto.
Lunghi capelli gli incorniciavano il volto e svolazzavano ribelli al vento.
I suoi occhi ambrati, coperti da un velo di tristezza, fissavano un punto imprecisato all’orizzonte.
 
“INUYASHA!!”
 
L’ennesimo richiamo dei suoi amici, sembrò riportarlo alla realtà.
 
“Diamine, cos’ hai da urlare?” sbottò il ragazzo infastidito.
 
“Oh, sei vivo allora”
 
“Certo che sono vivo, non vedi che sto parlando?” continuò stizzito.
 
“Sembravi in trance...”, osservò un ragazzo dagli occhi azzurri ”non è che quello per caso era Sesshomaru?”
 
“Koga, cosa vuoi che ne sappia io!”
 
“Calmati, non c’è motivo di arrabbiarsi”, ribatté risentito, “A me sembrava proprio lui, che ne pensi Miroku?” chiese, rivolgendosi all’amico.
 
“In effetti gli somigliava molto...” gli rispose il moretto, assumendo un’espressione pensierosa.
 
“Quante storie per uno sbruffone”
 
Una voce alle loro spalle li interruppe.
Probabilmente, il più ribelle fra di loro era proprio lui: Naraku.
Con il suo atteggiamento arrogante, menefreghista e presuntuoso risultava essere il più odiato, non solo all’interno del loro gruppo, ma anche dagli altri studenti che tendevano sempre ad evitarlo.
Le ragioni del suo isolamento erano anche altre. Naraku era il figlio del più temuto criminale della zona e la sua particolare inclinazione alla violenza, lo rendeva un soggetto decisamente pericoloso.
Da quando aveva conosciuto Inuyasha, Miroku e Koga, però, sembrava non essere più lo stesso di prima o, quantomeno, la sua ferocia e la sua prepotenza sembravano essersi moderate.
 
“Ciao Naraku, ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto”
 
Il ragazzo si avvicinò lentamente a loro e accese una sigaretta.
 
“Sono stato in giro”
 
Rivolse, poi, uno sguardo divertito a Inuyasha.
 
“Come mai non hai salutato il tuo fratellino?”
 
“Fatti gli affari tuoi” ribatté prontamente Inuyasha.
 
Fra i due, non era mai scorso buon sangue.
 
“Naraku smettila. Inuyasha è appena arrivato e già litighi con lui. Piuttosto, hai novità?” chiese Koga, interrompendo quello che sembrava essere il principio di una brutta litigata.
 
“Le ragazze si vedono oggi pomeriggio al Mander Cafè” rispose pacatamente.
 
“Perfetto! Che ne dite se andiamo a farle una visitina? Ayame ha invitato anche la nuova ragazza”
 
“Oh, sì... la conosco. Stiamo in classe insieme. E’ carina, ma un po’ acida. Se non mi sbaglio si chiama Rin”, disse Miroku.
 
“Ottimo, tu che ne dici Inuyasha?”
 
“Certo...”
 
“Fantastico! Così, io passerò del tempo con la mia adorata Sango, Koga si darà da fare con Ayame, Naraku potrà divertirsi con Rin e il nostro Inuyasha starà con Kagome” disse Miroku, con aria sognante.
 
“Cosa? K-Kagome?”
 
“Sì, perché? Qualche problema?” chiese Naraku.
 
“Sentite... mi sono appena ricordato che ho molto da fare questo pomeriggio” rispose Inuyasha irrigidendosi improvvisamente, lasciando attoniti gli amici.
 
I dubbi sorti in quel momento in tutti, vennero apertamente espressi da Koga.
 
“Come mai hai cambiato idea così velocemente?”
 
“Non è come pensate, il problema è un altro” rispose Inuyasha tristemente.
 
“Cioè?” chiesero in coro i ragazzi, facendo eccezione per Naraku.
 
“Sentite, ho davvero molto da fare. Adesso vado, a domani!”
 
Così, sotto gli occhi stupiti dei suoi amici, Inuyasha corse via.
Quando nella sua mente si formò l’immagine di Kagome, all’altezza dello stomaco avvertì una strana morsa, come se, proprio in quel punto, fosse stato improvvisamente colpito da un pugno violentissimo, che quasi gli impediva di respirare.
Era una sensazione che conosceva bene, che lo accompagnava da quando aveva rimesso piede a Tokyo.
Perché, si sa, il senso di colpa è un sentimento molto difficile da estinguere.





Salve a tutti! Scusatemi davvero tanto per quest’attesa, spero che sia riuscita a compensare con il capitolo (anche se penso che non sia un granché). Non mi sono dimenticata né di voi né di “Avrei voluto”, ma sono stata così piena di impegni che non ho avuto neanche il tempo di pensare, figuriamoci quello di scrivere!
Ammetto che questo è un capitolo “introduttivo”, mi serviva per spiegare gli altri punti di vista.
Nel prossimo vedremo due nostre vecchie conoscenze (o forse solo una, dipende dalle mie cervella), che creeranno un bel po’ di scompiglio nel gruppo.
Spero che la descrizione di Naraku un po’ fuori dal comune vi sia piaciuta e vi anticipo che sarà lui causa di una buona parte dei problemi, soprattutto al nostro Sesshomaru!
 
Che dire... ringrazio tutti coloro che hanno lasciato recensioni, chi legge e chi ha messo la storia nelle seguite e/o tra i preferiti!
Un bacio forte
 

                                                                 Angelina93

   
 
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